parlato con i suoi amici, ma non restava altra alternativa che l’azione.

Tuttavia ancora rifiutava di prendere in considerazione il termine sabotaggio.

Rose Killian non aveva mai sentito parlare di Dalila, e inoltre sentirsi paragonare a Dalila l’avrebbe scandalizzata. Era una ragazza semplice e ingenua dell’Isola Settentrionale: una delle molte che non avevano saputo resistere agli affascinanti stranieri provenienti dalla Terra. La relazione con Karl Bosley non era solo il suo primo vero amore; era anche il primo amore di Karl.

Il pensiero di doversi lasciare era terribile per entrambi. Una notte, quando non riusci piu a sopportare in silenzio, Rose scoppio a piangere sulla spalla di Karl.

«Giurami che non lo dirai in giro» sussurro lui accarezzandole i capelli.

«Ti diro un segreto che ancora non sa nessuno. La nave non partira. Ci fermiamo su Thalassa.»

Rose quasi cadde giu dal letto per la sorpresa.

«Non lo dici solo per consolarmi?»

«No… e vero. Ma non una parola con nessuno. Prometti.»

«Ma certo, caro.»

Ma anche la migliore amica di Rose, Marion, piangeva perche il suo innamorato terrestre l’avrebbe lasciata. Quindi, anche lei doveva sapere…

… e Marion diede la bella notizia a Pauline, che non pote non dirlo a Svetlana… che lo comunico a Crystal raccomandandole la massima discrezione.

E Crystal era la figlia del presidente.

42. Un sopravvissuto

Brutta storia, penso il capitano Bey. Owen Fletcher e un uomo in gamba; ho approvato personalmente la sua scelta. Come ha potuto fare una cosa del genere?

Probabilmente non era spinto da una sola motivazione. Se non fosse stato un Sabra, e per di piu innamorato di quella ragazza, forse non sarebbe successo mai. C’e un termine che indica una situazione in cui il risultato di uno piu uno e superiore a due… Sinergia, ecco la parola.

Eppure aveva la sensazione che ci fosse sotto qualcosa di piu, qualcosa che lui non avrebbe mai saputo.

Gli torno alla mente una cosa che aveva detto Kaldor, il quale aveva sempre una massima pronta per ogni occasione, una volta che stavano parlando della psicologia dell’equipaggio:

«Noi siamo tutti mutilati, capitano, che lo vogliamo ammettere o no. E impossibile che le esperienze attraverso le quali siamo passati durante gli ultimi anni della Terra non abbiano lasciato il segno. E tutti noi abbiamo lo stesso senso di colpa».

«Colpa? Quale colpa?» aveva ribattuto il capitano, piu indignato che sorpreso.

«Una colpa di cui non siamo direttamente responsabili: noi siamo i sopravvissuti… gli unici sopravvissuti. E i sopravvissuti si sentono sempre in colpa, perche loro sono vivi mentre gli altri sono morti.»

Era un’osservazione che turbava, e che forse poteva spiegare il modo in cui si sentiva Fletcher… e molti altri.

Noi siamo tutti mutilati.

Mi chiedo qual e la tua mutilazione, Moses Kaldor, e come fai a dimenticarla. Io conosco bene la mia e sono anche capace di utilizzarla a vantaggio mio e dei miei simili. Mi ha portato dove sono oggi, e di questo vado orgoglioso.

Forse in un altro secolo sarei diventato un dittatore o un signore della guerra. Invece ho fatto carriera, prima come Capo della Polizia Continentale, e poi come Incaricato Generale delle Costruzioni Spaziali e infine come comandante di un’astronave interstellare. Le mie fantasie di potere sono state adeguatamente sublimate.

Si avvicino alla cassaforte, di cui lui solo possedeva la chiave, e infilo la sbarretta metallica magnetizzata nell’alloggiamento. Lo sportello si apri docilmente mostrando fasci di carte, alcune onorificenze e una piccola scatola piatta, di legno, con incastonate sul coperchio le iniziali S. B. in argento.

Il capitano depose l’astuccio sul tavolo provando una lieve eccitazione quasi sessuale. Alzo il coperchio e guardo il rilucente strumento di potere sul suo letto di velluto.

Era, la sua, una perversione condivisa un tempo da milioni di persone.

Di solito era innocua e, nelle societa primitive, anche utile. E molte volte aveva cambiato il corso della storia, per il meglio o per il peggio.

«Lo so che sei un simbolo fallico» disse sottovoce il capitano Bey. «Ma sei anche un’arma. Io ti ho usato in passato; e forse ti usero ancora…»

I ricordi vennero come un lampo che non duro piu di una frazione di secondo, ma il tempo soggettivo fu di anni e anni. Era ancora li accanto alla scrivania quando fini, e per un attimo tutto l’attento lavoro degli psicoterapisti venne meno, e le barriere della memoria si spalancarono.

Rivide con orrore — ma un orrore che lo affascinava — gli ultimi turbolenti decenni che avevano portato alla luce il meglio e il peggio dell’umanita. Ricordo la volta che, giovane ispettore di polizia al Cairo, aveva dato ordine di aprire il fuoco sulla folla che tumultuava. Le pallottole erano di gomma, ma due persone erano morte lo stesso.

Tumultuava perche? Non l’aveva mai saputo — tanti erano i movimenti politici e religiosi negli Ultimi Giorni. Ed era quella anche l’eta dei supercriminali: gente che non aveva nulla da perdere e nemmeno un futuro su cui far conto, e che quindi era disposta a correre qualsiasi rischio. Molti erano degli psicopatici, ma alcuni erano quasi dei geni. Ripenso a Joseph Kidder, che era riuscito quasi a rubare un’astronave. L’uomo era poi scomparso, e certe volte al capitano Bey veniva da pensare: «E se uno dei miei ibernati in realta fosse…».

La diminuzione forzata della popolazione, la proibizione assoluta di procreare dopo l’anno 3600, la massima priorita data allo sviluppo del motore quantico e alla costruzione di astronavi come la Magellano, le imposizioni, gli sforzi, la consapevolezza della fine vicina avevano determinato tensioni tali in tutta la societa che faceva meraviglia che qualcuno avesse potuto sfuggire alla fine del Sistema Solare. Il capitano Bey ricordo con gratitudine e ammirazione coloro che avevano dedicato i loro ultimi anni di vita a una causa di cui non avrebbero mai potuto vedere il successo o il fallimento.

Rivide l’ultimo presidente planetario, Elizabeth Windsor, mentre esausta e orgogliosa scendeva dall’astronave dopo un giro di ispezione e ritornava su un pianeta cui restavano solo pochi giorni di vita. Ma la vita di lei sarebbe stata ancora piu breve; infatti la bomba collocata nel suo spazioplano esplose poco prima dell’atterraggio a Port Canaveral.

Al capitano gelava ancora il sangue solo a ripensarci: la bomba era destinata alla Magellano, e l’astronave si era salvata solo per un guasto del timer. E, per colmo di ironia, tutte le fazioni tra loro rivali avevano rivendicato l’attentato…

Jonathan Cauldwell e la sua banda, sempre piu esigua ma sempre piu rumorosa, sostennero con convinzione ancora maggiore che non sarebbe successo nulla, che Dio stava solo mettendo alla prova l’umanita cosi come Egli aveva un tempo messo alla prova Giobbe. Certo, al Sole stavano succedendo cose strane, ma presto tutto sarebbe tornato alla normalita e l’umanita sarebbe stata salva — a meno che gli increduli, coloro che non confidavano nella misericordia divina, non provocassero la Sua ira. Allora si che Dio avrebbe potuto cambiare idea…

La fazione denominata della Volonta di Dio sosteneva l’esatto contrario.

Il Giorno del Giudizio infine era giunto e nulla avrebbe potuto evitarlo.

Anzi, bisognava accogliere di buon animo la fine del mondo, giacche dopo il Giudizio gli eletti avrebbero goduto della vita eterna.

Ecco quindi che, partendo da presupposti completamente diversi, i fautori di Cauldwell e i seguaci della Volonta di Dio giungevano alla stessa conclusione: l’umanita non doveva cercare di sfuggire al suo destino. Tutte le astronavi andavano distrutte.

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