sarebbe stato piu sopportabile dopo una notte simile.

Le dita del Mago intrecciarono accordi in una nitida conclusione, poi balzarono avanti di tre secoli. Il pianoforte costruito piu di 150 anni prima, un pezzo d’antiquariato pre-GLM, risuono garbato ma preciso sotto la volta vuota del club. Sidney smise di strofinare il ripiano di quercia e vi si appoggio sopra, ascoltando la musica. Era un uomo massiccio, con un viso paffuto e cordiale, naso pronunciato, occhi acuti e sereni. Di giorno il Constellation Club, con i suoi 20 palchi ovali disseminati qua e la, quasi tutti ingombri di apparecchiature, somigliava a un hangar di UFO. Il Mago con l’antico pianoforte a coda, intento a produrre musica misteriosa in uno stato di solitaria indifferenza, quasi fosse una sorta di soffiatore meccanico, d’un tratto sembro a Sidney non meno identificabile di un qualsiasi oggetto sceso dalle stelle per atterrare nel suo club.

Il picchiettio di note senza schema giunse alla fine. Il Mago rimase immobile, con lo sguardo perso nel vuoto, e continuo a premere delicatamente un tasto. Sidney attese: il si bemolle non portava a nessun risultato. Allora si intromise gentilmente nelle fantasticherie del Mago.

— Non era Hanro quello che hai appena suonato? Il Cocktail Aurora Boreale?

Il Mago annui con aria assente. — Non si adatta bene al piano… — Continuava a far risuonare il tasto. Meta del viso magro e affilato era color rosso magenta a ricordo della notte appena trascorsa. Si tiro dietro un paio di neurocavi disinseriti che gli uscivano dalla cintura e dal collare. Un luccichio verde e magenta brillo sui suoi capelli, sulla tastiera.

Finalmente si concentro sul suono emesso dal tasto; rimase in ascolto, mentre l’aria tremolava e si calmava. Il suo viso, che rifletteva come un camaleonte ogni mutamento di pensiero, smise di seguire con clinico distacco il rumore prodotto dal piano e divento se possibile ancora piu rosso.

— Quest’affare stona anche solo a soffiarci sopra…

— Ha avuto una vita lunga e faticosa - disse Sidney. — E stato in piedi 75 anni in un attico del Settore Prateria, finche non l’ho scovato io. I topi avevano fatto il nido fra le corde — aggiunse, quando gli sembro che il Mago non corresse piu il rischio di svanire di nuovo nella sua musica. — Caffe? Birra?

Il Mago scosse la testa, poi soffio via la polvere luminosa dai tasti. — Grazie, ma e ora di andare a letto. Cosa fai ancora in piedi, Sidney? Sono le… qualsiasi ora quell’orribile verde delle pareti stia a indicare.

— E l’alba — disse Sidney, e il Mago smise di respirare. Lo fisso senza espressione da sopra il piano.

— Sono rimasto per ascoltarti — continuo l’altro. — Non mi capita spesso di assistere gratis a un concerto di Bach. E comunque sono stato costretto a restare qui oltre l’orario. Per poco un complesso non ha suonato l’Ultimo rosso, verso l’ora di chiusura. — Il Mago emise un suono confuso che Sidney ritenne una domanda. — Tu stavi suonando. Non ti sei accorto dei poliziotti e delle ambulanze.

— Cosa… Chi…

Sidney accenno vagamente con la mano a un palco lontano. — Un complesso nuovo, i Desperate Sun. Sembravano innocui, durante l’audizione… E invece intendevano fulminarsi con i loro strumenti, in sostegno della Coalizione Nazionale Regressista del Settore Tramonto. Un buttafuori ha staccato la corrente prima che si facessero male sul serio. E loro hanno continuato ad arringare i poliziotti sul diritto del Settore Tramonto di portare armi, autotassarsi e chiamarsi di nuovo Australia. Mi sfugge tuttavia perche volessero. morire per l’Australia proprio nel mio club.

Il viso d’arlecchino del Mago era un mosaico d’espressioni. — E io cosa facevo nel frattempo?

— Suonavi un mucchio di Toccate e Fughe. E poi hai suonato le Invenzioni. Dalla prima all’ultima. Quella parte e stata un pochino noiosa — confesso. — Poi hai suonato la Quarta suite inglese. E dopo quasi tutta la Quinta, e poi parte delle Suites francesi…

— Non mi…

— E hai concluso con il Cocktail di Hanro. Quattro ore filate, con i poliziotti che raccoglievano testimonianze sotto il tuo naso e trasportavano via i corpi dei feriti. A cosa diavolo pensavi?

Gli occhi del Mago si soffermarono, spalancati, sul viso di Sidney. La destra scivolo sulla tastiera; quell’unica nota sommessa risuono ancora. Gli occhi, sempre fissi sul viso di Sidney, divennero opachi.

Tutt’attorno le pareti ridiventarono nere. Non avevano piu angoli; nella notte fredda e primordiale dello spazio, un bagliore minuscolo, alternativamente chiaro e scuro, segui la sua orbita immutabile attorno a lui…

— Magico Capo — disse piano Sidney, e l’altro batte le palpebre. Dopo qualche istante smise di suonare quell’unica nota e fisso la tastiera.

— Si bemolle. — Si porto le mani al viso, pasticciandosi il trucco, e si alzo con movimenti rigidi. — Mi ci vorrebbe proprio, quella birra.

— Ti faro compagnia. Non ho impegni, fino alle dieci.

Il Mago si diresse all’angolo bar preferito da Sidney, un cantuccio tutto quercia e ottone, specchi luminosi e luce calda. Accenno a sedersi, poi cambio idea. — Sei rimasto ad aspettare tutta la notte — disse in tono meravigliato. — Perche non mi hai interrotto?

Sidney esito, coronando abilmente di schiuma i boccali di birra. — Ero troppo affascinato — rispose infine. — Non ho mai visto nessuno suonare musica classica in uno stato di trance come te. E poi, eri magnifico. Una volta ripulito e svuotato il locale, era rilassante stare ad ascoltarti.

— Mi fa piacere. — Sorseggio con aria assorta la birra gelata e chiese, perche era una domanda priva di complicazioni: — Dove vai, stamattina? A tenere una conferenza da qualche parte, o a frugare il Settore Amazzonia alla ricerca del primo fischietto di latta?

— Vado a casa — rispose semplicemente Sidney. — Ieri mi hanno avvisato che alle dieci di stamattina dovrei ricevere una telefonata da Averno.

— Da Averno… — Il Mago inghiotti la birra troppo in fretta; Sidney gli porse una salvietta. — Come mai? — chiese, dopo aver ripreso fiato; Sidney si strinse allegramente nelle spalle.

— Non ne ho idea. Ho lavorato per parecchie istituzioni governative, ma mai per un carcere.

— Possiedi il club piu famoso e piu frequentato del Settore Costadoro; forse cominci a farti notare nei posti sbagliati. Hai sbattuto fuori qualche pezzo grosso della mala, di recente?

— Aaron mi avrebbe avvertito. Tiene d’occhio tutti.

— Aaron… — ripete il Mago in tono bizzarro, e Sidney gli lancio un’occhiata, sorseggiando la birra.

— Era qui, ieri notte, o meglio stamattina.

— In servizio?

— Non l’hai nemmeno visto?

— Avrei giurato di essere solo…

— Ti e mai successo prima d’ora? Di suonare in trance, voglio dire.

Il Mago lo guardo, incredulo. — Mentre un complesso cerca di arrostirsi davanti a me? Non avrei mai immaginato che sarei riuscito a suonare tutte le Invenzioni, neanche a pagamento. Non ricordo nemmeno di averle mai imparate tutte.

Sidney appoggio il mento alla mano chiusa. — E stata una esecuzione notevole.

— La cosa strana e che i poliziotti non mi abbiano sparato, anche solo per avere un po’ di silenzio e di tranquillita.

— Aaron ha detto loro che sei un po’ tocco, ma inoffensivo.

Il Mago contrasse le labbra in una smorfia. Intui di sfuggita nello specchio decorato alle spalle di Sidney l’immagine del proprio viso, una vistosa macchia confusa di vernice e di sudore, e si passo la salvietta sulla faccia. Il viso che ne emerse, teso, attento, curioso, non sembrava nemmeno il suo; gli occhi, del colore indefinito dell’acqua al tramonto, parevano in attesa di qualcosa appena oltre il raggio visivo.

Il Mago lascio cadere la salvietta e bevve la birra. Gli sembro di avere le dita piu gelate del bicchiere. In quel momento avverti improvvisamente la mancanza di sonno, il sudore gelido del suo corpo che aveva inseguito la musica con energia e passione per quattro ore, senza di lui. Sidney continuava a guardarlo curiosamente.

— Non ricordi a cosa pensavi?

Il Mago scosse la testa, con uno sbadiglio. — Non pensavo a niente.

— Qualcosa deve averlo innescato — disse Sidney con gentile insistenza, e il Mago avverti l’eccitazione della mente dell’uomo, brillante, generosa, coscienziosa, che aveva fiutato un mistero musicale. Quel genere di cose rappresentava il suo lavoro, la sua passione, e il Mago frugo a disagio nel proprio cervello stanco in cerca di una risposta.

Ma non c’era niente: il puntino chiaro e scuro che ruotava lentamente contro un’ombra piu intensa, il lento

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