mormorava mentre un velo di tristezza calava sui suoi occhi, «non so da dove mi stiate guardando adesso, ma mi pare di sentire le vostre amate mani che mi guidano e mi proteggono.»
La bimba si alzo, si passo una mano tra i capelli neri e crespi. Celeste non si era ancora abituata ai capelli corti. Guardo la sua immagine riflessa nella tinozza di rame nella quale era appena stata versata l’acqua calda e incomincio a spogliarsi.
«Adil!» esclamo cercando di insegnare a se stessa il suo nuovo nome. «Adil!» ripete ancora, mentre il suo sguardo correva al basso ventre, dove cominciava a spuntare una leggera peluria.
Donato Bioca era riuscito a introdursi, non senza fatica, fino al terzo piano del palazzo e ora, appiattito contro il muro, spiava attraverso la porta socchiusa della stanza colei che aveva creduto essere un fanciullo. I suoi sforzi erano stati premiati e gia pregustava la soddisfazione che la riconoscenza del nobile Campagnola gli avrebbe procurato.
Aveva ragione il componente del Consiglio a nutrire sospetti sul giovane apprendista: se non si ingannava, quello che Giron aveva appena avuto modo di osservare era ben diverso dal corpo di un giovinetto.
Bioca si frego le mani: la storia della figlia rinnegata e del pirata saraceno con il quale si diceva che lei avesse generato una figlia del Demonio una decina d’anni prima gli era giunta alle orecchie. Forse quel giovane apprendista… quella giovane apprendista…
Un colpo sordo e letale lascio in sospeso per sempre il quesito. Il pugno serrato di Wu aveva raggiunto Donato Bioca in pieno viso. Una sorta di maglio di acciaio era calato tra l’osso dello zigomo e l’attaccatura della mascella frantumando sia l’uno che l’altra in una miriade di piccoli pezzi. La testa era schizzata all’indietro, torcendosi di lato in maniera innaturale.
L’intervento fulmineo di Wu aveva mandato all’altro mondo il malvivente in una frazione di secondo.
Crespi si chino sul corpo che giaceva privo di vita in un corridoio della casa. Ne illumino il volto con una lucerna e quindi emise il suo verdetto: «Si tratta del Giron», affermo il veneziano senza esitazione, rivolto a Humarawa. «E lo stesso uomo che in piazza San Marco mi ha fatto tutte quelle domande. Dobbiamo agire con molta attenzione: la sua presenza in casa nostra e proprio di fronte alla stanza di… Adil e la prova che Campagnola sospetta qualche cosa.»
10
Marzo 2003
Deidra Blasey si volse verso la distesa di divise color cachi. Molti dei marine tenevano il capo chino in quel lembo di deserto dimenticato dal Dio dei cristiani. Quei ragazzi stavano pregando, affidando al vento sabbioso di al Ratka, nell’Iraq meridionale, i loro desideri e le loro speranze.
Il colonnello Deidra Blasey con gesto meccanico si segno con la croce quando il cappellano militare alzo le braccia al cielo e imparti la benedizione alla truppa. Poco dopo quei giovani soldati sarebbero saliti a bordo dei mezzi militari e avrebbero marciato verso Baghdad.
Il compito principale del plotone di Deidra poteva dirsi compiuto: gli accessi alle strade di grande percorrenza erano stati bonificati. Le vie di comunicazione verso la capitale avrebbero dovuto essere spianate, fatta eccezione per le mine disseminate dall’esercito iracheno in ritirata.
Deidra e i suoi, da quel momento in avanti, avrebbero operato nelle retrovie, tenendosi pero sempre pronti a intervenire anche in prima linea.
La vista dei giovani marine riapri la ferita nel cuore della donna. Chissa se suo figlio Martell si era inginocchiato e aveva pregato Dio, prima che una bomba lo facesse saltare in aria.
«Siamo a buon punto, signore.» Le parole del sergente Kingston avevano il potere di farle mettere da parte le sue fragilita di madre e di ricondurla alla realta. «Pare che l’aviazione stia radendo al suolo ogni obiettivo strategico. Le bombe intelligenti stanno facendo piazza pulita», disse il corpulento sottufficiale, con un sorriso soddisfatto.
«Io non riesco a provare molta soddisfazione per il progresso delle bombe intelligenti, sergente», disse il colonnello. «Il loro progredire va di pari passo con quello delle mine: mentre alcuni mostrano entusiasmo per nuovi e sempre piu sofisticati ordigni, altri muoiono mettendo il piede su un detonatore nascosto.»
Quindi Deidra si volse verso la coda di veicoli militari che, con i fari accesi, andavano incontro all’alba nel deserto. «Dio benedica quei ragazzi», disse ancora il colonnello dei marine e, insieme al sergente Kingston, rimase a osservare la lunga fila di Hummer e mezzi pesanti in marcia verso Baghdad.
Cassandra Ziegler entro nell’ufficio del direttore con l’aria di chi sta cercando un complice per un colpo grosso.
«Per quanto ne so, non penso che il Congresso potrebbe accusarci di depistaggio…» esordi l’avvenente collaboratrice di Deuville.
«Che cosa intendi dire, Cassandra?»
«Che il Giusto in nome di Dio continua a spedire a noi i suoi messaggi. Nulla ci vieta, prima di passarli ai cugini della CIA, di dargli un’occhiatina…»
«Non credo che questo comportamento sia del tutto in linea con le volonta del Congresso…»
«L’ultima rivendicazione e stata inoltrata alla CIA poche ore dopo l’avvenuto ricevimento da parte del nostro ufficio postale interno», continuo la donna. «Nessuno ci potra mai accusare di ingerenza in un’indagine federale.»
«Che cosa diceva la nuova dichiarazione dell’attentatore?» In parte tranquillizzato dalle ragioni addotte dalla sua sottoposta, Deuville cominciava ad appassionarsi al gioco.
La citta di Arbil, nel Nord dell’Iraq, era passata sotto il controllo delle milizie curde verso la meta del mese di marzo. Gli iracheni rimasti avevano approfittato dei pochi giorni di tregua, garantiti dalla presenza delle truppe americane al fianco di quelle curde, per sistemare i loro affari. Tutti sapevano che, non appena gli americani avessero lasciato alle truppe alleate la gestione completa del territorio, si sarebbero scatenate ritorsioni e vendette. Quasi tutti gli iracheni avevano quindi deciso di radunare le proprie cose e mettersi in marcia lungo l’unica direttrice che si potesse seguire, quella che dirigeva a sud, essendo le frontiere settentrionali ormai chiuse.
Una interminabile fila di disperati si era incamminata con ogni mezzo verso la speranza di un futuro migliore.
«
«Insomma, l’unico elemento di cui disponiamo e, ancora una volta, il messaggio coranico dell’attentatore», disse Deuville.
«Purtroppo si, per quanto labile sia. In realta, l’unica cosa che appare inequivocabile e l’intenzione dell’assassino di voler colpire ancora.»
Il flusso interminabile degli sfollati avanzava lentamente: quella povera gente non aveva alcuna certezza,