— Che documenti ti servono? Patente? Tessera per l’archivio di polizia? Un attestato di lavoro legale?

— Tutto. Compresa la tessera d’iscrizione alla sezione Dodici del Sindacato musicisti.

— Ah, sei un musicista. — Lei lo guardo con maggiore interesse.

— Sono un cantante — disse lui. — Conduco uno show televisivo di un’ora, al martedi sera. Magari l’hai visto. Il Jason Taverner Show.

— Non ho piu un televisore — disse la ragazza. — Quindi, non saprei riconoscerti. E un lavoro divertente?

— A volte. Si conosce tanta gente del mondo dello spettacolo, ed e splendido, se e questo che ti piace. Io ho scoperto che, per la maggior parte, sono persone come tutte le altre. Hanno le loro paure. Non sono perfette. Alcune sono molto divertenti, in scena e fuori.

— Mio marito mi ripeteva sempre che io non ho il senso dell’umorismo — disse la ragazza. — A lui pareva tutto divertente. Ha trovato divertente persino essere arruolato nei naz.

— E rideva ancora quando l’hanno congedato? — chiese Jason.

— Non si e mai congedato. E rimasto ucciso in un attacco a sorpresa degli studenti. Ma non e stata colpa loro. Gli ha sparato un altro naz.

— Quanto mi costera il set completo di tessere d’identita?— chiese Jason. — Sara meglio che tu me lo dica adesso, prima di cominciare.

— Faccio pagare quello che i clienti possono permettersi. — Kathy ricomincio a sistemare i suoi caratteri tipografici. — A te chiedero molto perche e ovvio che sei ricco. Un po’ perche hai dato cinquecento dollari a Eddy per portarti qui, un po’ per il vestito. Okay? — Si giro a lanciargli un’occhiata veloce. — O mi sbaglio? Dimmi.

— Ho con me cinquemila dollari — rispose Jason. — Cioe, cinquemila meno cinquecento. Sono un artista famoso in tutto il mondo. Una volta al mese lavoro anche al Sands. A dire il vero, mi esibisco in una quantita di club di prima qualita, quando riesco a trovare un buco nei miei numerosi impegni televisivi.

— Gesu! Mi piacerebbe tanto avere sentito parlare di te. Almeno potrei sentirmi colpita.

Lui rise.

— Ho detto qualcosa di stupido? — chiese Kathy, timidamente.

— No. Kathy, quanti anni hai?

— Diciannove. Li compio a dicembre. Ne ho quasi venti. Tu che eta mi dai?

— Sui sedici.

La bocca della ragazza si piego in una smorfia imbronciata da bambina. — E quello che dicono tutti — commento a bassa voce. — E perche non ho seno. Se avessi seno, ne dimostrerei ventuno. E tu quanti anni hai? — Smise di armeggiare con i caratteri tipografici e fisso attentamente Jason. — Sui cinquanta, direi.

Lui fu invaso dall’ira. E dalla depressione.

— Hai l’aria di uno ferito nel suo amor proprio — disse Kathy.

— Ho quarantadue anni — rispose Jason a denti stretti.

— Be’, che differenza fa? Insomma, sono sempre…

— Veniamo al sodo — l’interruppe lui. — Dammi una penna e un pezzo di carta e ti scrivero quello che mi serve e i dati che voglio su ogni tessera. Tutto dev’essere fatto alla perfezione. Ti converra dimostrarti in gamba.

— Ti ho fatto arrabbiare — disse Kathy — dicendo che dimostri cinquant’anni. A guardarli meglio, mi sembra di no. Ne dimostri una trentina. — Passo carta e penna a Jason, con un sorriso impacciato. Un sorriso che chiedeva scusa.

— Lasciamo perdere. —Jason le diede una pacca sulla spalla.

— Preferisco che non mi tocchino. — Kathy si ritrasse.

“Come un cerbiatto nel bosco” penso lui. “Strano: ha paura di essere toccata, anche solo sfiorata, e non ha paura di falsificare documenti, un reato che potrebbe costarle vent’anni di carcere. Forse nessuno si e mai preso il disturbo di dirle che e contro la legge. Forse non lo sa.”

Una macchia di luce e colore sulla parete di fronte attiro la sua attenzione. Ando a esaminarla. Un manoscritto medievale sotto una sorgente di luce. O meglio, una sola pagina. Aveva letto da qualche parte della loro esistenza, ma prima di allora non gliene era mai capitato uno sotto gli occhi.

— E prezioso? — chiese.

— Se fosse l’originale, potrebbe valere un centinaio di dollari — rispose Kathy. — Ma non lo e. L’ho fatto io anni fa, quando frequentavo le medie al North American Aviation. Ho copiato l’originale dieci volte prima di ottenere il risultato giusto. Mi piace la calligrafia. Mi piaceva anche da bambina. Forse perche mio padre disegnava copertine di libri. Hai presente?

— Questo foglio ingannerebbe un esperto?

Kathy lo fisso intensamente per un attimo. Poi annui.

— Non se ne accorgerebbe dalla carta?

— E pergamena, ed e di quel periodo. Si usa la stessa tecnica per falsificare i francobolli. Ci si procura un vecchio francobollo privo di valore, si cancella la stampa, poi… — Una pausa. — Tu non vedi l’ora che io mi metta al lavoro sui tuoi documenti.

— Si. — Jason le passo il foglio sul quale aveva scritto i dati. Per la maggior parte si trattava delle autorizzazioni standard pol-naz per la circolazione dopo il coprifuoco, con impronte digitali e fotografie e firme olografe, il tutto con date di scadenza a breve termine. Nel giro di tre mesi avrebbe dovuto procurarsi una nuova serie di documenti falsi.

— Duemila dollari — disse Kathy, studiando la lista.

A Jason venne voglia di chiedere: “Per quella cifra ho anche il diritto di venire a letto con te?”. Invece disse: — Quanto ci vorra? Ore? Giorni? E, se si tratta di giorni, allora quanto devo…

— Ore — rispose Kathy.

Lui fu colto da un’ondata di sollievo.

— Siediti. Tienimi compagnia. — Kathy indico uno sgabello a tre gambe su un lato del banco da lavoro. — Puoi raccontarmi della tua carriera di star televisiva. Dev’essere affascinante. Tutti i cadaveri sui quali bisogna passare per arrivare in cima. O no?

— Si — disse lui seccamente. — Ma non ci sono cadaveri. E un mito. La carriera si costruisce col talento, e solo col talento, non con quello che fai o dici ad altra gente al di sopra o al di sotto di te. E bisogna lavorare sodo. Non basta presentarsi e fare due passi di danza per firmare un contratto con la NBC o la cbs. Quelli sono uomini d’affari duri, con un sacco d’esperienza. Specialmente quelli dell’A R. Sono loro a decidere chi mettere sotto contratto. Sto parlando delle case discografiche. E da li che devi cominciare per arrivare a livello nazionale. Naturalmente puoi continuare a esibirti nei club, dappertutto, finche…

— Ecco qui la tua patente — disse Kathy. Gli passo una tesserina nera. — Adesso mi metto al lavoro sul documento del tuo servizio militare. E un po’ piu difficile per le fotografie di fronte e di profilo, ma sistemero tutto la. — Gli indico un paravento bianco. Di fronte c’era un treppiede sul quale era montata una macchina fotografica, con il flash a fianco.

— Hai tutte le attrezzature. — Jason si irrigidi davanti al paravento. Nell’arco della sua carriera gli avevano scattato tante foto che sapeva sempre esattamente dove mettersi e quale espressione assumere.

Ma, a quanto sembrava, quella volta aveva sbagliato qualcosa. Kathy lo scrutava con espressione severa.

— Sei radioso — disse come parlando tra se. — Di una radiosita fasulla.

— Foto promozionali — rispose Jason. — Istantanee venti per venticinque…

— Non e il nostro caso. Queste devono servire a tenerti fuori da un campo di lavori forzati per il resto della vita. Non sorridere.

Lui obbedi.

— Bene. — Kathy estrasse le fotografie dalla macchina, le porto con cautela al banco da lavoro, sventolandole nell’aria per farle asciugare. — Le maledette foto animate in 3-D che vogliono sui documenti del servizio militare… Quella macchina fotografica mi e costata mille dollari e mi serve solo per questo e nient’altro… Ma devo averla. — Lo scruto. — Ti costera caro.

— Si — disse lui, rigido. Se n’era gia reso conto.

Kathy lavoricchio per un po’, poi si giro di colpo verso di lui. — Chi sei, realmente? Sei abituato a metterti in posa. L’ho visto. Ti ho visto immobilizzarti con quel sorriso contento sulle

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