della vecchiaia su di lui: le spalle cascanti, la testa sporgente, i capelli radi, la faccia coperta di rughe, gli occhi gialli e indeboliti. I guadagni di meta della vita coi sommi poteri. Ci guardammo in silenzio, come due stranieri che cercassero un punto di contatto. Tentai di ritrovare in lui il ragazzino che era stato mio compagno di giochi, il fratello maggiore che avevo amato e perduto tanto tempo prima, ma vidi soltanto un vecchio dalla faccia dura e le labbra tremanti. Un Eptarca e abituato a nascondere i sentimenti, ma Stirron non era capace di nascondermi niente, ne riusciva a mantenere un’espressione: sul suo volto si accavallavano cenni di rabbia imperiale, sorpresa, dolore, disprezzo e qualcosa che immaginai potesse essere una specie di amore represso. Finalmente parlai per primo, invitandolo nella mia capanna per discutere. Egli esito, forse pensando che avessi in mente di assassinarlo, ma dopo un momento accetto in modo regale, facendo cenno alla sua guardia del corpo di rimanere fuori. Quando fummo soli dentro, ci fu un altro momento di silenzio, che questa volta ruppe lui dicendo: — Non si e mai provato tanto dolore, Kinnall. Si crede a stento a quel che si e sentito dire su di te. Che tu abbia macchiato la memoria di nostro padre…

— E davvero una tal macchia, Eptarca, Signore?

— Insozzare il Comandamento? Corrompere gli innocenti… la tua sorella di legame fra le vittime? Cos’hai fatto, Kinnall? Cos’hai fatto?

Una stanchezza terribile mi sopraffece, e chiusi gli occhi: a malapena sapevo da dove iniziare a spiegare. Dopo un minuto ritrovai forza. Mi chinai verso di lui, sorrisi, gli presi la mano e dissi: — Io ti amo, Stirron.

— Quanto sei malato!

— Perche parlo d’amore? Ma siamo usciti dallo stesso grembo! Non devo amarti?

— E cosi che parli ora, soltanto per sudicerie?

— Parlo come il cuore mi comanda.

— Non solo sei malato tu, ma fai anche venir male agli altri — disse Stirron. Si volto e sputo sul pavimento sabbioso. Mi sembro una remota figura medievale, imprigionata dietro la dura faccia regale, intrappolata nei suoi gioielli e nelle sue vesti ufficiali, che parlava in modo burbero, distante. Come potevo raggiungerlo?

Dissi: — Stirron, prendi con me la droga sumariana. Ne ho ancora un po. La preparero e la berremo insieme. Tra un’ora o due le nostre anime saranno come una e tu comprenderai. Ti giuro che comprenderai. Vuoi farlo? Dopo uccidimi, se vuoi, ma prima prendi la droga. — Cominciai a darmi da fare per preparare la pozione. Stirron mi prese per il polso e mi fermo. Scosse la testa col gesto lento, pesante, di chi prova un’infinita tristezza. — No — disse. — Impossibile.

— Perche?

— Tu non oscurerai la mente del Primo Eptarca.

— A me interessa raggiungere la mente di mio fratello Stirron!

— Come fratello, si desidera soltanto che tu possa essere guarito, come Primo Eptarca si deve evitare il male perche si appartiene al proprio popolo.

— La droga e innocua, Stirron.

— E stata innocua per Halum Helalam?

— Sei tu una vergine spaventata? — chiesi. — Ho dato la droga a parecchie persone. Halum e l’unica che ha reagito male… anche Noim, suppongo, ma se l’e fatta passare… E…

— Le due persone al mondo piu vicine a te — disse Stirron. — E la droga ha fatto del male a tutte e due. E ora la offri a tuo fratello?

Era inutile. Gli chiesi di nuovo, parecchie volte, di provare la droga, ma naturalmente non volle toccarla. Se pure l’avesse fatto, a cosa mi sarebbe servito? Avrei trovato soltanto ferro nella sua anima.

Dissi: — Cosa sara di me, adesso?

— Un giusto processo, seguito da un’equa sentenza.

— Che sara cosa? Esecuzione? Ergastolo? Esilio?

Stirron scrollo le spalle. — Sta al Tribunale decidere. Pensi forse che si sia un tiranno?

— Stirron, perche la droga ti spaventa tanto? Sai cosa fa? Posso farti capire che porta soltanto amore e comprensione? Non e necessario che noi si viva come sconosciuti, con le anime avvolte in coperte. Possiamo liberarci parlando, possiamo uscir fuori. Possiamo dire «Io», Stirron, senza doverci scusare d’avere una individualita. Io, io, io. Possiamo dirci l’un l’altro cosa ci da dolore e possiamo aiutarci l’un l’altro a sfuggire quel dolore. — Il suo volto si oscuro: penso che fosse certo ormai che ero pazzo. Gli passai davanti, andai la dove avevo messo la droga, la mescolai rapidamente e gli offrii il flacone. Scosse la testa. Io bevvi a grandi sorsi e gli offrii di nuovo il flacone. — Suvvia — dissi, — bevi. Bevi! Non fara effetto per un poco. Prendila ora, cosi ci troveremo con l’anima dischiusa nello stesso momento. Per favore, Stirron!

— Potrei ucciderti io stesso — disse, — senza aspettare il giudizio della corte.

— Si, dillo, Stirron! IO! Io stesso! Dillo di nuovo!

— Miserabile esibizionista. Tu, figlio di mio padre! Se ti dico «Io» Kinnall, e soltanto perche tu non meriti altro che sudicerie da me.

— Non sono sudicerie. Bevi e cerca di capire.

— Mai.

— Perche ti opponi, Stirron? Cosa ti spaventa?

— Il Comandamento e sacro — disse. — Mettere in dubbio il Comandamento significa mettere in dubbio tutto l’ordine sociale. Liberalizza la tua droga nel paese e tutto quel che e ragionevole crollera, tutto quel che e stabile sara perduto. Pensi che i nostri antenati fossero dei mascalzoni, pensi che fossero pazzi? Kinnall, essi sapevano come creare una societa stabile. Dove sono le citta di Sumara Borthan? Perche vivono ancora in capanne nella giungla mentre noi abbiamo costruito quel che abbiamo costruito? Tu ci metteresti sulla loro stessa strada, Kinnall. Annulleresti le distinzioni tra bene e male, e in breve tempo la legge stessa sarebbe lavata via e la mano dell’uomo si alzerebbe contro il compagno; dove sarebbero allora il tuo amore e la tua comprensione universale? No, Kinnall. Tieniti la tua droga. Si preferisce ancora il Comandamento.

— Stirron…

— Basta. Il caldo e insopportabile. Sei agli arresti. Ora andiamocene.

74

Dato che avevo ancora in me la droga, Stirron mi concesse qualche ora di solitudine prima di iniziare il viaggio di ritorno a Salla, in modo che non dovessi viaggiare mentre la mia anima era vulnerabile alle sensazioni esterne. Una piccola carita dell’Eptarca: mise due guardie fuori della mia capanna e se ne ando con gli altri a caccia di uccelli-spada fino al tramonto.

Non avevo mai preso la droga senza che qualcuno la dividesse con me. Cosi le strane sensazioni furono su di me e io fui solo con esse; sentii i battiti, le pulsazioni, le palpitazioni e poi, quando i muri caddero dalla mia anima, non c’era nessuno in cui potessi entrare e nessuno che entrasse in me. Tuttavia potevo sentire le anime delle mie guardie, dure, chiuse, ferree, e sentivo che con un po’ di sforzo avrei anche potuto raggiungerle. Ma non lo feci perche mentre sedevo da solo mi trovai lanciato in un viaggio meraviglioso: mi allargavo e mi alzavo fino a coprire l’intero nostro pianeta, e tutte le anime dell’umanita erano unite alla mia. Mi apparve una visione meravigliosa. Vidi mio fratello di legame Noim far copie delle mie memorie e distribuirle a tutti quelli in cui aveva fiducia, che ne facevano altre copie e le distribuivano e le facevano circolare nei paesi di Velada Borthan. E dalle terre meridionali partivano navi cariche di polvere bianca, che veniva richiesta non solo dai nobili, non solo dal Duca di Sumar e dal Marchese di Woyn, ma da migliaia di comuni cittadini, da gente affamata d’affetto, da quelli che pensavano che il Comandamento stesse andando in pezzi, da quelli che desideravano raggiungere l’anima degli altri. E benche i guardiani facessero il possibile per arrestare il movimento, fallivano, perche il vecchio Comandamento aveva fatto il suo corso ed era ormai chiaro che amore e felicita non si potevano piu soffocare. Fino a quando fosse esistita, finalmente, una rete di comunicazioni, filamenti luminosi di percezione sensoria che collegava uno ad un altro, ad un altro, a tutti. Fino a quando finalmente anche gli Eptarchi e la gente di giustizia fossero travolti dall’onda di liberazione e tutto il mondo si unisse in una comunione gioiosa, ciascuno aperto a tutti, e il tempo delle metamorfosi fosse completo: il Nuovo Comandamento era promulgato. Vidi tutto questo nella mia catapecchia nelle Terre Basse Bruciate. Vidi la viva luce che circondava il mondo brillare, pulsare, guadagnare forza, approfondirsi nel colore. Vidi le mura crollare. Vidi la brillante rossa luminosita dell’amore universale. Vidi volti nuovi, mutati ed

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