— Era brava a letto? — chiese Jason, e schizzo all’indietro quando le dita di Heather scattarono verso i suoi occhi.

Per un po’, nessuno dei due parlo. Erano vicinissimi. Jason udiva il respiro di lei, e del proprio: rapidi, rumorosi spostamenti d’aria. Dentro e fuori, dentro e fuori. Chiuse gli occhi.

— Tu fai quello che vuoi — disse alla fine Heather. — Io mi presento all’accademia.

— Vogliono anche te?

— Ma non riesci proprio a leggere tutto l’articolo? Non puoi fare almeno questo? Vogliono la mia testimonianza. Su quello che provavi per la mia relazione con Alys. Era di dominio pubblico il fatto che all’epoca tu e io andassimo a letto assieme, Cristo santo!

— Io non sapevo della vostra storia.

— Glielo diro. Quando… — Heather esito, poi continuo: — Quando l’hai scoperto?

— L’ho saputo da quel giornale. Adesso.

— Non lo sapevi ieri, quando lei e stata uccisa?

A quel punto, lui si arrese. “E inutile” si disse. “E come vivere in un mondo fatto di gomma. Tutto rimbalza. Tutto cambia forma appena viene sfiorato o anche solo guardato.”

— Oggi, allora — disse Heather. — Se e questo che credi. Tu piu di chiunque altro dovresti saperlo.

— Addio. — Jason ando a sedersi, pesco le scarpe da sotto il divano, le infilo, allaccio le stringhe e si alzo. Poi tese le mani e sollevo la scatola di cartone dal tavolino da caffe. — Per te — disse, e lancio la scatola. Heather cerco di afferrarla. La scatola la colpi al petto e cadde sul pavimento.

— Cos’e? — chiese lei.

— Ormai me lo sono dimenticato.

Heather si inginocchio, raccolse la scatola, la apri, tiro fuori i fogli di giornale che servivano per l’imballo e il vaso verniciato in azzurro. Non si era rotto. — Oh — mormoro. Si rialzo, lo studio, lo sollevo alla luce. — E incredibilmente bello — disse. — Grazie.

Jason disse: — Non ho ucciso quella donna.

Heather si allontano da lui, sistemo il vaso su uno scaffale in alto, pieno di ninnoli. Non apri bocca.

— Cosa posso fare, a parte andarmene? — chiese lui. Aspetto, ma Heather continuava a stare zitta. — Non sai piu parlare?

— Chiamali — rispose lei. — E di’ loro che sei qui.

Jason alzo il ricevitore del telefono e fece il numero del centralino. — Voglio parlare con l’accademia di polizia di Los Angeles — disse al centralinista. — Con il generale Felix Buckman. Gli dica che e Jason Taverner. — Il centralinista rimase muto. — Pronto? — disse Jason.

— Lei puo chiamare quel numero direttamente, signore.

— Voglio che lo chiami lei.

— Ma signore…

— Per favore — disse Jason.

27

Phil Westerburg, il capo coroner della polizia di Los Angeles, disse al generale Felix Buckman, suo superiore: — Cerchero di spiegarle nel modo piu chiaro cosa sia questa droga. Lei non ne ha mai sentito parlare perche non e ancora in uso. Sua sorella deve averla rubata dal laboratorio dei progetti speciali della polizia. — Traccio uno schizzo su un pezzo di carta. — Il senso del tempo e una funzione del cervello. E una strutturazione di percezione e orientamento.

— Cosa l’ha uccisa? — chiese Buckman. Era tardi e gli faceva male la testa. Avrebbe voluto che quel giorno finisse. Avrebbe voluto che tutti se ne andassero. — Un’overdose?

— Non abbiamo ancora modo di determinare cosa costituisca un’overdose di kr-3. Lo stiamo testando su prigionieri del campo di lavori forzati di San Bernardino che si sono offerti volontari, ma per il momento… — Westerburg continuo a disegnare. — Comunque, come le stavo dicendo, il senso del tempo e una funzione del cervello. Si verifica finche il cervello riceve degli input. Ora, sappiamo che il cervello non puo funzionare se non e in grado di strutturare anche lo spazio. Pero non sappiamo ancora perche. Probabilmente sono processi legati all’istinto di stabilizzare la realta in maniera tale da poter ordinare le sequenze in termini di prima e dopo, per quanto riguarda il tempo, e, cosa ancora piu importante, in termini di occupazione dello spazio. In parole povere, la differenza che corre tra un oggetto tridimensionale e, diciamo, il disegno di quell’oggetto.

Mostro a Buckman il suo schizzo. Per Buckman non aveva alcun senso. Lo fisso senza capire e si chiese dove potesse procurarsi del Darvon per il suo mal di testa, a quell’ora. Alys ne teneva in casa? Era stata una collezionista fanatica di pillole.

Westerburg continuo: — Ora, un aspetto dello spazio e che una sua data unita esclude tutte le altre unita date: se una cosa sta qua, non puo stare la. Esattamente come con il tempo: se un evento viene prima, non puo venire anche dopo.

Buckman chiese: — Non potremmo rimandare a domani? Stamattina mi ha detto che le sarebbero occorse ventiquattro ore per stendere un rapporto sulla tossina che ha determinato la morte. Ventiquattro ore per me vanno bene.

— Ma lei ci ha chiesto di accelerare l’analisi — fece presente Westerburg. — Voleva che l’autopsia iniziasse immediatamente. Alle due e dieci di oggi pomeriggio, quando mi ha fatto convocare ufficialmente.

— Davvero? — “Si” penso Buckman, “e vero. Gliel’ho chiesto io. Per agire prima che i marescialli potessero mettere assieme la loro storia.” — Per favore, non disegni — disse. — Ho mal di testa. Parli e basta.

— Abbiamo scoperto che l’esclusivita dello spazio e solo una funzione del cervello per gestire le percezioni. Ordina i dati in termini di unita spaziali che si escludono reciprocamente. A milioni. Anzi, in teoria a trilioni. Ma, di per se, lo spazio non e esclusivo. In effetti, di per se lo spazio non esiste affatto.

— Il che significa?

Westerburg freno l’impulso di disegnare. — Una droga come il KR-3 annulla la capacita del cervello di escludere un’unita spaziale da un’altra. Quindi, nel processo di gestione delle percezioni, i concetti di “qui” e “la” scompaiono. Il cervello non e piu in grado di capire se un oggetto non c’e piu o c’e ancora. Quando questo accade, il cervello non puo piu escludere i vettori spaziali alternativi. Spalanca l’intero spettro di varianti spaziali. Non e piu capace di dire quali oggetti esistano e quali siano solo possibilita latenti, non spaziali. Il risultato e che si aprono corridoi alternativi. Il sistema percettivo alterato vi entra e il cervello percepisce un intero nuovo universo in via di creazione.

— Capisco — disse Buckman. In realta non capiva, e non gliene importava niente. “Voglio solo andare a casa” penso. “E dimenticare tutto.”

— E una cosa molto importante — continuo Westerburg, entusiasta. — Il kr-3 e una scoperta straordinaria. Chiunque ne subisca gli effetti e costretto a percepire universi irreali, lo voglia o no. Come dicevo, in teoria trilioni di possibilita diventano improvvisamente reali. Entra in gioco il caso, e il sistema percettivo della persona sceglie una possibilita fra tutte quelle che gli si presentano. Deve scegliere, perche, se non lo facesse, gli universi alternativi si sovrapporrebbero e svanirebbe il concetto stesso di spazio. Mi segue?

Herb Maime sedeva poco lontano dai due, alla propria scrivania. Disse: — Sta dicendo che il cervello sceglie l’universo spaziale piu a portata di mano.

— Si — confermo Westerburg. — Lei ha letto il rapporto sul kr-3, vero, signor Maime?

— L’ho letto poco piu di un’ora fa — rispose Maime. — In buona parte era troppo tecnico per me. Pero ho notato che gli effetti sono transitori. Alla fine, il cervello torna a prendere contatto con i veri oggetti spazio- temporali che percepiva in precedenza.

— Esatto. — Westerburg annui. — Ma, nell’intervallo in cui la droga e attiva, il soggetto esiste, o pensa di esistere…

— Non c’e alcuna differenza — disse Herb — tra i due universi. E il modo di agire della droga: abolisce le distinzioni.

— Tecnicamente — disse Westerburg. — Ma il soggetto si sente parte di un ambiente reale, un ambiente alieno a quello che ha sempre sperimentato, e agisce come se fosse entrato in un nuovo mondo. Un mondo con

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