dell’Isola Settentrionale: non sembravano affatto infelici e anzi stavano discutendo vivacemente le possibilita commerciali offerte dall’isola.
Brant era cosi silenzioso che pareva dormire; solo, la stretta della sua mano era forte e salda mentre entrambi, sdraiati fianco a fianco, guardavano le stelle. Brant era cambiato — cambiato forse piu di Mirissa.
Si era fatto meno impaziente, piu riflessivo. E soprattutto aveva accettato il figlio di lei con parole che l’avevano fatta piangere: «Avra due padri».
Ora da Radio Tarna trasmettevano l’ultimo — e superfluo — conto alla rovescia: il primo che si fosse sentito mai su Thalassa, a prescindere dalle registrazioni storiche. Chissa se vedremo qualcosa, si chiese Mirissa. La
«… ZERO…» disse Radio Tarna, e subito ogni suono venne cancellato da una scarica fortissima. Brant si affretto a girare la manopola, e in quel momento il cielo prese fuoco.
Tutto l’orizzonte ardeva. A nord, sud, est, ovest, dappertutto era lo stesso. Lunghe strisce fiammeggianti sorsero dall’oceano arrivando a meta del cielo formando un’aurora boreale quale Thalassa non aveva visto mai e come non avrebbe visto mai piu.
Era uno spettacolo bellissimo ma tremendo. Ora Mirissa capiva perche la
Si chiese per un attimo cosa avrebbero pensato gli scorpioni di quei fuochi d’artificio, visto che una parte di quella tempesta di raggi attinici riusciva senza dubbio a giungere fino in fondo al mare a illuminare le loro citta sottomarine.
Forse era solo frutto d’immaginazione, ma le pareva proprio che le multicolori strisce fiammeggianti che formavano una corona di luce si muovessero lentamente nel cielo. La fonte d’energia che le causava stava acquistando velocita, accelerando lungo l’orbita prima di lasciare Thalassa per sempre. Ci vollero parecchi minuti prima che Mirissa ne fosse certa; e nel frattempo anche l’intensita luminosa era diminuita di molto.
Poi, di colpo, il cielo si spense. Radio Tarna torno a farsi sentire, con il fiato mozzo per l’agitazione.
«… tutto come previsto… la nave sta cambiando assetto… vedremo altre luci piu tardi, ma non cosi spettacolari… tutte le fasi dell’allontanamento avverranno sull’altra faccia del pianeta, ma potremo vedere direttamente la
Mirissa udiva le parole solo distrattamente mentre guardava il cielo dove stavano ritornando le stelle. Le stelle che sempre le avrebbero ricordato Loren. In quel momento non provava nulla; le lacrime sarebbero forse venute piu tardi.
Brant l’abbraccio e Mirissa apprezzo quel senso di sicurezza che la difendeva dalla solitudine dello spazio. Li stava bene; mai piu se ne sarebbe allontanata. E finalmente capi: aveva amato Loren per la sua forza, ma amava Brant per la sua tenerezza.
Addio, Loren, sussurro, che tu possa essere felice su quel mondo lontano che tu e i tuoi figli conquisterete per l’umanita. Ma qualche volta pensa a me, a trecento anni nel passato, lungo la via che conduce alla Terra.
Brant le accarezzava i capelli con goffa gentilezza desiderando di saper pronunciare parole che avrebbero potuto esserle di conforto; eppure intuiva che il silenzio era la cosa migliore. Non si sentiva vincitore:
Mirissa era tornata da lui ma non era piu la spensierata compagna che ricordava. Per tutta la vita, Brant lo sapeva, il fantasma di Loren si sarebbe frapposto tra loro due — il fantasma di un uomo sempre giovane quando loro non sarebbero stati che polvere spazzata dal vento.
Quando, tre giorni dopo, la
Una settimana dopo l’altra, un mese dopo l’altro, la stella lentamente sbiadi, sebbene si riuscisse ancora a vederla anche di giorno, sapendo dove guardare. E di notte fu per anni la piu vivida di tutte le stelle.
Mirissa la vide per l’ultima volta poco prima di perdere la vista. Per qualche giorno il motore quantico — ora reso innocuo dalla distanza — era rimasto puntato direttamente su Thalassa.
L’astronave era distante quindici anni luce, ma i pronipoti di lei non ebbero difficolta a individuare la stella azzurra di magnitudine tre che brillava sopra le torri di guardia dello sbarramento elettrificato contro gli scorpioni di mare.
56. Sotto l’interfaccia
Ancora non erano intelligenti, ma sapevano cos’era la curiosita. E questo era il primo passo lungo la strada che non ha fine.
Come molti crostacei terrestri, potevano sopravvivere sulla terraferma per tempo indefinito. Fino a qualche secolo prima, pero, non avevano avuto nessun incentivo a lasciare il mare; le grandi foreste di sargassi bastavano a tutti i loro bisogni. Le foglie lunghe e sottili davano il cibo; gli steli duri fornivano la materia prima per i loro rozzi manufatti.
Avevano soltanto due nemici naturali. Uno era un pesce d’alto mare — di grandi dimensioni ma molto raro — che era poco piu di un paio di voraci mandibole collegate a uno stomaco mai sazio. L’altra era una gelatina velenosa e pulsante — la forma larvale dei polipi giganti — che talvolta ricopriva di un tappeto mortale il fondo del mare, e lasciava uno sterile deserto sulla sua scia.
A parte qualche sporadica incursione attraverso l’interfaccia aria-acqua, gli scorpioni avrebbero potuto trascorrere tutta la loro storia nell’acqua, perfettamente adattati com’erano a quell’ambiente. Ma, a differenza delle formiche e delle termiti, ancora non avevano imboccato un vicolo cieco evolutivo. Ancora potevano reagire al cambiamento.
E nel loro mondo d’acqua c’era stato effettivamente un cambiamento, sebbene su scala ancora ridottissima. Delle cose meravigliose erano cadute dal cielo. La dove erano venute, dovevano essercene delle altre. Quando sarebbero stati pronti, gli scorpioni avrebbero cominciato a cercarle.
Non c’era fretta, nel mondo senza tempo del mare thalassano; sarebbero trascorsi molti anni prima che invadessero quell’elemento alieno di cui gli esploratori riferivano cose tanto strane.
Non sapevano che c’erano altri esploratori che tenevano d’occhio
Ebbero infatti la sfortuna di uscire sulla terraferma durante il secondo mandato, incostituzionale ma estremamente energico, del presidente Owen Fletcher.
IX. SAGAN DUE
57. Le voci del tempo
L’astronave
Loren pianse pensando che il suo sonno senza sogni era durato per tutta la vita del suo primogenito.