qualcuno che si conosceva molto bene.

Ingold ci penso su un attimo.

«Si, credo che niente avvenga casualmente», rispose. «Come potrebbe essere altrimenti?» Dai sacchi sui quali il vecchio Mago si stava appoggiando, proveni uno scricchiolio stridulo. «Perche me lo chiedi?»

«Sono convinta», disse Gil con voce incerta, «che Rudy sia capitato qui proprio per poter diventare un Mago. Per se stesso… perche e stato per esserlo. Ma io no. E se gli elementi casuali non incidono sulla vita degli uomini, perche io sono qui? Perche io e non qualcun altro? Perche sono stata portata via ed ho perso tutto cio che possedevo, scuola, amici e… la vita che avevo? Non capisco.»

La voce di Ingold risuono solenne nell’oscurita, e lei scorse un sottile barbaglio di luce che si rifletteva sui suoi zigomi mentre parlava.

«Una volta mi hai accusato di trattare tutto come un Mago. Usi un linguaggio che si presta ad ogni interpretazione, dicesti. Ma questa volta devo dirti che non so rispondere. Veramente, Gil, non lo so, e non lo capisco piu di quanto lo possa tu. Ma, credimi, c’e sicuramente uno scopo nella tua presenza su questo mondo. Devi credermi.»

Lei alzo le spalle imbarazzata, come sempre quando si preoccupava per qualcuno.

«Non ha importanza, in fondo…», menti, pur sapendo che Ingold le poteva leggere nel cuore. «Sai, mi risentii a morte quando mi annunciasti che Rudy poteva diventare un Mago. Non perche volessi diventarlo io, ma perche lui ha avuto tutto da guadagnare e niente da perdere nello scambio, mentre io ho perso tutto…» Quindi tacque, e il silenzio si stese come un oceano tra loro due.

«Sei sicura di non aver guadagnato niente?» Gil non seppe che rispondere. «Forse non tutti i sogni di Rudy sono stati esauditi quando e arrivato qui. E vero: Rudy e un Mago, e il Regno, il mondo, hanno bisogno di Maghi adesso. Ma forse, nei mesi a venire, il Torrione dovra ricorrere all’aiuto di una donna con un coraggio di leone e addestrata ad usare la spada… chi puo dirlo?»

«Forse…» Gil appoggio il mento sulle ginocchia e si accoccolo a fissare attraverso l’oscurita i riflessi delle fiamme sulle pareti simili ad un falso avviso di alba nella notte perenne del Torrione. «Ma io non sono un guerriero, Ingold. Sono una studentessa. E tutto quello che sono stata, e che ho sempre voluto essere.»

«Chi stabilisce cosa siamo, bambina mia?», chiese Ingold a voce bassa. «O cosa diventeremo? Vieni,» aggiunse poi, quando alcune voci si avvicinarono. «Le Guardie stanno tornando: usciamo.»

Gli uomini, appena rientrati, salutarono vivacemente il Mago non appena questi usci da dietro la tenda in compagnia di Gil. Janus lo fece girare su se stesso e lo porto fino ad un focolare dove brillavano le fiamme. Il bagliore rosa del fuoco mise in risalto la trasandatezza di Ingold e i segni della tensione sul suo viso.

Quella luce guizzava con una calda luminosita ambrata sui volti feriti, sulle divise nere e logore dove spiccava lo stemma bianco col quadrifoglio, e sulle vecchie coperte consumate con le quali gli uomini si coprivano.

Il miglior esercito del mondo, penso Gil, ammucchiato intorno ad un piccolo fuoco come un gruppo di vagabondi in un carro merci. Sono loro i miei fratelli d’arme. Gente che un mese fa non avrei neppure immaginato di poter conoscere.

Le loro facce pero erano ormai cosi familiari… Aveva visto il viso squadrato e semplice di Janus per la prima volta alla fredda luce di un quarto di luna durante uno dei suoi sogni spaventosi. Stranamente, quel ricordo era molto piu vivido nella sua memoria di quelli delle molte feste di College a cui aveva partecipato. E quelle trecce bianche di un uomo addormentato le facevano venire in mente speranze meravigliose se il loro proprietario fosse stato l’uomo che diceva di essere…

Quella gente non era stata niente per lei, soltanto personaggi di un dramma di cui non era ancora riuscita ad afferrare la vera portata. Eppure la conosceva meglio dei suoi ragazzi nell’altra vita… con una sola eccezione.

Ingold se ne stava seduto accanto al focolare vicino alla cuccetta dove giaceva, ancora addormentato, il Falcone di Ghiaccio. Le Guardie lo circondavano e lui, con gesti espressivi, stava raccontando qualche storia che fece sorridere Janus.

Una voce giunse alle spalle di Gil.

«Diavolo. Allora e vivo!», esclamo Rudy.

Gil si giro e lo vide appoggiato contro lo stipite della porta. I suoi capelli lunghi erano legati dietro la nuca, e questo, insieme al suo profilo affilato, rese la sua sagoma simile a quella di un falco nella luce soffusa.

E cambiato, penso, dalla notte in cui ha chiamato per la prima volta il fuoco… E diventato piu maturo. Anche se non e molto diverso da com’era prima…

«Sono preoccupata per lui, Rudy.»

«E forte», disse il ragazzo anche se il suo tono era dubbioso. «Stara bene e, forse, vivra piu di me e di te…»

Poi tacque, anche perche sapeva che non era questo cio che Gil voleva dire.

«Cosa succedera se l’uccidono?», chiese la giovane a voce bassa. «Che ne sara di noi allora?»

Non avevano piu pensato ad una simile eventualita da quella notte a Karst, quando Ingold era scomparso, imprigionato per ordine del Consiglio.

«Cristo! Non lo so…», sussurro Rudy.

«E proprio questo che mi preoccupa!», continuo Gil infilando le mani, graffiate e con le unghie spezzate, nel cuoio morbido del suo cinturone. «Questo e cio che mi ha preoccupato per tutta la durata del viaggio. Forse non riusciremo mai piu a tornare…»

La domanda e la risposta, penso Rudy. La domanda e sempre la risposta…

«Non c’e ritorno da nessuna delle cose che facciamo» disse. «Neppure da cio che siamo. Cambiamo, nel bene o nel male. E, se resteremo bloccati qui, ci resteremo. Sarebbe tanto terribile? In questo mondo ho trovato il mio Potere, Gil. Quello che ho sempre cercato. E una ragazza unica… E tu…»

«Una casa», disse Gil quasi senza rendersene conto, «quello che ho sempre cercato.»

Inaspettatamente, la ragazza scoppio a ridere. Non una risata nervosa od isterica, quanto piuttosto una risatina divertita, sincera. Rudy non ricordava di averla mai vista sorridere cosi. I suoi occhi si addolcirono in un blu chiaro che cancello il consueto grigio fumo, ed anche i suoi lineamenti si distesero.

«Al mio relatore sarebbe piaciuta da morire», esclamo Gil. «Che tesi di Filosofia! ‘Gli effetti delle incursioni subterrene in una cultura preindustriale’…»

«Non sto scherzando», ripete Rudy, meravigliato dall’improvviso cambiamento della sua compagna.

«Neppure io», replico lei. E rise ancora.

«E allora dimmi la verita!», disse Rudy scuotendo la testa davanti a quella nuova Gil. «Andresti via da tutto questo? Se tu dovessi scegliere tra il nostro mondo e cio che hai adesso, qui: se non fosse mai successo nulla, torneresti indietro?»

Gil lo guardo riflettendo. Poi giro gli occhi verso il focolare dove Ingold con la sua voce acuta e calda stava incantando i suoi ascoltatori, verso il fuoco riflesso sui volti arrossati delle Guardie, ripensando all’oscurita, all’imponenza del Torrione, alla notte trascorsa tra quelle mura, ed alla pianura spazzata dal vento che li aspettava fuori.

«No», disse infine. «Penso di essere pazza a dirlo, ma no, non tornerei!»

«Signora», sorrise Rudy, sfiorando lo stemma delle Guardie che lei portava dietro le spalle. «Se tu non fossi pazza, non lo indosseresti.»

Gil lo fisso, squadrandolo dall’alto in basso.

«Sai: nonostante tu sia un giovinastro, hai della classe!»

«E tu, per essere uno spettro», rispose solennemente il giovane, «sei molto perspicace ad accorgertene!»

I due si presero sottobraccio ed andarono a raggiungere Ingold accanto al fuoco.

FINE
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