Si guardarono intorno con cautela. Una magra cornacchia in effetti li stava osservando poco lontano dal tronco morto di un albero.

— Dicono che nei pressi di Crack Peak c’e un’intera famiglia che puo trasformarsi in lupi — aggiunse Gulta, uno a cui non piaceva lasciare in sospeso un soggetto promettente — perche una notte qualcuno ha sparato a un lupo e il giorno dopo la loro zietta zoppicava per una ferita di freccia nella gamba, e…

— Io non ci credo che le persone possano trasformarsi in animali — disse lentamente Esk.

— Ah si, signorina Intelligentona?

— La Nonnina e grande e grossa. Se si trasformasse in una volpe, che accadrebbe di tutti i pezzi che avanzerebbero?

— Lei li farebbe semplicemente sparire con la magia — ribatte Cern.

— Io non penso che la magia funzioni in questo modo — obietto Esk. — Non si possono fare accadere le cose cosi, c’e una specie di… una cosa come l’altalena. Se si spinge giu un’estremita, l’altra va su… — Lascio la frase in sospeso.

I fratelli le lanciarono un’occhiata.

— Non ce la vedo la Nonnina su un’altalena — disse Gulta. Cern ridacchio.

— No, voglio dire, ogni volta che accade una cosa, un’altra deve accadere pure… credo — termino incerta la bambina, evitando un mucchio di neve insolitamente profondo. — Soltanto nella… direzione opposta.

— Questa e una stupidaggine — la rimbecco Gulta — perche, guarda. Ti ricordi quando l’estate scorsa e venuta quella fiera e ci lavorava un mago che ha fatto apparire dal nulla tutti quegli uccelli e altri oggetti? Voglio dire, e successo cosi, lui ha detto solo certe parole e ha agitato le mani, ed e successo semplicemente cosi. Non c’era nessuna altalena.

— C’erano i seggiolini volanti — disse Cern. — E uno stand dove bisognava gettare delle cose alle cose per vincere delle cose.

— E tu, Gul, non hai colpito niente.

— Nemmeno tu. Hai detto che gli oggetti erano incollati agli oggetti cosi che era impossibile farli cadere, hai detto…

Sembravano due cuccioli. Esk ascoltava distratta la loro conversazione. 'Io lo so cio che voglio dire' pensava la bambina. 'La magia e facile. Basta trovare il posto dove tutto si tiene in equilibrio e spingere. Chiunque potrebbe farlo. In questo non c’e niente di magico. Tutte quelle parole ridicole e quell’agitare le mani e semplicemente… e soltanto per…'

Si fermo, sorpresa di se stessa. Sapeva cio che intendeva. L’idea era proprio li nella sua mente. Ma non sapeva come tradurla in parole, nemmeno a se stessa.

Scoprire delle parole nella propria testa e non sapere esprimerle, era una sensazione orribile. Era…

— Dai, vieni, o staremo qui tutto il giorno.

Lei scosse la testa e si affretto a seguire i fratelli.

Il cottage della strega consisteva di tante parti aggiunte e tante tettoie che era difficile vedere come doveva essere la costruzione originale. O se mai ce n’era stata una. D’estate era circondato da folte aiuole di quelle che la Nonnina chiamava genericamente 'le Erbe': piante strane, fronzute o basse o arruffate, dai fiori curiosi o frutti dai colori vivaci o baccelli sgradevolmente rigonfi. Solo la Nonnina sapeva a che cosa servissero e i colombi selvatici tanto affamati da beccarli, in genere ne emergevano squittendo e urtando qua e la, (oppure, qualche volta, non ne venivano piu fuori).

Adesso tutto era sepolto sotto la neve. Una banderuola dimenticata sbatteva contro l’asta. La Nonnina non approvava il volo, ma alcune delle sue amiche usavano ancora le scope.

— Sembra vuoto — disse Cern.

— Niente fumo — aggiunse Gulta.

'Le finestre assomigliano a occhi' penso Esk. Ma lo tenne per se.

— E soltanto la casa della Nonnina — disse ad alta voce. — E tutto a posto.

Il senso di vuoto che veniva dal cottage era cosi forte che i bambini lo avvertivano. Le finestre sembravano degli occhi, nere e minacciose contro il biancore della neve. E nelle Ramtop mai nessuno lasciava spegnere il fuoco d’inverno. Era una questione di orgoglio.

Esk avrebbe voluto dire 'Andiamo a casa'. Ma sapeva che, se lo avesse fatto, i fratelli sarebbero partiti di corsa. Disse invece: — Mamma dice che appesa a un gancio del gabinetto c’e una chiave. — Un’alternativa non migliore dell’altra. Anche un comune gabinetto sconosciuto poteva contenere delle minacce come nidi di vespe, grossi ragni, cose misteriose che frusciavano nel tetto. E, durante un inverno particolarmente rigido, un piccolo orso ibernato che aveva causato un’acuta costipazione nella famiglia finche non era stato persuaso a svernare nel fienile… Il gabinetto di una strega poteva contenere qualsiasi cosa.

— Andro a vedere, che ne dite? — domando.

— Se vuoi — rispose Gulta con tono indifferente, che quasi riusci a nascondere il suo sollievo.

In realta, quando la piccola arrivo ad aprire la porta contro la neve che ci si era ammucchiata davanti, il locale era vuoto e pulito e non conteneva nulla di piu sinistro di un vecchio almanacco o, piu precisamente, la meta di un vecchio almanacco appeso a un gancio. La Nonnina nutriva una obiezione filosofica alla lettura. Ma sarebbe stata l’ultima a sostenere che i libri, specie quelli con le pagine sottili, non tornassero utili.

Vicino alla porta, la chiave divideva un ripiano con una crisalide e un mozzicone di candela. Esk la prese con precauzione, per non disturbare la crisalide, e torno svelta dai fratelli.

Era inutile provare la porta principale sulla facciata della casa. A Cattivo Somaro le porte del genere le usavano solo le spose e i cadaveri, e la Nonnina aveva sempre evitato di diventare l’una cosa o l’altra. Sul retro la neve si era ammucchiata davanti alla porta e nessuno aveva rotto il ghiaccio sul cassone dell’acqua.

Nel tempo che ci volle per scavarsi un passaggio fino alla porta e convincere la chiave a girare, la luce ormai si stava dileguando dal cielo.

All’interno, la grande cucina era scura e fredda e odorava soltanto di neve. La cucina era sempre scura, ma loro erano abituati a vedere un bel fuoco nell’ampio camino e ad annusare lo spesso vapore di qualunque cosa lei stesse bollendo in quel momento. E che a volte dava il mal di testa o faceva avere delle visioni.

I tre bambini vagarono qua e la, incerti, chiamando, finche Esk non decise che non potevano piu posporre di salire di sopra. Il rumore sordo del nottolino sulla porta della scaletta risuono parecchio piu forte del normale.

La Nonnina era stesa sul letto, con le braccia conserte sul petto. Il vento aveva spalancato la finestrella e aveva spinto la neve morbida sul pavimento e sopra il letto.

Esk fissava la trapunta variopinta sotto il corpo della vecchia, perche a volte un piccolo dettaglio poteva espandersi e riempire tutto il mondo. Udi appena Cern che si era messo a piangere. Stranamente, in quel momento ricordava il padre che aveva confezionato la trapunta due inverni prima, quando la neve era stata quasi altrettanto abbondante e nella fucina c’era stato poco lavoro. E come lui avesse usato ogni tipo di stracci che erano arrivati a Cattivo Somaro da tutto il mondo: seta, cuoio, cotone, lana. E, naturalmente, dato che lui non era molto bravo nel cucito, ne era risultato uno strano oggetto informe e pieno di bozzi, piu simile a una tartaruga piatta che a una trapunta. E la madre aveva generosamente deciso di regalarla alla Nonnina la scorsa Notte della Posta al Cinghiale? E…

— E morta? — chiese Gulta, come se Esk fosse una esperta in materia.

La piccola alzo gli occhi su Nonnina Weatherwax. Il viso della vecchia era affilato e grigio. Era quello l’aspetto di una persona morta? Il suo petto non avrebbe dovuto alzarsi e abbassarsi?

Gulta si riprese.

— Dovremmo andare a cercare qualcuno e dovremmo partire ora perche tra un minuto fara buio — dichiaro. — Ma Cern rimarra qui.

Il fratello lo guardo esterrefatto.

— Per che fare?

— Qualcuno deve rimanere con i morti — spiego Gulta. — Ti ricordi quando e morto Zio Derghart e il babbo e dovuto andare e rimanere seduto li tutta la notte con tutte le candele e il resto? Altrimenti arriva un essere cattivo a portarsi via l’anima da… da qualche parte — termino debolmente. — E dopo la persona ritorna a perseguitarti.

Cern apri la bocca per rimettersi a piangere. Esk disse in fretta: — Rimarro io. A me non importa. E soltanto la Nonnina.

Gulta la guardo, sollevato.

— Accendi delle candele o roba del genere — la consiglio. — Credo che si debba fare cosi. E poi…

Dal davanzale della finestra si udi raspare. Era una cornacchia che ci si era posata e li fissava sospettosa, battendo le palpebre. Gulta grido e le scaglio contro il cappello. Quella fuggi via, gracchiando con rimprovero, e lui richiuse la finestra.

— L’ho gia vista qui intorno. Credo che la Nonnina le dia da mangiare. Le dava — si corresse. — Comunque, torneremo qui con gli altri, non ci metteremo molto. Vieni, Ce.

Scesero rumorosamente le scale. Esk li accompagno giu e sprango la porta dietro di loro.

Sopra le montagne il sole era una palla vermiglia e gia spuntavano le prime stelle nel cielo.

Esk cerco qua e la nella cucina buia finche non scovo un pezzetto di candela e una scatola con l’esca e l’acciarino. Dopo molti tentativi riusci ad accendere la candela e la mise sulla tavola, anche se in realta non illuminava la stanza, ma semplicemente popolava di ombre l’oscurita. Poi trovo la sedia a dondolo della vecchia vicino al camino spento, e ci si sedette ad attendere.

Il tempo passava e non accadeva nulla.

Poi udi bussare alla finestra. Lei prese il mozzicone di candela e sbircio attraverso gli spessi vetri rotondi.

Un tondo occhio giallo le ricambio lo sguardo.

La candela sgocciolo e si spense.

La bambina rimase immobile, quasi senza respirare. Senti bussare di nuovo, poi piu nulla. Dopo un breve silenzio, il saliscendi della porta venne scosso rumorosamente.

'Arriva un essere cattivo' aveva detto il fratello.

Indietreggio a tentoni fin quasi a inciampare sulla sedia a dondolo; la trascino e la incuneo del suo meglio contro la porta. Con un ultimo rumore sordo, il chiavistello tacque.

Esk rimase in attesa ad ascoltare finche non le sembro che il silenzio le rombasse nelle orecchie… Poi qualcosa comincio a battere contro la finestrella del retrocucina, piano ma con insistenza. Dopo un po’ smise. Un momento dopo ricomincio nella camera da letto al piano di sopra… un debole rumore raschiante, un rumore come di artiglio.

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