— Troppo, troppo.

— Si puo rimanere un po’ meno — dissi.

— Devi proprio andare, comunque?

Il mio ginocchio destro cominciava a tremare. Mi sforzai di rimanere calmo. — Stirron, tieni conto del fatto che non ci si e allontanati da Salla nemmeno per un giorno da quando sei salito sul trono, e che non si puo permettere che un fratello di legame attraversi le colline settentrionali senza il conforto di una compagnia amica.

— E tu ricordati di essere l’erede della Prima Eptarchia di Salla e che, se qualche disgrazia si abbatte su tuo fratello mentre tu sei lontano, la nostra dinastia e perduta.

La freddezza della sua voce e la durezza con cui mi aveva interrogato mi gettarono nel panico. Si sarebbe opposto alla mia partenza? La mia mente febbricitante enumero almeno una dozzina di motivi per la sua ostilita. Era al corrente del fatto che avevo trasferito i miei capitali, ed era giunto alla conclusione che stavo per fuggire a Glin; oppure aveva pensato che Noim, suo padre ed io, sostenuti dalle truppe del generale, volessimo organizzare nel Nord una rivolta per deporre lui e mettere me sul trono; oppure era gia arrivato alla conclusione che la cosa migliore da farsi era arrestarmi e farmi scomparire, e non voleva che io gli sfuggissi allontanandomi da Salla; oppure… ma e inutile continuare. La gente di Borthan e sospettosa, e nessuno e meno pronto a prestare fiducia agli altri di chi porta la corona. Se Stirron non mi avesse concesso il permesso di partire, e sembrava proprio che non l’avrebbe fatto, mi sarei trovato costretto a fuggire, e non sarebbe stata una cosa facile.

Dissi: — Non e probabile che ti capiti qualcosa, Stirron; ma se anche fosse, non sarebbe certo un’impresa impossibile ritornare dal Nord. Temi davvero che qualcuno cerchi di usurpare il trono?

— Si teme tutto, Kinnall, e si lascia al caso un margine minimo.

Mi tenne una lezione sulle precauzioni che era indispensabile prendere, sulle ambizioni di coloro che circondavano il trono, mi parlo di alcuni gentiluomini di corte, che io consideravo i pilastri del regno, come di possibili traditori. Il suo discorso sulle incertezze che lo tormentavano andava ben al di la dei limiti imposti dal Comandamento e, mentre parlava, vidi con meraviglia che uomo tormentato e terrorizzato era diventato mio fratello in quel pur breve periodo di governo; mi resi conto, inoltre, che molto difficilmente mi avrebbe concesso il permesso di partire. Continuava a parlare, a parlare, si agitava, tormentava i suoi talismani d’autorita, sollevava continuamente lo scettro dal vecchio tavolo di legno su cui era appoggiato, andava su e giu dalla finestra, cambiava l’intonazione della voce, ora alta, ora grave, come se cercasse quella piu adatta ad un Eptarca. Avevo paura per lui. Era anche lui un uomo di notevole corporatura, e allora era piu forte e piu massiccio di me. Per tutta la vita l’avevo adorato, l’avevo preso a modello; e adesso era li, davanti a me, distrutto dal terrore e, quel che era peggio, me lo confessava. Commettere un peccato del genere, era addirittura impensabile. L’avevano ridotto in quello stato i pochi mesi in cui aveva dovuto reggere il supremo comando? Era la solitudine dell’Eptarchia a pesargli tanto? Su Borthan si nasce, si vive, si muore soli; perche mai portare una corona avrebbe dovuto essere piu gravoso del sopportare le sofferenze che infliggiamo a noi stessi ogni giorno? Stirron mi parlo di complotti per assassinarlo, e di fermenti rivoluzionari tra i contadini che si stringevano intorno alla citta, insinuo che la morte di nostro padre non era stata accidentale. Cercai di convincermi che si poteva anche addestrare un uccello-spada ad uccidere proprio una certa persona in un gruppo di tredici; ma era un concetto molto difficile da mandar giu. Sembrava che le responsabilita del trono avessero fatto diventare matto Stirron. Mi ricordavo perfettamente di quando mio padre aveva fatto rinchiudere in una segreta un certo duca che gli era dispiaciuto e per sei mesi lo aveva fatto torturare ogni giorno che il sole nasceva. Era entrato in prigione forte e vigoroso e quando ne usci era talmente malridotto che si sporcava gli abiti con i suoi stessi escrementi senza accorgersene. Quanto ci avrebbe messo Stirron per arrivare a quel punto? Pensai che forse non sarebbe stato un male se mi avesse negato il permesso di partire, perche, se avesse avuto un tracollo, sarebbe stato opportuno che io fossi li in citta, pronto a prendere il suo posto.

La conclusione di quel discorso incoerente mi meraviglio: Stirron attraverso rapidamente la stanza, si avvicino ad un’alcova da cui pendevano delle catenelle d’argento, ne afferro una manciata, ne svelse una dozzina, le lancio per la stanza e ruoto su se stesso, mi venne di faccia e grido con voce roca: — Kinnall, giurami che tornerai in tempo per le nozze reali!

A quel punto ero preso tra due fuochi. Negli ultimi minuti avevo cominciato a far piani per il futuro partendo dal presupposto che sarei rimasto in citta; ora scoprivo che dopotutto ero libero di partire, ma non ero sicuro che sarebbe stata una buona cosa, viste le condizioni di Stirron. A questo si aggiungeva il fatto che avrei dovuto garantire all’Eptarca un sollecito ritorno, e non potevo farlo senza mentire. Ma questa era una cosa cui non ero preparato. Quello che gli avevo detto fino ad allora era vero, anche se era soltanto una parte della verita: ero veramente deciso ad accompagnare Noim da suo padre ed a rimanere nel Nord fino alla prossima neve, ma come potevo, senza mentire, stabilire il giorno in cui sarei tornato in citta?

Mio fratello doveva sposare, dopo quaranta giorni, la figlia piu giovane di Bryggil, l’Eptarca del distretto sudorientale di Salla. Era un matrimonio astuto. Bryggil era al settimo posto, cioe al piu basso, della gerarchia tradizionale degli Eptarchi di Salla, ma era anche il piu vecchio, il piu abile e il piu rispettato di tutti e sette, adesso che mio padre era morto. Combinare la sagacia e la statura di Bryggil col prestigio che veniva a Stirron dal suo ruolo di Primo Eptarca voleva dire legare indissolubilmente la nostra dinastia al trono. Senza dubbio in breve tempo molti eredi sarebbero nati dal ventre della figlia di Bryggil e mi avrebbero tolto il ruolo di possibile erede; la sua fertilita aveva superato tutti gli esami e, in quanto a Stirron, non potevano esserci dubbi, dato che aveva gia disseminato Salla dei suoi bastardi. Come fratello dell’Eptarca, avrei certamente dovuto sostenere un ruolo nel cerimoniale delle nozze.

Avevo completamente dimenticato il matrimonio. Se fossi scivolato via da Salla prima che venisse celebrato, avrei ferito mio fratello e questo mi dispiaceva; ma se fossi rimasto, con Stirron in quello stato, non avrei avuto nessuna garanzia di arrivare libero al giorno delle nozze, o addirittura vivo. D’altra parte non c’era alcun senso ad andare a Nord con Noim, se mi proponevo di tornare entro quaranta giorni. Era una scelta difficile: posticipare la mia partenza e correre i rischi dei capricci regali di mio fratello, o partire subito e mancare di parola al mio Eptarca.

Il Comandamento dice che dovremmo accogliere di buon animo i dilemmi, perche addestrano l’animo a risolvere quello che sembra senza soluzione. Ma il dubbio che assillava me era decisamente una presa in giro degli alti insegnamenti morali del Comandamento. Mentre io rimanevo li, esitante, il telefono di Stirron suono; egli sollevo il ricevitore, parlo rapidamente, rimase cinque minuti ad ascoltare i suoni inarticolati che venivano dall’apparecchio mentre la sua faccia si faceva sempre piu buia e gli occhi gli s’infiammavano di collera. Alla fine interruppe il contatto e mi guardo come se non mi conoscesse. — Hanno cominciato a mangiare i morti a Spoksa — mormoro. — Sulle pendici del Kongoroi danzano in onore dei demoni, nella speranza di ottenere del cibo. Follia! Follia! — Strinse i pugni, volto la faccia verso la finestra, serro gli occhi e io pensai che si fosse completamente dimenticato di me. Il telefono ricomincio a squillare. Si giro di scatto, come se avesse ricevuto una pugnalata. Si accorse di me, fermo vicino alla porta, come di ghiaccio, agito le mani impaziente e disse: — Vai, vai, vai col tuo fratello di legame, vai dove vuoi! Questo paese, questa carestia! Padre, padre, padre! Sollevo il telefono. Iniziai la genuflessione di congedo, ma Stirron mi caccio furiosamente dalla stanza; lasciava che oltrepassassi i confini del suo reame senza che mi fossi impegnato in nessun modo.

11

Noim ed io partimmo, con pochi servi, tre giorni dopo. Il tempo era cattivo; dopo la siccita dell’estate, l’autunno non aveva portato solo le sue nuvole grigie, gonfie e lugubri, ma anche piogge incessanti, come d’inverno. — Morirete d’umidita prima d’aver raggiunto Glin — disse allegramente Halum, — se pure non affogherete nel fango della Grande Strada di Salla.

La sera prima della nostra partenza rimase con noi, a casa di Noim; passo la notte da sola in una piccola stanza appartata sotto il tetto e ci raggiunse per la colazione, quando ormai eravamo pronti per partire. Non l’avevo mai vista cosi bella: quella mattina la sua bellezza risplendeva dolcemente nel buio dell’alba piovosa, come una torcia in una caverna. Forse la vedevo ancora piu bella perche stava per uscire dalla mia vita, e sapevo che per molto tempo non l’avrei avuta vicina. Pensavo a quel distacco che io stesso avevo voluto, e la vedevo bellissima. Aveva una gonna di delicata maglia d’oro, con sotto semplicemente un leggerissimo velo a nascondere il suo corpo

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