percio senz’altro la parola all’Arconte dello Sviluppo Tecnologico.»

McKenzie parlo senza alzarsi. «Membri dell’Arconato, quattro ore fa una nave spaziale e atterrata in Australia Centrale dopo aver portato a termine un viaggio di quasi diecimila anni-luce in meno di un mese. Di questo mese, piu di tre settimane sono state spese in giri d’esplorazione. Il viaggio interstellare vero e proprio e stato pressoche istantaneo, il che, in tempi normali, sarebbe motivo di esultanza e di generale compiacimento. Ora, infatti, le stelle sono a portata dell’uomo, e chiunque puo andarvi in poco tempo. Ma… c’e un fattore nuovo, una complicazione imprevista. Invito adesso il dottor John Laurance, Comandante della VUL-XV rientrata appunto poche ore fa, a spiegare la natura di questo fattore.»

McKenzie fece un gesto, e Laurance si alzo: figura alta e snella, bene eretta al centro della stanza.

I cinque uomini d’equipaggio sedevano di faccia agli Arconti, la cui tavola rettangolare si trovava su una piattaforma rialzata.

Quei cinque uomini, a quanto avevano detto, non dormivano da piu di trentasei ore, ma il Tecnarca non aveva esitato a convocare subito gli Arconti in seduta straordinaria, e quindi Laurance e i suoi uomini non avevano avuto modo di concedersi un po’ di riposo. Avevano avuto appena il tempo di tagliarsi barba e capelli, di lavarsi e di rimettersi in forma con degli stimolanti.

Laurance continuo ad avanzare finche venne a trovarsi a cinque o sei metri dagli Arconti. Era sulla quarantina, capelli folti e ricciuti che cominciavano appena a ingrigire, e un volto scarno e ossuto che in quel momento rifletteva la tensione sofferta durante l’ultimo viaggio. I suoi occhi, d’un grigio pallido, avevano una luce calda e pacata, stranamente in contrasto con la prontezza dei suoi riflessi mentali, e la muscolosa agilita della sua persona.

Parlo pesando bene le parole, con voce profonda e solenne. «Eccellenze, venni scelto da voi per comandare la prima nave interstellare Daviot-Leeson con equipaggio umano. Lasciai la Terra coi quattro uomini che vedete dinanzi a voi. Viaggiando a una velocita costante di grado interplanetario, raggiungemmo orbita di Plutone, la zona di sicurezza assegnataci, e da quel momento applicammo la propulsione Daviot-Leeson.»

«Lasciato l’Universo normale a una distanza di circa quaranta unita astronautiche della Terra, seguimmo la nostra rotta precalcolata per diciassette ore, fino a raggiungere la posizione stabilita. Facendo uso nuovamente della propulsione Daviot-Leeson, rientrammo nell’Universo normale e scoprimmo di avere effettivamente raggiunto il nostro obiettivo, ovvero la stella NGCR 185143, a una distanza media di novemilaottocento anni-luce dalla Terra.

«Questa stella e un sole con undici pianeti. Seguendo le istruzioni ricevute, siamo atterrati sul quarto di questi pianeti. I primi dati ci confermarono che si trattava di un pianeta Sei punti, tipo Terra, e quindi adatto per la colonizzazione. Con nostra grande sorpresa, scoprimmo che su questo pianeta un’intera citta era in via di costruzione.»

Sulla pedana, McKenzie si acciglio! La narrazione di Laurance era stata fin qui incredibilmente piatta, schematica, sinottica; l’uomo era riuscito a spogliare di ogni senso di meraviglia il primo viaggio interstellare v-u-l (velocita ultra luce), e a trasformare il resoconto in un semplice rapporto meccanico. La cosa aveva irritato molto il Tecnarca.

«Parlateci degli esseri che avete visto» ordino.

«Si, Eccellenza. Inviai Hernandez e Clive in ricognizione. Essi osservarono gli alieni per parecchie ore.»

«Senza essere visti?» chiese McKenzie.

«Questo e quanto ci risulta, Eccellenza» replico Laurance.

«Che aspetto hanno gli alieni?» volle sapere Klaus, l’Arconte della Difesa. Aveva una vocetta sottile e petulante.

«Sono umanoidi, Eccellenza. Abbiamo anche diverse fotografie che sarebbero state pronte se… se ci avessero avvertiti in tempo di prepararle. Comunque, misurano due metri circa d’altezza, hanno due gambe, respirano ossigeno, e per molti aspetti assomigliano a noi. La pigmentazione della pelle e verde, ma ne sono stati osservati alcuni azzurri. Pare invece che abbiano giunture piu complesse delle nostre. Le braccia hanno due gomiti, che permettono movimenti in tutte le direzioni, e per quanto si e potuto distinguere da lontano, pare che abbiano sette od otto dita. Indossano vestiti. In poche parole, potremmo dire di avere scoperto una razza intelligente a uno stadio di evoluzione piu o meno simile al nostro.»

L’Arconte della Sicurezza chiese, calmo: «Siete certi di non essere stati visti?»

«Alla nostra astronave non badavano affatto. I miei uomini sono rimasti sempre nascosti, mentre li osservavano. Dopo due ore di osservazione abbiamo lasciato il quarto pianeta e ci siamo spostati sul terzo, sempre del tipo-Terra, e anche qui c’erano colonie in costruzione. Dal sistema NGCR 185143, attraverso l’iperspazio, ci siamo spostati su un’altra stella a due anni-luce di distanza, e anche qui abbiamo osservato un processo di colonizzazione. Una terza visita, a un terzo sistema distante parecchi anni-luce, ci ha rivelato un’altra colonia in costruzione. Non ci sono dubbi possibili: questa razza, questi alieni stanno conducendo un’attiva opera di colonizzazione nel proprio settore della spazio. Dopo la nostra visita al terzo sistema stellare, ci siamo messi in viaggio per il ritorno, e siamo arrivati alcune ore fa.»

«Quindi, non siamo noi i soli» mormoro il Geoarca Ronholm, quasi a se stesso. «Altri esseri, la fuori, fondano come noi le loro colonie…»

«Gia» lo interruppe brusco McKenzie. «Fondano come noi le loro colonie. Io vi dico che siamo incappati nella piu grande minaccia che la Terra abbia mai incontrato in tutta la storia dell’Umanita.»

«Come potete esserne certo?» chiese Nelson, l’Arconte dell’Istruzione, con un certo calore. «D’accordo. C’e un’altra razza, una specie aliena che a migliaia di anni-luce dal nostro sistema sta colonizzando nuovi mondi. E con questo? Non mi pare proprio il caso di trarre conclusioni cosi drammatiche.»

«E il caso, invece, ed e quello che faccio. Oggi la sfera dei mondi terrestri e quella della razza aliena sono separate da migliaia di anni-luce. Ma la nostra espansione e in continuo aumento, e altrettanto si puo dire della loro. Questo condurra, prima o poi, a un urto inevitabile. Non parlo di una collisione tra due astronavi, o due pianeti, o addirittura due soli; la collisione inevitabile avverra tra due imperi spaziali, il nostro e il loro.»

«Avete qualche proposta da fare?» chiese il Geoarca.

«Si» replico McKenzie. «Dobbiamo metterci immediatamente in contatto con questa razza. Non tra cento anni, non tra un anno, ma addirittura la settimana prossima. Dobbiamo far sapere a loro che nell’Universo ci siamo anche noi, e che bisogna assolutamente raggiungere una specie di accordo… prima, capite, prima che l’urto avvenga!»

Segui un attimo di silenzio solenne. McKenzie fissava la figura eretta di Laurance fiancheggiata dagli altri quattro uomini dell’equipaggio.

«Cosa vi fa supporre» chiese Lestrade, l’Arconte della Sicurezza, «che questi… stranieri, diciamo cosi, possano nutrire dei propositi ostili nei nostri confronti?»

«Il problema dei loro eventuali propositi ostili e del tutto irrilevante. Loro esistono e noi esistiamo, ecco il punto! Loro colonizzano la loro area, noi la nostra. Prima o poi l’urto sara inevitabile.»

«Diteci chiaramente cio che consigliate, Tecnarca McKenzie» disse timidamente il Geoarca.

McKenzie si alzo. «Io propongo che la nave spaziale a velocita ultra-luce, appena tornata dal suo viaggio, riprenda immediatamente lo spazio. Propongo che all’equipaggio venga aggregata una commissione di esperti. Propongo infine che questa commissione si metta in contatto con l’altra razza per intavolare negoziati. I nostri parlamentari tenteranno di scoprire i propositi di questi esseri e di raggiungere un’intesa, secondo la quale alcune aree della galassia verranno riservate all’una o all’altra delle due razze colonizzatrici.»

«E chi comandera l’astronave questa volta?» chiese l’Arconte delle Comunicazioni.

McKenzie parve sorpreso dalla domanda. «Mi sembra evidente, no? Abbiamo di fronte a noi un equipaggio addestrato perfettamente, e che ha gia dato prova delle sue capacita.»

«Ma sono appena tornati da una spedizione durata un mese» protesto l’Arconte Wissiner. «Questi uomini hanno una casa, una famiglia. Non potete farli ripartire immediatamente!»

«Proponete forse di rischiare la nostra unica astronave a velocita ultra-luce affidandola a mani inesperte?» ribatte McKenzie. «Se l’Arconato e d’accordo, presentero prima di questa sera un elenco di persone che mi sembrano adatte per negoziare con gli stranieri. Una volta riuniti gli esperti, l’astronave potra ripartire subito. A ogni buon conto, lascio decidere a voi.»

McKenzie riprese il proprio posto. Segui un dibattito breve e privo di convinzione. Sebbene piu di un Arconte deplorasse in cuor suo i metodi drastici del Tecnarca, ben di rado qualcuno si azzardava ad opporsi, quando si arrivava al momento del voto. Troppe volte, in passato, McKenzie aveva dimostrato d’avere ragione perche gli altri

Вы читаете Il sogno del tecnarca
Добавить отзыв
ВСЕ ОТЗЫВЫ О КНИГЕ В ИЗБРАННОЕ

0

Вы можете отметить интересные вам фрагменты текста, которые будут доступны по уникальной ссылке в адресной строке браузера.

Отметить Добавить цитату
×