A Loren venne da pensare alle Hawaii, che non aveva mai visto e che non esistevano piu. Ma c’era una differenza fondamentale tra i due pianeti.
L’altro emisfero della Terra era composto per lo piu da terre emerse, mentre l’altro emisfero di Thalassa era soltanto oceano.
«Ecco qui» disse il capitano con orgoglio. «Proprio come chi ha predisposto la missione aveva previsto. C’e pero un particolare inatteso, e di cui dobbiamo necessariamente tener conto.
«Come ricorderete, Thalassa fu inseminata da un modulo Mark 3A da cinquantamila unita partito dalla Terra nel 2751 e giunto a destinazione nel 3109. Tutto ando bene, e le prime trasmissioni continuarono a intermittenza per duecento anni, e quindi s’interruppero di colpo dopo un breve messaggio in cui si riferiva un’eruzione vulcanica di grandi proporzioni. Dopo di che non si senti piu nulla, e se ne concluse che la nostra colonia su Thalassa era stata completamente distrutta… o ricaduta nella barbarie, come sembra sia avvenuto in numerosi altri casi.
«Ora riassumero, a beneficio di coloro che sono stati appena risvegliati, quanto abbiamo scoperto. Certo appena entrati nel sistema ci siamo posti in ascolto su tutte le frequenze. Non abbiamo sentito nulla, neppure qualche interferenza prodotta da motori elettrici.
«Quando ci fummo ulteriormente avvicinati ci siamo resi conto che cio non dimostrava nulla. L’atmosfera di Thalassa e molto densa. Ci possono essere tutte le emissioni a onde corte e medie sulla superficie del pianeta senza che fuori dell’atmosfera si senta nulla. Naturalmente le microonde potrebbero agevolmente uscire dalla ionosfera, ma puo essere che a loro non servano, o che noi non le abbiamo intercettate.
«Comunque sia, li sotto c’e una civilta ben sviluppata. Abbiamo visto le luci delle loro citta, o per meglio dire, cittadine. Hanno molti piccoli impianti industriali e un certo traffico marittimo. Solo imbarcazioni piccole, pero. Abbiamo anche individuato un paio di aerei che non superavano i cinquecento all’ora: quanto basta per arrivare ovunque nell’arcipelago in un quarto d’ora.
«E evidente che il trasporto aereo non e indispensabile trattandosi di distanze cosi brevi, e la rete stradale e ottima. Pero non siamo ancora riusciti a captare nessuna comunicazione. E non hanno satelliti artificiali.
Neppure i satelliti meteorologici, che potrebbero far loro comodo… ma forse no, visto che molto di rado le loro navi perdono di vista la terra.
Anche perche non c’e altra terra cui approdare, naturalmente.
«Questa e dunque la situazione. Una situazione interessante, e anche sorprendente. Una sorpresa piacevole. Almeno, cosi spero. Domande? Si, signor Lorenson?»
«Abbiamo provato a metterci in contatto, signore?»
«Non ancora; abbiamo preferito aspettare di conoscere il livello della loro cultura. Potrebbe essere un notevole shock, per loro.»
«Dunque non sanno che siamo arrivati?»
«Non credo.»
«Ma il nostro sistema di propulsione… quello devono averlo visto per forza!»
L’affermazione era ragionevole, giacche un motore quantico a piena potenza era uno degli spettacoli piu prodigiosi mai messi in scena dall’uomo. Splendeva quanto una bomba atomica, ma la luce durava molto piu a lungo: qualche mese invece che qualche millisecondo.
«Forse, ma ne dubito. Eravamo dall’altra parte del sole quando abbiamo decelerato. Non credo che possano averci visto.»
Quindi qualcuno fece la domanda che tutti avevano in mente.
«Capitano, in che misura cio modifica la nostra missione?»
Il capitano fisso pensieroso chi aveva fatto la domanda.
«A questo punto e ancora impossibile dirlo. Qualche centinaio di migliaia di altri esseri umani — a tanto ammonta la popolazione, a occhio e croce — potrebbe renderci le cose molto piu facili. O se non altro, molto piu piacevoli. D’altra parte, se non ci trovano simpatici…»
Si strinse nelle spalle in modo molto espressivo.
«Vi ricordo il consiglio che un esploratore dei tempi andati dava ai suoi colleghi. Se partite dal presupposto che gli indigeni sono amichevoli, di solito sono amichevoli per davvero. E viceversa.
«Cosi fino a prova contraria partiremo dal presupposto che sono amichevoli. In caso contrario…»
Il volto del capitano si fece duro, e la voce divenne quella del comandante che ha appena portato la sua nave attraverso cinquanta anni luce di spazio vuoto.
«Io non sono mai stato del parere che la forza sia la stessa cosa del diritto, pero da lo stesso un gran senso di sicurezza sapere di essere forti.»
7. I Signori degli Ultimi Giorni
Non era facile convincersi di essere veramente e perfettamente sveglio e neppure che la vita potesse ricominciare daccapo.
Il tenente comandante Loren Lorenson sapeva che non si sarebbe mai liberato del tutto della tragedia la cui ombra gravava su piu di quaranta generazioni e che aveva raggiunto il culmine durante la sua esistenza. Per tutto quel primo giorno non dimentico mai di aver paura. Neppure la promessa, e il mistero, di quel bel mondo d’acqua sospeso sotto la
Aveva visto cose che non avrebbe potuto dimenticare mai, e che avrebbero ossessionato l’umanita fino alla fine dei tempi. Attraverso i telescopi dell’astronave aveva assistito alla morte del Sistema Solare. Con i suoi occhi aveva visto i vulcani di Marte eruttare per la prima volta dopo un miliardo di anni; aveva visto Venere per breve tempo svelata quando l’atmosfera era stata scaraventata via nello spazio, prima che il pianeta stesso venisse incenerito; aveva visto i giganteschi pianeti gassosi esplodere in immense sfere di fuoco. Ma questi erano spettacoli insignificanti rispetto alla tragedia della Terra.
Anche questo aveva visto attraverso gli obiettivi delle telecamere che erano resistite qualche secondo piu degli uomini che avevano dato gli ultimi istanti di vita per metterle in posizione. Aveva visto…
… la Grande Piramide divenire incandescente, color rosso cupo, prima di afflosciarsi in una pozza di pietra liquefatta…
… il fondo dell’Atlantico, per pochi secondi, nuda roccia indurita prima che venisse sommerso un’altra volta dalla lava eruttata dai vulcani della Dorsale Medio-Atlantica…
… la luna sorgere sopra le foreste in fiamme del Brasile, e poi splendere piu luminosa del Sole d’una volta, al suo ultimo tramonto, pochi minuti prima che…
… il continente antartico venire alla luce per breve tempo, disseppellito dai ghiacci antichi disciolti e bruciati dal calore spaventoso…
… la possente arcata centrale del Ponte di Gibilterra fondersi mentre si afflosciava nell’aria in fiamme…
In quell’ultimo secolo la Terra era popolata di fantasmi, i fantasmi non dei trapassati ma di coloro che non sarebbero potuti nascere mai piu. Da cinquecento anni il tasso di natalita era stato tenuto basso, cosi che la popolazione della Terra era ridotta a pochi milioni di uomini quando giunse la fine. Intere citta — addirittura intere nazioni — erano ormai spopolate quando l’umanita si riuni per l’ultimo atto della Storia.
Fu quello un tempo di strani paradossi, di terribili altalene tra la disperazione piu nera e l’esaltazione piu febbrile. Molti cercarono l’oblio ricorrendo ai mezzi tradizionali delle droghe, del sesso e degli sport pericolosi, tra i quali andavano annoverate vere e proprie guerre in miniatura, tenute sotto controllo e combattute con armamenti minuziosamente concordati. Egualmente popolari erano tutte le forme di catarsi elettronica: video games interminabili, sceneggiati interattivi, la stimolazione diretta dei centri del piacere.
Giacche non era piu necessario pensare al futuro su