— Strano posto, — osservo Sette e mezzo, — si direbbe che un intero esercito sia passato da queste parti.

Da un lato del piazzale si ergeva una costruzione bassa, dalla quale uscivano voci sospette.

— Io non sono curioso, — dichiaro ancora Sette e mezzo, — ma darei un pezzettino della mia ottava zampa per sapere dove ci troviamo, e che gente abita la dentro.

Ragno Zoppo tirava via di buon passo, senza guardarsi attorno. Era stanco morto, perche non aveva chiuso occhio durante la notte, e gli doleva il capo a causa di un principio di insolazione. Aveva lo strano presentimento che non sarebbe mai arrivato alla meta. Gli pareva che il Castello, invece di avvicinarsi, si allontanasse sempre piu. Chissa poi se avevano conservato la direzione giusta: ormai avrebbero dovuto essere in vista almeno della torre piu alta. E' vero che erano tutti e due vecchi e senza occhiali, perche non si e mai visto un ragno con gli occhiali e puo anche darsi che fossero passati accanto al Castello senza accorgersene…

Ragno Zoppo era assorto in questi pensieri quando un piccolo bruco verde passo accanto a loro a tutta velocita, gridando:

— Si salvi chi puo! Arrivano le galline.

— Siamo perduti, — esclamo terrorizzato Sette e mezzo, che aveva sentito parlare di quei terribili animali. E spicco la corsa con tutta l'energia delle sue sette zampe, saltellando sul moncone dell'ottava. Ragno Zoppo non fu cosi pronto, un po' perche era distratto, un po' perche non aveva mai sentito parlare delle galline. Quando una di quelle bestiacce enormi gli fu sopra, ebbe appena la presenza di spinto di staccarsi la bisaccia dal collo, di gettarla sulle spalle del vecchio amico, e di gridargli:

— Porta il messaggio a…

Ma non fece in tempo a dire a chi doveva essere portato il messaggio.

La gallina ne aveva fatto un solo boccone. Povero Ragno Zoppo, non avrebbe piu portato la posta di cella in cella, non si sarebbe piu fermato a chiacchierare con i prigionieri. Nessuno l'avrebbe piu visto arrampicarsi zoppicando su per i tetri, umidi muri del carcere.

La sua fine fu la salvezza di Sette e mezzo, che pote raggiungere la rete del pollaio — ecco cos'era quel gran piazzale — e mettersi in salvo prima che la gallina si voltasse dalla sua parte. Poi, per lo sforzo sostenuto e per la paura, svenne.

Quando rinvenne, non si ricordava piu dove fosse. Il sole stava per tramontare, dunque era rimasto svenuto parecchie ore. A pochi passi di distanza vide il profilo minaccioso della gallina, che per tutto quel tempo non lo aveva perso di vista, ed aveva continuato a spennarsi il collo contro la rete, nel tentativo di raggiungerlo.

La vista del terribile becco gli ricordo improvvisamente la triste fine di Ragno Zoppo. Sette e mezzo verso una lacrima alla sua memoria, poi fece per alzarsi e allora si accorse che la sua mezza zampa era rimasta incastrata sotto un peso che la schiacciava. Scopri la bi saccia che Ragno Zoppo gli aveva gettato al collo prima di morire, e che non aveva avuto il tempo di osservare prima. Gli vennero in mente anche le ultime parole del valoroso postino:

— Porta il messaggio a…

— A chi? — si domando Sette e mezzo. — E quale messaggio? Non farei meglio a gettare questa bisaccia nel primo fosso e tornarmene nella mia fogna? La non vi sono passeri, non vi sono galline. Ci sara un brutto odore, ma almeno non ci sono pericoli. Guardero nella bisaccia, ma soltanto per curiosita.

Comincio a leggere i messaggi e a mano a mano che procedeva nella lettura gli venivano le lagrime agli occhi e doveva asciugarsele per poter continuare a leggere.

— E non mi aveva detto niente! E io che gli facevo perdere tempo con le mie chiacchiere, mentre aveva una missione cosi importante da portare a termine. No, no, e chiaro: per colpa mia Ragno Zoppo e morto, tocca ora a me recapitare i suoi ultimi messaggi. E se io pure dovro morire, avro almeno fatto qualcosa per onorare la memoria di un fedele amico. Ho conosciuto suo padre nelle cucine del palazzo del Governatore: gran brava persona! Ho pianto sulla sua macchia, a meta strada tra il pavimento e il soffitto!

Si mise dunque in istrada, senza nemmeno ricordarsi di dormire e verso l'alba giunse al Castello. Trovo facilmente la strada del solaio e li fu accolto con molte feste da Ragno Cugino, a cui narro tutte le sue avventure. Insieme recapitarono i messaggi a Ciliegino, che viveva sempre in soffitta per castigo. Poi Ragno Cugino propose a Sette e mezzo di passare tutta l'estate al Castello e il vecchio chiacchierone accetto volentieri: la strada del ritorno gli metteva troppa paura.

Capitolo XXVI

Alla fine, poveracci, scappano pure i Limonacci

Una mattina il Limonaccio che portava a Cipollino la zuppa di pane e acqua, dopo aver deposto per terra la ciotola, si assicuro che la porta della cella fosse ben chiusa e che nessuno potesse ascoltare, e alla fine bisbiglio:

— Tuo padre sta male. E' molto ammalato.

Cipollino avrebbe voluto saperne qualcosa di piu, fare delle domande. Ma il Limonaccio aggiunse solo che Cipollone non si poteva muovere dalla sua cella. E concluse:

— Bada bene di non dire a nessuno che te l'ho fatto sapere. Potrei perdere il posto, e ho una famiglia da mantenere.

Cipollino non rifiato. Evidentemente non bastava la divisa a fare un Limonaccio. Il carceriere, in fondo, era solo un padre di famiglia che non aveva trovato un mestiere migliore per mantenere i suoi figli.

Piu tardi i prigionieri uscirono in cortile per la passeggiata e cominciarono come al solito a girare in tondo in tondo, mentre un Limonaccio segnava il passo battendo il tamburo:

— Uno… due… uno… due…

— Uno… — pensava Cipollino, — il Ragno postino e scomparso senza dar notizie di se. Sono passati dieci giorni dalla sua partenza e ormai e certo che non ritornera piu. Non ha consegnato il messaggio, altrimenti la Talpa sarebbe gia arrivata. Uno… due… Il babbo e malato e non c'e da pensare a farlo fuggire. Come trasportarlo? Come curarlo? Chissa per quanto tempo ci toccherebbe vivere alla macchia, senza medici e senza medicine. Caro Cipollino, lascia ogni speranza e rassegnati a passare il resto della tua vita in prigione. — E a restarci anche dopo morto, — aggiunse mentalmente, dando un'occhiata al cimitero della prigione di cui si vedevano i cipressi spuntare dal muro del cortile.

Quel giorno la passeggiata sembrava anche piu triste del solito. I detenuti, nelle loro divise a strisce bianche e nere, camminavano con le spalle curve, e nessuno tentava nemmeno di attaccare col vicino, sottovoce, le solite conversazioni. Come per accompagnare la tristezza generale comincio anche a piovere, ma i prigionieri non potevano mettersi al riparo perche la passeggiata si doveva fare con qualunque tempo.

A un tratto Cipollino si senti chiamare per nome da una ben nota voce nasale.

— La Talpa! — penso, mentre il sangue gli dava un tuffo per la gioia.

— Al prossimo giro, rallenta, — aggiunse la voce.

Cara, vecchia Talpa, ce l'hai fatta.

Cipollino affretto il passo e urto col piede il detenuto che gli camminava davanti. Questi si volse e protesto:

— Mi hai preso per un pallone?

— Passa la voce, — bisbiglio Cipollino, — tra un quarto d'ora saremo tutti fuori della prigione.

— Ma sei matto?

— Fa come ti dico. State pronti. Si fugge durante la passeggiata. Fidati di me.

Il detenuto penso che a fidarsi non ci perdeva nulla. Prima che il giro fosse terminato, il passo dei prigionieri era diventato piu energico, piu vivace. Le spalle si erano raddrizzate. Perfino il Limonaccio che suonava il tamburo

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