potuto essere uno di questi.

A distanza gli urli di rabbia presero una nota stridula di terrore. Scuotivento si guardo disperatamente intorno in cerca di una barca o qualcosa a cui aggrapparsi sui ripidi muri da entrambi i lati.

Era in trappola.

L’Incantesimo si formo, spontaneo, nella sua mente. Forse era improprio dire che lui l’aveva appreso. Era vero il contrario. L’episodio aveva condotto alla sua espulsione dall’Universita Invisibile perche, per una scommessa, lui aveva osato aprire le pagine dell’ultima copia rimasta dei libro del Creatore, l’Ottavo (mentre il bibliotecario dell’Universita era occupato altrove). L’incantesimo era balzato fuori dalla pagina e gli si era introdotto nella mente, cosi a fondo che nemmeno gli sforzi combinati dei sapientoni della Facolta di Medicina erano stati capaci di farlo venire fuori. Quale fosse di preciso, erano stati pure incapaci di accertare. Sapevano soltanto che era uno degli otto incantesimi basilari, indissolubilmente intrecciati con il tessuto stesso del tempo e dello spazio.

Da allora aveva mostrato la preoccupante tendenza a cercare di essere pronunciato ogni volta che Scuotivento si sentiva depresso o particolarmente minacciato.

Il mago strinse i denti ma la prima sillaba si fece strada a forza all’angolo della bocca. Senza volerlo, la sua mano sinistra si sollevo e, mentre la magica forza gli turbinava intorno, prese a mandare scintille di ottarino…

Il Bagaglio spunto di corsa dall’angolo, con le centinaia di ginocchia in movimento come pistoni.

Scuotivento spalanco la bocca dalla sorpresa. L’incantesimo mori, impronunciato.

Non sembrava che la cassa fosse minimamente impacciata dal parato ornamentale spavaldamente drappeggiato su di lei, ne dal ladro che penzolava con un braccio dal coperchio. Era, letteralmente, un peso morto. Piu in la sul coperchio si scorgevano i resti di due dita, proprietario sconosciuto.

Il Bagaglio si fermo a qualche centimetro dal mago e ritrasse le gambe. Non pareva che fosse dotato di occhi, ma Scuotivento era sicuro che lo stava fissando. In attesa.

— Scio! — esclamo lui debolmente. La cassa non si mosse, ma il coperchio si apri con un cigolio e lascio cadere a terra il ladro morto.

Scuotivento si ricordo dell’oro. Presumibilmente la cassa doveva avere un padrone. In assenza di Duefiori, lei lo aveva forse adottato?

La marea stava cambiando e, nella gialla luce pomeridiana, la corrente trascinava i rottami verso la Chiusa, a solo cento metri piu giu. Ci volle un attimo perche il cadavere del ladro li raggiungesse. Anche se in seguito l’avessero trovato, non ci sarebbero stati commenti. E i pescecani dell’estuario erano usi a pasti solidi e regolari.

Scuotivento guardo il corpo scivolare via e riflette alla sua prossima mossa. Probabilmente il Bagaglio avrebbe galleggiato. Non gli restava che attendere il crepuscolo e poi andarsene con la marea. Piu a valle c’era una quantita di luoghi selvaggi dove approdare e poi… be’, se davvero il Patrizio aveva diramato un avviso sul suo conto, allora sarebbe bastato cambiarsi d’abito e radersi. In ogni caso, esistevano altri paesi e lui aveva facilita per le lingue. Bastava arrivare a Chimera o Gonim o Ecalpon e mezza dozzina di armate non avrebbero potuto riportarlo indietro. E poi… ricchezza, comodita, sicurezza…

Naturalmente sussisteva il problema di Duefiori. Scuotivento si lascio andare a un attimo di tristezza.

'Poteva andare peggio' si disse a mo’ di addio. '’Potevo essere io'.

Quando provo a muoversi, senti la tunica impigliata in un ostacolo.

Allungo il collo e scopri che l’orlo era saldamente trattenuto dal coperchio del Bagaglio.

— Ah, Gorphal — lo saluto benevolo il Patrizio. — Vieni. Siediti. Posso offrirti una medusa candita?

— Sono ai vostri ordini, padrone — rispose calmo il vecchio. — Salvo, forse, quando si tratta di echinodermi conservati.

Il Patrizio alzo le spalle e gli indico il rotolo di pergamena sul tavolo. — Leggilo — gli disse.

Gorphal prese la pergamena e inarco a malapena un sopracciglio quando vide i familiari ideogrammi dell’Impero Dorato. Lesse in silenzio per circa un minuto e poi giro il rotolo per esaminare attentamente il sigillo sul rovescio.

— Tu hai fama di conoscere a fondo gli affari dell’Impero — disse il Patrizio. — Puoi darmi una spiegazione?

— Per quanto riguarda l’Impero la conoscenza non sta tanto nel notare eventi particolari quanto nello studiare una certa forma mentis — dichiaro il vecchio diplomatico. — Il messaggio e curioso, si, ma non sorprendente.

— Questa mattina l’Imperatore mi ha incaricato… - Il Patrizio si concesse il lusso di un cipiglio — … mi ha incaricato, Gorphal, di proteggere questo Duefiori. Adesso pare che io debba farlo uccidere. Tu non lo trovi sorprendente?

— No. L’imperatore e poco piu di un ragazzo. E un… idealista. Intelligente. Un dio per il suo popolo. Mentre la lettera di questo pomeriggio, se non vado errato, proviene dal Gran Visir, Nove Specchi Girevoli, che e invecchiato al servizio di diversi imperatori. Che lui considera ingredienti necessari ma fastidiosi per il buon governo dell’Impero. Non gli piacciono le cose fuori posto. L’Impero non e stato costruito permettendo che cio accada. Lui la pensa cosi.

— Comincio a capire… — disse il Patrizio.

— Perfetto — Gorphal sorrise nella barba. — Questo turista e una cosa fuori posto. Dopo avere ottemperato al desiderio del suo padrone, sono sicuro che Nove Specchi Girevoli avra preso i necessari provvedimenti per assicurarsi che al viaggiatore non sia permesso tornare a casa portando, forse, il germe dell’insoddisfazione. All’Impero piace che le persone rimangano dove vengono messe. Pertanto, sarebbe molto piu conveniente che questo Duefiori sparisca nelle terre barbare. Ossia qui, padrone.

— E qual e il tuo parere?

Gorphal si strinse nelle spalle.

— Semplicemente non fare nulla. Senza dubbio le cose si risolveranno da sole. Tuttavia — si gratto pensieroso un orecchio — forse la Corporazione degli Assassini…?

— Ah si — disse il Patrizio. — La Corporazione degli Assassini. Chi e attualmente il presidente?

— Zlorf Flannelfoot, padrone.

— Digli una parolina, vuoi?

— Certamente, padrone.

Il Patrizio annui. Anche per lui era un sollievo. Era d’accordo con Nove Specchi Girevoli… la vita era gia abbastanza difficile. Le persone dovevano rimanere dove erano collocate.

Sul disco del mondo splendevano brillanti le costellazioni. Uno a uno i commercianti chiudevano i negozi. Uno a uno gli imbroglioni, i ladri, gli equilibristi sul filo, le prostitute, gli illusionisti, i pocodibuono, i ladri acrobati si svegliavano e facevano colazione. I maghi si dedicavano ai loro affari polidimensionali. Quella sera si sarebbe verificata la congiunzione di due potenti pianeti e gia l’aria sopra il Quartiere Magico era annebbiata dai primi incantesimi.

— Ascolta — disse Scuotivento. — Cosi non combiniamo nulla. — Si sposto di lato. Il Bagaglio lo segui fedelmente, con il coperchio semiaperto, minaccioso. Per un attimo Scuotivento prese in considerazione la possibilita di fare un salto disperato verso la salvezza. Il coperchio lo prevenne richiudendosi di colpo.

Qualunque tentativo facesse, si disse Scuotivento desolato, quella dannata cosa l’avrebbe seguito ancora. Si capiva dalla sua aria ostinata. Anche se fosse riuscito a procurarsi un cavallo, aveva lo sgradito sospetto che quella gli avrebbe tenuto dietro alla stessa andatura. All’infinito. Nuotando per fiumi e per oceani. Guadagnando lentamente terreno ogni notte, mentre lui doveva fermarsi per dormire. E poi, un giorno, dopo anni, in qualche citta esotica, avrebbe udito lo scalpiccio di centinaia di piedini trotterellanti per la strada dietro di lui…

— Hai preso l’uomo sbagliato! — gemette. — Non e colpa mia! Non l’ho rapito io!

La cassa avanzo un poco. Adesso tra le calcagna di Scuotivento e il fiume non restava che una stretta striscia di banchina sporca. Un lampo di precognizione gli disse che la cassa sarebbe stata in grado di nuotare piu in fretta di lui. Si sforzo di non pensare alla sensazione di affogare nell’Ankh.

— Non si fermera finche non cederai, sai — disse una vocina in tono discorsivo.

Scuotivento abbasso gli occhi sull’iconografo che gli pendeva ancora dal collo. Lo sportellino era aperto e l’omuncolo, appoggiato allo stipite, fumava la pipa e osservava divertito la scena.

— Almeno ti portero con me — disse Scuotivento a denti stretti.

Il diavoletto si tolse la pipa di bocca. — Cosa hai detto?

— Ho detto che ti portero con me, accidenti!

— Accomodati. — L’esserino batte con gesto significativo sulla parete della scatola. — Vedremo chi affonda per primo.

Il Bagaglio sbadiglio e avanzo impercettibilmente.

— Oh, va bene — esclamo irritato Scuotivento. — Ma dovrai lasciarmi il tempo di riflettere.

Il Bagaglio si ritiro lentamente, Scuotivento fece qualche passo indietro fino a trovarsi su terreno sicuro e si sedette con la schiena appoggiata a un muro. Le luci della citta di Ankh brillavano al di la del fiume.

— Sei un mago — disse il demonietto. — Escogiterai un modo per trovarlo.

— Non un granche come mago, temo.

— Puoi sempre saltare sulle persone e trasformarle in vermi — aggiunse l’altro in tono incoraggiante, senza tenere conto della sua osservazione.

— No. Trasformare in Animali e un incantesimo dell’Ottavo Livello. Io non ho mai completato la mia formazione. Conosco un solo incantesimo.

— Be’, bastera.

— Ne dubito. — Era sconsolato.

— Allora che cosa fai?

— Non posso dirtelo. Non mi va di parlarne. Ma francamente — aggiunse con un sospiro — nessun incantesimo serve a molto. Ci vogliono tre mesi per mandarne a mente anche uno solo, una volta usato, puff, non c’e piu. Sai, e questa la stupidaggine di quest’affare della magia. Passi venti anni a imparare l’incantesimo che ti fa apparire in camera da letto delle vergini nude, e poi sei talmente intossicato dai fumi di mercurio e reso mezzo cieco per avere decifrato i vecchi libroni, che non riesci a ricordare che cosa accade dopo.

— Non avevo mai considerato la cosa in questo modo — disse il diavoletto.

— Ehi, senti.,. non va. Quando Duefiori ha detto che nell’Impero loro hanno un genere di magia migliore, io pensavo… pensavo…

L’omuncolo lo guardo in attesa. Scuotivento in cuor suo si maledisse.

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