tremasse.

Cosa ancora piu lodevole, non mostrava paura ne sottomissione servile davanti al grande Principe, ma solo silenziosa dignita. Lo trovai gradevole, poiche di solito io sono adulato da sciocchi esseri striscianti, ma la sua singolare padronanza di se poteva essere piena di disprezzo per la mia eresia. Ho trascorso parecchi anni rinchiuso in una casa in Ungheria, dove l’unico modo di conquistare la fiducia di re Mathias — e riguadagnare il mio trono — era stato quello di convertirmi al cattolicesimo. Fu una mossa politica, nient’altro — in Turchia fui costretto a inginocchiarmi su tappeti da preghiera in direzione della Mecca e pregare Allah — ma sfortunata, poiche ha suscitato il disprezzo del mio popolo.

Avrei dovuto, invece, scegliere la morte?

No, non c’e nulla di nobile nella morte, neanche in quella di un martire.

Ma il vecchio monaco sente che ho tradito Dio, e che percio merito la Sua punizione, proprio come Gregor merita la mia.

Forse il monaco sarebbe sorpreso di sapere che io temo veramente Dio. Lo temo perche so che il Suo cuore e come il mio: oscurato dal potere ed eccitato per la capacita di dettare l’ora e il modo delle morti degli uomini, godendo della loro sofferenza.

No… il Suo cuore e piu malvagio del mio e piu spietato. Annienta giovani, vecchi, uomini, donne e bambini, senza riguardo per la loro lealta, la loro intelligenza, le circostanze. Io risparmio gli innocenti e uccido solo coloro che mi tradiscono; io uccido solo per dare, attraverso lo spettacolo dell’esecuzione, una lezione per chi sopravvive.

Dio non ha tali scrupoli. Uccide allo stesso modo il credente e l’infedele, e il grado di sofferenza che infligge non ha relazione con la devozione della vittima. Ne si preoccupa della giustizia: ha permesso a un usurpatore dopo l’altro di rubare il regno che mi spettava, e ora che l’ho ottenuto di nuovo dopo anni di ardue battaglie, non mi aiutera a mantenerlo. Quindi non potrei mai allearmi con Lui, specialmente dal momento che e troppo geloso per concedermi l’immortalita che cerco.

Ho parlato abbastanza di Dio; ora parlero di Gregor. Lui e io condividemmo la nostra “Ultima Cena” in silenzio e, quando lui ebbe mangiato fino ad essere soddisfatto e si fu allontanato dalla tavola con un sospiro, gli dissi:

«Amico mio, ultimamente il mio cuore e pesante, poiche so che l’appoggio al mio regno e incerto. I boier si sono rivoltati contro di me…» e, quando inizio una protesta apparentemente innocente, alzai la mano. «Non pensare che non lo sappia! Ora che Stefan ha ritirato le sue forze, la situazione e ancora piu precaria».

Questo non pote negarlo. Dopotutto, per risparmiare loro il pericolo, non avevo permesso a mia moglie e ai miei figli di raggiungermi alla Corte di Bucarest. Mi fermai e, in tono di estrema sincerita, chiesi:

«Gregor, pregherai per me? Per la salvezza e il successo del tuo Principe? So che sei un uomo di fede, mentre io sono ritenuto da alcuni un eretico…». A questo punto mi fermai per gettare uno sguardo di traverso al monaco brizzolato, che era pronto a servirci (sebbene stesse vicino al fuoco per scaldare le sue vecchie ossa), ma lo sguardo del frate era rivolto in basso, e la sua espressione indecifrabile. Forse era sordo, pensai, e non aveva udito, o forse era semplicemente un uomo troppo saggio per manifestare il suo disprezzo, sapendo che non lo avrei perdonato. «Supplica Dio e la Vergine per me», gli dissi. Naturalmente Gregor non poteva fare altro. Annui, e allora mi alzai dalla tavola con solennita e lo condussi nella piccola cella monastica, la cui porta era accostata cosi che il suo interno fosse interamente visibile dal tavolo da pranzo. Mi feci il segno della Croce (nel giusto modo ortodosso, cosa che, ne sono sicuro, il vecchio monaco noto) e, fermandomi sulla soglia, feci un gesto al mio aiutante affinche entrasse e si inginocchiasse sul piccolo tappeto davanti al solitario altare dedicato alla Madre di Cristo.

Lui si abbasso con un lamento e uno scricchiolio delle ginocchia; al pari di me, non era piu giovane. «Prega per noi», dissi teneramente, e feci cenno al giovane soldato accanto al fuoco di raccogliere l’arma di Gregor e di restare al mio fianco. Potevo vedere di profilo il volto del mio Giuda in ginocchio: com’era simile al mio! Avrebbe potuto essere mio fratello: un fratello che mi voleva pugnalare alle spalle! Guardai il suo viso rovinato dal sole, con il naso e il mento affilati ma delicati, e le labbra sottili e tremanti sotto gli scuri baffi spioventi. Assaporai l’incantevole e lento sorgere del terrore nei suoi grandi occhi — neri quanto i miei erano verdi — mentre il soldato sollevava la spada. Poi ritornai al mio posto al tavolo — la scena era interamente visibile dalla mia sedia, secondo quanto mi proponevo (non era la prima volta che usavo la cella, sebbene sospetti sia l’ultima) — e alzai il bicchiere per bere a lunghi sorsi il dolce vino frizzante prima di parlare di nuovo. «Prega, amico mio. Prega perche io abbia una lunga vita… e per la morte di coloro che mi vogliono tradire». Gli sfuggi un singhiozzo straziante, e strinse i palmi delle mani in una vera supplica, voltandosi sulle ginocchia per guardarmi in faccia. Il piccolo tappeto si mosse con lui, facendo delle pieghe.

«Mio signore, giuro che non ti ho ingannato!», disse con voce spezzata.

Lasciai passare un momento, per lui lungo e tormentoso, prima di rispondere con voce bassa, strana.

«Ti ho forse accusato?».

I suoi occhi si allargarono, poi batte le palpebre e strinse le labbra tremanti. In verita, se fosse stato in grado di pensare una risposta convincente e se io mi fossi fidato appena un po’ meno della mia magia, avrei potuto risparmiarlo. Ma ero sicuro della visione che mi era apparsa nel Cerchio, e delle mie divinazioni. Anche se non lo fossi stato, l’espressione di colpevolezza che apparve in quell’istante sul viso di Gregor, mi avrebbe convinto. Un’unica lacrima lucente gli scivolo sulle guance.

«Oh!», esultai. «E una lacrima?»

«Mio signore, ti supplico…».

«Voltati!», gridai, facendo segno al soldato di brandire la spada. La sua codardia crebbe talmente che non riuscii piu a controllare la mia rabbia. «Voltati e prega la Vergine! Prega che possa concedere a te misericordia, e a me la vittoria su Basarab!».

Intreccio nuovamente le mani con fervore e di nuovo guardo l’altare di Maria; sotto le sue ginocchia, il piccolo tappeto si arrotolo ulteriormente rivelando una giuntura nel pavimento di legno. Ma il mio presunto traditore non la noto; la sua attenzione era sinceramente fissa sull’icona della Vergine Maria, e allora comincio a farfugliare, le nocche premute sul ponte del naso, gli occhi chiusi strettamente.

«Abbiate pieta! Dio e Santa Madre… abbiate pieta! Concedete al mio sovrano una lunga vita e la vittoria, e convincetelo che non l’ho tradito…».

«Si», bisbigliai. «Forse Dio sara misericordioso con te… ma Lui non lo e mai stato con me, e quindi io non faro patti con Lui».

«Mio signore», grido, ancora rivolto all’altare, con gli occhi chiusi, tanto che fui incerto se si rivolgesse a Dio o a me. «Mio signore, io sono innocente di qualsiasi crimine verso di te! Cosa posso dire, cosa posso fare, per provarti la mia lealta?»

«Muori con coraggio!», replicai. «La tua vita e gia perduta, Gregor. Rassegnati, e presto. Io non moriro fuori Bucarest come fece mio padre, colpito da un assassino».

Alzo il viso verso il Cielo, poi apri le mani in preghiera come si potrebbe aprire un libro, e se le premette sugli occhi, piangendo. Studiai la sua reazione alla rivelazione che ogni speranza era perduta: notai la sua spasmodica agonia e l’estrema disperazione riflessa in ogni aspetto del suo corpo e della sua voce (poiche i suoi singhiozzi diventavano sempre piu alti e acuti).

Sono stato per tutta la vita uno studioso della morte, che ho fissato in volto nella speranza di poterla capire ed essere in grado di accettare la mia fine. Quanti uomini ho ucciso nella mia vita? Un migliaio? No, devono essere stati di piu, molti di piu. Io conosco il volto della morte: ho visto piu di un centinaio di Turchi affrontare una lenta morte nella Foresta dell’Impalato, e ho udito i singhiozzi, le grida, e il lento rumore sibilante provocato da un corpo trascinato giu lungo un palo dal suo peso.

E in ogni istante ho guardato i loro occhi e ho cercato di capire il segreto li nascosto mentre passavano dalla vita nell’Abisso.

Ma, mentre contemplavo la Morte — e arrivavo a comprendere che Dio non era giusto e che non vi era alcun senso in essa, ma solo indecenza e sofferenza — mi resi conto che non sarei mai riuscito ad accettarla. Ero stato troppo defraudato di cio che era mio per diritto in questa vita; avevo governato il regno di mio padre e di mio nonno solo per una manciata di anni, prima di essere ingiustamente spodestato.

Io sono re per diritto di nascita, ma ho trascorso la mia intera giovinezza prigioniero dei Turchi, e otto anni

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