All’ingresso, pero, il proprietario lo fermo. Tese la mano. — Trecento dollari — disse.

— Perche? — chiese Jason. — Per averla portata fuori?

— Per non chiamare i pol — rispose quello. Jason pago, con una smorfia truce.

I camerieri l’avevano depositata sulla strada, a ridosso del marciapiede. Kathy adesso era muta. Con le dita premute sugli occhi, ondeggiava avanti e indietro, e la sua bocca si muoveva senza piu produrre suoni. I camerieri la scrutarono, a quanto sembrava per decidere se avrebbe provocato o no altri guai. Poi tornarono dentro di corsa lasciando Jason e Kathy li sulla strada, assieme, sotto l’insegna al neon rossa e bianca.

Lui si inginocchio a fianco di Kathy, le mise una mano su una spalla. Questa volta lei non cerco di scostarsi. — Mi spiace — le disse. Ed era sincero. — Mi spiace di averti spinta fino a questo punto. — “Ho pensato che il tuo fosse un bluff” penso, “ma non lo era. Okay, hai vinto. Mi arrendo. D’ora in poi, le cose andranno come vuoi tu. Basta che me lo chieda. Pero fai in fretta, per amor di Dio. Lasciami libero prima che si puo.”

L’intuito pero gli disse che non sarebbe successo troppo presto.

5

Mano nella mano, passeggiarono sul marciapiede immerso nella sera, superando lagune di colore in gara tra loro, lampeggianti, intermittenti, create dalle insegne rotanti, pulsanti, dondolanti. A Jason non piaceva quel tipo di ambiente; l’aveva visto un milione di volte, duplicato dappertutto sulla faccia della Terra. Era da luoghi come quello che era fuggito, in tempi remoti della sua vita; aveva usato le sue qualita di Sei come via d’uscita. E adesso era tornato indietro.

Non gli dava fastidio la gente, gli Ordinari che vedeva intrappolati li, persone che senza colpa erano costrette a restare. Non avevano inventato loro tutto cio; non lo amavano; lo sopportavano, mentre a lui era stato concesso di evadere. In effetti, si sentiva in colpa di fronte a quei visi cupi, a quelle smorfie su bocche contratte, infelici.

— Si — disse Kathy alla fine, — credo proprio che mi stia innamorando di te. Ma e colpa tua. E quel potente campo magnetico che emani. Sai che riesco a vederlo?

— Accidenti — rispose lui, automaticamente.

— E viola scuro, vellutato. — Kathy gli afferro una mano con dita sorprendentemente forti. — Molto intenso. Tu riesci a vedere il mio? La mia aura magnetica?

— No.

— Mi sorprende. Avrei pensato che ci riuscissi. — Adesso Kathy sembrava calma; le urla esplosive avevano lasciato il posto a una relativa stabilita. “Una personalita quasi pseudoe-pilettoide” congetturo lui. “Giorno per giorno puo portare a…” Lei si intromise nei suoi pensieri. — La mia aura e di un bel rosso acceso. Il colore della passione.

— Fantastico.

Kathy si fermo bruscamente e si volto a scrutarlo in viso. Per decifrare la sua espressione. Jason si auguro che fosse adeguatamente opaca. — Sei arrabbiato perche ho perso le staffe? — chiese lei.

— No.

— Pero sembri arrabbiato. Secondo me, lo sei. Be’, probabilmente solo Jack capisce. E Mickey.

— Mickey Quinn — disse lui, pensieroso.

— Non e una persona notevole?

— Molto. — Jason avrebbe potuto raccontarle tante cose su Quinn, ma sarebbe stato inutile. In realta, Kathy non voleva sapere. Credeva di capire gia.

“E cos’altro credi, ragazzina” si chiese lui, “per esempio di me? Quel poco che sai di Mickey Quinn e di Arlene Howe e di tutti gli altri che, per te, in realta non esistono? Pensa a quello che potrei dirti se, per un momento, tu fossi capace di ascoltare. Ma non ne sei in grado. Quel che potresti sentire ti spaventerebbe. E, comunque, sai gia tutto.”

— Che effetto fa — le chiese — essere andata a letto con tanta gente famosa?

A quella frase, Kathy si blocco. — Credi che sia andata a letto con loro perche erano famosi? Credi che io sia una fc, una fotticelebrita? E questo che pensi veramente di me?

“E come la carta moschicida” riflette Jason. Kathy lo invischiava con ogni parola che pronunciava. Non poteva vincere.

— Penso — rispose — che tu abbia avuto un’esistenza interessante. Sei una persona interessante.

— E importante — aggiunse lei.

— Si. Anche importante. Da un certo punto di vista, la persona piu importante che io abbia mai incontrato. Un’esperienza eccitante.

— Dici sul serio?

— Si — rispose lui, dando grande enfasi alla propria affermazione. E, in un modo bizzarro e maledettamente contorto, era vero. Nessuno, nemmeno Heather, era mai riuscito a legarlo in maniera cosi totale. Non sopportava quel che gli stava accadendo e non poteva liberarsene. Gli sembrava di trovarsi al volante del suo trabi fuori serie, costruito solo per lui, e di essere davanti a un semaforo contemporaneamente verde, rosso e giallo: nessuna risposta razionale era possibile. Grazie all’irrazionalita di Kathy. Il terribile potere dell’illogicita. Degli archetipi. Che entravano in azione dai desolati abissi dell’inconscio collettivo, collegando lui, e lei, e tutti gli altri in un insieme indistinto. In un nodo impossibile da sciogliere, finche fossero rimasti in vita.

“Non mi meraviglia” penso “che certa gente, tanta gente, desideri la morte.”

— Vuoi andare a vedere un film col Capitano Kirk? — chiese Kathy.

— Come desideri — rispose laconicamente lui.

— Ce n’e uno bello al cinema Dodici. E ambientato su un pianeta del sistema di Betelgeuse, molto simile al pianeta di Tarberg, quello del sistema di Proxima. Solo che nel film del Capitano Kirk e abitato dagli schiavi di un invisibile…

— L’ho visto. — In realta, un anno prima aveva avuto ospite del suo show Jeff Pomeroy, che interpretava il Capitano Kirk nel film. Ne avevano persino trasmesso un breve spezzone: la solita promozione pubblicitaria, la promessa di una sua visita allo studio di Pomeroy. Non gli era piaciuto allora e dubitava che potesse piacergli adesso. E, inoltre, detestava Jeff Pomeroy.

— Non vale proprio niente? — domando Kathy, fiduciosa.

— Jeff Pomeroy, per quel che mi riguarda, e la quintessenza dell’idiozia. Lui e quelli come lui. I suoi imitatori.

Kathy disse: — Per un po’ e stato al Morningside. Non l’ho conosciuto proprio bene, ma c’era.

— Non mi e difficile crederlo — rispose Jason. Ma non ne era convinto.

— Lo sai cosa mi ha detto una volta?

— Conoscendolo — comincio lui, — direi…

— Mi ha detto che sono la persona piu docile che abbia mai incontrato. Non e fantastico? E mi ha vista entrare in uno dei miei stati mistici, insomma quando mi butto per terra e urlo, eppure l’ha detto. Secondo me, e una persona molto sensibile. Lo penso proprio. Tu, no?

— Si — rispose lui.

— Allora adesso torniamo alla mia stanza? E scopiamo come ricci?

Jason emise un grugnito incredulo. Kathy aveva davvero detto una cosa simile? Si giro, cerco di decifrare il suo viso, ma erano finiti in una zona d’ombra tra le insegne: tutto era buio, in quel momento. “Gesu” si disse, “devo tirarmi fuori di qui. Devo ritrovare la strada per il mio mondo!”

— La mia onesta ti turba? — chiese lei.

— No — rispose lui, cupo. — L’onesta non mi turba mai. Come celebrita, devi essere capace di affrontarla. — “Anche questo” penso. — Qualunque tipo di onesta. Soprattutto il tuo.

— Che tipo e il mio?

— Onesta onesta.

— Allora mi capisci davvero.

— Si. — Lui annui. — Ti capisco davvero.

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