nostro agente di collegamento. Emergenza!

La mano di lei gli strinse forte il braccio. «Vi sentite male? Siete cosi pallido!»

Con voce tesa lui rispose: «Forse sarebbe meglio rimandare di qualche minuto la nostra festicciola, Beth. Non… non sto molto bene.»

«Oh! Posso fare niente per voi?»

Lui scosse la testa. «E un malanno che mi sono preso su Alpheratz» rispose con voce rauca. Poi si volto, le allungo la bottiglia incartata e soggiunse: «Tra pochi minuti andra meglio. Voi andate in camera vostra e aspettatemi la.»

«Ma se non state bene, io dovrei…»

«No, Beth. Devo fare da me, senza che nessuno stia li a guardare. Vi spiace?»

«Come volete» disse lei, perplessa.

«Grazie. Saro da voi appena possibile.»

Salirono in ascensore fino al 58° piano dell’albergo e ognuno s’incammino verso la propria camera.

Il segnale nell’addome di Harris continuava a ripetersi con tranquilla urgenza. Rasp, rasp, rasp. Rasp, rasp, rasp. Rasp, rasp, rasp.

Lui neutralizzo con un rapido impulso di energia il campo di forza sulla porta e apri. Sgattaiolo dentro, in fretta, e subito aziono di nuovo il dispositivo di disturbo del raggio-spia. Gocce di sudore freddo cominciavano a imperlargli la fronte.

Rasp, rasp, rasp. Rasp, rasp, rasp.

Apri l’armadio, prese il piccolo amplificatore a corto raggio e lo sintonizzo sulla frequenza del segnale d’emergenza. Immediatamente i segnali dentro di lui cessarono, mentre l’amplificatore a corto raggio intercettava la lunghezza d’onda.

Trascorsero momenti interminabili. L’amplificatore capto una voce che parlava nel codice riservato ai soli agenti darruuesi.

«Fatevi riconoscere.»

Harris si fece riconoscere secondo la regolare procedura. Poi continuo: «Sono arrivato oggi sulla Terra. Avevo ordine di non mettermi in contatto con voi per circa due settimane.»

«Lo so» rispose la voce, impaziente. «Si e verificata una situazione d’emergenza.»

«Di che si tratta?»

«Abbiamo scoperto che ci sono agenti di Medlin sulla Terra. Le procedure normali dovranno essere modificate. Dovete venire da me subito.»

E diede un indirizzo. Harris lo mando a memoria e lo ripete. Il collegamento fu troncato.

Venite subito da me. Gli ordini andavano interpretati alla lettera. Subito voleva dire adesso, non domani pomeriggio, come avrebbe fatto comodo a lui. L’incontro con la bionda terrestre doveva essere rimandato.

Agguanto la cornetta del citofono e chiese di parlare con la stanza di Beth. Un attimo dopo udi la sua voce.

«Pronto?»

«Beth, sono Abner Harris.»

«Come state? Tutto a posto? Vi sto aspettando.»

«Sto bene, adesso» rispose lui, esitante. «Ma, Beth… non so come spiegarvi… mi credete se vi dico che un mio amico mi ha telefonato in questo momento per dirmi che ha bisogno d’incontrarsi subito con me, in centro?»

«Adesso? Ma sono passate le undici!»

«Lo so. E un tipo strano. Ha orari particolari. Non posso fare a meno di andare.»

«Credevo che non ne aveste di amici, sulla Terra, maggiore Harris. Dicevate di sentirvi solo.» La voce era brusca, col sarcasmo tagliente della delusione.

«Non e proprio un amico» disse Harris, impacciato. «E un collega… del CEI.»

«Ecco… non sono abituata a farmi piantare in asso dagli uomini. Ma a quanto pare non ho possibilita di scelta, no?»

«Siate buona. Diamoci appuntamento per domattina, alla prima colazione.»

«Un cambio poco vantaggioso, ma faro di necessita virtu. A che ora?»

«Alle nove.»

«D’accordo. Arrivederci alle nove, maggiore Harris.»

3

Si fermo nell’atrio e ficco la testa nella guardiola del portiere. Il portiere era un tipo dagli zigomi sporgenti e dal naso aquilino, con uno sguardo velato in cui pero luccicava tutto quello che aveva appreso durante cent’anni di servizio. Gli sorrise, ossequiente.

«Si?»

«Vorrei sapere qual e la via piu breve per arrivare all’undici-cinque-quattro-tre di Narvon Boulevard.»

La faccia incartapecorita si raggrinzi in un altro sorriso. «A voi maggiore interessa la vita notturna, eh? Avete prenotato? I circoli di Narvon Boulevard generalmente hanno pochi posti vuoti.»

«Devo incontrarmi la con un amico» disse Harris. «Suppongo che abbia pensato lui a tutto. Posso andarci a piedi?»

«A piedi? No, no! Non e affatto consigliabile. E un tratto molto lungo. E per niente sicuro. Ora vi chiamo un elitassi. Si fa prestissimo con quello.»

Harris annui e lascio scivolare una banconota nella guardiola. Il vecchio alzo una cornetta e disse poche parole. «L’elitassi sara qui tra un momento, maggiore. Siate tanto gentile da aspettare presso l’entrata nord dell’albergo…»

Harris usci. Un altro inserviente in uniforme gli indico la rampa degli elitassi, che si curvava in salita, a destra. Harris sali e un momento dopo sopraggiunse un veicolo luccicante che si poso, con un ronzio sordo. Un portello si apri nel fianco.

Harris sali.

«Narvon Boulevard, maggiore?» chiese il pilota.

«Si.»

Harris si appoggio allo schienale ricoperto di morbido tessuto. Il suono di una musica sommessa filtrava da un piccolo altoparlante. Si udi il pulsare improvviso dei possenti rotori, e subito furono in alto, sollevandosi verticalmente a una quota notevole.

Fu un volo breve, in direzione est, via dal centro della citta. Passarono da una zona di luci splendenti a una in penombra, quindi sorvolarono di nuovo un quartiere fortemente illuminato, ma questa volta in modo sfarzoso e sgargiante.

L’elitassi scese a spirale fino a una rampa d’atterraggio pubblica.

«Tre e cinquanta» disse il pilota.

Harris gliene diede quattro e scese. L’elitassi si sollevo nella notte mite, lasciandolo solo.

L’altro agente operativo aveva indicato con esattezza l’angolo di una certa strada come punto d’incontro. Harris si avvicino a piedi alla cantonata, dove un’insegna stradale luminosa brillava di un verde scintillante sul fianco di un edificio, e scopri che quello era il 105° isolato di Narvon Boulevard. Doveva andare al 115°. Qualcuno aveva informato male il pilota dell’elitassi. Si senti seccato: farsi dieci isolati a piedi, al buio, non era una prospettiva entusiasmante.

Si avvio. Era un quartiere di locali notturni, tutto luci violente e musica chiassosa. Di tanto in tanto, scorgeva figure furtive allontanarsi e sgattaiolare giu per i vicoli bui tra i vari night, ma lui tiro innanzi, tranquillo, sapendo di essere armato e in grado di sostenere qualsiasi aggressione che non fosse proprio del tutto imprevista.

Sorpasso gli isolati uno dopo l’altro: 106°, 109°, 113°. Ciascuno era identico a quello precedente, una processione senza fine di luoghi di divertimento e di locali equivoci. A giudicare dalle radiose insegne che invitavano all’esterno, ciascuno aveva la propria specialita: spogliarelliste in uno, gioco d’azzardo nell’altro, liquori

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