demagoghi sostenevano ancora questa teoria. New York era stata sul punto di morire circa una generazione fa, quando il sindacato dei dipendenti statali aveva preso il controllo della citta e l’aveva spremuta senza pieta.

Poi, pero, quell’arrivista spilungone di Lindsay l’aveva resuscitata e ne aveva fatto la Citta dei Divertimenti, con il solo risultato di trasformare il divertimento in incubo quando scheletri armati di granate cominciarono a saltare fuori da tutti gli armadi. Fu allora che New York scopri che cosa e veramente una citta morente; il precedente periodo di decadenza comincio ad apparire come un’eta d’oro. La borghesia bianca si assottiglio in un esodo pieno di panico; le tasse arrivarono a livelli cosi repressivi che in citta funzionavano solo i servizi essenziali perche meta della gente era troppo povera per pagare i costi di manutenzione; le industrie importanti reagirono spostando i loro quartieri generali nella cintura periferica fuori citta, corrodendo ulteriormente la base fiscale. Rivalita etniche di bizantina memoria scoppiarono in ogni rione. Dietro ogni lampione si nascondeva, in agguato, un rapinatore. Come avrebbe potuto sopravvivere una citta cosi infetta? Il clima era orrendo, i cittadini malvagi, l’aria irrespirabile, l’architettura un obbrobrio e un cumulo di processi inarrestabili aveva ridotto in modo allarmante la base economica.

Eppure la citta sopravvisse, addirittura prospero. C’era il porto, il fiume, con la felice posizione geografica che facevano di New York un indispensabile punto nevralgico di collegamento per tutta la costa orientale, un quadro di controllo essenziale, insostituibile.

C’era di piu: la citta aveva raggiunto, con la sua folle e faticosa densita, un genere di maggioranza critica, un livello di attivita culturale che la rendeva un riproduttore stimolante per l’anima, ad arricchimento e alimentazione autonoma, e accadevano tante cose anche in una New York moribonda che la citta non poteva proprio morire, doveva continuare a palpitare e a sputare fuori le febbri della vita, riaccendendosi e rinnovandosi incessantemente. Un’insopprimibile, folle energia continuava a ticchettare nel cuore della citta e sara sempre cosi.

Non era dunque moribonda. Pero, esistevano dei problemi.

Si poteva rimediare all’aria inquinata con maschere e filtri. Si poteva cercare di combattere il crimine nello stesso modo in cui si fronteggiavano le tormente di neve o il caldo estivo, non tentando inutilmente di evitarli, ma contrattaccando con i piu moderni metodi tecnologici. Le vie erano due: o si circolava per le strade senza oggetti di valore, con aria indifferente, e si stava rintanati il piu possibile in casa al riparo di decine di serrature, oppure ci si equipaggiava di sistemi di allarmi efficaci a distanza, di bastoni anti-persona di coni di sicurezza emanati da un circuito cucito nella fodera dei vestiti e si usciva coraggiosamente ad affrontare i delinquenti.

Far fronte. Ma la borghesia bianca era finita, forse per sempre, e questo creava delle difficolta a cui i tecnici elettronici non potevano ovviare. La citta, nel 1990, era abitata in gran parte da negri e portoricani, con l’eccezione di due specie di zone franche, una in costante diminuzione (le ricchezze dei vecchi ebrei, italiani e irlandesi), l’altra in costante espansione sia per dimensione che per potenza (le isole rilucenti delle classi ricche, manageriali e creative). Una citta abitata solo da ricchi e da poveri e sottoposta a enormi sbalzi sociali e ci vorra non poco tempo prima che la nascente borghesia non-bianca diventi una forza reale per la stabilita sociale. Una parte di New York brilla dello stesso splendore conosciuto nel passato solo da Atene, Costantinopoli, Roma, Babilonia e Persepoli; il resto e giungla, una giungla vera e propria, fetida e squallida, dove l’unica legge e la forza. Non e una citta che muore quanto piuttosto una citta ingovernabile, con sette milioni di persone che si muovono in sette milioni di orbite diverse sotto tremende pressioni centrifughe che minacciano a ogni momento di fare di noi delle iperboli.

Chi puo governare cio che e ingovernabile? Qualcuno e sempre disposto a tentare, che Dio l’aiuti. Dei nostri cento e passa sindaci alcuni sono stati onesti e molti imbroglioni, e circa sette sono stati degli amministratori competenti ed efficaci. Due di questi erano dei ladri, ma lasciamo perdere la loro condotta morale, dal momento che sapevano come mandare avanti la citta meglio di tutti. Alcuni furono delle stelle, altri dei disastri e tutti, nell’insieme, contribuirono a spingere la citta verso la sua ineluttabile debacle finale. E adesso compariva alla ribalta Quinn. Sembrava promettere grandi cose, combinando, cosi pareva, la forza e la vigoria di un Gottfried, il fascino di un Lindsay, l’umanita e la pieta di un LaGuardia.

Lo presentammo in questa veste all’elezione primaria dei Nuovi Democratici contro l’inetto e impotente DiLaurenzio. Bob Lombroso spillo milioni alle banche, George Missakian mise insieme un certo numero di semplici inquadrature televisive che raffiguravano molte delle celebrita presenti a quella famosa festa. Ara Ephrikian barattava cariche di commissario in cambio di appoggio nei vari circoli, e io mi facevo vedere di tanto in tanto al quartiere generale con rapporti proiettivi estremamente semplici e ingenui che non dicevano niente di piu profondo di:

“andate sul sicuro”

“continuate cosi”

“ce l’abbiamo fatta”.

Tutti si aspettavano che Quinn spazzasse via gli avversari e infatti, in una lista di sette candidati, vinse la primaria con la maggioranza assoluta. I repubblicani trovarono un banchiere, un certo Burges, che accetto la loro nomina. Era sconosciuto, un novizio in politica e non so se i repubblicani erano in vena di suicidio o semplicemente realistici. Uno scrutinio fatto un mese prima della elezione attribuiva a Quinn l’83% dei voti. Il 17% mancante lo preoccupava. Li voleva tutti e percio decise di fare la sua campagna elettorale in mezzo alla gente. Erano almeno venti anni che nessun candidato a New York si sognava di sfilare su una macchina scoperta stringendo mani a destra e sinistra, ma Quinn riusci a spuntarla con un irritatissimo Mardikian che pensava gia a un attentato.

Quinn ando a stringere le mani. Forse la cosa gli servi.

Consegui la piu grossa vittoria elettorale nella storia di New York con una maggioranza dell’88%. Il primo gennaio 1998, in una giornata stranamente mite, tipo Florida, Haig Mardikian, Bob Lombroso e tutti noi della cerchia intima ci riunimmo, stretti l’uno all’altro, sui gradini del Municipio e osservammo il nostro uomo prestare giuramento. Dentro mi ribolliva una vaga inquietudine. Che cosa temevo? Non saprei dire. Una bomba, forse. Si, una bella bomba da fumetto, rotonda e lucida, con una valvola sfrigolante avrebbe tagliato l’aria con un sibilo e ci avrebbe ridotti tutti in mille pezzi. Eppure non fu lanciata nessuna bomba. Perche fai l’uccello di cattivo augurio, Nichols? Allegria! Niente da fare, rimasi inquieto e irritabile. Ci furono grandi pacche sulla schiena e scambi di abbracci. Paul Quinn era sindaco di New York e buon 1998 a tutti.

10

— Se Quinn vince — chiese Sundara una sera alla fine dell’estate 1997 — ti offrira un lavoro nella sua amministrazione?

— E probabile.

— Lo accetterai?

— Neanche per idea. Organizzare una campagna elettorale e divertente, ma la routine municipale di tutti i giorni e una noia tremenda. Alla fine dell’elezione ritorno ai miei soliti clienti.

Tre giorni dopo l’elezione, Quinn mi mando a chiamare e mi offri la carica di Assistente Amministrativo Speciale che io accettai senza esitazione, senza neppure pensare ai miei clienti o ai miei dipendenti o al mio modernissimo ufficio pieno di macchinari per l’elaborazione dei dati.

Avevo dunque mentito a Sundara, quella sera d’estate?

No, era me stesso che avevo preso in giro. Il mio lavoro di previsione si era rivelato impreciso perche non avevo capito me stesso. Nei mesi tra agosto e novembre mi resi conto che la vicinanza al potere da assuefazione. Per piu di un anno avevo attinto vitalita da Paul Quinn. Quando si passa tanto tempo vicino a una tale fonte di energia, si rimane irretiti dal suo flusso, e come diventare tossicomane. Uno non si allontana volontariamente dal generatore di corrente che gli ha dato nutrimento. Quando, gia sindaco, Quinn mi interpello, disse di avere bisogno di me ed io ci credetti, ma in realta sapevo che ero io ad avere bisogno di lui. Quinn stava per compiere uno splendido balzo in avanti, un brillante volo di cometa nella fitta oscurita della politica americana e io anelavo a fare parte del suo strascico, a cogliere qualche scintilla del suo fuoco ed esserne scaldato. La faccenda stava esattamente in questi termini: semplici e umilianti. Potevo anche fare finta di credere che, lavorando per Quinn, partecipavo a una nobile crociata per salvare la piu grande delle nostre citta, che contribuivo al recupero, dagli abissi in cui era sprofondata, della moderna civilta urbana per darle uno scopo e una possibilita di sopravvivenza. Ma cio che mi legava a Quinn era il fascino del potere, il potere in astratto, il potere fine a se stesso, il potere di modellare, dare forma e trasformare. La crociata per salvare New York era di importanza secondaria; cio che desideravo veramente era tirare le fila del potere.

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