voglio dire e che di tutti gli aerei che sono precipitati nel Nord-ovest del Pacifico dalla guerra in poi, settantatre non sono mai stati ritrovati.»

Sara vero?, penso Tom.

Allontano il suo panino, pago il conto e ando a comprare tanto alcool quanto riusci a trasportarne.

Non era preparato alla rapidita con cui scese l’oscurita. Piu che camminare incespicava, e i muscoli delle cosce e dei polpacci stavano diventando di piombo. Aveva percorso forse solo una decina di chilometri, al massimo quindici, ma era esausto. Gli venne in mente che se avesse passato piu tempo in palestra sarebbe stato in una forma fisica migliore per morire. Questo lo fece ridere fino a che la bocca non gli si riempi di saliva calda, costringendolo a fermarsi per consentirgli di respirare molto profondamente ed evitare cosi di vomitare.

In quel momento era ubriaco come non era mai stato. Mentre si riposava, chinandosi in avanti con le mani poggiate sulle ginocchia e osservando le macchie che danzavano davanti ai suoi occhi, valuto il da farsi. Si era gia perso a sufficienza. Perdersi poteva essere quindi cancellato dall’elenco delle opzioni. Col procedere del pomeriggio il terreno era diventato piu montagnoso, ripido, scivoloso e infido. Al calare della notte, sarebbe stato molto buio, proprio quel tipo di oscurita in grado di inghiottire e assordare una persona di citta. Si tolse lo zaino dalle spalle e si mise a frugare all’interno alla ricerca della torcia. Quando l’accese si rese conto che non era solo la qualita della luce che stava cambiando: stava calando la nebbia e faceva anche un freddo cane. Per il momento si trattava solo di sudore che si trasformava in acqua gelida sulla pelle, ma quando fosse penetrato fino alle ossa sarebbe stato duro da sopportare. Il che significava che doveva continuare a muoversi.

Ruoto le caviglie per scaldarle un po’, fece una piccola svolta e prosegui. La foresta adesso era immersa nel silenzio piu assoluto, gli uccelli si erano sfogati a sufficienza ed erano tornati ad appollaiarsi nei loro nidi. Tom non era altrettanto sicuro che gli altri animali avessero fatto lo stesso, e aveva gia speso un po’ del suo tempo a non pensare agli orsi. Tom non credeva di apparire come una minaccia a qualsiasi grande mammifero gli potesse capitare di incontrare, e per di piu non aveva nessun cibo per attirarli, ma forse queste erano tutte cazzate. Forse quelle bestie se ne stavano in attesa e attaccavano le persone solo per il divertimento di farlo. A ogni modo non voleva pensare al problema, quindi non lo fece. E continuo a non pensarci a intervalli regolari. La torcia aveva due impostazioni, una a luminosita piena e una a luminosita attenuata, e Tom scelse ben presto quest’ultima. Man mano che la nebbia si infittiva, la luce gli si rifletteva sempre di piu in faccia dandogli le vertigini. Inoltre, la luce rendeva le ombre ancora piu minacciose. Di giorno le foreste sono posti accoglienti. Ti fanno venire in mente le passeggiate domenicali, lo stormire delle foghe, la grande e calda mano di un genitore da tenere nella tua. Di notte invece si tolgono i guanti e ti ricordano per quali ragioni al buio diventi nervoso. Di notte le foreste ti dicono: «Vatti a cercare un riparo, uomo-scimmia, questo posto non fa per te.»

E cosi Tom rimase in uno stato di cecita causato dalla nebbia, continuando a stordirsi con la vodka e a camminare. Era sicuro che tutti gli scricchiolii e i fruscii che sentiva fossero prodotti da lui stesso. Non c’erano figure immerse nella nebbia, solo il movimento della stessa foschia — anche di questo era certo. Poteva continuare a camminare in tutta sicurezza e con appena un moderato sconforto: camminare finche non fosse totalmente buio e il tempo stesso sembrasse annullarsi, fino a che ogni pensiero non diventasse indistinguibile dal successivo, fino a che la paura non si ripiegasse su se stessa per poi espandersi di nuovo, e lui cominciasse a muoversi sempre piu veloce per scappare da qualcosa che portava dentro di se.

Non ebbe nessuna avvisaglia del precipizio. Si stava facendo strada aggredendo una lunga fila di arbusti di media altezza, e arrendendosi a un terzo attacco di violenti singhiozzi, quando tutto a un tratto il piede d’appoggio non trovo piu nulla. Il suo corpo fu proiettato in avanti, impossibilitato a mantenere l’equilibrio.

Si ritrovo immediatamente a scivolare lungo un pendio ripido, con le gambe divaricate e le braccia che sbattevano ovunque. La fase di accelerazione si interruppe quando il corpo ando a sbattere contro un piccolo albero. In quella circostanza Tom perse la torcia e la bottiglia, e ruoto su un fianco per continuare a scivolare rovinando su ogni roccia che si trovava sul terreno. La discesa fu fulminea e la conclusione fu un atterraggio a faccia in giu con un colpo che gli tolse quel poco di aria che gli rimaneva nei polmoni.

Emise un gemito fioco e disperato. Quando ne fu in grado si scrollo di dosso lo zaino e rotolo sulla schiena. Il dolore al petto era cosi intenso che gli fece emettere un fischio involontario. Questa caduta gli aveva fatto molto piu male di quella fuori dalla macchina. Si sentiva come se qualcuno avesse infilato una lancia nel lato destro del suo corpo e stesse incoraggiando un bambino a estrarne l’estremita. Anche i testicoli gli facevano male e il dolore saliva a una piccola cavita incandescente nella parte bassa dell’addome.

Dopo un altro po’ si mise a sedere. Senza guardare, fece scorrere una mano indagatrice lungo il fianco, per scaramanzia, ma non trovo niente che spuntasse. Vide a tre metri di distanza la torcia che emetteva la sua luce fioca tra il sottobosco e si mosse carponi nel fango gelido per recuperarla. Aveva la vista leggermente sdoppiata, ma piu o meno come nelle due ore precedenti, e quindi non se ne preoccupo eccessivamente.

Recuperare la sua fonte di luce gli sembrava un passo compiuto nella giusta direzione. Aveva l’impressione di essere precipitato in una vasta gola rocciosa, destinata ad accogliere un torrente generato dal disgelo primaverile, ma che ora ospitava solo uno striminzito ruscello che riusci a sentire a pochi metri di distanza. A eccezione di questo, il resto era silenzio. Silenzio e gelo.

Decise che si era spinto abbastanza lontano. Per questa notte bastava, e dopo tutto per lui non doveva esserci alcun domani. La scuola era solo finita un po’ prima del previsto, tutto qui.

Si spinse indietro fino ad appoggiare la schiena contro la roccia. Poi si porto lo zaino tra le ginocchia e lo apri. Almeno una delle bottiglie rimaste si era rotta — il fondo della borsa era zuppo e pieno di schegge, e l’odore dell’alcool gli investi il viso. Fece luce e vide che non c’era modo di infilarci la mano dentro. Cosi capovolse lo zaino facendo cadere a terra la maggior parte del contenuto. Ci volle un po’, ma trovo le scatolette dei sonniferi.

Mentre estraeva laboriosamente le pillole dalle confezioni per raccoglierle in un mucchietto su una foglia vicina, percorse una sorta di check list interiore.

Doveva perdersi: fatto. Ubriacarsi: fatto. Cristo se l’ho fatto. Mettiamoci una bella croce rossa, grande.

C’era da pagare il motel, accennando di sfuggita al ritorno a Seattle: fatto.

«Per fare un’escursione con quel freddo bisogna essere fottutamente pazzi e poi siamo a meta settimana, fuori stagione, e si e allontanato dai sentieri conosciuti»: fatto.

Una pressione, un’altra pillola. Una pressione, un’altra pillola. Diede un’occhiata al mucchietto. Erano abbastanza? Meglio essere sicuri. Continuo a premere. Fatta in quel modo non sarebbe stata un’overdose blanda, ma virile.

Con ogni probabilita la macchina sarebbe stata individuata l’indomani, e nel giro di un giorno o due qualcuno avrebbe investigato. Non a piedi, ma molto probabilmente dal cielo, con un sorvolo casuale. Nel suo ultimo giorno a Sheffer, Tom aveva comprato vestiti e zaino con colori autunnali, per rendere ancora piu difficile la sua individuazione da un aereo o un elicottero in perlustrazione. Se avesse sborsato qualche soldo in piu anche per comprarsi degli scarponi da trekking adeguati, ora la caviglia non gli farebbe cosi male, ma allora non gli era sembrato che ne valesse la pena. Come volevasi dimostrare: bisogna sempre avere l’attrezzatura adatta.

A ogni modo, check list generale: fatto.

Man mano che il mucchio di pillole cresceva, si sorprese di non sentirsi spaventato. Aveva creduto che lo sarebbe stato, che l’imminenza del gesto avrebbe potuto gettarlo nel panico, che avrebbe cercato di combattere la morte. Invece si sentiva semplicemente stanchissimo. In un punto qualunque durante il tragitto tra la macchina e questa gola trovata per caso aveva perso ogni rimanente sensazione della sua vita intesa come un processo. Era diventata semplicemente un evento singolo, questo evento, in questo posto, ora. Era buio e si stava facendo tardi. Tutto era perfetto. Tutto era a posto.

Sentiva gia molto freddo, e le sue dita erano come smagrite e ingovernabili. Comincio a prendere le pillole, un paio alla volta, ingoiandole con altro alcool. Ne fece cadere alcune, ma ce n’erano a volonta. Ne prese una quantita enorme, mentre borbottava qualcosa nell’oscurita. Addio Sarah, trovati qualcun altro. Addio William, addio Lucy. Mi odierete per questo, lo so, ma mi avreste odiato comunque tra non molto.

A un certo punto sembro accettare il fatto di essere entrato nel regno della dose letale, al di la della quale ogni cosa diventava piu semplice. In effetti tutto sembrava semplice. Persino la foresta sembrava diventata un po’ piu calda, anche se era possibile che in realta fosse Tom a non sentire piu le proprie estremita. Tutto divento confuso e liquido mentre stava seduto e scivolava nella perfetta oscurita. Sentiva freddo e non lo sentiva, era stanco morto e al tempo stesso perfettamente lucido. La paura si aggirava nel sottobosco, ma si teneva fuori dalla

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