goderselo. Ritiro la mano a malincuore e vide esterrefatto un lieve tremore nel coperchio aperto della cassa. Non si era spostato leggermente, come mosso dal vento?

Scuotivento si guardo prima le dita e poi guardo il coperchio. Era pesante e cerchiato di ottone. Adesso non si muoveva.

Quale vento?

— Scuotivento!

Duefiori balzo giu dal letto. Il mago fece un salto indietro e si sforzo di sorridere.

— Mio caro, giusto in tempo! Faremo colazione e poi sono sicuro che avete preparato un magnifico programma per questo pomeriggio!

— Ehm…

— Splendido!

Scuotivento respiro a fondo.

— Sentite — comincio disperato — andiamo a mangiare da un’altra parte. Dabbasso c’e stata una specie di battaglia.

— Una rissa da taverna? Perche non mi avete svegliato?

— Be’, vedete. Io… cosa?

— Credevo di essermi spiegato stamane. Scuotivento. Io voglio vedere la vera vita morporkiana, il mercato degli schiavi, le Fosse delle Baldracche, il Tempio dei Piccoli Dei, la corporazione dei mendicanti… e un’autentica rissa da taverna. — Nella voce di Duefiori si avverti un accenno di sospetto. — Voi qui in citta le avete queste cose, vero? Sapete, quelli che dondolano dai lampadari, duelli sui tavoli, quel genere di avventure che capitano sempre a Bravd il Barbaro e a Donnola. Sapete… eccitazione.

Scuotivento si sedette pesantemente sul letto. — Voi volete vedere un combattimento?

— Si. Cosa c’e che non va?

— Tanto per cominciare, le persone si fanno male.

— Oh, non intendevo che noi si dovesse partecipare. Desidero soltanto vederne uno, ecco tutto. E certi dei vostri famosi eroi. Ne avete, non e vero? Non sono tutte chiacchiere di marinai? — Adesso, con sommo stupore del mago, Duefiori sembrava quasi supplichevole.

— Oh si, ce li abbiamo — affermo Scuotivento. Se li raffiguro e rabbrividi al solo pensiero.

Prima o poi tutti gli eroi del Mare Circolare passavano sotto le porte di Ankh-Morpork. La maggior parte di loro proveniva dalle tribu barbare piu vicine al Centro ghiacciato, che esercitava una specie di commercio esportando eroi. Quasi tutti possedevano spade dotate di magia elementare le cui irrepresse frequenze sul piano astrale rovinavano qualsiasi delicato esperimento di magia applicata per chilometri all’intorno. Ma Scuotivento non ce l’aveva con loro per questa ragione. Avendo abbandonato i suoi studi di magia, non gli importava che bastasse l’apparizione di un eroe alle porte della citta per fare esplodere le storte e materializzare i demoni in tutto il Quartiere Magico. No, cio che non gli piaceva degli eroi era che da sobri fossero sempre sull’orlo del suicidio e da sbronzi su quello dell’omicidio. E poi erano troppi. Alcuni dei terreni vicini alla citta, piu adatti all’avventura cavalieresca, durante la stagione diventavano una vera babele. Si parlava di organizzare dei turni.

Scuotivento si gratto il naso. I soli eroi di suo gradimento erano Bravd e Donnola, in quel momento fuori citta, e Hrun il Barbaro. Quest’ultimo, per gli standard del Centro, era praticamente un letterato perche poteva pensare senza muovere le labbra. Si diceva che stesse vagando per Turnwise.

— Sentite — disse. — Avete mai conosciuto un barbaro?

Duefiori scosse la testa.

— Lo immaginavo — riprese Scuotivento. — Bene, sono…

Dalla strada venne un trapestio e nuove grida dal locale, seguite da una confusione per le scale. La porta fu spalancata prima che Scuotivento facesse in tempo a fuggire dalla finestra. Ma invece del pazzo accecato dalla sete dell’oro che si aspettava di vedere, si trovo davanti il rosso faccione rotondo di un sergente della Guardia. Respiro di nuovo. Naturale. La Guardia era sempre attenta a non intervenire troppo presto in una rissa, se le probabilita non erano decisamente favorevoli. Il mestiere comportava una pensione e pertanto attirava il tipo d’uomo cauto e previdente.

Il sergente lancio un’occhiataccia a Scuotivento e si rivolse con interesse a Duefiori. — Tutto bene qui? — domando.

— Benissimo — rispose Scuotivento. — Siete stato trattenuto?

Il sergente lo ignoro. — E questo lo straniero? — chiese.

— Stavamo giusto uscendo — dichiaro Scuotivento e soggiunse in trob: — Duefiori, penso che dovremmo pranzare altrove. Conosco diversi posti.

Usci nel corridoio con aria indifferente. Duefiori lo segui e pochi secondi dopo si udi un suono strozzato provenire dal sergente che aveva visto la cassa chiudere di colpo il coperchio, alzarsi, stiracchiarsi e incamminarsi dietro a loro.

Le guardie stavano trascinando fuori dal locale i cadaveri. I superstiti non c’erano. Ci aveva pensato la Guardia dando loro tutto il tempo di scappare dalla porta sul retro. Un compromesso tra prudenza e giustizia che conveniva a tutte le parti.

— Chi sono questi uomini? — domando Duefiori.

— Oh, sapete, solo degli uomini — rispose Scuotivento. Senza pensarci, una parte del suo cervello che non aveva niente da fare, ebbe la meglio sulla bocca e aggiunse: — In effetti, sono eroi.

— Davvero?

Quando un piede e intrappolato nel Grigio Miasma di H’rull e molto piu facile entrarci dentro e affondare piuttosto che prolungare la lotta. Scuotivento si lascio andare.

— Si, quello laggiu e Eric Braccioforte, l’altro e Black Zenell…

— E qui Hrun il Barbaro? — chiese Duefiori scrutando intorno a se. Il mago prese fiato.

— E li dietro a noi.

L’enormita della bugia era tale che le sue increspature si propagarono a uno dei piani astrali inferiori fino al Quartiere Magico al di la del fiume; li acquisto una tremenda velocita dalla vasta onda di energia che sempre si librava sulla zona e rimbalzo violentemente attraverso il Mare Circolare.

Un ipertono raggiunse lo stesso Hrun, che in quel momento lottava contro una coppia di gnoll su un alto costone delle montagne Caderack, e gli causo un attimo d’inspiegabile disagio.

Nel frattempo Duefiori aveva aperto il coperchio del Bagaglio e si affrettava a tirare fuori un pesante cubo nero.

— E fantastico! — esclamo. — A casa non ci crederanno mai!

— Che va dicendo? — chiese dubbioso il sergente.

— E felice che ci abbiate salvato — rispose Scuotivento. Guardava con l’angolo dell’occhio la scatola nera, quasi si aspettasse di vederla esplodere o emettere strani motivi musicali.

— Ah — disse il sergente. Anche lui fissava la scatola.

Duefiori rivolse ai due un sorriso radioso. — Desidero fissare un ricordo dell’avvenimento — spiego. — Per piacere, volete chiedere loro di andare vicino alla finestra? Ci vorra un momento. E, ehm, Scuotivento?

— Si?

Duefiori si alzo in punta di piedi e bisbiglio: — Sono sicuro che sapete che cosa e questa, vero?

Scuotivento abbasso gli occhi sulla scatola. Da un lato, sporgeva nel centro un occhio di vetro rotondo e dall’altro una levetta.

— Non proprio — confesso.

— E un arnese che permette di fissare rapidamente un’immagine. Si tratta di un’invenzione nuova. Ne vado piuttosto orgoglioso, ma vedete, non credo che questi signori… be’, voglio dire potrebbero… intimorirsi? Potreste spiegarglielo. Naturalmente li rimborsero per il loro tempo.

— Lui ha una scatola con un demone dentro che disegna le immagini — disse brusco Scuotivento. — Fate quello che vi dice questo matto e lui vi dara dell’oro.

La Guardia sorrise nervosamente.

— Scuotivento, vorrei anche voi nel quadro. Cosi va bene. — Duefiori tiro fuori il disco d’oro che il mago aveva gia visto, lo esamino un momento e borbotto: — Trenta secondi dovrebbero bastare. — Poi aggiunse a voce alta: — Sorridete, prego!

— Sorridete! — ripete nervosamente Scuotivento. Dalla scatola venne un ronzio.

— Ecco fatto!

Il secondo albatro volo alto sopra il disco, cosi in alto che i suoi mobili occhietti gialli potevano vedere l’intero mondo e il vasto, scintillante, avvolgente Mare Circolare. A una delle sue zampe era fissata una capsula contenente un messaggio. Piu in basso, celato dalle nuvole, l’uccello che aveva portato il primo messaggio al Patrizio di Ankh-Morpork faceva ritorno a casa battendo dolcemente le ali.

Scuotivento, stupefatto, guardo il quadratino di vetro. Eccolo li, proprio lui, una figurina dai colori perfetti, in piedi davanti a un gruppo di guardie dalla facce congelate in una smorfia di terrore. Un mormorio di spavento si levo dagli uomini intorno a lui quando allungarono il collo per sbirciare al di sopra della sua spalla.

Con una smorfia divertita, Duefiori estrasse una manciata di monetine che Scuotivento riconosceva ormai come un quarto di rhinu. Strizzo l’occhio al mago.

— Ho avuto gli stessi problemi quando mi sono fermato alle Brown Islands — disse. — Credevano che l’iconografo rubasse un po’ delle loro anime. Ridicolo, no?

— Yarrg — disse Scuotivento e poi aggiunse, tanto per dire qualche cosa: — Pero non credo che mi somigli molto.

Duefiori ignoro l’osservazione e dichiaro invece: — E facile da fare funzionare. Guardate, c’e solo da premere questo bottone. L’iconografo fa il resto. Adesso, mi metto li in piedi vicino a Hrun, e voi potete scattare l’immagine.

Le monete calmarono l’agitazione degli uomini come solo l’oro sa fare. Mezzo minuto dopo, con grande stupore di Scuotivento, lui teneva in mano un piccolo ritratto su vetro di Duefiori che impugnava uno spadone dentellato e sorrideva come se tutti i suoi sogni si fossero avverati.

Pranzarono a una piccola trattoria vicino al ponte Brass, con il Bagaglio sistemato sotto il tavolo. Il cibo e il vino, assai superiori a quelli che normalmente si permetteva Scuotivento, contribuirono molto a rilassarlo. Decise che le prospettive non erano poi cosi malvage. Un pizzico d’inventiva e un po’ di cervello, ecco tutto cio

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