libero. La porta che dava sulla strada oscillava, semiaperta, ma nella strada non c’era segno di alcunche di insolito. Nessuno era fermo sull’altro lato, nessuno osservava da un angolo. Una macchina, che si stava allontanando, avrebbe potuto avere a che fare con l’incidente, e forse no.

Dennis Bridger si avvio al parcheggio: le gambe gli tremavano.

Notizie del messaggio apparirono attraverso un’agenzia stampa in tempo per l’edizione della sera. Quando il generale Vandenberg fece visita al ministro della Scienza per protestare, veniva teletrasmessa una dichiarazione governativa. Il ministro non c’era. Osborne si fermo con Vandenberg nell’ufficio del suo capo, fissando lo schermo dell’apparecchio televisivo, in un angolo della stanza, sul quale l’annunciatore leggeva con fare serio e compreso.

Il governo di quel periodo era una raccolta di talenti, rappresentativa, si, ma priva di scopo; questo «serrare le file» in tempo di crisi era stato soprannominato «governo meritocratico.» Erano uomini e donne di notevoli capacita, ma senza alcun principio comune, eccetto quello di sopravvivere. Il primo ministro era un conservatore, il ministro del Lavoro un sindacalista rinnegato; alcuni posti chiave erano occupati da uomini piu giovani, attivi e ambiziosi come il ministro della Difesa, altri da persone meno capaci ma che impressionavano il pubblico con la loro capacita dialettica, come il ministro della Scienza. L’idea della differenza tra i partiti era stata smarrita, piuttosto che eliminata: forse, in questa nazione, era la fine della partitocrazia. Nessuno si preoccupava molto, e l’intero paese si perdeva in un’apatia senza speranze, in opposizione a un mondo che ormai sfuggiva al suo controllo. Alcuni rimasugli dello schieramento di sinistra, gli estremisti, facevano si che la parola «Vichy» venisse scritta di quando in quando sui muri di Whitehall, ma questo era l’unico segno visibile di vita; la gente si occupava in pace della propria esistenza e sui pubblici affari era caduto uno strano silenzio. Si diceva che c’era tanto silenzio che si poteva sentir cadere una bomba.

In questo vuoto piombo la notizia del messaggio proveniente dallo spazio. I giornali, come ci si poteva aspettare, presero la notizia per il verso sbagliato. Gli uomini dello spazio spargono il terrore. Preludio all’aggressione? chiedevano. Dallo schermo televisivo l’annunciatore leggeva compunto la dichiarazione ufficiale:

«Questa sera il governo ha smentito con veemenza la notizia circa una possibile invasione dallo spazio. Un portavoce del Ministero della Scienza ha specificato ai giornalisti che, mentre e vero che cio che sembrava essere un messaggio e stato captato a Bouldershaw Fell, non c’e alcuna ragione di credere che questo provenga da un’astronave o da un pianeta vicino. Comunque, qualora il segnale captato sia un messaggio, proviene da una fonte molto lontana.»

Non c’era nessuna spiegazione soddisfacente per questa indiscrezione. Reinhart non ne sapeva nulla, e l’uomo di fiducia del Ministero della Difesa che si trovava sul luogo, Harries, risultava inspiegabilmente mancante. L’esercito, tuttavia, era alla ricerca dei responsabili. Vandenberg tiro fuori due dossier che apri sul tavolo del ministro.

«’Fleming, dottor John. Dal 1960 in poi: anti-Nato, filoafricano, marcia di Aldermaston, disobbedienza civile, prodisarmo nucleare.’ Lo chiama una persona su cui si possa contare?»

«E uno scienziato, non un candidato per il commissariato di polizia.»

«Si sospetta che sia lui il responsabile. Guardi l’altro.» Il generale sfogliava, non senza piacere, il secondo dossier. «Bridger, membro del partito comunista dal cinquantotto al sessantatre. Poi e slittato a destra e ha cominciato a collaborare a uno dei cartelli internazionali, ma a uno dei piu sporchi, la Intel. Potrebbero anche lasciarlo perdere.»

«Fleming non lavorera senza di lui.»

«Come volevasi dimostrare.» Il generale raccolse gli schedari. «Oserei dire che in questo campo siamo vulnerabili.»

«D’accordo,» esclamo stancamente Osborne, e sollevo il telefono del ministro. Parlava nel ricevitore con tono gentile, come se ordinasse dei fiori. «Bouldershaw Fell.»

Nella sala di controllo il messaggio stava di nuovo arrivando. Harvey era fuori, nella sala di registrazione, e si occupava dei nastri. Fleming era solo al banco di controllo. Erano privi di mano d’opera. Whelan all’improvviso era stato mandato via e perfino Harries era assente. Bridger se ne gironzolava attorno, con aria petulante, inquieto e molto agitato. Infine si decise ad affrontare l’amico.

«Ascolta, John, potrebbe andare avanti per sempre.»

«Forse.»

Dall’altoparlante usciva senza interruzione il suono delle stelle.

«Mi preparo a fare le valige.» Fleming lo fisso. «Il progetto e finito. Qui, per me, non c’e piu nulla da fare.»

«Per te c’e tutto da fare.»

«Preferirei andarmene.»

«E che ne dici di questo?»

Ascoltarono per un momento l’altoparlante. Il viso di Bridger si contrasse.

«Potrebbe essere qualsiasi cosa,» commento bruscamente.

«Ma io ho idea di cosa potrebbe essere.»

«Che cosa?»

«Potrebbe essere un insieme di istruzioni.»

«D’accordo, lavoraci su.»

«Ci lavoreremo insieme.»

In quel momento Judy irruppe nella stanza. Avanzo dalla porta con passo deciso; i suoi tacchi risuonavano sul pavimento come quelli di un ufficiale della guardia: il suo volto era teso e irato. Riusci a malapena ad avvicinarsi a loro prima di esplodere.

«Chi di voi due ha parlato alla stampa?»

Fleming la fisso con profondo stupore. Essa si rivolse a Bridger.

«Qualcuno si e lasciato sfuggire delle informazioni, tutte le informazioni, anzi, con la stampa.»

Fleming fece schioccare la lingua con disapprovazione. Judy gli lancio un’occhiata di fuoco e si rivolse nuovamente a Bridger.

«Non e stato il professor Reinhart, e non sono stata io. Non e stato Harvey o un altro dei ragazzi, che non ne sapevano abbastanza. Percio si tratta di uno di voi.»

«Come volevasi dimostrare,» commento Fleming. Judy lo ignoro.

«Quanto l’hanno pagata, dottor Bridger?»

«Io…»

Bridger si interruppe. Fleming si alzo e si mise tra loro.

«E affar suo?» le chiese.

«Si. Io…»

«Bene, chi e lei?» Il suo volto si avvicino a quello di lei e la ragazza si rese conto che l’alito di Fleming sapeva ancora di alcool.

«Io,» parlava con voce rotta, «io sono l’agente stampa. La responsabilita e mia. Ho proprio avuto la piu grossa grana della mia vita.»

«Mi spiace davvero,» mormoro Bridger.

«E tutto quello che mi sa dire?» La voce di lei si levava tremante.

«Vuole un buon consiglio, per il suo bene?» Fleming se ne stava fermo, a gambe divaricate, oscillando, e sogghignandole in faccia con disprezzo. «Molli il mio amico Dennis.»

«Perche?»

«Perche sono stato io a raccontare tutto ai giornalisti.»

«Lei?» Arretro come se l’avessero schiaffeggiata in pieno viso. «Era ubriaco?»

«Si,» rispose Fleming, e le volse le spalle. Si diresse alla porta della sala di registrazione e si guardo attorno. «Anche se fossi stato sobrio, le cose non sarebbero andate diversamente.»

Era appena uscito quando le grido: «E non mi hanno pagato!»

Judy resto immobile per un attimo, senza vedere ne sentire. L’altoparlante sibilava e gracchiava; la luce al neon splendeva sui pochi mobili lisci. Di fuori l’arco del telescopio si alzava contro il cielo che si faceva sempre piu scuro: solo tre giorni prima Judy vi era giunta, non ancora iniziata e non ancora coinvolta… si accorse che Bridger

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