Mi avevano tolto gli abiti, ma li avevano ripiegati e deposti in una sorta di incrocio fra un cesto per la biancheria e uno schedario, vicino alla testata del letto. Un altro ricettacolo conteneva un paio di calzoni come quelli che avevo visto addosso a molti uomini intorno alla mia capsula. Dopo un istante di riflessione, li infilai: gli altri miei indumenti non erano fatti per nuotare. Scesi dalla branda, in piedi sul pavimento, sebbene mi sentissi la testa un po’ strana.

Pensai che non potevo sentire un peso sufficiente per permettermi di stare ritto, date le circostanze; ero presumibilmente immerso in un liquido piu denso dell’acqua, e quindi piu del mio corpo. Mi passo per la mente un’idea; frugai nelle tasche dei miei vecchi indumenti, trovai un coltello a serramanico e lo lasciai andare.

E difatti, cadde passando davanti alla mia faccia. Io ero in piedi sul soffitto, dov’erano sistemate anche le brande.

Provai a seguire a nuoto il coltello, che era andato a fermarsi sul pavimento-soffitto, una cinquantina di centimetri al di fuori della mia portata. Fu un grosso sforzo, ma non impossibile. Adesso capivo perche tutti quelli che avevo visto la sotto portavano le cinture zavorrate. Comunque, non ne vidi nessuna, in giro; per il momento, se volevo spostarmi dovevo camminare. Prometteva di essere una faccenda abbastanza scomoda, poiche il liquido era abbastanza viscoso, sebbene meno dell’acqua. Inoltre, la struttura architettonica non era stata progettata per i pedoni; una delle porte d’accesso alla stanza era situata in una parete ed era facilmente accessibile, ma l’altra era nel pavimento… cioe, il pavimento nella cui direzione era rivolta la mia testa e su cui era andato a finire il mio coltello a serramanico. Date le circostanze, decisi di aspettare che Bert o qualcun altro venisse a portarmi zavorra e pinne. La decisione fu facilitata dal fatto che non mi sentivo ancora a posto, a parte la differenza di opinioni tra i miei occhi ed i miei canali semicircolari circa l’ubicazione dell’alto e del basso. Anzi, i canali sembravano incapaci di decidere, e all’improvviso mi resi conto che anch’essi dovevano aver subito un intervento chirurgico. Non potevano essere stati lasciati cosi, pieni d’aria… o si? Quanto era forte l’osso, e come proteggeva i canali, tra l’altro?

Tastandomi il collo e intorno alle orecchie trovai parecchi punti dove la pelle era ricoperta dalla plastica liscia delle bende adesive, ma questo non dimostrava gran che. Era sempre stata evidente la necessita di una modificazione delle orecchie.

Non sentivo il desiderio di respirare; dovevano avermi fatto ingerire un quantitativo di sostanza generatrice d’ossigeno, nel corso del procedimento. Mi chiesi per quanto tempo sarebbe durata quella riserva.

All’improvviso mi resi conto di essere completamente in balia di chiunque intendesse esercitare una supremazia su di me, perche non sapevo dove e come procurarmi la sostanza necessaria. Avrei dovuto discuterne con Bert, e al piu presto.

Provai a respirare, a forza. Mi accorsi che riuscivo soltanto ad espellere lentamente il liquido dai polmoni, e a riassorbirlo altrettanto lentamente: ma era doloroso, e mi dava le vertigini, assai piu che trovarmi simultaneamente a testa in giu ed a piedi in giu. Il liquido mi entro nella trachea: lo sentii, ma non provai la tendenza a tossire. Sono ancora convinto che quella fosse stata una delle parti piu difficili della procedura di conversione, considerando l’attivita muscolare e nervosa che il tossire comporta.

La presenza del liquido nella mia trachea, sebbene prevista, sollevava un’altra questione. Non potevo parlare, di sicuro, e non conoscevo il linguaggio dei segni che li era d’uso corrente… non sapevo neppure su quale lingua parlata fosse basato. Avrei avuto il mio da fare, per comunicare con gli abitanti locali. Forse sarebbe stato meglio trovare il modo di superare quella difficolta; se avessi saputo da Bert quel che mi interessava, le lezioni di lingua sarebbero state uno spreco di tempo.

Comunque, potevo udire. I suoni erano abbastanza strani, ma uno di essi poteva essere il ronzio di motori o generatori ad alta velocita. C’erano sibili, tonfi, fischi… quasi tutto, insomma: ma non ce n’era uno che fosse esattamente familiare, e una particolare classe di rumori era del tutto assente. Mancava il brusio delle voci che permeava tutti gli altri luoghi abitati della Terra.

Passo quasi un’ora, secondo il mio orologio, prima che comparisse qualcuno (l’orologio era un congegno a stato solido e ad energia radioattiva, e non era stato creato per resistere alle profondita dei fondali oceanici, ma aveva resistito benissimo). Trascorsi gran parte di quell’intervallo maledicendo me stesso: non per essermi sottoposto alla metamorfosi, ma per non avere approfittato del tempo tra la decisione e l’azione estorcendo a Bert altre informazioni.

La nuova arrivata era giovane e molto decorativa… ma non m’innamorai di lei. La reazione fu reciproca. Mi accenno di tornare alla branda ed esamino le mie fasciature con aria esperta ed efficiente.

Quando ebbe finito, cercai di richiamare la sua attenzione sulla mancanza di zavorra. Forse capi, perche annui cortesemente dopo che io ebbi finito di gesticolare, ma se ne ando senza aver fatto qualcosa di costruttivo al riguardo. Sperai che andasse a chiamare Bert.

Non so se lo facesse o no; comunque, il secondo ad entrare fu proprio Bert. Non aveva portato la zavorra, ma aveva la tavoletta per scrivere. Meglio ancora. La presi e mi misi all’opera.

Mi era capitato altre volte di dover comunicare esclusivamente per iscritto: mai, pero, dopo aver finito le scuole elementari. A quei tempi era un’attivita che aveva un certo fascino, poiche in aula era illecita; ma adesso si rivelo un’autentica seccatura.

In poco piu di due ore, chiarimmo quanto segue:

Io ero un cittadino pienamente naturalizzato, ed avevo diritto di andare dove mi pareva e di fare cio che volevo, purche questo non contrastasse con l’interesse di altri.

Non solo ero autorizzato ad esaminare gli impianti produttori d’energia, ma dovevo familiarizzarmi con essi al piu presto possibile.

Potevo andare a trovare Marie al suo sommergibile quando ne avessi voglia, e il Comitato e il resto della popolazione sarebbero stati ben felici che io discutessi con lei.

Infine, era previsto che per mantenermi mi dedicassi alle coltivazioni, fino a quando avessi dimostrato di poter contribuire al benessere comune in modo diverso e almeno altrettanto utile.

Tutto li. Spesso, in passato, mi era capitato di sostenere una conversazione piuttosto lunga con qualcuno e, dopo averlo perso di vista, mi erano venute in mente altre cose che avrei voluto dire: ma laggiu una cosa del genere non era un incidente: era un’abitudine.

Non tanto perche si dimenticasse di affrontare questo o quell’argomento. Di regola, non c’era neppure il tempo di approfondire quelli che ci si ricordava. Non avevo mai apprezzato tanto, in tutta la mia vita, il dono della favella. Quelli di voi che, dopo aver finito il mio racconto, pensano che avrei dovuto imparare prima certi fatti fondamentali, dovrebbero tener presente questa difficolta. Non dico che non avrei dovuto fare piu in fretta: ma posso accampare qualche giustificazione, se non ci sono riuscito.

L’intera faccenda non era solo irritante: mi faceva anche sentire molto sciocco. La cosa piu imbarazzante e che tante persone, arrivate a questo punto della storia, possono gia capire in cosa avevo sbagliato.

Non avevo nessun entusiasmo per l’agricoltura, sebbene mi incuriosisse scoprire come veniva praticata sul fondo dell’oceano. Volevo saperne di piu sulla centrale elettrica, ma rimandai a piu tardi anche quello. Chiesi a Bert, per prima cosa, di guidarmi al sommergibile di Marie. Lui annui e si avvio a nuoto.

Durante il tragitto, non facemmo conversazione. Forse Bert, ormai, era cosi abituato a nuotare che avrebbe potuto scrivere e leggere mentre si muoveva, come un’impiegata riesce a risolvere le parole crociate mentre esce dall’ufficio per andare a pranzo. Io, di certo, non ne ero capace. Mi limitavo a guardarmi intorno mentre lo seguivo, annotando mentalmente tutto quel che vedevo.

Le gallerie erano lunghe e quasi tutte diritte, ma per quanto mi riguardava formavano un labirinto inestricabile. Avrei impiegato molto, molto tempo per imparare ad andarmene in giro senza guida. Se anche c’era qualcosa di equivalente ai cartelli indicatori, io comunque non riuscii a vederlo. Sulle pareti c’erano motivi colorati di ogni genere, ma non riuscivo a capire se significavano qualcosa o se erano puramente decorativi. E tutto era vivacemente illuminato.

Non c’erano soltanto le gallerie. C’erano anche grandi sale di tutte le forme: alcune avrebbero potuto essere piazze o centri commerciali o teatri, o comunque posti dove si poteva aggregare un gran numero di persone. Non vidi mai una vera folla, ma in giro i sommozzatori erano abbastanza numerosi da confermare la consistenza della popolazione… e non era sorprendente, se la faccenda durava da diverse generazioni. Poco a poco, cominciai a considerare quel posto una nazione, come aveva detto Bert, anziche un’organizzazione di fuorilegge; una nazione che non aveva mai perduto la sua identita firmando il Codice Energetico. Poteva darsi che fosse proprio cosi: poteva esistere da piu tempo dello stesso codice. Non sapevo se la sua storia durava da piu degli ottant’anni cui aveva accennato Bert. Era un altro particolare che dovevo accertare.

Non sono mai stato molto abile a giudicare le distanze, a nuoto, e in certi corridoi il traffico era facilitato da una corrente creata da pompe, quindi non so esattamente quanto fu lungo il nostro percorso, prima di arrivare al sommergibile. Per la verita, ancora oggi ho un’idea molto vaga dell’ampiezza di quel posto. Comunque, uscimmo finalmente da uno stretto corridoio e ci trovammo in una delle grandi camere sotto una entrata: passammo sotto il cerchio di tenebra affacciato su un miglio d’acqua salata, scendemmo per circa duecento metri una galleria molto piu larga, e ci trovammo davanti all’entrata di una camera piuttosto grande, in cui era attraccato sul pavimento uno dei comuni sommergibili da lavoro del Consiglio, caricato all’esterno di piastre di zavorra come lo era stata la mia capsula.

Bert si fermo davanti all’entrata e comincio a scrivere. Lessi al di sopra della sua spalla: «E meglio che io resti fuori. Marie e convinta che io sia Giuda Iscariota, Benedict Arnold e Vidkun Quisling messi insieme. Avrai gia abbastanza guai presentandoti cosi, anche senza avermi accanto. Hai deciso quale scusa addurre per giustificare la tua metamorfosi?»

Annuii; non vedevo motivo di sprecare tempo scrivendo i dettagli piu di una volta, e presi tavola e stilo. Bert mi guardo con aria interrogativa, ma io gli feci un cenno di commiato e mi diressi verso il sommergibile. Quando mi voltai, poco prima di raggiungerlo, Bert era sparito. Poi ricordai che presto avrei avuto bisogno di cibo normale e, presumibilmente, anche della sostanza generatrice d’ossigeno. E non sapevo ancora come procurarmeli.

CAPITOLO 13

Quando mi avvicinai, non riuscii a vedere nessuno attraverso gli oblo del sommergibile, sebbene gli girassi intorno. A quanto pareva, Marie dormiva. Non ero sicuro che fosse una buona idea svegliarla, ma finii per decidermi. Bussai sulla chiglia.

«Se sei Bert, sparisci. Sto pensando!» Le parole erano chiare e comprensibili, ma la voce non sembrava quella di Marie. Non saprei descrivere quel suono. Ci sono toni prodotti dalle corde vocali umane che di solito non superano il meccanismo equilibratore dell’orecchio medio dell’ascoltatore… e una delle ragioni per cui la propria voce sembra cosi strana, quando la si sente registrata. E anche peggio quando ci si trova immersi in un fluido che trasporta i suoni piu o meno alla stessa velocita dell’acqua, e quando quel fluido e presente da entrambe le parti del timpano. Come ho detto, non saprei come descrivere il risultato esatto.

Bussai di nuovo. La seconda risposta fu altrettanto chiara, ma ho promesso a Marie di non riferirla. Mi irritai, e quando bussai per la terza volta lo feci con violenza, per quanto lo permetteva l’ambiente liquido. Fu uno sbaglio.

Un uomo puo sopportare facilmente l’esplosione di un candelotto di dinamite ad una trentina di metri di distanza. Il rumore e fastidioso, ma non pericoloso in se stesso. Se invece nuota alla stessa distanza quando il candelotto esplode sott’acqua, e sicuro di lasciarci la pelle.

Il mio pugno non aveva l’energia di una carica di dinamite, ma forse in tal caso avrei sofferto meno. Se non altro, sarei morto e basta. I miei timpani non si spezzarono, quando l’onda d’urto li investi, ma la sensazione non fu molto diversa. Impiegai tanto a riprendermi che Marie ebbe il tempo di avvicinarsi all’oblo, riconoscermi, superare il trauma che la mia vista poteva averle causato, e congelarsi di nuovo.

Adesso lei sostiene di essere stata lieta di vedermi, per il primo mezzo secondo. Dice di avere addirittura gridato il mio nome, sebbene sapesse cosa ne penso io. Comunque, quando mi ripresi, lei non stava sicuramente esternando sentimenti di gioia. Mi guardava molto male. Vedevo che muoveva le labbra, ma non potevo ancora udire le sue parole: avevo troppo baccano dentro le orecchie. Me le coprii con le mani, per un momento, e cercai di farle segno di aspettare, ma le sue labbra continuarono a muoversi.

Rinunciai ai segnali e mi misi all’opera con lo stilo. Quando avevo quasi riempito il foglio, cominciai a distinguere le sue parole. E capii perche Bert aveva preferito non restare con me. Per quanto fosse furibonda, comunque, si interruppe e lesse cio che avevo scritto, quando glielo mostrai attraverso l’oblo. Avevo studiato con cura ogni parola, in base a cio che Bert mi aveva detto dello stato d’animo di lei.

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