4

Una mano s’abbatte, sulla spalla di Trehearne da dietro. Era l’uomo in tunica gialla che negli ultimi minuti si era trasformato in un allegro ubriaco. Egli diede a Trehearne un’amichevole spinta verso la porta e grido alla gente riunita la dentro: «L’ho trovato qui fuori che cercava il modo di entrare… e sono sicuro che si tratta di un Vardda.»

Sottovoce disse rapidamente all’orecchio di Trehearne: «Tenete la bocca chiusa o passeremo dei guai tutti e due!»

Entrarono nella torre. Gli uomini fissarono intensamente Trehearne e le donne parlarono di lui nella loro lingua. E Kerrel si rivolse a Shairn: «Sei soddisfatta ora che l’hai portato qui?»

«Non l’ho portato io» ribatte lei. «Sarebbe andato a Keregnac comunque, e nulla l’avrebbe potuto trattenere.» Si avvicino a una tavola dove c’erano bottiglie e cibi e verso del vino in un bicchiere. «E poi non e un bambino. Sa quel che vuole fare. Non e vero, Michael?»

Gli porse il bicchiere. Egli lo prese e disse: «Oh, grazie. E cosi. Fareste bene a farvi pagare la scommessa.»

«Penso» ella disse «che vi rinuncero.» Alzo il bicchiere per bere un sorso di vino e in quel gesto una manica le si scosto un poco scoprendo il cerchio scuro che la sua stretta le aveva lasciato intorno al polso.

L’uomo dalla tunica gialla disse qualcosa nel suo linguaggio ed ella socchiuse gli occhi. Ma si volse a Kerrel e osservo pianamente: «Edri non mi approva.»

«Penso che nessuno di noi ti approvi in questo momento» fece Kerrel. «Avresti dovuto lasciarlo in pace.»

«Michael non la pensa cosi; non e vero, Michael? Non lo indussi io a seguirmi. Fu una sua iniziativa.»

«Bene, egli vi segui» disse Edri e c’era un’ira profonda nella sua voce.

«Ma non fin qui» mormoro Shairn e sorrise, gli occhi fissi negli occhi di Trehearne. «Solo il primo passo, Michael. Vi irritaste contro di me perche non vi volli rivelare il segreto dei Vardda, vi irritaste davvero, cosi ora siete sul punto di sapere.» Alzo una mano e gli sfioro una guancia. «Voi sembrate un Vardda, vi comportate come tale, la pensate perfino come un Vardda. Ma lo siete

Kerrel disse, rabbiosamente: «E impossibile; e lo sai.» Comincio a parlare con Edri e gli altri uomini in quella lingua che Trehearne non aveva mai inteso prima. Parevano turbati e a disagio, come gente assillata da un problema che sia impossibile risolvere. Il loro atteggiamento e il modo particolare in cui lo guardavano le donne tolsero alla sua eccitazione ogni lato piacevole. «Hanno l’aria» disse a Shairn «di decidere dove seppellirmi.»

Ella alzo le spalle. «Oh, stanno discutendo tutte le possibili alternative, ma c’e una sola risposta attendibile.» Sedette sull’orlo della tavola, scrutandolo con quella sua aria da gatto. «Nervoso?»

«Freddo. La pioggia mi ha tutto inzuppato.» Non era del tutto vero, ma sarebbe morto piuttosto che confessarglielo. «E sono curioso. Da dove venite, voi tutti? Che fate qui? Che cos’e questo vostro mistero?»

«Non siate impaziente. Non si puo dire tutto in una volta.» Aveva ascoltato attentamente le parole degli uomini e ora si alzo, di nuovo. «Penso sia tempo che io intervenga. Gli uomini parlano sempre in gruppetti.»

Si uni al conciliabolo. Trehearne vuoto il suo bicchiere e si verso dell’altro vino da una strana bottiglia di pietra. Era buono, ma non sapeva riconoscerne la qualita. Gli pareva che un’atmosfera d’incubo cominciasse ad avvolgere il culmine della sua lunga ricerca. Tutto era cosi solenne, e cosi folle. Desidero che la smettessero di parlare di lui. Desidero che qualcuno gli spiegasse che cosa stava accadendo. Le voci insistevano nel loro parlottare e improvvisamente egli si accorse che Shairn era passata a un linguaggio che poteva capire.

«Vedi?» diceva a Kerrel. «So citare le leggi esattamente come te. E sai che ho ragione.»

Kerrel mugolo: «Mi sembra che si debba scegliere tra molti mali.» E soggiunse rabbiosamente: «Avresti dovuto lasciarlo stare!»

«Ha diritto di tentare» ribatte Shairn. «E venuto da tanto lontano proprio per questo.»

«C’e una nota di malizia in queste parole o mi sbaglio?» chiese Edri.

«Interpretate come volete. Comunque non c’e altra soluzione, a meno che uno di voi non si senta di ucciderlo qui a sangue freddo.»

Il bicchiere di Trehearne cadde con un tintinnio sulla tavola ed egli si ficco la mano in tasca cosi che impugnando la rivoltella la rigonfio visibilmente. Disse: «Non lo troverete cosi facile.»

Edri ebbe un moto come d’impazienza e gli fece cenno di calmarsi.

«Non siamo dei violenti» lo rassicuro. «E dannatamente complicato, un problema che non abbiamo mai affrontato prima d’ora. Vedete, ci sono certe leggi.»

«Leggi?»

«Si.» Edri si verso del vino e lo bevve avidamente, facendo schioccar la lingua. «Le persone con un livello di cultura superiore alla media e che abbiano un certo grado d’intelligenza o di autorita che li renda pericolosi, si devono far tacere per sempre, se scoprono troppe cose intorno a noi. La vita dei Vardda e il loro denaro valgono troppo per essere messi a repentaglio, e ragioni storiche giustificano questa prudenza. Ma noi siamo estremamente cauti, e una tale situazione non si e mai presentata prima d’ora, per lo meno durante la mia vita.» Sedette sospirando. «E naturalmente nel vostro caso si aggiunge un altro problema. Siete o non siete un Vardda? Io pensavo che potremmo nominarvi membro onorario, cosi per dire, e lasciarvi lavorare per noi, qui, ma questa e sembrata a Kerrel un’infrazione troppo grave da accettare.» Edri lancio uno sguardo all’alta figura di Kerrel; del tutto privo di simpatia, penso Trehearne. «Egli e un agente del Consiglio, vale a dire il braccio della legge. Cosi suppongo che sia tutto sistemato, Trehearne.»

La bocca di Trehearne era secca e le parole non volevano uscirne, ma nei suoi occhi vi era una luce pericolosa. «Che cosa e sistemato?»

«Voi verrete con noi, Michael. E quello che volevate. Non siete felice?»

«Con voi, dove

«A Llirdis.»

Non gli piacque il suo sorriso. Non gli piacque la supponenza, lo scherno, la conoscenza di cose al di la della sua comprensione che esso esprimeva. Shairn doveva nutrire del risentimento contro di lui e in qualche modo si era presa la sua rivincita ed egli non capiva come. Tutti i minimi particolari si associarono nella sua mente: il linguaggio, il vestito, l’aspetto fisico, il sapore del rosso vino proveniente da un vigneto sconosciuto, e lo travolsero come una valanga, mossa dall’eco di quel nome mai udito, ed egli senti freddo dentro, nel piu profondo, e un terrore che non aveva ancora preso forma.

Ripete: «Llirdis.»

«Oh, per Dio, non torturatelo piu» disse Edri stancamente a Shairn. Poi si volse a Trehearne e disse: «Llirdis e il nostro mondo, il quarto pianeta della stella che voi chiamate Aldebaran.»

Questo fu tutto cio che egli disse. Nessun altro parlo, non un suono si udi nella antica stanza di pietra e anche fuori tutti i rumori si erano acquietati cosi che la parola Aldebaran risuono in quel silenzio come il lontano rintocco di una campana. Uno strano senso di debolezza assali Trehearne. Il volto di Shairn si fece nebbioso e indistinto. Il terreno solido, la Terra sulla quale egli stava, gli manco sotto i piedi e ampi e profonde finestre si spalancarono da tutte le parti, finestre aperte sullo spazio, sull’oscurita, sulla luce abbagliante…

Disse a Edri, pienamente cosciente: «Ma non e possibile.»

Qualcuno gli mise una coppa di vino in una mano che non era piu la sua e la voce di Edri gli giunse come da molto lontano. «Ma lo e. Bevete, Trehearne, sovrano rimedio per quasi ogni male. Assimilate quest’idea lentamente, con il vino. Noi veniamo da un altro mondo, da un altro sistema solare. A voi sembra incredibile, per noi e un fatto naturale.»

Trehearne sedette. Il vino gli bruciava in gola e la testa gli girava. Ogni cosa era divenuta irreale. «Un altro mondo. Un altro sistema solare.» Abbasso lo sguardo sul proprio corpo, giro e rigiro le mani, fissandole come se non le avesse mai viste prima. «Il mio stesso sangue. Ecco perche…» Scosse il capo, interrompendosi, e poi rabbrividi, una reazione muscolare che lo scosse dalla testa ai piedi. «Verro con voi» assenti.

«Molto presto ormai» disse Edri in un tono cosi tetro che Trehearne, si riscosse in parte dal suo stato di stordimento, abbastanza per vedere che Edri lo guardava con pieta come si guarda un uomo che deve morire. Un nuovo terrore lo assali e grido: «Ma che cosa succede? Che cosa mi nascondete?»

«Una prova mortale.» Ancora una volta Shairn stava ritta di fronte a lui: i suoi occhi lo scrutavano e non rideva piu. «Vi e stato concesso cio che volevate, l’opportunita di conoscere la verita su voi stesso.»

Egli si alzo e pose le mani su quelle di lei come gia aveva fatto una volta e non con tenerezza. «Avanti.»

La bocca rossa di lei si schiuse lasciando intravvedere le punte dei denti. «Solo un vero Vardda puo resistere alla velocita del volo stellare. Avete paura Michael?»

«Si» disse. «Ho paura.» Rimase immobile per un lungo momento, con il sangue che gli batteva alle tempie, e ogni cosa, lei, il mondo, tutti gli anni della sua vita che se ne erano andati, perduti e vaghi oltre una fitta nebbia e poi disse lentamente: «Ma avete ragione voi, ho avuto quel che volevo.»

Fuori del torrione si alzo alta la voce di un uomo. Qualcuno annuncio: «L’astronave.» Altre voci risuonarono e la porta si spalanco. Un che di tenebroso e crudele comparve sul volto di Trehearne. Guardo Shairn e disse: «Vivro per ringraziarvi.»

La lascio andare. Gli uomini si muovevano verso la porta. Egli si uni a loro come in un sogno, dal quale sapeva non si sarebbe risvegliato. Perse cognizione dell’esistenza di ognuno. Vi erano solo ombre intorno a lui, suoni, movimenti, senza significato. Le mura e la luce erano scomparse. Umido, freddo, oscuro, il paesaggio, la landa, il vento e il cielo nudo. Aveva smesso di piovere. Vi era un ampio squarcio tra le nubi, una valle di stelle, e nella valle una presenza solenne, silenziosa, massiccia e strana. La osservo ed essa si librava verso terra, lieve, come sospinta dalla notte stessa, e mentre si avvicinava, si udi un suono, un quieto ronzio che riempiva tutto lo spazio compreso nel cerchio dell’orizzonte con un’eco tremula piu intuita che realmente percepita.

Potere, immensita, forza. Trehearne trasse un profondo sospiro. I battiti del cuore lo facevano vacillare. Istintivamente le sue mani si mossero, le mani di un pilota, memori della potenza di motori e razzi, brancolanti per afferrare qualcosa di piu grande. Non ebbe coscienza di quel gesto. Aveva freddo e il vento gli penetrava nelle ossa. La grande massa nebulosa si poso a terra e giacque immota nella landa. Il suo scafo era stato modellato e levigato dalle atmosfere di mondi sconosciuti. I suoi oblo si erano affacciati su infinita dove le stelle si sperdevano come sciami di lucciole. Trehearne si mise a camminare in quella direzione. Non sapeva se altri fossero con lui. I suoi occhi erano fissi sull’astronave.

La chiusura ermetica si spalanco lassu, nel grande fianco indistinto, dell’astronave. Bianca luce piovve da essa. Una scala pieghevole di metallo fu calata giu e poi la gente comincio a discendere, mescolandosi tra quella che stava a terra. Uno sportello piu grande s’apri con un secco clangore, piu in basso. S’irradio altra luce. Si udi un fragore di macchine e uomini; andavano e venivano vociando. Tutto quanto era stato preparato nelle rimesse comincio a venir trasportato a bordo. Trehearne si accosto ai piedi della scala.

Guardo verso l’alto. L’enorme massa strana della nave incombeva su di lui. Lo sovrastava come la fine del mondo. Era uscita dall’oscurita degli spazi interstellari e vi sarebbe ritornata ed egli sarebbe partito con essa. Voci risonavano tutto attorno e qualcuna si rivolgeva a lui, ma egli non le udiva. Non vedeva facce. Non vedeva altro che la curva immensita dello scafo che aveva compiuto tali viaggi. C’erano lacrime nei suoi occhi. Non lacrime di terrore o di autocompassione. Erano lacrime di esaltazione. Gli uomini avevano creato questo. Gli uomini si erano avventurati negli spazi alla conquista delle stelle. Non erano uomini della Terra, ma appartenevano alla sua stessa razza. E avevano fatto questo.

Comincio a salire la scala. I cavi metallici echeggiavano cupamente nel vuoto sotto i suoi piedi.

In alto. In alto nel vento freddo, saturo dell’intenso profumo della brughiera. Una rotonda camera di compressione si apri dinanzi a lui. Egli vi entro, avanzando su un ponte di metallo reso piu lucido dal passaggio di tanti piedi. Altri lo seguivano e lo spingevano, lungo un corridoio trasversale, dalle pareti lucide. I segni del tempo e dell’uso continuo erano visibili in esso. Di tanto in tanto attraverso una porta intravedeva una cabina o un ufficio. Erano reali. Uomini vivevano e lavoravano in essi. Qualcuno — Edri — lo indusse a voltarsi sospingendolo verso il salone dalle comode poltrone fissate al piancito. «Sedete» disse Edri ed egli sedette, ubbidiente. Ed Edri disse: «Avete una possibilita di successo ma dovrete lottare, La prima volta e duro anche per…» Si interruppe e Trehearne fini la frase per lui.

«Anche per un vero Vardda.»

Вы читаете La legge dei Vardda
Добавить отзыв
ВСЕ ОТЗЫВЫ О КНИГЕ В ИЗБРАННОЕ

0

Вы можете отметить интересные вам фрагменты текста, которые будут доступны по уникальной ссылке в адресной строке браузера.

Отметить Добавить цитату
×