sconsiderato…

Beynes: Colyns, il capitano era sempre ubriaco e si comportava sempre in modo sconsiderato. Questo e uno dei motivi per cui eravamo disposti a rischiare di andare su Mecca. Il Capital Explorer stava perdendo soldi per colpa sua. Una volta siamo stati fregati in un affare con i Crotoniti perche Francisco era ubriaco quando stava trattando con loro. Voglio dire, e gia abbastanza difficile concludere un affare decente con quelli quando si e perfettamente sobri, e Francisco ha iniziato le trattative dopo avere bevuto per sei ore consecutive. Ancora un paio di viaggi del genere, e saremmo falliti.

Colyns: Mi sembra che stia cercando di scaricare la responsabilita su un uomo morto.

Beynes: Perche non sono l’unico responsabile! Ho cercato di fare allontanare la nave dal sistema quando Ahmad ha scoperto la sentinella orbitale!

Colyns: Ma e stato lei a raccomandare il viaggio su Epsilon Indi II…

Beynes: Per recuperare tutto quello che avevamo perso a causa di Francisco. Eravamo quasi sul punto di dover mettere all’asta l’Explorer, insomma. Se fossimo riusciti a trovare dei manufatti ex-gi di un certo valore…

Colyns: E cosa avete trovato sul pianeta?

Beynes: Non quello che ci aspettavamo.

Lo sfolgorio implacabile del sole arancione faceva tremolare l’aria rarefatta di Mecca sulla roccia e sulla sabbia del paesaggio piatto. Il mondo era un unico grande deserto, nel medesimo tempo banale e ostile. Beynes slego il fazzoletto che aveva al collo e se lo passo sulla faccia, asciugando di nuovo il sudore. Guardo lo straccio sudicio prima di rimetterselo attorno al collo distrattamente; non vedeva l’ora di tornare sul Capital Explorer, se non altro per fare una doccia. Epsilon Indi II era un cesso di pianeta… un cadavere col portafoglio vuoto che non aveva nulla che valesse la pena di rubare.

No: similitudine sbagliata. Era una discarica… ecco una descrizione piu precisa. Gli ex-gi avevano lasciato una citta completa sulla luna di quel pianeta nella nebulosa W49, una scoperta fatta dall’Achilles non molto tempo prima, che aveva rivelato alle Sei Razze l’esistenza degli extragalattici. Li su Epsilon Indi II, pero, c’era solo una fossa piena di pezzi di metallo e frammenti di vetro, rottami che nemmeno gli ex-gi potevano riciclare. A breve distanza, accanto alla navetta da sbarco del Capital Explorer, Beynes sentiva il rombo dei robot scavatori che smuovevano il terriccio in fondo alla fossa cercando qualcosa di importante. La maggior parte della squadra di sbarco era sull’orlo della buca, osservando oziosamente i robot, forse sperando ancora che le macchine scoprissero qualcosa di prezioso sotto gli strati di rifiuti.

Poco probabile, comunque. A Beynes sembrava di sentire ancora le parole di D’Lambert, dopo che l’ufficiale scientifico era uscito ansimando dalla specie di cratere accanto al punto d’atterraggio per emettere il proprio verdetto sulla scoperta. «Puo anche darsi che gli extragalattici siano scesi qui una volta» aveva detto. «Ma in tal caso, l’hanno fatto solo per scaricare i loro rifiuti. Un archeologo forse potrebbe trovare qualcosa di interessante in mezzo a tutta questa robaccia, ma qui non c’e nulla con cui noi possiamo presentarci in banca. Mi spiace, Arne, ma quel vecchio ubriacone su Wolf ti ha venduto delle informazioni inutili.» Poi D’Lambert era tornato in fondo alla fossa per frugare ancora un po’ tra i rottami, nella vana speranza di potere ancora scoprire qualche oggetto sfuggito ai robot. Beynes lo aveva contattato solo dieci minuti prima, e D’Lambert aveva risposto con una filza di parolacce.

Gli ex-gi avevano lasciato dietro di se una discarica… ma i Locriani avevano lasciato qualcosa di molto piu interessante. Beynes si giro a fissare di nuovo la citta situata a un paio di centinaia di metri di distanza. La parola «citta» sembrava impropria per l’ammasso di alti tumuli cupoliformi che si ergevano non lontano dalla fossa. D’Lambert era stato il primo a capire cosa potessero essere quelle strutture; le aveva paragonate alle cupole di terriccio che le termiti costruivano sulla Vecchia Terra, nell’entroterra del deserto australiano. Dato che i Locriani erano, in un certo senso, insetti altamente evoluti, pareva logico attribuire a loro le cupole.

La citta — villaggio, colonia, castelli di sabbia, termitai, in qualsiasi modo la si volesse chiamare — sembrava scintillare al sole; malgrado la rozzezza, sembrava possedere una strana, aspra imponenza. Beynes e D’Lambert si erano spinti fino a una ventina di metri dall’insediamento, non osando andare oltre per non lasciare impronte che sarebbe stato difficile cancellare prima della partenza della navetta. Anche da quella distanza prudenziale, avevano visto porte e finestre nelle fragili cupole, tutte delle dimensioni giuste per i Locriani. E, particolare importante, sembrava che i Locriani avessero usato del materiale della discarica ex-gi per rinforzare i muri: nelle cupole c’erano frammenti di vetro e di metallo e di leghe al carbonio, che corrispondevano ai rifiuti alieni presenti nella fossa. Probabilmente, l’unico modo di utilizzare quel mucchio di rottami. D’Lambert aveva fatto un parallelo con i manufatti erthuma che a volte venivano trovati nelle tane di creature non intelligenti; in maniera analoga, i Pellegrini Lontani avevano senza dubbio saccheggiato la discarica per costruire il loro insediamento.

Ma perche abitazioni cosi primitive per una razza spaziale? I Locriani avevano dimenticato come si facesse a costruire rifugi migliori per se mentre erano li? O era solo il loro modo di vivere da indigeni? «Forse vengono qui quando vogliono andare in campeggio a contatto della natura selvaggia… «

«Comincio a risentire dell’aria» penso Beynes, scuotendo la testa. Provava gia un senso di intontimento. D’Lambert lo aveva avvisato. Controllo il cronometro al polso. Ancora un paio d’ore di margine di sicurezza tra il lancio della navetta e l’orario previsto d’arrivo della prima astronave locriana. Comunque, Ahmad aveva comunicato appena qualche minuto prima dal Capital Explorer che i sensori a lungo raggio della nave non avevano individuato nulla ai margini del sistema. Nessuna turbolenza iperspaziale, nessuno scafo locriano o erthuma; non c’era nient’altro nel sistema da quando il satellite locriano era stato silurato. «Dovrei ringraziare il cielo» si disse Beynes. «Anche se questa palla di polvere non ci fruttera un soldo, almeno ce ne andremo di qui senza…»

Il suo comunicatore ronzo. Beynes lo sgancio dalla cintura e lo accosto alla faccia, ma non fece in tempo a parlare perche attraverso l’auricolare gli giunse la voce stridula di Francisco.

— Cos’hai di buono per me, Beynes?

«Magari vorresti qualcosa tipo una vecchia bottiglia di liquore ex-gi, eh?» Beynes sospiro a fondo — almeno per quanto gli consentiva l’atmosfera rarefatta — e quel gesto inconscio basto ad acuire il capogiro, comunque tenne a freno la lingua. Francisco era sceso sulla superficie di Mecca soltanto per pochi minuti prima di ritirarsi a bordo della navetta. Lo zoticone senza dubbio stava «dirigendo» le operazioni dalla cabina di pilotaggio del mezzo da sbarco, in compagnia di un atroce mal di testa da sbornia, e impaziente di tornare nel proprio alloggio sul Capital Explorer per combattere con un’altra bevuta la sua paura non infondata di ammutinamento. — Ancora nulla, capitano — rispose deciso Beynes. — E una discarica, proprio come sospettava l’ufficiale scientifico. Non penso che…

— Non m’importa cosa pensi — l’interruppe Francisco. — E la citta locriana? Niente che valga la pena di prendere, la?

Beynes corrugo la fronte.

— Capitano, non penso… credo che dovremmo lasciar stare l’insediamento locriano. Ci troviamo gia in una posizione rischiosa per il semplice fatto di essere atterrati qui. Penetrare nella citta potrebbe essere pericoloso, anche se la ci fosse qualcosa di recuperabile. A giudicare dalle apparenze, non penso…

— E io ti ho appena detto che non m’importa un accidente di quel che pensi o credi, Beynes! — urlo Francisco. — La tua opinione non vale niente per me! Non abbiamo attraversato mezzo settore galattico perche ti preoccupassi di qualche tana d’insetto abbandonata. Ora voglio che tu prenda D’Lambert e un paio di uomini e…

Di colpo la voce di Francisco fu interrotta da tre bip acuti. Beynes impiego un secondo per riconoscere il segnale di un inserimento d’emergenza; mentre il cervello gli si snebbiava, la voce di Ahmad risuono nel comunicatore. — Squadra di sbarco, parla l’Explorer! — grido il timoniere.

— Emergenza priorita alfa-tre-due!

Alfa-tre-due era un codice erthuma usato di rado: significava che un’astronave era sotto la minaccia di un attacco nello spazio. Beynes non aspetto che Francisco ricordasse le proprie responsabilita ne gli diede il tempo di rispondere in codice. — Ahmad, parla Beynes! Riferire la situazione!

— Uno scafo locriano e appena uscito dall’iperspazio sopra la superficie del pianeta! Stessa orbita, distanza quattrocento chilometri, in avvicinamento! Ripeto, abbiamo uno scafo locriano vicino!

Beynes raggelo. Una nave locriana che usciva dall’iperspazio a cosi breve distanza da un pianeta? Era una manovra quasi suicida, che il comandante di una nave avrebbe rischiato solo se… no! — Segnalare intenzioni amichevoli!

Вы читаете Le Fasi del Caos
Добавить отзыв
ВСЕ ОТЗЫВЫ О КНИГЕ В ИЗБРАННОЕ

0

Вы можете отметить интересные вам фрагменты текста, которые будут доступны по уникальной ссылке в адресной строке браузера.

Отметить Добавить цитату
×