«Si. Solissimo.»

«Applicate l’isolatore, prego.»

Bernard abbasso la levetta di fianco all’apparecchio. Un attimo dopo, lo stemma del Tecnarca spari per cedere il posto alla testa e alle spalle del Tecnarca stesso. Bernard fisso tranquillamente la faccia forte e ossuta di McKenzie. Lui e il Tecnarca si erano incontrati solo poche volte. McKenzie l’aveva decorato dell’Ordine al Merito sette anni prima, e da quel momento i loro sentieri si erano incrociati in parecchie occasioni formali del mondo scientifico. Ma lui aveva udito la voce risonante del Tecnarca in centinaia di solennita nazionali e di riunioni di vario genere. Ora, Bernard chino rispettosamente la testa e disse: «Ai vostri ordini, Tecnarca.»

«Buonasera, dottor Bernard. Accade qualcosa di insolito, e sorto un problema nuovo. Penso che possiate aiutarmi… aiutare tutti noi.»

«Se e nelle mie possibilita, Tecnarca…»

«Si, dottor Bernard, lo e. Abbiamo mandato in ricognizione un’astronave sperimentale a velocita ultra-luce. L’astronave ha raggiunto un sistema che si trova a diecimila anni-luce di distanza. La sono stati scoperti degli esseri di una razza sconosciuta, intelligenti, e colonizzatori. Dobbiamo negoziare con loro, dottore. Subito. Voglio che siate voi a capo della commissione addetta ai negoziati.»

Le frasi brevi, categoriche, lasciarono Bernard stordito. La dichiarazione finale lo colpi con la violenza di uno schiaffo.

«Volete… che io sia a capo della commissione per i negoziati?» ripete stordito.

«Sarete accompagnato da altri tre colleghi e da un equipaggio di cinque uomini. L’equipaggio e pronto; manca soltanto l’adesione dei vostri colleghi. Questione di poco tempo. La partenza sara immediata. La durata del viaggio e trascurabile. Quella dei negoziati dipendera da quello che saprete fare. Potreste essere di ritorno sulla Terra in meno di un mese.»

Bernard provo un senso di capogiro.

Tutto pareva sparire nel vortice: il libro di poesie, il cognac, il tepore, l’intimita della casa… tutto svanito in un attimo in seguito a quella telefonata transatlantica.

Parlo con voce esitante: «Come… come mai avete scelto proprio me per questo incarico?»

«Perche siete il migliore, tra i vostri colleghi» replico semplicemente il Tecnarca. «Potete liberarvi dai vostri impegni per alcune settimane almeno?»

«Penso di si.»

«Ho la vostra conferma, allora, dottor Bernard?»

«Be’… si, Eccellenza. Accetto.»

«I vostri servizi non resteranno senza ricompensa. Presentatevi alla Sede dell’Arconato il piu presto possibile, dottore; e comunque non piu tardi di domani sera, ora di New York. Avete tutta la mia gratitudine, dottor Bernard.»

Lo schermo si spense.

Bernard fissava a bocca aperta il puntolino di luce che un attimo prima era stato la faccia del Tecnarca. All’improvviso, abbasso lo sguardo, colto da un senso di vertigine. Mio Dio, penso perche mai mi sono cacciato in una storia del genere? Un viaggio interstellare!

Poi sorrise, con ironia. Il Tecnarca gli aveva appena offerto la possibilita di essere uno dei primi esseri umani a trovarsi faccia faccia con altri esseri intelligenti non terrestri. E lui stava li a rammaricarsi, solo perche doveva separarsi momentaneamente dalle sue piccole comodita.

Dovrei esultare di gioia si disse, altro che rammaricarmi. Il cognac e le vibrosedie possono aspettare. Questa e senz’altro l’esperienza piu importante di tutta la mia vita!

Spense lo schermo sonoro. La musica per clavicembalo tacque nel bel mezzo di un’armoniosa cadenza. Yeats torno nella libreria. Bernard ingollo un ultimo sorso di cognac, e ripose la bottiglia nel bar.

Mezz’ora piu tardi aveva gia compilato un elenco delle persone che andavano informate della sua partenza, e programmato il suo robosegretario perche provvedesse ad avvertirle… dopo. Meglio mettere tutti quanti dinanzi al fatto compiuto della sua partenza, e lasciare che se la sbrigassero da soli.

Fare i bagagli era un problema piu complesso. Scarto alcuni libri troppo voluminosi, ne prese con se solo due di piccolo formato, infine mise in valigia alcuni indumenti personali e qualche memodisco. Non riusci a prendere sonno, nemmeno con i tranquillanti. Verso l’alba era gia in piedi, e passeggiava su e giu, agitatissimo, per l’appartamento. Verso le undici decise di raggiungere via transmat New York, ma dall’orario scopri che sarebbe arrivato dall’altra parte dell’Atlantico alle prime luci dell’alba. Aspetto un’altra ora, manovro il quadrante apposito per ottenere il benestare alla traversata e regolo il suo trasmat per farsi portare alla Sede dell’Arconato.

Entro nella cella, un po’ preoccupato come sempre al pensiero del percorso trasmat. Il suo pensiero venne interrotto a mezzo mentre il campo transmat si impossessava di lui. Quando emerse al capo opposto, termino il pensiero.

Le facce arcigne degli uscieri addetti all’Arconato lo aspettavano.

«Da questa parte, dottor Bernard.»

Li segui, sentendosi stranamente osservato, come una vittima che venga condotta all’altare del sacrificio. Gli uscieri lo condussero in una sala attigua, la cui imponenza rivelava a prima vista che si trattava dello studio privato del Tecnarca McKenzie: l’incarnazione della forza e dell’ambizione umana.

Al momento il Tecnarca non era nel suo studio. C’erano invece altri tre signori, che subito si fecero attenti all’entrare di Bernard, squadrandolo con l’ansia di gente ancora incerta sulla propria posizione.

Bernard li osservo a sua volta.

Alla sua sinistra, nell’angolo piu lontano della stanza, c’era un tipo alto, con le labbra tirate in una linea austera, quasi tetra. Il suo corpo, lungo e angoloso, sembrava fatto di tubi e bastoni tanto era rigido. Indossava abiti scuri, che indicavano la sua affiliazione al movimento dei Neopuritani. Bernard si mise istintivamente sulla difensiva; era avvezzo a considerare i Neopuritani con aperto disgusto, come gente i cui ideali erano talmente lontani dai suoi da non permettere alcuna possibilita d’intesa.

Piu vicino a Bernard, c’era un secondo individuo, piu basso, ma sempre di statura notevole. Era un tipo affabile e bonario, sulla cinquantina, con una faccia rosea e rasata di fresco che irradiava buona salute e gioia di vivere. Il terzo era basso e corpulento, con occhi neri e vividi, e la fronte solcata da rughe profonde. Sembrava una pila di energia, contenuta ma pronta a esprimersi nel momento piu impensato.

Bernard si guardo attorno, cercando di mascherare il suo disagio. «Salve» disse, prima che qualcun altro avesse aperto bocca. «Sono Martin Bernard, sociologo, nonche uno dei coscritti; piuttosto perplessi direi, di questa strana impresa. Voi tre siete qui solo per conferire col Tecnarca, o fate parte anche voi della spedizione?»

L’uomo dalla faccia rosea e l’aria affabile sorrise cordialmente e porse la mano. Bernard la strinse. Una mano morbida, liscia, e tuttavia molto energica… «Roy Stone» si presento l’uomo. «In linea di massima sono un politico, penso. Ufficialmente, sono Vicearconte per gli Affari Coloniali.»

«Piacere» mormoro Bernard.

«E io sono Norman Dominici» disse l’uomo corpulento, attraversando la stanza a passi nervosi, che esasperavano l’impressione di energia compressa che emanava da lui. «Sono un biofisico… quando non mi spediscono a fare visita a strane creature verdognole, cioe. Benvenuto nel nostro piccolo gruppo, Bernard.»

Solo il Neopuritano non si era presentato. Rimase dov’era, accanto alla parete ma senza addossarvisi.

Bernard si senti punto sul vivo da quella mancanza di cortesia, ma l’innato desiderio di stabilire rapporti cordiali prese il sopravvento, e lui si rivolse al Neopuritano ben deciso a fare il primo passo.

«Salve» disse, un po’ dubbioso.

«Attento» lo avverti Dominici a fior di labbra. «Sembra un tipo poco socievole.»

L’omone si volto lentamente dalla parte di Bernard. Aveva quell’espressione assente e chiusa non rara in chi, fin da piccolo, si e sentito emarginato per cause non inerenti la sua volonta. Nel suo caso specifico, all’origine della sua emarginazione c’era sicuramente la statura abnorme. Un quindicenne che ha superato il metro e novanta difficilmente riesce a sentirsi a suo agio con i coetanei sui quali torreggia, e con gli anni il senso di isolamento finisce, com’e logico, per ingigantire.

«Sono Thomas Havig» disse lo spilungone, con voce acuta e stridula, sorprendente in un individuo cosi alto. «Non credo che ci siamo mai incontrati, dottor Bernard, ma negli ultimi tempi abbiamo figurato insieme sulle pagine di alcune dotte riviste.»

Gli occhi di Bernard si spalancarono per l’improvvisa meraviglia e costernazione. Ma pensa un po’, tra tanta

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