della mia anima. Essi palpitano piu in fretta e con piu brio, le loro innumerevoli faville scoppiano in singoli istanti di splendore e di luce per poi svanire nello stesso istante, un milione di scintille effimere che luccicano e si spengono.

E ora sono tutt’uno con questa vasta esistenza, tutt’uno con ciascun universo e tutt’uno con l’Infinito. Sono l’assoluto e l’eterno. Il Tempo si spegne come una candela e gli universi divengono immateriali.

Il grande buio irrompe con violenza nella mia mente inumana. Come un vapore caldo accorro a colmare tutta la mia esistenza. La mia mente conosce tutto quello che ho visto e ricorda tutto quello che vedro.

E sorgo come un sole nascente.

Come una lucciola.

Con fierezza grido al tempo che non c’e, all’oscurita e a tutto quanto: — Io sono!

Sto ancora cullando il corpo di John tra le mie braccia. C’e un deserto disabitato tutto intorno a me. Sto morendo. Devo morire, poiche non posso vivere da solo e non e rimasto piu nulla. Ma ho visto il trionfo dell’Uomo Futuro. Ho visto cio che John era venuto a vedere e che conosceva solo mediante la fede. Ma e sufficiente?

“E sono Matthew e non John?” Mentre sorreggo la sua testa tra le mani sto ancora cercando di chiedere perche.

“Vorrei avere un sogno che mi tenga compagnia.”

Nota dell’autore

Questo romanzo e fondato su una serie di frammenti scritti tra il 1964 e il 1966; dieci di questi (inclusi alcuni scritti da Craig Mackintosh), furono assemblati nell’aprile del 1965 per formare un racconto lungo intitolato Beyond Time’s Aegis (Fuori dal dominio del Tempo) pubblicato nel novembre 1965 su “Science Fantasy” con lo pseudonimo “Brian Craig”. Fu la mia prima pubblicazione e quella che mi convinse, nonostante una serie di esperimenti fallimentari, che valeva la pena continuare a scrivere. Il racconto venne riscritto, e la seconda parte unita alla prima come seguito della storia, tra il gennaio e il febbraio 1971; fino a quel momento avevo pubblicato cinque romanzi, ma avevo fallito per due volte il tentativo di piazzarne altri due e sentivo di aver perso tutto il mio slancio creativo. La revisione non rappresento l’intenzione di produrre qualcosa di commerciale, ma piuttosto un esercizio, un po’ eccentrico, di rivalutazione personale.

Ora, a oltre quarant’anni d’eta, sono riuscito a cancellare quasi del tutto i ricordi dei miei anni giovanili, troppo imbarazzanti e umilianti per essere tollerabili.

Uno dei pochi ricordi che ho conservato riguarda una lezione di zoologia a cui avevo assistito alla Manchester Grammar School nel laboratorio dell’Old Rectory al piano terreno. Francis Minnis si stava prodigando in uno dei suoi eroici tentativi di enfatizzare quelle poche nozioni che cercava di trasmettere a un auditorio per lo piu distratto.

“Le cellule del vostro corpo” diceva “vengono costantemente rimpiazzate. Fra otto anni, il vostro naso non sara lo stesso di adesso, ma voi non avrete notato alcun cambiamento”.

Gia sapevo, per aver letto un racconto di fantascienza che trattava questo argomento, che il processo al quale il mio professore si riferiva era stato in passato definito come “il paradosso della nave di Achille”.

E vero, ci rigeneriamo continuamente, molecola per molecola, cellula per cellula, conoscenza per conoscenza; la continuita della nostra storia personale e un’illusione. La persona che nel 1971 si e occupata della revisione di questo materiale non era la stessa che scrisse i frammenti originali, sebbene mostrasse ancora uno stretto legame con la vecchia persona; ecco perche Matthew (che prima del processo di revisione non esisteva) e cosi simile alla Lucciola protagonista di Fuori dal dominio del Tempo. La persona che nel 1992 ha scritto questa “Nota dell’autore” e cosi diversa da entrambe da trovare strano questo libro e del tutto estraneo. Esso non sembra avere alcun senso e mostra certe tendenze che lo scrittore di oggi non condivide affatto. Nonostante questo, l’opera conserva, per l’autore, un fascino ingenuo e una certa seduzione psicologica. Il ragazzo ridicolo, incompetente e introverso che scrisse alcune parti del libro e il giovane uomo ostile, incompetente e caustico che le ha messe assieme, desideravano entrambi produrre qualcosa di diverso da qualunque altro romanzo fosse stato scritto fino a quel momento. Attraverso il processo della scrittura volevano essere trasportati lontano dalla goffaggine della loro esistenza quotidiana; volevano andare “ovunque lontano dal mondo” e, piu lontano era, meglio sarebbe stato. Volevano scrivere, produrre e fare esperienza di qualcosa di profondo, bizzarro e confortante. E ancora adesso provo e riprovo, seguendo uno stile piu calibrato e, mi auguro, piu efficace, a fare lo stesso.

Brian Stableford

Reading, Berkshire, Inghilterra

9 dicembre 1992

FINE
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