dalla freschezza dell’aria. — Nuota attraverso questo rivo — gli dice un anfibio a dodici gambe. — Arrampicati su questa roccia per vedere la strada — insiste un gradevole animale conico. — Non trascurare questi fiori — dice una mola purpurea, sollevando una pietra piatta con il lungo naso per mostrargli un giardino in miniatura di splendide roselline. Animali molto simpatici. Una delizia viaggiare in loro compagnia.

— E ancora lontano, il Pozzo? — chiede lui, fermandosi per la notte. — C’e solo una strada — risponde una salamandra guizzante, spuntando da una piccola fessura nella roccia.

Clay stabilisce che si sta dirigendo verso sudest, anche se ha dimenticato in che continente si trova e dove puo trovarsi in relazione al luogo del suo risveglio. Il quarto giorno il panorama comincia a perdere il suo fascino, la tonalita mielata. La dolcezza lo abbandona rapidamente, e il mondo subisce un cambiamento totale nel giro di un’ora sola. I ranocchi gialli, gli alberelli sorridenti, gli alti fiori rosa non si vedono piu; Clay entra in un’enorme savana arida pattugliata da immense orde di animali enormi.

Ai limiti della sua visuale si aprono campi piatti di erba ramata alta fino alle ginocchia su cui pascolano bestie massicce. Sullo sfondo ci sono altri quadrupedi minacciosi, simili a cavalli dal muso piu corto, il cui pelo e screziato da tonalita rosso-sanguigne e dorate; sembrano diecimila tramonti sparsi per la pianura. Smettendo per un momento di ruminare, gli rivolgono un’occhiata gelida. Clay si accorge che le sue piccole guide sono completamente sparite di vista. — Sto cercando il Pozzo delle Prime Cose — spiega, e i ruminanti rossi-e-oro nitriscono e si voltano da un’altra parte, fissando l’orizzonte. Cosi lui continua nella direzione indicata. In una radura di erba spinosa trova un gruppo di brucatori dal collo lungo, alti almeno dodici metri. Riempiono la nicchia ecologica delle giraffe, ma questa specie dev’essere stata creata in un momento d’indigestione dell’evoluzione, perche sono creature prive di grazia almeno quanto la giraffa e nobile: assurdamente, hanno solo tre gambe, sistemate in un triangolo isoscele come sostegni per un corpo a sacca dal quale, al centro, fuoriesce il collo interminabile. Le gambe sono rigide e angolose, con tre serie di ginocchia equidistanti tra il corpo e gli zoccoli, ma il corpo ha una flessibilita serpentina, e il contrasto tra la spigolosita sottostante e la flessuosita sovrastante e di una volgarita innaturale. Le teste di questi animali sono poco piu di bocche gigantesche, sovrastate da piccoli occhi sgradevoli. Lacerano diligentemente delle foglie carnose dagli alberi torreggianti di cui si nutrono, e quando cambiano ramo nuove foglie spuntano con una velocita indecente. Gli animali non prestano la minima attenzione a Clay. In un attacco di astratta curiosita Clay cerca di spaventarli urlando, solo per vedere come puo fare a correre una bestia con tre gambe, ma i titani continuano il loro pasto. — Correte! — urla Clay — correte! — Uno dei piu grossi alza la testa, lo fissa per un momento e, inconfondibilmente, ride. Clay decide di continuare la sua strada. Passa accanto a una creatura enorme e massiccia simile a un doppio rinoceronte, con la pelle corazzata sul dorso; vede, nella zona erbosa che si apre dietro un leggero pendio, un’orda di decine di migliaia di animali dal grosso muso che potrebbero essere maiali con gambe di antilope; si chiede dove siano i leoni, e li trova all’estremita opposta del branco, tre carnivori magri e minacciosi con teste feline e crinite, zampe anteriori corte e muscolose, e possenti zampe posteriori simili a quelle dei canguri. Si nascondono ruggendo con la bocca sporca di sangue in un folto boschetto. Una madre e due cuccioli: alzano la testa e mostrano a Clay i loro occhi luminosi simili a stelle rossastre, con strane antenne guizzanti appena sopra gli occhi, ma non dimostrano la minima intenzione di attaccarlo. Clay preferisce comunque fare un largo giro per evitarli. Tenendosi alle spalle la luce pomeridiana, attraversa una successione di esemplari faunicoli, e, colpito da quella serie di stranezze, dopo un po’ rinuncia praticamente a cercare di analizzare quello che vede; si limita a definire elefante questo grosso ammasso di carne, gazzelle quelle bestiole scattanti, scimmia questo ammasso di braccia e pelame, e quell’assurdo mucchio d’ali rondine, anche se sa che i paragoni sono pazzeschi. Quando arriva l’oscurita si accampa ai piedi di una montagna nana, una pila di rocce a forma di nave alta una trentina di metri che si innalza precipitosamente dalla pianura, e rimane seduto impaziente per tutta la notte, cercando di ricambiare tutti gli sguardi luminosi che lo fissano.

Il giorno seguente si lascia dietro la savana. Il territorio diventa ancora piu apocalittico. Questa e una zona di disturbi termici: alcuni geyser spruzzano impetuose fontane di acqua ribollente, e la maggior parte del terreno e surriscaldato e inaridito. Esamina terrazze gessose, simili a tubature incrostate, che sostengono vasche d’acqua incrostate d’alghe, rosse, verdi, blu e una mistura di questi colori. Si ferma per osservare spruzzi di vapore nero alti centinaia di metri che fuoriescono da un’alta fumarola. Attraversa una pianura morta di sedimenti vetrosi, zigzagando per evitare le fessure che esalano spaventosi gas di putrefazione. Qui, ancora una volta, ritrova le piccole guide: — E questo il sentiero per il Pozzo delle Prime Cose? — chiede a una cosa strampalata aggrappata a un ramo contorto di albero, e questa gli risponde di andare avanti. Una bestiola rosea dalle molte gambe lo conduce graziosamente attraverso un intricato intreccio di laghetti termali che gorgogliano e ribollono e si lamentano e sembrano sempre sul punto di inondarlo di fluidi bollenti. Il cielo qui e grigio-blu per il fumo anche a mezzogiorno. L’aria ha un odore di prodotti chimici. La sua pelle si ricopre rapidamente delle esalazioni scure; quando fa correre i polpastrelli sul petto, lascia solchi nello sporco che lo ricopre. — Posso fare il bagno qui? — chiede a un’amichevole cosa saltellante, indicando con un piede un laghetto da cui non si innalzano vapori. — Non e saggio — risponde il saltatore. — Non e saggio, non e saggio, non e saggio! — e dal laghetto si riversa subito una schiuma scarlatta come se dall’interno fosse scaturito un acido corrosivo. Decide che e meglio rimanere sporchi.

Una parete di roccia scabra chiude la vallata dei geyser all’estremita opposta estendendosi a nord e a sud. Per scalarla ci vuole una certa abilita, perche sale quasi verticalmente e ci sono molti falsi appigli, ma Clay riesce a salire, preferendo questi rischi alla pianura dall’aspetto infinito che si stende dalle altre parti. Rimane sollevato nel notare che il pendio e molto piu delicato dall’altra parte. Mentre ridiscende, lancia un’occhiata alla zona che lo aspetta, e coglie una visione cosi straordinaria che si rende conto di aver raggiunto la sua destinazione. Per mezzo di una luce intensa, come se provenisse da un sole filtrato, vede una pianura completamente nuda: non un cespuglio, non un albero, non una roccia, solo una zona livellata di terra che si stende dall’estrema sinistra all’estrema destra, e si allontana curvandosi da lui verso il centro del mondo. Il suolo, arido come su Marte, e rosso mattone. Dritto davanti a lui, di sicuro a parecchi giorni di marcia nella pianura, c’e una colonna di luce che si innalza luminosa dal terreno e sale con regolarita perfetta, come una grande colonna di marmo, perdendosi per l’estremita superiore nell’atmosfera limpida. La colonna deve avere un diametro di mezzo chilometro, secondo i calcoli di Clay. Ha la lucidita della pietra levigata, eppure e certo che non e composta di sostanze materiali, ma piuttosto di un accumulo di energia pura. Nel suo interno e evidente il movimento: ampi settori roteano turbinosamente, si scontrano, si fondono, si mescolano. I colori mutano casualmente, adesso predomina il rosso e ora il blu, ora il verde, poi il marrone. Alcune zone della colonna sembrano piu dense delle altre. Spesso si distaccano alcune scintille che si allontanano fluttuando per poi dissolversi. In alto, la sommita incerta della colonna si fonde con le nuvole, oscurandole e incupendole. Clay sente nettamente un suono sibilante, crepitante, come di una scarica elettrica. Questa singola asta possente di luminosita nel mezzo della pianura abbandonata lo schiaccia, sovrastandolo. E un vero e proprio scettro di potenza: e un fulcro di creazione e cambiamento; e un asse di forza su cui puo ben girare l’intero pianeta. Clay stringe gli occhi per cogliere parte del suo splendore. — Il Pozzo delle Prime Cose? — chiede. Ma non ha piu guida, e deve rispondersi da solo, con un: — Si! Si e si — ancora. Questo e il posto. Si precipita in avanti. Si offre. Accetta qualsiasi cosa. Si offrira al Pozzo.

34

Si ferma sul bordo del Pozzo. Un ampio bordo calcificato, bianco come ossa, levigato come la porcellana; alcuni metri davanti a lui la colonna di luce sorge verso l’alto da un abisso incommensurabile. Cosi vicino, e sorpreso di non sentire alcun effetto particolare. C’e un certo calore, e una certa secchezza elettrica nell’aria, e forse odore di ozono; ma con tutta quell’energia che esce impetuosa dal terreno si aspetterebbe sensazioni prodigiose, e invece non sente nulla. La colonna sembra intangibile, come il raggio di un faro colossale. Fa un altro passo per avvicinarsi. Si muove lentamente, ma non per paura o esitazione, in quanto ormai il suo sentiero e deciso; prima di entrare, vuole capirne il piu possibile. Il bordo scende davanti a lui, porta verso il basso. Clay si trova ancora sulla parte piatta, ma al passo successivo i suoi piedi toccano l’inizio della curva discendente. Ormai e sufficiente un minimo spostamento in avanti del suo peso, e cadra dentro. Ha deciso. Io sono il sacrificio. Io sono il capro espiatorio. Sono lo strumento di redenzione. Clay andra. Comincia a chinarsi in avanti. Allarga le braccia, apre le mani, con i palmi rivolti verso la luce; la superficie della colonna sembra argentea, e ha la lucentezza di uno specchio: vi vede riflesso il suo volto che si avvicina, occhi scuri e cerchiati di scuro, labbra leggermente strette. La punta del naso tocca la colonna. Ci affonda dentro, cade; e privo di peso; e in estasi. La sua discesa termina dopo qualche momento. Come

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