“E non lo sanno” penso acido, godendosi lo humour nero della situazione. La consapevolezza che loro due avevano, la consapevolezza non condivisa. Perche cosi doveva essere. E cosi era sempre stato… anche adesso che tutto era finito nel peggiore dei modi. Peggiore, perlomeno, agli occhi dei pianificatori. Dei grandi dotti che avevano tirato a indovinare e si erano sbagliati. Quarantacinque splendidi anni prima, quando il mondo era giovane e goccioline di pioggia erano ancora posate sui ciliegi giapponesi di Washington D.C. ormai scomparsi. E il profumo della primavera che si spandeva sopra il nobile esperimento. Almeno per un po’.

— Andiamo a Zurigo — disse.

— Sono troppo stanca — rispose Heather. — E poi quel posto mi annoia.

— Ti annoia la casa? — Jason era incredulo. L’aveva scelta lei per loro due, e per anni erano corsi a rifugiarsi li, soprattutto per sfuggire ai fan che Heather odiava tanto.

Lei sospiro. — La casa. Gli orologi svizzeri. Il pane. I ciottoli. La neve sulle colline.

— Le montagne — disse lui, offeso. — Be’, al diavolo, ci andro senza di te.

— E ti troverai un’altra?

Lui proprio non riusciva a capire. — Tu vuoi che io porti li un’altra donna? — domando.

— Tu e il tuo magnetismo. Il tuo fascino. In quel grande letto di ottone potresti far entrare qualunque ragazza del mondo. Non che tu sia poi un granche, una volta a letto.

— Dio — disse lui, disgustato. — Ancora quella storia. E le lamentele che sono solo tue fantasie… E a quelle che ti attacchi sul serio.

Heather si giro verso lui. Il suo tono era molto sincero. — Sai benissimo quale sia il tuo aspetto, anche adesso, all’eta che hai. Sei bello. Trenta milioni di persone ti fanno gli occhi dolci un’ora alla settimana. Non e il tuo modo di cantare a interessarli. E la tua intramontabile bellezza fisica.

— Lo stesso si puo dire di te — ribatte lui, caustico. Era stanco, desiderava la privacy e l’isolamento che lo aspettavano alla periferia di Zurigo. Ed era come se la casa volesse che loro restassero, non per una notte o una settimana, ma per sempre.

— Io non dimostro la mia eta — disse Heather.

Lui le lancio un’occhiata, poi la studio. Una massa di capelli rossi, la carnagione pallida con qualche lentiggine, un deciso naso aquilino. Grandi occhi viola infossati nelle orbite. Heather aveva ragione, non dimostrava la sua eta. Ovviamente, non si collegava mai alla rete telefonica transex, come faceva lui. A dire il vero, poche volte. Non era un drogato, e non c’erano stati, nel suo caso, danni cerebrali o invecchiamento precoce.

— Sei tremendamente bella — ammise a malincuore.

— E tu? — chiese Heather.

Jason rifiutava di lasciarsi scuotere. Sapeva di possedere ancora il suo carisma, la forza che gli avevano inciso nei cromosomi quarantadue anni prima. Vero, i capelli gli erano diventati in buona parte grigi, e li tingeva. E qualche ruga era apparsa qua e la. Pero…

— Finche avro la mia voce — disse, — saro okay. Avro quello che voglio. Ti sbagli su di me. Colpa della tua freddezza da Sei, della tua cosiddetta individualita alla quale tieni tanto. D’accordo, se non vuoi andare a Zurigo, dove vuoi andare? A casa tua? A casa mia?

— Voglio sposarti — rispose Heather. — Cosi non si tratterebbe piu di casa tua o di casa mia, ma di casa nostra. E smettero di cantare e avro tre figli, tutti identici a te.

— Anche le bambine?

Heather disse: — Saranno tutti maschi.

Lui si chino a baciarla sul naso. Lei sorrise, gli prese una mano, la accarezzo con affetto. — Stasera possiamo andare ovunque — le sussurro lui, a voce bassa, controllata, e con un tono quasi paterno: di solito funzionava con Heather, a differenza di tutto il resto. “A meno che” penso lui “io non me ne vada.”

Lei lo temeva. A volte, durante i loro litigi, specialmente nella casa di Zurigo dove nessuno poteva vederli o interferire, Jason aveva scorto quella paura sul viso di Heather. L’idea di restare sola la terrorizzava; lui lo sapeva; e anche lei; la paura faceva parte della loro vita in comune. Non della vita pubblica: su quella, da veri professionisti quali erano, avevano un controllo completo, razionale. Per quanto potessero arrivare a sentirsi rabbiosi e quasi degli estranei, sarebbero stati una coppia perfetta agli occhi adoranti degli spettatori, della gente che scriveva lettere, dei fan rumoreggianti. Nemmeno l’odio piu puro poteva trapelare.

Anche se, in realta, non poteva esserci odio tra loro. Avevano troppo in comune. Ricevevano cosi tanto l’uno dall’altro. Anche il semplice contatto fisico, come il fatto di trovarsi insieme sulla Rolls, li rendeva felici. Perlomeno, finche durava.

Jason infilo la mano in una tasca interna del suo vestito da sartoria di pura seta (forse nel mondo intero ne esistevano dieci) ed estrasse una mazzetta di banconote emesse dal governo. Tante banconote compresse in un nutrito mucchietto.

— Non dovresti portare addosso tanto denaro — gli disse acida Heather, nel tono che lui odiava a morte: quello della madre piena di pregiudizi.

Lui disse: — Con questi… — sventolo la mazzetta —… possiamo comperarci l’accesso a qualunque…

— Se qualche studente non registrato che e scappato ieri sera da un campus, magari scavando una galleria, non ti taglia la mano all’altezza del polso e scappa con tutto quanto. La tua mano e il tuo denaro vistoso. Tu sei sempre stato vistoso. Sgargiante ed eccessivo. Guarda la tua cravatta. Guardala! — Adesso Heather aveva alzato la voce. Sembrava arrabbiata sul serio.

— La vita e breve — disse Jason. — E la prosperita ancora di piu. — Ma rimise la mazzetta nella tasca interna della giacca, lisciando la protuberanza che creava nel suo abito per il resto impeccabile. — Volevo comperarti qualcosa con quei soldi. — In realta, l’idea gli era venuta li per li. Quel che aveva avuto intenzione di fare con il denaro era qualcosa di un po’ diverso: voleva portarselo a Las Vegas, ai tavoli del Black-jack. Come Sei, poteva vincere sempre a Black-jack: era in vantaggio su tutti, anche sul banco. “Anche” penso perfidamente “sul boss del casino.”

— Stai mentendo — disse Heather. — Non volevi comperarmi qualcosa. Non lo fai mai. Sei cosi egoista, pensi sempre a te stesso. Quelli sono soldi per una scopata. Ti comprerai una bionda pettoruta e ci andrai a letto. Probabilmente nella nostra casa di Zurigo, che, come sai, io ormai non vedo da quattro mesi. Potrei anche essere incinta.

A Jason parve strano che lei dicesse una cosa simile, fra tutte le accuse che potevano affacciarsi alla parte cosciente della sua mente. Ma in Heather c’erano molte cose che lui non capiva: Heather le teneva per se, con lui come con i suoi fan.

Pero con gli anni aveva imparato molto sul suo conto. Sapeva, per esempio, che sei anni prima lei aveva avuto un aborto, un altro segreto ben custodito. Sapeva che in un certo momento era stata illegalmente sposata con il leader di una comune di studenti, e che per un anno aveva vissuto nelle conigliere della Columbia University assieme agli studenti barbuti e puzzolenti che pol e naz costringevano a restare nel sottosuolo per tutta la vita. Polizia e guardia nazionale circondavano ogni campus, impedivano agli studenti di riversarsi al di fuori come ratti neri in fuga da una nave che imbarcasse acqua.

E sapeva che un anno prima Heather era stata arrestata per possesso di droga. Solo la sua famiglia, ricca e potente, era riuscita a tirarla fuori da quel guaio: soldi e carisma e fama non avevano funzionato quando si era trovata a faccia a faccia con la polizia.

Heather si era procurata qualche cicatrice, ma lui sapeva che adesso stava bene. Come tutti i Sei, possedeva enormi capacita di recupero. Una dote meticolosamente inserita in ognuno di loro. Assieme a molto, molto altro. Nemmeno lui, a quarantadue anni, sapeva tutto delle loro doti. E anche a lui erano successe molte cose. Piu che altro aveva lasciato dietro di se alcuni cadaveri: i resti di altri uomini di spettacolo che aveva calpestato nella sua lunga scalata verso la vetta.

— Queste cravatte “vistose”… — comincio, ma poi ronzo il telefono dell’aerauto. Afferro il ricevitore. Probabilmente era Al Bliss con i dati di ascolto dello show.

Invece no. Gli giunse la voce di una ragazza, acuta e stridula, all’orecchio. — Jason?

— Si — rispose lui. Mise la mano sul microfono dell’apparecchio e disse a Heather: — E Marilyn Mason. Perche diavolo le ho dato il numero della mia aerauto?

— Chi diamine e Marilyn Mason? — chiese Heather.

— Te lo dico dopo. — Jason tolse la mano dal microfono. — Si, tesoro, sono proprio Jason, nel suo vero

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