la forza ne lo spirito per irritarsi.

«Non e la fine, Eccellenza» riprese Bernard. «Ammetto che non ci troviamo piu nella posizione di supremazia in cui ci trovavamo prima che Laurance scoprisse i Norglani… Ma noi non siamo mai stati in posizione di supremazia! Non siamo mai stati i signori dell’Universo. Pensavamo di esserlo semplicemente perche non ci eravamo mai imbattuti in altre razze. Ora, per la prima volta, conosciamo la nostra posizione vera.»

«D’accordo «continuo» non e una posizione di supremazia. Anzi, siamo ben lungi da questo. Siamo troppo giovani, troppo nuovi, e assai meno potenti di quanto credessimo. Ci sono i Norglani nella nostra stessa galassia, e probabilmente sono forti quanto noi, se non di piu. E oltre la Via Lattea ci sono i Rosgollani, e chissa quali razze ancora piu potenti di questa. Ma adesso abbiamo qualcosa di definito a cui dedicarci. Abbiamo obiettivi precisi, e non piu vaghi, indefiniti. Sappiamo di dovere lavorare per superare i Norglani, e portarci all’altezza dei Rosgollani. Quando saremo arrivati al loro grado, saremo legittimamente in grado di rialzare la testa orgogliosamente, e si trattera di orgoglio giustificato.

«Secondo me, noi siamo una razza ancora piu giovane di quella norglana, Eccellenza. Eppure, li abbiamo gia raggiunti ed eguagliati, nonostante tutta la loro alacrita nell’erigere colonie, e sono certo che anche i Rosgollani hanno paura di noi. Si sono accorti di quanto rapido e stato il nostro sviluppo; sanno benissimo che e passato appena un migliaio d’anni da quando siamo entrati nell’era delle macchine. Ci osservano ansiosi, preoccupati. Vogliono imbrigliarci per impedire che noi si progredisca troppo in fretta, che ci si sparga per l’Universo piu rapidamente del previsto.

«I confini impostici dai Rosgollani serviranno a impedirci di addentare piu di quanto ancora si possa ragionevolmente masticare, Eccellenza. Ma abbiamo tutto il futuro dinanzi a noi. Il domani ci appartiene. Abbiamo avuto una doccia fredda, d’accordo, ma non una sconfitta. E solo la fine della nostra compiacenza… e l’inizio di una coscienza nuova. Dobbiamo convincerci che non siamo la quint’essenza, l’optimum della creazione. Percio, abbiamo ancora molta strada da percorrere, e di conseguenza non dobbiamo lasciarci abbattere, Tecnarca McKenzie.»

Bernard tacque. Gli sembrava d’essere un ragazzetto che fa la predica al suo maestro. D’altra parte, le relazioni di un tempo non avevano piu valore, e quell’uomo indebolito, seduto dietro la sua austera scrivania, non era piu in grado di ispirare il sacro timore.

McKenzie rispose con voce smorzata, incolore: «Puo darsi, puo darsi che abbiate ragione, Bernard. Pero non e facile rassegnarsi.»

«Certo che non e facile, Eccellenza.»

McKenzie rialzo lo sguardo. «Volevo forgiare l’impero dell’Uomo tra le stelle. Con queste mie mani, volevo costruirlo.»

«E una speranza che non abbiamo perduto, Eccellenza.»

«No. Non l’abbiamo perduta. Pero l’ho perduta io. Non saprete mai fino a che punto giungessero i miei sogni, Bernard. E adesso questi sogni potranno essere realizzati solo dai nostri lontanissimi discendenti… a migliaia di anni da oggi.»

Bernard scosse la testa con veemenza. Cercava un modo di comunicare al Tecnarca tutto l’ottimismo che lo pervadeva.

«Eccellenza, non vedete che non possiamo fermarci? Dobbiamo procedere. Ci arrampicheremo fino alla sommita che credevamo di occupare, che ci illudevamo di avere sempre occupato nella nostra cieca ignoranza. Arriveremo in cima.»

«Si. Un giorno, forse, ci arriveremo» disse McKenzie sempre in tono spento. «Ma io non vivro tanto da vedere quel momento, Bernard, ne voi, e nemmeno i nipoti dei nostri nipoti. E invece io volevo vederlo, Bernard. Costruirlo. Forgiare il domani con le mie stesse mani. Lo capite questo, amico? Io! Io stesso! Finche ero in vita!»

Un profondo singhiozzo scosse il Tecnarca. Bernard guardo altrove, a disagio. Si sentiva incapace di arginare quel dolore. Non c’era niente che lui potesse dire, nessuna immaginabile parola di simpatia, niente da fare per aiutare quell’uomo energico i cui sogni di cosmica grandezza si erano sgretolati e ridotti in briciole.

Le labbra del Tecnarca tremarono. Per un attimo l’uomo aveva smarrito il controllo di se. Poi, con uno sforzo di volonta, McKenzie riusci a dominarsi. «Sta bene, Bernard. Mettete il rapporto per iscritto e presentatelo secondo la procedura normale. Riferite tutto, dal principio alla fine, come l’avete riferito a me. Non trascurate niente. Intesi?»

«Si, Eccellenza. C’e… c’e qualcos’altro che posso fare per…»

Una pausa. Poi: «Uscite di qua, solo questo. Lasciatemi solo. Dite a Naylor che per oggi non ricevero nessuno. Uscite, per favore.»

«Agli ordini, Eccellenza.»

Bernard si sentiva la gola stretta dalla pena mentre s’inchinava davanti al Tecnarca, che appariva pur sempre imponente seduto dietro il suo scrittoio nella tenuta nera d’ufficio. McKenzie lottava evidentemente per impedire ai suoi lineamenti di tradirsi e scomporsi mentre Bernard era ancora nella stanza. Poi, incapace di sopportare oltre quella vista, Bernard volto le spalle e usci di corsa, raggiungendo velocemente l’anticamera.

Dominici, Stone e Havig l’aspettavano la fuori, seduti in rigida attesa sulla panca scolpita all’estremita della sala. Bernard si rese conto che il suo viso e il suo corpo erano inzuppati di sudore, che le sue mani si aprivano e si chiudevano senza che lui se ne accorgesse.

«Ebbene?» chiese Stone immediatamente. «Come ha preso la notizia? Parlate, Bernard.»

Il sociologo alzo le spalle. «Malissimo.»

Quella parola esauriente fece il suo effetto.

«Gli avete detto tutto?» volle sapere Dominici.

«Tutto» rispose Bernard. «Non ho cercato di mitigare i fatti. Gli leggevo sulla faccia quello che provava mentre parlavo. Voleva vedere l’umanita affermarsi negli spazi remoti; voleva vederla installare colonie su Andromeda mentre lui era ancora Tecnarca. Temo invece che dovra rinunciare ai suoi sogni. Quantomeno ridimensionarli.» Bernard ebbe un pallido sorriso. «Mi fa molta pena. Quell’uomo e un monolite. Credo che non riuscira ad adattarsi alla nuova situazione.»

«Non sottovalutatelo, Bernard» disse Stone. «McKenzie e un grand’uomo.»

«Grande, si, ma questa grandezza potrebbe distruggerlo… E spero proprio che questo non avvenga» concluse Bernard. «Puo darsi che abbia la forza di superare la crisi. Pero, non sara mai piu lo stesso di prima.»

Naylor, il segretario del Tecnarca, usci lentamente nell’anticamera, con faccia professionalmente inespressiva. Bernard si chiese come avrebbe reagito Naylor se avesse visto il suo capo prima, quando era totalmente prostrato, sconfitto. Forse sarebbe crollato anche lui.

«Signori» disse Naylor «e terminata la vostra udienza col Tecnarca?»

«Si, e terminata» rispose Bernard. «E il Tecnarca mi ha pregato di trasmettervi un messaggio.»

«Dite pure.»

«Ha detto che non vuole vedere piu nessuno per tutto il resto della giornata.»

«Si, signore. Benissimo, signore.» Naylor si stampo bene in mente l’ordine e passo ad altro. «Devo prendere disposizioni per il vostro viaggio di ritorno verso casa?»

«Si, grazie.»

Mentre Naylor si affaccendava attorno alle coordinate del transmat, Bernard si congedo dagli uomini coi quali aveva vissuto l’ingrata avventura negli spazi. Stone: ormai una figura scialba, desolata, la cui vita era scossa alla base quanto quella del Tecnarca. Domicini: battagliero come sempre, impassibile, almeno esternamente, nonostante l’esperienza vissuta. Havig: austero, introspettivo, pio, ma se non altro non piu cosi disperatamente solo.

Sono tutti uomini, penso Bernard.

Era contento di averli conosciuti. Ma ormai, era giunto il momento di separarsi. «Dottor Bernard, siete pronto?» chiese Naylor.

«Addio» disse Bernard.

«Il Signore vi accompagni sempre» gli grido dietro Havig.

Bernard sorrise ed entro nel campo transmat, emergendo immediatamente nel proprio appartamento di Londra, a ottomila chilometri di distanza. Tutto era ancora come l’aveva lasciato. Perfino l’aria era fresca: non c’era odore di chiuso. Tutto in ordine: i libri, la pipa, la musica, il brandy… tutto in attesa che lui tornasse per immergersi nella comoda vita di tutti i giorni, riprendendola dal punto in cui l’aveva lasciata.

Ma non sara mai piu la stessa, penso Bernard. Mai piu, per nessuno di

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