«Dunque», comincio la balia, «non e molto facile dirlo, perche… perche non hanno lo stesso odore dappertutto, benche dappertutto abbiano un buon odore, padre, capisce, prendiamo i piedi ad esempio, li hanno un odore come di pietra calda liscia… no, piuttosto di ricotta… oppure di burro, di burro fresco, si, proprio cosi, sanno di burro fresco. E i loro corpi hanno l’odore di… di una galletta quando e inzuppata nel latte. E la testa, in alto, dietro, dove i capelli fanno la rosa, qui, guardi, padre, dove lei non ne ha piu…» e tocco la pelata di Terrier, che per un attimo era rimasto senza parole di fronte a quel mare di stupidita in dettagli e aveva chinato docilmente la testa «…qui, proprio qui, hanno l’odore migliore. Qui hanno un odore di caramello, cosi dolce, cosi squisito. Lei non puo immaginare, padre! Una volta sentito quest’odore, bisogna amarli, che siano figli propri o di altri. E questo e l’odore che devono avere i neonati, questo e nessun altro. E se non hanno quest’odore, se sulla testa non hanno nessun odore, ancor meno dell’aria fresca, come questo qui, il bastardo, allora… Puo spiegarsela come vuole, padre, ma io», e incrocio decisa le braccia sotto il petto e getto uno sguardo talmente nauseato sul canestro ai suoi piedi, come se contenesse rospi, «io, Jeanne Bussie, questo qui non me lo riporto piu a casa!»

Padre Terrier rialzo il capo lentamente e si passo un paio di volte il dito sulla pelata come per sistemarsi i capelli, si mise il dito sotto il naso come casualmente e annuso pensieroso.

«Un odore di caramello…» disse, e cerco di riprendere il suo tono severo… «Caramello! Che ne sai tu del caramello? Ne hai forse mai mangiato?»

«Non proprio», rispose la balia. «Ma una volta sono stata in un grande albergo in Rue Saint-Honore e sono stata a guardare come si faceva, con zucchero fuso e crema di latte. Aveva un odore cosi buono che non l’ho piu dimenticato.»

«Gia, gia. D’accordo», disse Terrier, e tolse il dito dal naso. «Ora taci, per favore! Per me e oltremodo stancante intrattenermi ulteriormente con te a questo livello. Prendo atto che tu rifiuti, quali che siano le ragioni, di continuare a nutrire il lattante Jean-Baptiste Grenouille che ti e stato affidato, e con cio lo restituisci al suo tutore provvisorio, il convento di Saint-Merri. Trovo il fatto spiacevole, ma non posso farci niente. Sei licenziata.»

Dopodiche prese il canestro, inspiro a fondo ancora una volta il caldo odore di latte e di lana che si andava dileguando e chiuse la porta con il chiavistello. Quindi si reco nel suo studiolo.

3

Padre Terrier era un uomo colto. Non soltanto aveva studiato teologia, aveva anche letto i filosofi e si occupava, tra l’altro, di botanica e di alchimia. Aveva una certa considerazione del proprio spirito critico. Di sicuro non sarebbe arrivato al punto, come facevano alcuni, di mettere in dubbio i miracoli, gli oracoli o la veridicita dei testi della Sacra Scrittura, anche se tutte queste cose in realta non erano spiegabili soltanto con la ragione, anzi spesso la contraddicevano decisamente. Preferiva non immischiarsi in problemi di questo genere, gli risultavano troppo sgradevoli e l’avrebbero soltanto gettato nella piu penosa incertezza e inquietudine laddove, proprio per far uso della sua ragione, aveva bisogno di certezza e di quiete. Ma quello che combatteva in assoluto erano le fantasticherie superstiziose della gente semplice: stregoneria e cartomanzia, uso di amuleti, malocchio, scongiuri, magie di luna piena e quant’altro riuscivano a escogitare… Era ben deprimente constatare come simili usanze pagane non fossero ancora state sradicate dopo il solido insediamento, piu che millenario, della religione cristiana! Anche la maggior parte dei casi di cosiddetta ossessione diabolica e lega satanica a un piu attento esame si rivelavano una commedia spettacolare della superstizione. Certo, proprio negare l’esistenza di Satana, dubitare del suo potere… Terrier non voleva arrivare a tanto; a dirimere questi problemi, che toccavano i cardini della teologia, erano chiamate ben altre istanze, non un semplice, umile frate. D’altra parte era evidente che, se una persona semplice come quella balia affermava di aver scoperto uno spirito diabolico, mai e poi mai il diavolo poteva averci le mani in pasta. Proprio il fatto che lei credesse di averlo scoperto dimostrava con certezza che li non c’era niente di diabolico da scoprire, perche il diavolo non era poi cosi sciocco da farsi smascherare dalla balia Jeanne Bussie. E per di piu con il naso! Con l’organo primitivo dell’olfatto, il piu volgare dei sensi! Come se l’inferno sapesse di zolfo e il paradiso di incenso e mirra! La peggiore delle superstizioni, come nella preistoria piu oscura e piu pagana, quando gli uomini vivevano ancora come bestie, quando non possedevano ancora una vista acuta, non conoscevano il colore, ma credevano di poter annusare il sangue, pensavano di distinguere al fiuto l’amico dal nemico, di essere fiutati da cannibali giganteschi e da lupi mannari e di essere riconosciuti all’odore da Erinni, e portavano ai loro dei mostruosi olocausti puzzolenti e fumanti. Spaventoso! «Il matto vede col naso» piu che con gli occhi, e probabilmente la luce della ragione concessa da Dio ha dovuto brillare per altri mille anni prima che gli ultimi residui della fede primitiva fossero dissipati.

«Ahime, e questo povero piccolo! Questa creatura innocente! Sta nel suo canestro ed e assopito, senza presentimento alcuno dei disgustosi sospetti che sorgono contro di lui. Tu non avresti l’odore che i bambini devono avere, osa affermare quell’insolente. Ebbene, che cosa ne diciamo? Cicci cicci!»

E fece dondolare pian piano il canestro sulle ginocchia, accarezzo il lattante sulla testa col dito e di tanto in tanto diceva «cicci cicci», espressione che riteneva tenera e di effetto calmante sui bambini. «Dovresti avere un odore di caramello, che assurdita, cicci cicci!»

Poco dopo tiro indietro il dito, se lo mise sotto il naso, fiuto, ma non senti altro se non l’odore dei crauti che aveva mangiato a mezzogiorno.

Esito un attimo, si guardo attorno per vedere se nessuno lo osservava, sollevo il canestro e vi affondo dentro il grosso naso. Si chino sulla testa del lattante finche la rada peluria rossiccia del bimbo gli solletico le narici e annuso, aspettandosi di aspirare qualche odore. Non sapeva bene che odore dovesse avere la testa di un lattante. Naturalmente non di caramello, questo era certo, infatti il caramello era zucchero fuso, e come poteva un lattante, che fino allora aveva inghiottito solo latte, sapere di zucchero fuso? Di latte poteva sapere, di latte di balia. Di capelli poteva sapere, di pelle e di capelli, e forse di un leggero sudore infantile. E Terrier annuso e si preparo a sentire odore di pelle, di capelli e di un leggero sudore infantile. Ma non senti niente. Con tutta la buona volonta, niente. Probabilmente un lattante non ha odore, penso, sara cosi. Un lattante, se e tenuto pulito, non ha per l’appunto odore, cosi come non parla, non corre o non scrive. Queste cose vengono soltanto con l’eta. In verita l’uomo comincia ad avere un odore soltanto nel periodo della puberta. Cosi e, e non altrimenti. Non scrive forse Orazio: «Sa di capro il giovinetto, la vergine in boccio profuma come bianco narciso…»? E i Romani se ne intendevano! L’odore dell’uomo e sempre un odore carnale, quindi un odore peccaminoso. E dunque che odore dovrebbe avere un lattante, che non conosce il peccato carnale neanche per sogno? Che odore dovrebbe avere? Cicci cicci? Proprio nessuno!

Si rimise il cesto sulle ginocchia e lo fece dondolare lievemente. Il bambino continuava a dormire sodo. Il suo pugno destro sporgeva da sotto la coperta, piccolo e rosso, e talvolta, di scatto, batteva contro la guancia in modo commovente. Terrier sorrise e d’un tratto si senti in uno stato d’animo molto gradevole. Per un momento si concesse la fantasia di essere il padre del bambino. Non si era fatto frate, era un normale cittadino, un onesto artigiano magari, aveva sposato una donna con un caldo odore di lana e di latte, e con lei aveva generato un figlio e ora lo faceva dondolare sulle ginocchia, suo figlio, cicci cicci cicci… Provava un senso di benessere a questo pensiero. Era un pensiero cosi ammodo. Un padre che fa dondolare suo figlio sulle ginocchia, cicci cicci, era un’immagine vecchia come il mondo e tuttavia sempre nuova e giusta finche il mondo fosse esistito, ah si! Terrier senti che gli si scaldava il cuore e che stava diventando sentimentale.

In quel momento il bambino si sveglio. Si sveglio dapprima con il naso. Il piccolo naso si mosse, si tese verso l’alto e fiuto. Inspiro l’aria e la soffio fuori a piccoli colpi, come avviene con uno starnuto incompleto. Poi il naso si arriccio e il bambino apri gli occhi. Gli occhi erano di colore indeterminato, tra il grigio-ostrica, e il bianco- crema opalino, ricoperti da una specie di membrana ed evidentemente ancora non molto adatti alla vista. Terrier aveva l’impressione che non lo vedessero affatto. Ben diverso era il naso. Mentre gli occhi scialbi del bambino sbirciavano nel vago, il naso sembrava puntare verso una meta precisa e Terrier aveva la stranissima sensazione che questa meta fosse lui stesso, la sua persona. Le minuscole pinne nasali attorno ai due minuscoli fori in mezzo al viso del bambino si dilatavano come fiori in sboccio. O piuttosto come le cupole di quelle piccole piante carnivore che tenevano nell’orto botanico del re. E come da queste, dalle pinne nasali del bambino sembrava fuoriuscire un risucchio inquietante. Per Terrier era come se il bambino lo vedesse con le sue narici, come se lo guardasse attento e inquisitore in modo piu penetrante di quanto avrebbe potuto fare con gli occhi, come se con il naso divorasse qualcosa che proveniva da lui, Terrier, e che lui non poteva trattenere ne nascondere… Quel bambino senza odore lo stava annusando spudoratamente, cosi era! Lo fiutava! E d’un tratto Terrier si senti puzzare, di

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