la pulizia della dentiera e una pomata per le emorroidi.

La finestra sopra la vasca era aperta. Entrai nella vasca e guardai fuori. La fuga di DeChooch sembrava possibile. Uscii dalla vasca e quindi dal bagno. Rimasi nel corridoio e pensai a Loretta Ricci. Non c’erano segni della sua presenza in quella casa. Nessuna macchia di sangue. Nessun segno di colluttazione. La casa era stranamente pulita e ordinata. L’avevo notato anche il giorno prima, quando ero passata di stanza in stanza a cercare DeChooch.

Nessun messaggio appuntato sul bloc-notes accanto al telefono. Nessuna scatola di fiammiferi di qualche ristorante lasciata sul piano della cucina. Niente calzini per terra. Niente panni da lavare nel cesto della biancheria in bagno. Ehi, chissa? Forse gli anziani depressi sviluppano un’ossessione per l’ordine. O forse DeChooch aveva passato tutta la notte a togliere le macchie di sangue dal pavimento e a fare il bucato. La morale della favola era: niente briciole.

Tornai in soggiorno e mi sforzai di non fare una smorfia. C’era rimasto solo un posto da controllare. La cantina. Puah! Le cantine di quel genere di casa erano sempre buie e sinistre, con rumorosi bruciatori a nafta e travi coperte di ragnatele.

«Be’, suppongo che ora dovrei guardare in cantina» dissi a Lula.

«Okay» fece Lula. «Ancora nessuno in vista.»

Aprii la porta della cantina e schiacciai l’interruttore della luce. Scala di legno graffiata, pavimento grigio di cemento, travi coperte di ragnatele, e sinistri rumori. Tutto come da copione.

«C’e qualcosa che non va?» chiese Lula.

«Fa venire i brividi.»

«Oh-oh.»

«Non voglio scendere laggiu.»

«E solo una cantina» disse Lula.

«E se ci andassi tu?»

«Io no. Io odio le cantine. Fanno paura.»

«Hai una pistola?»

«C’e da chiederlo?»

Presi in prestito la pistola di Lula e scesi cautamente le scale. Non so cosa avessi intenzione di fare con la pistola. Sparare a un ragno, forse.

In cantina c’erano una lavatrice e un’asciugatrice. Una tavola a cui erano appesi arnesi vari… cacciaviti, chiavi, martelli. Un banco da lavoro con sopra una morsa. Nessuno degli utensili sembrava essere stato usato di recente. In un angolo erano impilati degli scatoloni di cartone. Erano chiusi ma non piu sigillati. Il nastro adesivo era sul pavimento. Ficcai il naso in qualche scatolone. Decorazioni natalizie, libri, stampi per torte e casseruole. Niente briciole.

Salii le scale e chiusi la porta della cantina. Lula stava ancora guardando fuori dalla finestra.

«Oh-oh» fece Lula.

«Oh-oh cosa?» Odio gli oh-oh!

«Si e appena fermata un’auto della polizia.»

«Merdai»

Afferrai il guinzaglio di Bob e insieme a Lula ci dirigemmo di corsa alla porta sul retro. Uscimmo e ci spostammo sul terrazzino che fungeva da veranda della casa di Angela. Lula apri con forza la porta ed entrammo subito in casa.

Angela e sua madre erano sedute al piccolo tavolo della cucina e stavano prendendo del caffe e del dolce.

«Aiuto! Polizia!» urlo la donna piu anziana quando irrompemmo nella stanza.

«Questa e Stephanie» grido Angela a sua madre. «Ti ricordi di Stephanie?»

«Chi?»

«Stephanie!»

«Che cosa vuole?»

«Abbiamo cambiato idea riguardo al dolce» dissi scostando una sedia e mettendomi a sedere.

«Come?» urlo la madre di Angela. «Come?»

«Dolce» le rispose Angela, sempre gridando. «Vogliono del dolce.»

«Be’ per l’amor di Dio, daglielo prima che ci sparino.»

Io e Lula guardammo la pistola che avevo in mano.

«Forse dovresti metterla via» suggeri Lula. «Non vorrei che succedesse qualcosa alle mutande della vecchia signora.»

Consegnai la pistola a Lula e presi un pezzo di dolce.

«Non si preoccupi!» gridai. «E una pistola giocattolo.»

«A me sembra vera» rispose la madre di Angela, sempre gridando. «Sembra una Glock calibro .40, quelle da quattordici colpi. Si puo fare un bel buco in testa a qualcuno, con una di quelle. Ne avevo una anch’io, ma poi sono passata al fucile quando ho cominciato a perdere la vista.»

Carl Costanza busso alla porta sul retro e facemmo tutte un salto.

«Stiamo facendo un pattugliamento di sicurezza e ho visto la tua macchina fuori» disse Costanza mentre si prendeva il pezzo di dolce che avevo in mano. «Volevo accertarmi che non avessi in mente di fare niente di illegale… come per esempio violare la scena del crimine.»

«Chi, io?»

Costanza mi sorrise e se ne ando con la mia fetta di dolce.

Spostammo l’attenzione sul tavolo e ci accorgemmo che il piatto del dolce era vuoto.

«Santo cielo» disse Angela «c’era una torta intera, prima. Cosa puo essere mai successo?»

Lula e io ci scambiammo un’occhiata. Bob aveva un pezzo di glassa bianca che gli pendeva da un labbro.

«Ce ne saremmo andate comunque» dissi, trascinando Bob alla porta d’ingresso. «Mi faccia sapere se ha notizie di Eddie.»

«Non ci e servito a molto» disse Lula quando eravamo gia per strada. «Non abbiamo scoperto niente su Eddie DeChooch.»

«Compra petto di tacchino arrosto da Giovichinni» dissi.

«E con questo cosa vuoi dire? Che dovremmo usare come esca al nostro amo un po’ di petto di tacchino?»

«No. Dico che il nostro uomo ha passato tutta la sua vita al Burg e non andra da nessun’altra parte. E proprio qui, e se ne va in giro con una Cadillac bianca. Dovrei essere in grado di trovarlo.» Sarebbe stato piu facile se fossi riuscita a sapere il numero di targa della Cadillac. Avevo chiesto alla mia amica Norma di fare una ricerca all’Ufficio immatricolazione veicoli sulle targhe delle Cadillac bianche, ma ce n’erano troppe da controllare.

Scaricai Lula in ufficio e andai a cercare il Luna. Lui e Dougie trascorrono le giornate perlopiu a guardare la TV e a mangiare palline al formaggio, vivendo dei soldi ricavati da una vincita semi-illegale che hanno fatto insieme. Ho il sospetto che uno di questi giorni la vincita se ne andra in fumo, in tutti i sensi, e allora Dougie e il Luna dovranno rinunciare a qualche comfort.

Parcheggiai davanti a casa del Luna e insieme a Bob avanzai decisa fino alla veranda e bussai alla porta. Mi venne ad aprire Huey Kosa, tutto sorridente. Huey Kosa e Zero Bartha sono i due coinquilini del Luna. Bravi ragazzi ma, come il Luna, gente che vive in un’altra dimensione.

«Piccola» mi disse Huey.

«Sto cercando il Luna.»

«E a casa di Dougie. Mi sa che doveva fare il bucato e il vecchio Dougie ha la lavatrice. Il vecchio Dougie ha tutto.»

Percorsi in macchina la breve distanza fino a casa di Dougie e parcheggiai. Sarei potuta andare a piedi, ma non sarebbe stato un tipico comportamento da New Jersey.

«Ehi, piccola» disse il Luna quando bussai alla porta di Dougie. «Sono contento di vedere te e Bob. Mi casa su casa. Be’, a dire il vero e casa del vecchio Dougie, ma non so come si dice.»

Aveva un altro di quei super costumi. Questa volta era verde e senza la L cucita sul petto. Assomigliava piu

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