Anche un uomo abituato a tutto come George Glakas era trasalito nell’ascoltare la richiesta di quell’invasato, ma poi, nonostante tutto, si era dato da fare per accontentarlo, pur sapendo che non sarebbe stato facile.

Quando Glakas era stato sollevato dal suo incarico alla CIA, la cosa non lo aveva turbato piu di tanto. Esaurite le sue mansioni ufficiali, si sentiva ora libero di agire come meglio credeva. Anche al di fuori dei limiti della legalita. La terribile azione che la perversa mente del Giusto aveva partorito poteva avviarsi a compimento.

Pareva che la muraglia umana avesse una consistenza elastica e nel contempo impenetrabile: Oswald e Cassandra non erano riusciti a guadagnare che pochi metri, quando Glakas scomparve dalla loro vista. La donna scruto in ogni direzione con la speranza di veder ricomparire l’ex agente della CIA.

Ma quando stava ormai per abbandonare le speranze, lo vide di nuovo: Glakas, vestito anch’egli come un pellegrino, si trovava a fianco di una piccola porta sul lato destro della fonte di Zarnzam.

«Presto, dobbiamo riuscire a raggiungerlo», disse Cassandra, cercando ancora una volta di aprirsi un varco.

«Ehi, voi due!» esclamo una voce imperiosa alle loro spalle, «smettetela di spingere. Non lo sapete che e vietato?»

L’uomo si trovava in una postazione sopraelevata e da li controllava i movimenti della folla. Indossava la divisa della polizia saudita e imbracciava un mitragliatore di fabbricazione statunitense.

Il rischio che il panico si diffondesse tra i fedeli era sempre molto alto nei giorni di pellegrinaggio: era sufficiente un qualsiasi imprevisto per scatenare il terrore cieco in migliaia di persone. Incidenti di questo tipo, che a volte avevano causato un numero elevato di vittime, si ripetevano con cadenza quasi annuale, malgrado l’impegno delle forze di polizia per rendere piu sicuri i luoghi santi. Inoltre, come sempre accade con i problemi connessi al traffico, anche per La Mecca pareva sempre che si fosse arrivati troppo tardi: una volta allargata la strada, era aumentato il transito in maniera esponenziale. I lavori e gli ampliamenti appena portati a termine si erano rivelati purtroppo insufficienti a scongiurare i pericoli derivanti da quegli assembramenti oceanici.

«Procedete con calma e andate avanti senza spingere, voi due!» disse ancora il poliziotto saudita, muovendo la mano con ampi gesti e guardando incuriosito Oswald Breil, come se quell’omino barbuto gli ricordasse qualcuno.

Il piccolo incidente fece si che Glakas scomparisse ancora una volta alla vista dell’israeliano e della sua compagna.

L’agente, invece, continuava a guardare la coppia con aria sospettosa.

«Ashhadu an la ilaha illa Allah. Ashhadu anna Muhammad Rasul Allah.» Oswald salmodio ciascuna delle frasi due volte, accarezzandosi la barba e alzando la mano destra in direzione dell’agente saudita in segno di scusa.

«Che cosa hai detto?» chiese Cassandra non appena si furono allontanati.

«Ho detto: ‘Sono testimone che non vi e alcun dio all’infuori di Iddio e Sono testimone che Muhammad e il Profeta di Allah’. In qualche modo dovevo pur placare i suoi sospetti. In fondo avrebbe anche potuto pensare che io sono un ebreo e tu un’americana, due infedeli all’interno della Citta Santa. Ho solamente recitato due versi dell’Adhan, la preghiera del muezzin. Credo sia l’unica che conosco.»

Le persone alle quali Oswald si era rivolto avevano messo a loro disposizione un lussuoso appartamento in uno dei moderni palazzi sul lato orientale della moschea. Oswald sedette sul terrazzo al ventiseiesimo piano, che si affacciava sulla Ka’ba.

«Dove ti nascondi, maledetto?» si disse Oswald, consapevole che il Giusto stesse progettando uno tra i piu terribili attentati della storia.

«Sino a questo momento gli indizi ci porterebbero a pensare alcune cose: l’attentato potrebbe avvenire domani, 21 gennaio, dopo il tramonto. Dal momento che il cambio della data per gli arabi si effettua al calar del sole, dobbiamo anticipare la scadenza indicata dal Giusto di alcune ore rispetto agli orari occidentali. L’attentato avverra qui, nella Citta Santa all’Islam, e avra qualcosa a che vedere con una roccia, battuta da una verga… e qui che mi confondo…» Oswald sorseggio la bevanda che teneva in mano mentre, sotto di loro, i pellegrini si riversavano senza sosta all’interno della moschea.

«Quanto a me, c’e un’altra cosa che mi disorienta: secondo te che cosa ci faceva Glakas in mezzo ai pellegrini?» chiese Cassandra.

«Credo stia cercando di prendersi una rivincita personale. E temo che, pur di raggiungere i suoi scopi, si sia messo in societa con il Giusto.»

In quel momento il telefono della donna squillo.

Oswald capi dall’espressione corrucciata di Cassandra che non si trattava di buone notizie e maledisse la tecnologia che dava a chiunque la possibilita di venire raggiunti in ogni angolo del mondo.

«Era Deuville. E tu avevi ragione riguardo al motivo per cui Glakas si trova alla Mecca. Pare che il Giusto non agisca da solo, ma che abbia un complice. Al Centro studi nuovi armamenti nella sede della CIA e stato commesso un furto qualche giorno fa, per l’esattezza il giorno prima che Glakas venisse allontanato dal servizio. Il ladro ha quasi certamente agito da solo, dopo aver neutralizzato i sistemi di videosorveglianza. Era in possesso dei codici d’accesso del responsabile del Centro armamenti, che gli hanno consentito di oltrepassare indisturbato ogni porta blindata. Non ha lasciato impronte, ma gli inquirenti hanno trovato un capello. Poco fa hanno avuto il responso del DNA. Il capello apparteneva a George Glakas e si trovava dove non avrebbe dovuto essere: nei laboratori di studio degli armamenti della CIA. Il ladro si e appropriato di quella che noi chiamiamo suitcase nuke. Sai di che cosa si tratta, Oswald?»

«Una valigetta nucleare?»

«Esattamente, Oswald. Deuville mi ha detto che, in un primo momento, avevano sperato si trattasse di una messa in scena del funzionario della CIA, che si era visto sospendere su due piedi e sperava, recuperando un ordigno che lui stesso aveva finto di trafugare, di riabilitarsi agli occhi dei suoi superiori. Purtroppo la realta e ben diversa: il legame che unisce Glakas e Cruner e ora provato e il furto di una bomba atomica assume proporzioni di gravita incalcolabile.»

«Ecco spiegata la presenza del greco-cipriota qui alla Mecca. Tornando alla suitcase, conosco l’oggetto, anche se non a fondo. Ne avevo gia sentito parlare ai tempi in cui lavoravo per il Mossad. Ma a questo punto e necessario approfondire le cose. Che ne dici se interpelliamo la mia enciclopedia personale?»

Pochi istanti piu tardi, Oswald leggeva quanto Bernstein gli aveva inviato riguardo alle suitcase nukes.

«Deuville ti ha per caso detto se la bomba era armata?»

«Mi ha accennato a qualche cosa circa un codice di armamento e di disarmo, ma mi ha anche detto che assieme all’ordigno e stato sottratto il cifrario dei codici.»

«In ogni caso ci conviene leggere quanto ha scritto Bernstein, anche se, dato che l’arma e di tipo sperimentale, le informazioni in merito saranno poco precise. Tieni.»

Cassandra osservo il foglio che Oswald aveva appena stampato e si accinse a leggerlo tentando di imprimerne ogni dettaglio nella memoria:

FROM: 8200/CPT BRST

TO: MJ BRL

DATE: JAN 19, 2005

OBJ: SUITCASE

‹RIPORTO QUI SOPRA LO SCHEMA DI QUANTO MI HA RICHIESTO. LE NOTIZIE IN NOSTRO POSSESSO SONO SCARSE. IL MECCANISMO DI ESPLOSIONE DOVREBBE ESSERE IL SEGUENTE: IL PROIETTILE, COSTITUITO DA URANIO 233 O PLUTONIO 239, ATTIVATO DA UN’ESPLOSIONE AD ALTO POTENZIALE, VIENE PROIETTATO

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