«E che ci fa delle segnalazioni?»

Reinhart passo i fogli a Osborne.

«E certo un susseguirsi coerente di punti e di linee.»

«Ma allora? Perche nessun altro lo ha captato?»

«Perche nessun altro ha un apparecchio perfetto come questo. Se non vi avessimo dato un complesso straordinariamente buono ora non lo riceveremmo.»

Osborne sedette a un angolo del banco di controllo guardando con aria stupefatta i fogli.

«Se qualche essere intelligente cerca di comunicare… No, non ha senso comune.»

«E possibile.» Reinhart si fissava con attenzione le dita delicate come se ci fosse qualcosa di cui preferiva non parlare. «Se ci sono altre creature…»

Fleming lo interruppe. «Non altre creature, altre intelligenze. Non e necessario che siano degli omini verdi piccoli piccoli. Non deve essere necessariamente qualcosa di organico: solo un’intelligenza.»

Judy tremo, poi si ricompose.

«Perche mi sento rabbrividire?»

«Per la stessa ragione che fa rabbrividire me,» rispose Fleming.

Osborne si riscosse.

«Per la medesima ragione per cui tutti rabbrividiranno se si tratta di una fonte astronomica.»

Alla fine decisero di ascoltare ancora, quella notte, il messaggio. Questo non era cessato, si era fatto solo piuttosto debole, perche il movimento di rotazione della Terra lo aveva posto fuori dal puntamento del telescopio. Con tutta probabilita sarebbe continuato. Una volta accettata questa possibilita, Reinhart torno calmo e formale. Lui, Fleming e Bridger spiegarono i fogli per esaminarli.

«Sapete cosa potrebbe essere?» suggeri Fleming. «Aritmetica binaria.»

«Che cos’e?» chiese Judy.

«E un’aritmetica espressa soltanto dalle cifre 0 e 1, invece che dalle cifre da uno a dieci che noi usiamo normalmente e che chiamiamo decimali. 0 e 1, capite?, potrebbero essere punto e linea, oppure linea potrebbe essere uguale a 0, e punto uguale a 1. Il sistema che noi usiamo e arbitrario, mentre il sistema binario e fondamentale; e basato sul positivo e sul negativo, si e no, punto e linea… e universale.» Si volse verso di lei: i suoi occhi erano iniettati di sangue, febbricitanti di tensione e di eccitazione. «’La filosofia e scritta in linguaggio matematico.’ Ricorda? Stiamo appunto superando la barriera!»

«Sara meglio che rimandiamo l’inaugurazione,» disse Osborne. «Non vogliamo che questa storia finisca sulla Social Gazette.»

«Perche no?»

Osborne appariva inquieto. «Non si puo dire o fare nulla senza permesso.» Non c’era niente piu semplice di questa affermazione nella sua concezione del mondo. Nella sua mente cio che accadeva a Bouldershaw Fell era la parte minore di un piano d’accordi, intricato e complesso, sullo sfondo del quale si profilavano tutte le cose che Vandenberg rappresentava. Tutto doveva venire pesato e vagliato con ogni precauzione.

«Che devo comunicare alla stampa?» gli chiese Judy.

«Nulla.»

«Nulla?»

«Siamo una societa segreta o che diavolo?» Fleming lo fisso sprezzante, ma Osborne cerco di apparire ufficiale e ragionevole al tempo stesso.

«Non potete diffondere delle informazioni confuse come queste. C’e altra gente che deve essere consultata, e inoltre si potrebbero avere delle manifestazioni di panico: astronavi, dischi volanti, mostri con occhi da basilisco. Tutti gli idioti del paese crederanno di vederne. E poi potrebbe trattarsi di una cosa qualsiasi… No, nulla deve apparire sui giornali, Miss Adamson.»

Lasciarono Fleming in ebollizione e andarono nell’ufficio del professore per telefonare al Ministero; poi ripartirono.

Al Lion di Bouldershaw la stampa era gia cominciata ad arrivare per occuparsi della cerimonia dell’inaugurazione. Judy fece entrare Reinhart e Osborne da una porticina posteriore in una piccola saletta, dove venne loro servita piuttosto tardi la cena; schivavano cosi la crescente falange dei corrispondenti scientifici, accampati nel salone. Tra un piatto e l’altro Osborne faceva prudenti sortite in direzione della cabina telefonica, e ogni volta tornava visibilmente piu depresso e infastidito.

«Che ha detto il ministro?»

«Ha detto… ‘Consultate Vandenberg.’»

Finirono di mangiare senza molta voglia della carne piuttosto fredda, poi Osborne usci di nuovo.

«Che ha detto Vandenberg?»

«Cosa credete che potesse dire? ‘Acqua in bocca su tutto.’»

Judy doveva comunicare alla stampa, l’indomani, che la inaugurazione era stata differita a causa di un intoppo tecnico, e nulla di piu. Ogni ulteriore comunicato sarebbe stato fatto da Londra alle redazioni di Fleet Street.

Con ogni precauzione riuscirono ancora a scivolare fuori dalla porta posteriore senza essere notati.

Mezz’ora piu tardi l’auto di Fleming si fermava davanti all’albergo, e lo studioso, stanco e assetato, spariva nel salone.

Quella sera il messaggio fu di nuovo captato. Prosegui per tutta la notte e fu registrato a turno da Fleming e da Bridger, e non soltanto i punti e le linee che erano facili a udirsi, ma anche la parte del messaggio trasmessa ad alta velocita. Il mattino seguente Dennis Bridger scese da solo a Bouldershaw, e Harries lo segui. Dopo aver lasciato la macchina nel parcheggio di Town Hall, Bridger si incammino lungo il selciato di una via laterale verso la parte bassa della citta. Harries lo seguiva a piedi, a un isolato di distanza. Con un impermeabile al posto del suo solito grembiule, Harries assomigliava piu a un bandito irlandese che a un uomo delle pulizie, e stava molto attento a non farsi scorgere da Bridger. Ma proprio Harries non noto una coppia di persone sul marciapiede, sul lato opposto della strada, accanto a una piccola porta che recava l’insegna James Oldroyd, allibratore. C’era molta gente li attorno: due persone che parlassero insieme passavano inosservate.

Sulla soglia Bridger si volse, ed entro in uno stretto passaggio male illuminato: le scale dalle guide di linoleum si inerpicavano al piano superiore e ai piedi della scala si trovava una porta dal vetro smerigliato. Quando chiuse la porta esterna, il rumore della strada venne tagliato fuori, lasciando il vestibolo tetro come una cripta. La porta dal vetro smerigliato portava la medesima scritta, James Oldroyd. C’era anche scritto «avanti.» Bridger entro.

Benche fosse tardi, James Oldroyd stava facendo colazione, seduto alla sua scrivania. Era un uomo anziano, teneva arrotolate le maniche della camicia e indossava un cardigan scuro e scolorito; quando Bridger entro stava intingendo con la punta della forchetta un pezzo di pane nell’uovo al burro. Nell’ufficio non c’era nessun altro, eppure la stanzetta pareva affollata. C’era un’enorme confusione: molti telefoni, una calcolatrice, un’apparecchiatura telegrafica e una telescrivente. Alle pareti parecchi calendari pubblicitari, strappati a mesi diversi, e, troneggiante, un vistoso orologio. Mr. Oldroyd levo lo sguardo da quell’insieme di vecchia paccottiglia e di attrezzature nuove per guardare un attimo Bridger.

«Oh, e lei.»

Bridger accenno alla telescrivente.

«Tutto bene?»

A mo’ di risposta, Mr. Oldroyd si fisso in bocca il pezzo di pane imbevuto d’uovo, e Bridger si mise al lavoro alla telescrivente.

«Come vanno gli affari?» chiese, dopo averla accesa e avere composto un numero. Sembrava un saluto convenzionale tra vecchie conoscenze.

«Cosi cosi,» rispose Mr. Oldroyd. «I cavalli non hanno senso di responsabilita. Se non arrivano tutti insieme vanno come delle lumache.»

Bridger batteva sulla telescrivente: KAUFMANN TELESCRIVENTE 21303 GINEVRA. Quindi si rese conto che fuori, nel vestibolo, era scoppiata una mischia; per un momento una testa si profilo contro il vetro della porta. Poi si senti un borbottio, un gemito e infine la testa fu spinta via da altre due figure meno distinte. Bridger lancio un’occhiata a Oldroyd che pareva non essersi accorto di nulla, intento a tagliare la cotenna da una fetta di pancetta: torno alla telescrivente. Quando ebbe finito di scrivere, usci con ogni precauzione nell’ingresso. Era

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