Fleming usci lentamente nel vestibolo, si chino sul distributore d’acqua e si sciacquo a lungo il viso. Quando torno, fresco, lucido e notevolmente sobrio, trovo Bridger gia al lavoro nella sala apparecchi, e Harvey che telefonava all’ingegnere di turno. Quando i motori elettrici entrarono in funzione, le luci si abbassarono un istante. Il riflettore metallico, in alto la fuori, si mosse in silenzio, impercettibilmente. Il suo movimento compensava il moto terrestre. Dall’altoparlante il suono giunse un poco piu alto.

«Non si puo sentirlo meglio?»

«Non e un segnale molto distinto.»

«Hum.» Fleming apri un cassetto del banco di controllo e ne trasse un catalogo. «Le sue coordinate galattiche non si sono spostate?»

«Difficile a dirsi. Non lo inseguivo. Ma non possono essersi spostate di molto.»

«Allora non e qualcosa in orbita?»

«Direi di no.»

Harvey si piego ansiosamente sul quadro di controllo acustico. «Non potrebbe essere qualche dilettante che ritrasmette in alfabeto Morse dalla Luna?»

«Non sembra un vero alfabeto Morse. E la Luna non e ancora sorta.»

«O da Marte, o da Venere. Spero di non avervi messi in allarme per niente.»

«Andromeda, ha detto?»

Harvey annui. Fleming sfogliava il catalogo, leggendo e ascoltando contemporaneamente. Torno gentile e silenzioso come era stato prima con Judy, in macchina. Sembrava un ragazzino studioso.

«Continua a seguirlo?»

«Si, dottor Fleming.»

Fleming ando al banco e premette il pulsante del telefono interno.

«Dennis, lo ricevi?»

«Si,» la voce di Bridger risuonava metallica, «ma non ha alcun senso.»

«Puo darsi che prima di mattina ne abbia. Sto cercando di farmi un’idea della distanza.»

Fleming interruppe la comunicazione e attraverso il locale, con un libro in mano, dirigendosi alle carte astronomiche sulla parete di fondo.

Lavorarono per un po’: nella stanza il solo rumore erano i suoni che venivano dallo spazio. Fleming controllava la fonte e Harvey, con il grande e silenzioso telescopio all’esterno, manteneva il contatto.

«Che ne pensa?» chiese Harvey infine.

«Secondo me viene da molto, molto lontano.»

Lavorarono e ascoltarono ancora, mentre il segnale continuava a giungere, senza fine.

2

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Poco prima del settanta, quando si svolgevano questi avvenimenti, il Ministero della Scienza aveva traslocato in un nuovo palazzo dalle pareti di vetro nelle vicinanze di Whitehall. Arredamento e personale erano molto raffinati, quasi si volesse dimostrare che la tecnologia era sul medesimo piano delle arti, e Michael Osborne, il sottosegretario permanente di Stato, era, tra i numerosi dipendenti del Ministero, uno tra i piu colti. In ufficio indossava si abiti di tweed, ma erano i piu eleganti e i piu morbidi che ci fossero. Sedeva di rado alla sua imponente scrivania; piu spesso occupava una delle poltroncine morbide e basse che circondavano il piccolo tavolino da caffe dal ripiano di marmo.

Se ne stava li, decorativo, il mattino dopo che a Bouldershaw Fell avevano cominciato a captare il messaggio; parlava con il generale Charles G. Vandenberg, delle Forze aeree statunitensi. La luce pioveva dalle veneziane, a strisce sottili.

L’Inghilterra, di quei tempi, era una sorta di quartier generale avanzato di una terra assediata, un’area formata dall’Europa occidentale e dall’America del Nord. Pressioni da Oriente, dall’Africa e dall’Asia avevano respinto la civilta occidentale in un angolo del globo, di cui l’America a nord di Panama era un centro abbastanza sicuro, e l’Europa occidentale un ben fortificato saliente. A rigore non si era in guerra: ma le sanzioni economiche e la minaccia delle bombe e dei missili tenevano i resti del vecchio mondo stretti in un precario stato d’assedio. I collegamenti attraverso l’Atlantico erano mantenuti quasi esclusivamente dagli americani, e le guarnigioni americane in Inghilterra, in Francia e nella Germania occidentale resistsvano con la medesima disperata tenacia delle legioni romane nel terzo e nel quarto secolo.

Il protocollo insisteva sul fatto che l’Inghilterra e le nazioni sue vicine erano ancora stati sovrani, ma in realta l’iniziativa sfuggiva velocemente al loro controllo. Sebbene il generale Vandenberg fosse modestamente definito rappresentante del Comitato per l’organizzazione della difesa, era, in effetti, comandante d’aviazione di una potenza che, amichevole ma dominatrice, occupava il paese, e per la quale l’Inghilterra era solo uno dei riquadri di una vasta scacchiera.

Ex bombardiere, con un collo taurino e la mascella quadra, pur avendo raggiunto la mezza eta, sembrava ancora giovane e spavaldo; ma non c’era alcuna spavalderia nel suo modo di fare. Proveniva dal New England, parlava in tono tranquillo, educato, e discuteva con competenza, come se conoscesse il mondo molto meglio della maggior parte degli uomini che lo abitano.

Parlavano di Whelan. Osborne teneva tra le dita un rapporto che lo riguardava.

«Non posso far nulla ora.»

«C’e una certa precedenza…»

Osborne si drizzo sulla sedia e chiamo la segretaria con il telefono interno che si trovava sul tavolo.

«Il Comitato organizzazione difesa ha un punto di ebollizione piuttosto basso,» osservo Vandenberg.

«Puo dir loro che ci daremo da fare.»

Appena la segretaria entro, Osborne le consegno il rapporto.

«Trovi qualcuno che se ne occupi.»

La ragazza lo prese e depose sulla scrivania un incartamento. Era giovane e graziosa, e indossava un vestito che pareva un abito da cocktail: l’amministrazione statale aveva fatto progressi.

«I suoi documenti per Bouldershaw.»

«Grazie. La mia auto e pronta?»

«Si, Mr. Osborne.»

Il sottosegretario apri la cartella e lesse:

«La comitiva ministeriale arrivera a Bouldershaw Fell alle 15 e 15, e sara ricevuta dal professor Reinhart.»

«Domani, questo,» sottolineo Vandenberg. «Va lassu?»

«Ci vado un giorno prima per incontrare Reinhart.» Infilo la cartella dei documenti nella borsa. «Posso darle un passaggio fino a Whitehall?»

«Sarebbe un gesto caritatevole.»

Diffidavano l’uno dell’altro, ma erano educati, quasi all’antica. Alzatosi, Vandenberg chiese con indifferenza:

«Avete un programma?»

«Non ancora.»

«La cosa si sta facendo alquanto seria.»

«Le stelle possono aspettare. Hanno aspettato per tanto tempo.»

«Ha aspettato molto anche il Comitato organizzazione difesa.»

Osborne ebbe un’alzata di spalle, con simulata impazienza, come un greco che litigasse con un romano.

«Reinhart si occupera dei programmi militari come e quando potra; questo e l’accordo.»

«Se si profilasse una situazione d’emergenza…»

«Se, intendiamoci, se si profilasse una situazione d’emergenza.»

«Legge i giornali, lei?»

«In questo periodo riesco a leggere solo le riviste.»

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