fatto molto freddo ed era stato molto secco.

Ora che eravamo piu vicini, il tutto aveva assunto un aspetto un po’ piu prosaico. Quello non era piu un fantasma, ma solo un corpo. A nessuno fa piacere vedere un cadavere, ma e certo meglio che vedere un fantasma. I fantasmi ti fanno dubitare di ogni cosa e lo fanno in una parte della mente che non ha parole per rispondere alla domanda, dove le confortanti promesse che ci si fa non sono credute e nemmeno comprese appieno.

Zandt giro attorno al corpo dell’uomo. Teneva il suo palmare puntato verso la faccia dell’uomo e comincio a scattare delle foto. «Guarda,» disse.

Feci il giro, tenendomi pero ben distante come se temessi che il cadavere potesse riprendere a muoversi, continuando la sua avanzata attraverso il pianoro. Una lastra di metallo, lunga circa un metro e mezzo e spessa forse cinque era stata conficcata nel terreno alle spalle dell’uomo. Il corpo era stato legato e sistemato in una posizione eretta tale da dare l’impressione che stesse camminando. Col tempo il corpo si sarebbe afflosciato, i vestiti si sarebbero consumati e la sbarra avrebbe fatto la ruggine.

«Cristo,» dissi. Zandt si limito ad annuire, apparentemente senza idee sull’accaduto. Mise una mano nelle tasche della giacca e dei pantaloni dell’uomo, ma non trovo nulla.

Mi allontanai da quella figura. Nei momenti in cui la nebbia si diradava e si alzava, si poteva notare come la posizione del corpo fosse stata scelta con cura. Risultava per cosi dire protetto dalla collina, e sarebbe stato impossibile vederlo se non stando proprio li, in un posto dove non esisteva ragione alcuna di trovarsi.

Zandt volse lo sguardo lontano, a quello che riusciva a scorgere del pianoro.

«Ha detto che ce n’erano due.»

«Fantastico, cosi abbiamo qualcosa da cercare ansiosamente.»

«Non ha detto dove.»

Feci un cenno all’uomo che camminava. «Suppongo che avesse previsto di andare da qualche parte.»

Procedemmo nella direzione verso cui era rivolto il corpo e dopo una cinquantina di metri cominciammo a sentire, piu che a vedere, il crinale di un altro canyon. E poi vedemmo qualcosa.

Era seduta proprio sull’orlo. Aveva all’incirca la stessa eta dell’uomo, ma non era facile essere piu precisi, visto lo stato in cui versava la sua pelle. I gomiti erano appoggiati sulle ginocchia e le mani erano disposte come ad accogliere il viso. La posa era naturale, presumibilmente ottenuta prima che il corpo si irrigidisse. L’unica nota stonata erano i capelli, perche formavano degli ammassi disordinati. Si sarebbe detto che i corvi l’avessero scoperta e avessero cominciato con il loro lavoro, ma che poi si fossero interrotti. Forse anche loro avevano dei limiti. Ora la donna era semplicemente seduta e guardava con gli occhi infossati.

Sembrava… Non so cosa, non avevo veramente un termine di paragone. Mi girai prima che la donna si potesse voltare e vedermi. Se l’avesse fatto, non avrei mai potuto lasciare quel posto.

Zandt scatto solo due fotografie, poi registro la posizione. «Okay,» disse con calma. «Usciamo da qui.»

Lo seguii mentre si allontanava dalla donna. Non so di preciso cosa stessi provando, non ero sicuro di quale fosse il significato di un gesto simile. Aveva sicuramente un significato. Perche farlo, altrimenti?

Mi fermai e guardai indietro verso la donna. C’era qualcosa nel modo in cui era stata sistemata che mi tormentava.

«Ward, muoviamoci, diventera buio presto.»

Ignorai le sue parole e tornai verso di lei. Mi abbassai avvicinandomi il piu possibile e guardai nella direzione verso cui era rivolta. La sua testa era piegata leggermente in avanti, come se stesse guardando giu nel canyon.

Desideravo tornare in macchina almeno quanto Zandt. In quel momento il Rooney’s Lounge sembrava un buon posto dove stare. E persino il centro commerciale di Yakima, all’occorrenza.

Non fu cosa facile scendere nel canyon. Cominciai la discesa con la faccia rivolta a valle, ma ben presto dovetti voltarmi e aiutarmi con le mani. Sentii Zandt sopra di me che imprecava e che subito dopo cominciava a seguirmi; per mia fortuna ebbe l’accortezza di scegliere una linea di discesa distante qualche metro da me, cosi che le pietre smosse da lui cadessero lontano.

Una volta arrivato in fondo non riuscii a vedere granche. L’aspetto era lo stesso della cima, forse piu roccioso, con un po’ piu di vegetazione e qualche albero monco. La nebbia stava diradandosi, calando da qualche altra parte mentre il cielo diventava di un blu piu intenso. Poi vidi che piu avanti c’era una minuscola rientranza, reminiscenza di un corso d’acqua piu piccolo. Lo risalii per un breve tratto e fui sorpreso nello scoprire che si trasformava in una vasta area aperta. Mi trovavo ancora all’ingresso della zona quando Zandt mi raggiunse, rivolgendo lo sguardo a una forma voluminosa dissimulata sotto un affioramento roccioso.

All’inizio fu difficile indovinare cosa fosse.

Poi riuscimmo a capire che si trattava dell’angolo di un piccola costruzione, che poggiava proprio sulla parete del canyon.

Ci avvicinammo all’edificio camminando distanziati di tre metri. Apparve chiaro che era un rifugio molto vecchio, una funzionale stanza singola, in puro stile pionieristico. Era costituita da grossi pezzi di legno ben logorati dal tempo, con zone marroni in mezzo a quelle grigie. Assi malconce d’epoca piu recente erano inchiodate dall’interno per sigillare le finestre. La porta era chiusa da un lucchetto che non sembrava affatto vecchio. Qualcuno doveva avere assaltato la porta con un’ascia o una vanga, ma non di recente. Tra i segni erano visibili forme che ricordavano delle lettere.

Con la pistola saldamente in pugno e pronta, Zandt si servi dell’altra mano per scattare alcune foto col suo palmare. Le finestre, i muri, poi la porta.

Poi se la infilo in tasca e mi guardo. Io annuii.

Partii di slancio e buttai giu la porta con un calcio. Zandt mi segui a ruota con la pistola spianata.

Scivolai dentro e feci un giro completo sulla destra, posizionandomi dietro la porta. Le finestre erano sigillate e dentro era buio pesto, ma la porta lasciava entrare luce piu che a sufficienza. Mi si rizzarono i capelli in testa.

Il rifugio era disseminato di cadaveri.

Tre erano allineati su una panca, accasciati contro il muro. Uno era ormai ridotto a poco piu di uno scheletro, gli altri due erano scuri e orribili. Uno era privo di braccia; l’addome dell’altro era esploso qualche tempo prima. Altri corpi erano accatastati in una piccola pila dall’altro lato e almeno altri due giacevano lungo il muro di fronte. A giudicare dallo stato di decomposizione, nessuno era morto di recente. Alcuni avevano brandelli e lembi di pelle e carne che penzolavano dalle ossa. Un cranio aveva la parte superiore di una bambola di plastica che spuntava da un buco nella calotta cranica. La polvere aveva reso grigi i capelli della bambola.

Man mano che i miei occhi si abituavano alla penombra, cominciavo a vedere sempre piu parti di corpi rinsecchiti: un piccolo e ordinato cumulo contro il muro di sinistra. Ne smossi una parte con il piede e notai che sotto c’era uno spesso strato di ossa, in alcuni punti poco piu che sabbia.

Abbassammo le braccia. Li dentro nessuno avrebbe potuto farci del male.

Zandt si schiari la gola. «Sono stati loro?»

«Gli Uomini di Paglia? Puo darsi, ma alcuni di questi corpi sono qui da molto, molto tempo.»

Zandt voleva mettere a soqquadro la baracca, ma uno sguardo intorno mi fece capire che non avremmo trovato nulla. Se uccidevi qualcuno in quel posto potevi prenderti tutto il tempo che volevi. In piu, non volevo piu stare li, neanche un secondo. Piu ci rimanevi e piu avevi la sensazione che dall’edificio emanasse, lentamente, una palpabile esalazione di aria mefitica. Volevo uscire.

Indietreggiai verso la porta, volgendo la testa verso l’interno della stanza. Ora mi stupivo meno che parte del legno fosse rimasto marrone. Era come se moltissimi fatti orrendi fossero stati assorbiti dalle pareti, mantenendole umide, in vita. Qualsiasi cosa fosse accaduta li dentro, aveva avuto luogo in un lungo arco di tempo. Doveva trattarsi del lavoro di piu di una persona, forse addirittura di piu di una generazione. Era semplicemente un posto dove scaricare i cadaveri, oppure la loro silenziosa presenza e la loro stessa disposizione dovevano far pensare a qualcosa di piu oscuro? Pensai al paese nella sua totalita, con tutti i suoi vasti e desolati spazi, e mi domandai se questo fosse l’unico luogo del genere.

Anche Zandt usci, ma poi si fermo improvvisamente, fissando qualcosa al di sopra delle mie spalle.

Mi voltai e vidi cosa stava guardando. Era a circa sei metri di distanza, dall’altra parte del canyon, posizionato in modo tale che sarebbe stato impossibile non vederlo uscendo dal rifugio.

Feci alcuni passi in quella direzione. Questo cadavere era decisamente piu recente e non era stato sistemato come la coppia che avevamo trovato sul pianoro, ma semplicemente buttato a terra con le braccia

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