“Come se”? Ma per i cittadini comuni di Megateopoli quella non era una semplice ipotesi, ma una certezza!

Eppure, la vista di quella statua massiccia non suscito in Jarles neppure un pizzico di orgoglio per la gloria e la grandezza della Gerarchia, o per la sua personale fortuna di esserne stato eletto membro. Al contrario, la sua rabbia crebbe ancor di piu, trasformandosi in un’insopportabile corazza che soffocava le sue emozioni, rossa e opprimente come la veste scarlatta che indossava.

— Sharlson Naurya! — cinguetto Fratello Chulian.

Jarles trasali. Il momento era giunto e all’improvviso lui capi che non avrebbe potuto fare a meno di guardarla. Non farlo, sarebbe stato da vigliacchi. Tutti i novizi faticavano terribilmente a recidere i legami sentimentali che li univano ai cittadini comuni: alla famiglia, agli amici e a chi era piu di un semplice amico. Ma doveva affrontare la realta: Naurya non avrebbe mai potuto significare niente per lui.

Ne lui per lei, si rese conto con orrore, mentre girava rapidamente la testa per guardarla in viso. Non dava nemmeno l’impressione di averlo riconosciuto, o quanto meno notato, benche, a eccezione della veste scarlatta e della tonsura, lui fosse sempre lo stesso. Naurya era tranquilla, non mostrava il servile nervosismo degli uomini. Teneva le mani, piene di calli per le lunghe ore trascorse al telaio, intrecciate davanti a se; il suo viso, reso piu pallido dal contrasto con la massa scura dei capelli, non tradiva alcuna emozione, o, per meglio dire, la maschera che si era imposta era assai piu impenetrabile della sua. Nondimeno, qualcosa nel suo atteggiamento, forse il modo in cui buttava le spalle all’indietro o la segreta determinazione che si leggeva in fondo ai suoi occhi verdi, trapasso la corazza di rabbia di Jarles e sollecito il suo cuore.

— Mia cara Naurya — tubo Chulian dandosi molta importanza — ho buone notizie per te. Sappi che ti e stato riservato un grande onore: per i prossimi sei mesi tu servirai nel Santuario.

L’espressione della ragazza non muto, nessuna emozione filtro dal suo sguardo, ma non trascorsero che pochi secondi prima che lei rispondesse.

— E un onore troppo grande per me. Io non ne sono degna. Un lavoro santo come questo non si addice a una semplice tessitrice.

— Questo e vero — disse Chulian con paterna condiscendenza, scuotendo energicamente la testa grassa e rasata al di sopra del rigido collare della veste. — Ma la Gerarchia ha la facolta di innalzare qualunque persona, anche la piu umile. E ti ha ritenuta degna di svolgere questo lavoro sacro. Percio rallegrati figliola e gioisci.

Quando Naurya parlo di nuovo, la sua voce era pacata e grave come nella replica di pochi istanti prima. — Ma io non ne sono degna. Lo sento nel profondo del mio cuore. Non posso farlo.

— Che cosa significa “non posso”? — All’improvviso la voce di Chulian divenne severa e querula al tempo stesso. — Significa forse “non voglio”?

Con un cenno quasi impercettibile del capo, Naurya annui. Dietro di lei, gli altri cittadini smisero di dimenarsi nervosamente e la guardarono sgranando gli occhi.

Le labbra piccole e grassocce di Fratello Chulian si arricciarono in una smorfia di disappunto. Le sue mani guantate di rosso si contrassero facendo crepitare i fogli che stringeva in mano.

— Ti rendi conto di quello che stai facendo, figliola? Ti rendi conto che stai disobbedendo a un ordine della Gerarchia e del Grande Dio che la Gerarchia serve?

— Sento nel profondo del mio cuore di non essere degna di questo onore. Non posso. — Questa volta il suo cenno d’assenso fu piu risoluto e Jarles senti di nuovo qualcosa pungolargli le costole.

Chulian balzo in piedi dalla panca che condivideva con Jarles. — Nessun cittadino comune puo contestare le decisioni della Gerarchia, perche sono giuste! Io qui avverto piu di una semplice cocciutaggine, piu di una deplorevole ostinazione. Esiste un solo genere di cittadino che teme di entrare nel Santuario. Io qui sento odore di… stregoneria! — proclamo con enfasi teatrale e si batte il petto con il palmo della mano. Contemporaneamente, la sua veste scarlatta si gonfio e, senza perdere la propria rigidita, si sollevo in ogni punto di una spanna dal suo corpo, con l’effetto, terribilmente grottesco, di farlo assomigliare a un piccione paonazzo e gozzuto. A completare l’opera, un’aureola violetta gli illumino il cranio rasato.

I cittadini impallidirono. Naurya, invece, si limito a sorridere debolmente: i suoi occhi verdi sembravano trafiggere la figura dilatata di Chulian.

— E quando se ne sente l’odore poi e facile trovarne le prove! — riprese il piccolo sacerdote, con aria trionfante.

Fece alcuni rapidi passi avanti. Il suo guanto scarlatto e gonfio afferro la spalla di Naurya senza quasi dare la sensazione di toccarla, ma Jarles vide la ragazza mordersi le labbra per trattenere un gemito. Poi, il guanto scivolo di scatto verso il basso strappando la spessa stoffa del grembiule e scoprendo la spalla.

Tre segni circolari risaltavano sulla pelle candida. Uno era rosso come il fuoco, gli altri si stavano rapidamente imporporando.

A Jarles sembro di vedere Chulian esitare un attimo e fissarli incredulo, prima di riacquistare padronanza di se e urlare con voce stridula: — E una strega! E una strega! Eccone le prove!

Jarles si alzo in piedi vacillando. La rabbia gli provocava conati di vomito. Si percosse il petto e avverti in ogni punto del corpo la pressione interna e uniforme del campo di repulsione, come se si fosse immerso in un bagno di cera calda; con la coda dell’occhio indovino il bagliore della sua aureola. Poi, con uno scatto improvviso, colpi Chulian con un pugno sul collo.

Benche a prima vista il movimento fosse sembrato lento e incapace di raggiungere il bersaglio, Chulian ruzzolo a terra e rotolo due volte su stesso, la veste sempre larga e tesa fra lui e il terreno, come se si trovasse dentro a un pallone di gomma rossa.

Jarles si percosse nuovamente il petto, la sua tunica si affloscio e la sua aureola scomparve. In quel medesimo istante, la sua rabbia esplose con violenza, mandando in frantumi la maschera di ipocrisia che si era calato sul viso.

Che lo annientassero pure! Che lo rendessero sordo e cieco con le loro scomuniche! Che lo trascinassero urlante nelle cripte sotto il Santuario! La Gerarchia aveva deciso di lasciare che lui impazzisse senza intervenire. Benissimo! Adesso avrebbero avuto un assaggio della sua follia.

Balzo sulla panca e protese le mani per richiamare l’attenzione dei popolani che ancora gremivano la Piazza.

— Cittadini di Megateopoli!

Quella frase basto a bloccare l’improvviso fuggi-fuggi scatenato dal panico. Occhi impauriti si voltarono a guardarlo con espressione stupida. Non avevano ancora capito che cosa stesse accadendo, ma quando un sacerdote parlava tutti si fermavano ad ascoltarlo.

— Vi e stato insegnato che l’ignoranza e bene. Io vi dico invece che e male!

“Vi e stato detto che pensare e male. Io invece vi dico che e bene!

“Vi e stato detto che il vostro destino e quello di sgobbare giorno e notte, fino a quando la schiena vi fa cosi male che temete stia per spezzarsi e le vostre mani si coprono di vesciche. Io invece vi dico che il destino di tutti gli uomini e quello di lottare per un’esistenza migliore!

“Voi avete permesso che i sacerdoti governassero la vostra esistenza. Io invece vi dico che voi stessi dovete prendere le redini della vostra vita!

“Voi credete che i sacerdoti siano dotati di poteri soprannaturali. Io invece vi dico che non hanno poteri che voi stessi non siate in grado di esercitare!

“Voi credete che i sacerdoti vengano scelti per servire il Grande Dio e per trasmettere i suoi ordini. In verita, se mai da qualche parte esiste davvero un dio, ciascuno di voi nel suo cuore di ignorante lo conosce meglio del piu potente arciprete.

“Vi e stato insegnato che il Grande Dio governa tutto l’universo, il cielo e la terra. Io invece vi dico che il Grande Dio non esiste!”

Come colpi di frusta, quelle frasi brevi e taglienti sferzavano ogni angolo della Grande Piazza, costringendo gli occhi di tutti verso di lui. Nessuno, pero, capiva quelle parole, se non il fatto che erano molto diverse da quelle che venivano solitamente pronunciate dai ministri del culto. Facevano paura. Facevano quasi male. Ma esercitavano una forza di attrazione irresistibile. Ovunque, uomini e donne cercarono con lo sguardo il sacerdote piu vicino e, non ricevendo alcun ordine in senso contrario, si affrettarono in direzione di Jarles.

Il quale, adesso, si guardava attorno sconcertato. Era convinto che lo avrebbero zittito all’istante e il suo unico scopo era stato quello di dire piu cose possibili, o meglio, di dare finalmente libero sfogo alla sua rabbia,

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