trarre una conclusione valida?”.

Io sono il segretario del Centro che e stato fondato quattro mesi fa, agosto 2000. Le spese vengono pagate con il denaro di Carvajal. Per ora occupiamo una casa di cinque stanze in un’area rurale del New Jersey settentrionale, e non voglio precisare di piu la sua posizione. Il nostro scopo e quello di trovare i modi per ridurre l’Intervallo di Bernouilli a zero: cioe, fare delle previsioni sempre piu esatte sulla base di un campione statistico sempre minore; oppure, per dire la cosa in altri termini, passare dalla probabilistica alla predizione assoluta; o, con un’altra formula ancora, sostituire le congetture con la chiaroveggenza.

Quindi, il nostro lavoro ha come fine i poteri post-stocastici. Cio che Carvajal mi ha insegnato e che la stocasticita non e la meta di quest’attivita: e solamente una fase, rapidamente superabile, dei nostri sforzi diretti alla completa rivelazione del futuro, della nostra lotta per liberarci dalla tirannia del caso. Nell’universo assoluto tutti i fenomeni possono essere considerati rigidamente deterministici, e se non riusciamo a cogliere le strutture piu vaste, questo dipende dalla nostra percezione che e difettosa. Se la nostra nozione di causa ed effetto fosse solo passabile, riusciremmo a ottenere la conoscenza assoluta del futuro. Diventeremmo onniveggenti.

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Carvajal ormai e morto, esattamente quando e dove lui sapeva che sarebbe accaduto. Io sono ancora qui, invece, e penso di sapere anch’io come moriro, anche se non ne sono completamente sicuro, e la cosa, comunque, non sembra avere per me lo stesso peso che ebbe per lui. Carvajal non trovo mai la forza necessaria per sopportare le sue visioni. Era solo un piccolo uomo senza linfa, dagli occhi vuoti e il sorriso esangue, con un talento troppo grande per la sua anima, e fu questo dono a ucciderlo piu di qualunque altra cosa. Se davvero io ho ereditato questa dote naturale spero di farne un uso migliore del suo.

Carvajal e morto, ma io sono vivo e lo saro ancora per diverso tempo. Intorno a me ondeggiano le torri che sorgeranno a New York tra venti anni, grattacieli rilucenti nella pallida luce delle aurore non ancora nate. Guardo l’opaca volta di porcellana del cielo invernale e vedo immagini del mio viso, molto piu vecchio. Quindi non e ancora arrivato il mio momento di sparire. Ho davanti a me un futuro abbastanza lungo. Io so che il futuro e una zona fissa, irremovibile e accessibile come il passato. Proprio perche so questo, ho abbandonato la moglie che amavo, ho rinunciato alla carriera che mi stava arricchendo e mi sono attirato l’odio di Paul Quinn, in potenza l’uomo piu pericoloso del mondo, Quinn che tra quattro anni sara eletto Presidente degli Stati Uniti. Non ho paura di lui personalmente; Quinn non potra arrecarmi danno. Ma mi sento in colpa perche, quando sara giunto il momento, sara anche con il mio aiuto che si insediera alla Casa Bianca; mi consola il fatto che dividero questa colpa con voi, e voi e voi, che vivrete abbastanza da augurarvi di poter ritrattare i vostri voti ottusi e indifferenti. Ma non importa. Possiamo farcela e superare il “periodo Quinn”. Vi insegnero io come. Questo sara il mio modo di espiazione. Io posso salvarvi tutti dal caos, persino adesso, perfino con Quinn che sta saldamente a cavallo dell’orizzonte e cresce a dismisura ogni giorno di piu.

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Mi sono occupato di probabilita, da un punto di vista professionale, per sette anni prima di sentir parlare di Martin Carvajal. Il mio lavoro, dalla primavera del 1992 in poi, consistette nel fare anticipazioni sul futuro. Io posso guardare la ghianda e vedere la catasta di legna da ardere: e un dono che ho. Dietro pagamento, posso dirvi se, secondo me, quella delle patatine fritte continuera a essere una attivita in espansione, se e una buona idea aprire un gabinetto di tatuaggi a Topeka, se la moda dei capelli tagliati a zero durera abbastanza da rendere conveniente uno sviluppo della vostra fabbrica di creme depilatorie di San Jose.

Mio padre amava dire: “Un uomo non sceglie la propria vita. E la sua vita a scegliere lui”.

Puo darsi. Non avevo mai pensato di poter entrare nel campo delle profezie. A dire la verita, non mi ero mai aspettato di entrare in nessun campo. Mio padre aveva paura che diventassi un perdigiorno. Certamente dovette avere questa impressione quando presi la laurea. (New York University, 1968.) Mi ero barcamenato durante i tre anni di universita senza sapere affatto cio che volevo fare della mia vita; l’unica cosa di cui ero certo e che doveva trattarsi di qualcosa di comunicativo, creativo, redditizio e, tutto sommato, utile alla societa. Non volevo fare il romanziere, ne l’insegnante, ne l’attore, ne l’avvocato, ne l’agente di cambio, ne il generale e neppure il prete. L’industria e la finanza non mi attiravano, la medicina non era alla mia portata, la politica mi sembrava sporca e volgare.

Conoscevo le mie capacita, che sono essenzialmente verbali e concettuali, e conoscevo le mie esigenze rivolte esclusivamente a una vita sicura e tranquilla. Ero e sono tuttora intelligente, ambizioso, sveglio, energico, disposto a lavorare sodo e innocentemente opportunista, ma non, spero, opportunisticamente innocente. Tuttavia, quando uscii dall’universita, mi mancava un centro di interesse, un punto di riferimento.

E la vita di un uomo a scegliere lui. Avevo sempre avuto una curiosa abilita per le intuizioni bizzarre; cosi, poco per volta, trasformai questa predisposizione in un modo per guadagnarmi la vita. A tempo perso, facevo, come lavoro riempitivo, lo scrutatore alle elezioni; un giorno, in ufficio, mi capito di fare dei commenti perspicaci sul quadro generale che i primi dati stavano mostrando e il mio capo mi chiese di abbozzare uno schema indicativo di previsioni per la fase successiva della elezione. Si tratta di un programma che mostra quale tipo di domande si dovrebbero fare per ottenere le risposte di cui si ha bisogno. Quando un grosso cliente del mio datore di lavoro mi chiese di licenziarmi per dare consulenze come libero professionista, decisi di correre il rischio. Passare da questo a un vero e proprio studio di consulenze a tempo pieno fu solo questione di pochi mesi.

Quando entrai nel campo delle progettazioni, molte persone male informate pensarono che io fossi un raccoglitore di dati statistici. Non e cosi. Erano gli esperti di statistica a lavorare per me, avevo alle mie dipendenze un’intera squadra di “tecnici-Doxa”. Svolgevano per me il lavoro che i mugnai fanno per il fornaio: loro separavano il grano dalla pula; io producevo le torte a sette strati. Usando dei campioni di dati raccolti con i soliti metodi quasi- scientifici, ne traevo delle previsioni a lungo raggio, operavo dei cambiamenti repentini basati sull’intuizione; per farla breve, facevo delle supposizioni e ci riuscivo bene. Mi arricchivo, ma provavo anche una specie di rapimento estatico.

Quando confrontavo un gruppo di campioni non elaborati da cui dovevo trarre un pronostico importante, mi sentivo come un tuffatore che si lancia da una ripida scogliera in uno scintillante mare azzurro, alla ricerca di un lucente doblone d’oro nascosto nella sabbia bianca, giu in fondo, sotto le onde: il cuore mi batteva forte, la testa mi girava, il mio corpo e il mio spirito, fortemente stimolati, giungevano a uno stadio energetico piu alto e intenso. Estasi.

Quello che facevo era di un’estrema raffinatezza tecnica, ma era anche una specie di arte magica. Il mio lavoro si svolgeva tra strumenti armonici, spioventi positivi, valori modali e parametri di dispersione. Il mio ufficio era un labirinto di schermi dimostrativi e di diagrammi. Mantenevo in funzione ventiquattro ore su ventiquattro una fila di computer giganti e quella specie di orologio che portavo al braccio sinistro era in realta lo strumento in cui si raccoglievano i dati. Ma la matematica piu complicata e la tecnologia Hollywood piu raffinata erano semplici aspetti delle fasi preliminari del mio lavoro, lo stadio di acquisizione. Una volta giunto il momento di fare le vere e proprie previsioni, l’IBM non mi sarebbe piu stata di nessun aiuto. Il gioco di prestigio dovevo farlo con la mia sola mente, senza aiuto. Mi sarei affacciato, terribilmente solo, dal ciglio di quella scogliera; e pur conoscendo, grazie all’ecogoniometro, la configurazione del fondale marino; pur avendo misurato, con gli strumenti piu moderni della General Electric, la velocita del flusso di corrente, la temperatura dell’acqua e l’indice di torbidezza, tuttavia mi sarei trovato completamente solo nel momento cruciale della percezione. Avrei scrutato l’acqua con gli occhi socchiusi, piegando le ginocchia, facendo oscillare le braccia, riempiendo i polmoni di aria, aspettando il momento in cui avrei “visto”, in cui avrei veramente “visto”; e quando avessi sentito quel meraviglioso, sicuro stordimento dietro le sopracciglia, allora finalmente avrei spiccato il balzo; mi sarei lanciato a capofitto nel mare increspato alla ricerca del doblone d’oro; mi sarei proiettato, nudo, indifeso e infallibile, verso la meta.

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