affittato il mio appartamento a…» consulto gli appunti «George e Adele Buchanan. Che non hanno nessuna intenzione di andarsene.»

L’uomo richiuse la cartellina della pratica. «Be’,» disse «capita a tutti di sbagliare. Errore umano. Purtroppo non possiamo farci nulla.»

Richard era perfettamente consapevole che il vecchio Richard, quello che abitava nell’appartamento che ora era dei signori Buchanan, a questo punto sarebbe andato in pezzi, si sarebbe scusato del disturbo e avrebbe lasciato l’ufficio. Invece, disse, «Davvero? Non potete farci nulla? Voi affittate ad altri una proprieta che io avevo legalmente preso in affitto dalla vostra societa, nell’operazione perdo tutti i miei effetti personali, e lei dice che non potete farci nulla? Vede, penso proprio, e sono certo che anche il mio avvocato sara della stessa opinione, che ci sia invece molto che potete fare.»

Sembrava che il ragno ingoiato dall’uomo senza il cappotto di pelo di cammello stesse cominciando a risalirgli la gola. «Ma non abbiamo altri appartamenti liberi come il suo nel palazzo» disse. «C’e solo la suite all’attico.»

«Quella» disse con freddezza Richard «andra benissimo…»

L’uomo si rilasso.

«… Per quanto riguarda l’alloggio. Ora» continuo «parliamo del risarcimento per la perdita dei beni.»

Il nuovo appartamento era molto piu gradevole di quello che aveva lasciato. Aveva piu finestre, un balcone, un salotto spazioso e una camera per gli ospiti vera e propria. Ma Richard si aggirava scontento tra le stanze.

Estremamente a malincuore, l’uomo-senza-il-cappotto-di-pelo-di-cammello aveva fatto portare nell’appartamento un letto, un divano, svariate sedie e un televisore.

Richard appoggio il pugnale di Hunter sulla mensola del camino.

Aveva comprato del cibo al curry nel ristorante indiano take-away sull’altro lato della strada e si sedette a mangiarlo sul pavimento moquettato del suo nuovo appartamento, chiedendosi se aveva davvero mangiato curry la sera tardi a un mercato tenuto sul ponte di un incrociatore ormeggiato accanto al Tower Bridge. Non sembrava molto probabile, a pensarci bene.

Il campanello suono e si alzo per aprire la porta.

«Abbiamo trovato buona parte della sua roba, signor Mayhew» disse l’uomo che indossava di nuovo il cappotto di pelo di cammello. «Si e scoperto che era stata messa in un deposito. Bene, portate tutto dentro, ragazzi.»

Un paio di uomini corpulenti trascinarono all’interno parecchie casse di te piene degli oggetti di Richard.

«Grazie» disse Richard.

Allungo la mano nella prima cassa e tolse la carta che avvolgeva il primo oggetto, che risulto essere una fotografia incorniciata di Jessica. La fisso per qualche istante, poi la rimise nella cassa da imballaggio.

Infine trovo quella che conteneva i vestiti e la vuoto, ma le altre rimasero in mezzo alla stanza cosi com’erano arrivate. Con il passare dei giorni si sentiva sempre piu in colpa per non avere sistemato il contenuto delle casse, ma continuo a non farlo.

Quando squillo il cicalino dell’interfono, era nel suo ufficio, seduto alla sua scrivania, a guardare fuori dalla sua finestra. «Richard?» disse Sylvia. «L’amministratore delegato richiede una riunione nel suo ufficio tra venti minuti per discutere il rapporto Wandsworth.»

«Ci saro» rispose.

Poi, dato che non aveva altro da fare per i successivi dieci minuti, prese in mano un troll arancione e con esso minaccio un troll dai capelli verdi, leggermente piu piccolo.

«Sono il piu forte guerriero di Londra Sotto. Preparati a morire!» disse, con una temibile voce da troll, agitando il troll arancione. Quindi prese quello dai capelli verdi e disse, «Aha! Ma prima devi bere una buona tazza di te…»

Qualcuno busso alla porta e, sentendosi colto in fallo, rimise a posto i troll.

«Avanti!»

La porta si apri e apparve Jessica, che si fermo sulla soglia. Sembrava nervosa.

Aveva dimenticato quanto fosse bella.

«Ciao Richard» disse.

«Ciao Jess» rispose Richard, poi si corresse. «Scusa — Jessica.»

Lei sorrise, scuotendo i capelli. «Oh, Jess va benissimo.» Pareva quasi che dicesse sul serio. «Jessica — Jess. Nessuno mi chiama Jess da cosi tanto tempo. Ne sento la mancanza.»

«Dunque,» disse Richard «cosa ti porta, sono onorato… tu, hmm…»

«In realta volevo solo vederti.»

Non sapeva bene cosa dire. Decise per «E una cosa carina.»

Lei chiuse la porta dell’ufficio e fece qualche passo verso di lui.

«Richard. Vuoi sapere una cosa strana? Ricordo di avere rotto il fidanzamento, ma non riesco a ricordare perche abbiamo litigato.»

«No?»

«Non e una cosa importante, comunque. Vero?» Si guardo intorno. «Hai avuto una promozione.»

«Si.»

«Sono felice per te.» Si infilo una mano nella tasca del cappotto e ne tolse una scatolina marrone. La appoggio sulla scrivania di Richard.

Lui la apri, anche se sapeva benissimo cosa conteneva.

«E l’anello di fidanzamento. Pensavo che, be’, forse potrei restituirtelo e poi, be’, se le cose funzionassero, be’, forse un giorno potresti regalarmelo di nuovo.»

Brillava al sole: la piu grande quantita di denaro che avesse mai speso in assoluto.

Chiuse la scatola e gliela restitui.

«Tienilo, Jessica» disse. Poi aggiunse, «Mi dispiace.»

Lei si morse il labbro inferiore. «Hai incontrato un’altra?»

Lui esito. Penso a Lamia, a Hunter, a Anestesia, e persino a Porta, ma nessuna di loro era l’altra che intendeva lei.

«No. Nessuna» rispose. Poi, rendendosi conto mentre lo diceva che era la verita, «Semplicemente sono cambiato. Tutto qui.»

L’interfono squillo. «Richard? Ti stiamo aspettando.»

Premette un pulsante. «Arrivo subito, Sylvia.» Guardo Jessica.

Lei non diceva nulla. Forse non si fidava delle parole che avrebbe potuto dire. Se ne ando, chiudendosi lentamente la porta alle spalle.

Con una mano Richard prese le carte e i documenti che gli servivano, mentre si passava l’altra sul viso, cancellando qualcosa: dispiacere, forse, oppure lacrime, oppure Jessica.

Aveva ricominciato a prendere la metropolitana per andare e tornare dall’ufficio. Acquistava i giornali da leggere al mattino e alla sera, ma invece di farlo preferiva scrutare i volti degli altri passeggeri, chiedendosi se erano tutti di Londra Sopra, chiedendosi cosa passava dietro i loro occhi.

Durante l’ora di punta serale, qualche giorno dopo l’incontro con Jessica, gli parve di scorgere Lamia dall’altra parte del vagone, che gli dava le spalle, i capelli raccolti in alto sulla nuca e il vestito lungo e nero. Il cuore comincio a battergli forte nel petto.

Si fece largo tra la gente stipata nel vagone. Mentre si avvicinava, arrivarono a una stazione dove la ragazza scese. Ma non si trattava di Lamia: era semplicemente un’altra giovane barbara londinese pronta per una lunga serata. Se ne accorse con disappunto.

Un mercoledi vide un grosso ratto marrone seduto sui bidoni della spazzatura sul retro di Newton Mansions, il palazzo dove abitava, con l’aria di essere il padrone del mondo.

All’arrivo di Richard scivolo sul marciapiede e attese all’ombra del bidone, fissandolo con i piccoli occhi neri.

Richard si accovaccio li vicino.

«Salve» disse con cortesia. «Ci conosciamo?»

Il ratto non disse nulla ma non fuggi.

«Io mi chiamo Richard» continuo a bassa voce. «In realta non sono un parla-coi-ratti, ma, hmm, conosco qualche ratto e mi chiedevo se sei amico di Lady Porta…»

Senti un rumore di scarpe alle sue spalle, e si volto per vedere i Buchanan che lo osservavano incuriositi.

«Ha… perso qualcosa?» chiese la signora Buchanan.

Richard udi, ma ignoro, lo sgarbato sussurro del marito. «Solo qualche rotella.»

«No,» rispose Richard in tutta sincerita «stavo, hmm, salutando un…»

Il ratto si affretto ad allontanarsi.

«Era un ratto?» abbaio George Buchanan. «Protestero in comune. E una vergogna. Ma questa e la Londra che fa per lei, vero?»

Si, convenne Richard. Era proprio vero.

La sua roba continuava a rimanere nelle casse in mezzo al salotto.

Non accendeva neppure il televisore. Alla sera tornava a casa a mangiare. Poi si metteva alla finestra e guardava Londra, le auto, i tetti, le luci, mentre il crepuscolo diventava notte e le luci si propagavano in tutta la citta. E alla fine, riluttante, si spogliava, andava a letto e provava a dormire.

Sylvia entro nel suo ufficio un venerdi pomeriggio.

Lui stava aprendo delle lettere usando un pugnale — il pugnale di Hunter — come tagliacarte.

«Richard?» disse. «Mi chiedevo. Stai uscendo molto in questo periodo?»

Lui scosse il capo.

«Be’, stasera facciamo un’uscita di gruppo. Ti andrebbe di unirti a noi?»

«Hmm, si, certo» rispose Richard. «Mi divertiro di sicuro.»

Si annoiava a morte.

Erano in otto: Sylvia e il suo ragazzo, che aveva a che fare con le auto d’epoca, Garry della sezione conti aziendali, che aveva rotto da poco con la fidanzata a causa di un malinteso (lui aveva creduto che sarebbe stata molto piu comprensiva riguardo al fatto che andava a letto con la sua migliore amica di quanto in realta si era rivelata una volta scoperta la cosa), diverse persone carine e amici di persone carine, e la nuova ragazza dell’assistenza computer.

Per prima cosa andarono a vedere un film all’Odeon, in Leicester Square. Alla fine vinceva il buono, e nelle fasi intermedie c’erano esplosioni e oggetti volanti in grande quantita.

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