con le iniziali. Era difficile immaginarli nell’intimita delle vecchie case che si allineavano lungo le squallide valli dello Yorkshire. Le loro intonazioni dialettali erano soffocate da un fiume di musica e dal frastuono e dal tramestio delle bocce e dei birilli sui tavolati delle piste. Ce n’erano sei o sette: ognuna aveva a un’estremita dieci birilli e all’altra la rastrelliera per le bocce, un tavolino per segnare i punti, una panca e quattro giocatori. Quando una boccia colpiva il bersaglio segnando un punto, un rastrello automatico raccoglieva i birilli e faceva ritornare le bocce alla rastrelliera vicino al giocatore. Salvo che per il momento di atletica concentrazione in cui si gettava la boccia, i giocatori parevano disinteressarsi alla gara: se ne stavano li attorno, a chiacchierare, a bere coca-cola a garganella. Era un ambiente piu americano di quanto fosse stato il cinema: pareva che attraverso lo schermo l’atmosfera statunitense fosse esplosa e si fosse impossessata del pubblico. Ma era cosi, rifletteva Fleming, che le cose andavano, in quel modo dell’accidente.

Trovarono Bridger, un tipo sottile, segaligno, circa dell’eta di Fleming, che giocava su una pista in compagnia di una ragazza tutta curve con un maglione rosso e pantaloni gialli molto aderenti. Petto e capelli erano tirati su al massimo, il viso truccato come quello di una ballerinetta, e camminava come una stellina di Hollywood; ma quando apri bocca trapelo tutto il suo Yorkshire. Tiro una boccia con energia notevole e torno indietro per appoggiarsi alla spalla di Bridger succhiandosi un dito.

«Uh!, mi e venuto via un pezzo di pelle.»

«Questa e Grace.» Pareva che Bridger si vergognasse un pochino della ragazza. Era prematuramente sciupato e nervoso, vestito con anonimi abiti sportivi, simile a un impiegato postale la domenica mattina. Strinse la mano a Judy con aria incerta, e quando lei disse: «Ho sentito parlare di lei,» le lancio un’occhiata rapida e ansiosa.

«Miss Adamson,» presento Fleming, versando del whisky nella coca-cola di Bridger. «E la nostra nuova addetta alle public relations.»

«Qual e il suo nome di battesimo, cara?» indago la ragazza.

«Judy.»

«Non ha dell’ansaplasto?»

«Oh, chiedi alla cassa!» intervenne Bridger impaziente.

«Lavora con voi?» chiese Judy a Fleming.

«Genio locale. Proprieta di Dennis. Io non ho tempo.»

«Peccato,» commento la ragazza. Ma Fleming non le bado. Dopo aver preso un altro sorso dalla fiaschetta, si diresse con passo incerto alla pista. Bridger si rivolse a Judy in tono confidenziale:

«Che le e stato detto di me?»

«Solo che ha lavorato con il dottor Fleming.»

«Non e la mia massima aspirazione.» Pareva deluso. Mosse il naso, come un coniglietto. «Nell’industria potrei prendere cinque volte quel che guadagno qui.»

«E questo che desidera?»

«Appena il complesso sulla collina entra in funzione, taglio la corda.» Lancio un’occhiata di traverso a Fleming con aria d’intesa, poi si rivolse di nuovo a lei. «Il vecchio John e deciso a restare, ad aspettare l’eta dell’oro, e, prima che ottenga qualcosa, sara vecchio. Vecchio e rispettato. E povero.»

«E forse felice.»

«Non sara mai felice. Ne manda giu troppe.»

«Chi ne manda giu troppe?» Fleming indietreggio per il lancio e segno il punto.

«Tu.»

«D’accordo, bevo troppo. Amico, bisogna pur avere qualcosa a cui tenersi attaccati.»

«Cosa c’e che non va nella strada che ti sei prescelto?» domando Bridger arricciando il naso.

«Senti,» Fleming si abbandono sulla panca accanto a loro. «Hai tutte le intenzioni di camminare per una strada; poi cambi passo e non ti ritrovi piu. Parlavamo di Galileo… perche? Perche lui era il Rinascimento. Lui e Copernico e Leonardo da Vinci. Ed e stato allora che hanno fatto il grande salto, abbattendo tutte le barriere, e han dovuto starsene in piedi per conto loro in mezzo a un universo grande, enorme, sconfinato.»

Si alzo, prese dalla rastrelliera un’altra pesante boccia, e la sua voce si alzo sopra l’assordante frastuono della musica e del giuoco.

«Abbiamo posto nuove barriere, molto piu oltre; ma questo e un secondo Rinascimento. Un bel giorno, mentre noi non ce ne accorgiamo, tutti presi a parlare di politica, di calcio e di quattrini, allora d’improvviso tutte le barriere che conosciamo verranno abbattute, via!, come questa!»

Diede un gran colpo con la boccia facendo cadere dal tavolo segnapunti le bottiglie di coca-cola.

«Ehi, sta’ attento, animale!» Bridger si chino a raccogliere le bottigliette e asciugo con un fazzoletto il liquido sparso. «Mi spiace, Miss Adamson.»

Fleming butto il capo all’indietro, ridendo.

«Judy, si chiama Judy.»

Bridger, piegato sulle ginocchia, cercava di togliere la macchia dalla gonna di Judy.

«Temo proprio che rimarra la macchia.»

«Non importa.» Judy non gli badava. Fissava Fleming, interdetta e affascinata. Poi il momento passo.

«Dottor Fleming, al telefono.»

Dopo un minuto Fleming torno, scuotendo la testa come per schiarirsi le idee. Tiro in piedi Bridger.

«Andiamo, Dennis. Vogliono noi.»

Harvey era solo nella sala di controllo: sedeva al banco e regolava la sintonia del ricevitore. La finestra di fronte a lui era nera come una lavagna e la stanza era silenziosa: si sentiva solo, dall’altoparlante, un suono crepitante, basso e continuo. All’esterno, silenzio; poi il rumore dell’auto di Fleming.

Fleming e Bridger entrarono dalla porta girevole, e si fermarono, battendo le palpebre, nel cerchio di luce. Fleming, turbato, fisso Harvey.

«Che c’e?»

«State a sentire.» Harvey alzo una mano e loro si fermarono, in ascolto.

In mezzo alle scariche, ai sibili e ai fischi che venivano dall’altoparlante, giungeva un’unica nota, debole e spezzata, che pero si ripeteva continuamente.

«Alfabeto Morse,» affermo Bridger.

«Non e a gruppi.»

Ascoltarono ancora.

«Breve e lunga,» aggiunse Bridger, «ecco cos’e.»

«Da dove proviene?» chiese Fleming.

«Da qualche parte di Andromeda. Ne stavamo esplorando la zona…»

«Da quanto dura?»

«Da un’ora circa. Siamo sul massimo, ora.»

«Puoi muovere il riflettore?»

«Penso di si.»

«Non dovremmo farlo,» intervenne Bridger. «Non dovremmo cominciare subito a fare esperimenti.»

Fleming lo ignoro.

«Il servo-apparecchio e gia in azione?» chiese.

«Si, dottor Fleming.»

«Bene, cerchi di captarlo.»

«No, John, ascolta.» Bridger tese vanamente una mano per toccare il braccio di Fleming.

«Puo essere uno Sputnik, o qualcosa del genere,» disse Harvey.

«C’e qualcosa di nuovo in orbita?» Fleming si libero dalla stretta di Bridger.

«Nulla, che si sappia.»

«Qualcuno potrebbe avere lanciato in orbita qualcosa di nuovo…» comincio Bridger, ma Fleming lo interruppe.

«Dennis.» Cercava di pensare con lucidita. «Vai a mettere in funzione un registratore, da bravo. E anche uno stampatore.»

«Non sarebbe meglio controllare?»

«Dopo, controlliamo.»

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