Lo fissai. I rotondi occhi verdi non vacillarono, e io capii che la Lekanova non avrebbe telefonato.

— Senta, Eccellenza, — dissi. — Non le pare che lavorerei tre volte piu in fretta se sapessi di che si tratta?

Ero sicuro che avrebbe ribattuto: «No, non mi pare». La mia era una domanda retorica. Volevo semplicemente fargli capire che l’atmosfera di mistero che circondava Lev Abalkin non mi era sfuggita e che mi infastidiva.

Ma lui rispose diversamente:

— Non so. Penso di no. Comunque ora non posso dirti nulla. E non voglio, anche.

— Segreto professionale? — chiesi.

— Si, — disse. — Segreto professionale.

Dal rapporto di Lev Abalkin (operazione “Mondo morto”)

Alle dieci l’ordine di movimento viene fissato in modo definitivo. Camminiamo in mezzo alla strada: Scekn avanti, al centro della strada, a sinistra, dietro di lui, io. Avevamo dovuto abbandonare il solito ordine di marcia — a ridosso dei muri — perche i marciapiedi erano invasi da calcinacci, mattoni rotti, schegge di vetro delle finestre, lamiere arrugginite, e per ben due volte dei pezzi di cornicione, senza una ragione apparente, per poco non ci erano caduti sulla testa.

Il tempo non era cambiato, il cielo come prima era coperto di nuvole. A tratti soffiava un vento caldo che faceva svolazzare sul lastricato sconnesso rifiuti imprecisati, e increspava l’acqua puzzolente nelle pozzanghere nere stagnanti. Si alzavano in volo, si abbassavano e di nuovo si alzavano miriadi di zanzare. Orde di zanzare. Veri e propri turbini di zanzare. Moltissimi ratti. Frusciano fra le immondizie, a branchi color rossiccio sporco corrono per la strada da un portone all’altro, a colonne sbucano fuori dalle cornici vuote delle finestre. Hanno occhi grossi come i grani di una collana che lampeggiano trepidanti. Non si capisce di che cosa si nutrano, in questo deserto di pietra. Forse di serpenti. Anche serpenti ce ne sono molti, specialmente nelle vicinanze dei tombini, dove si radunano e formano degli aggrovigliati cerchi semoventi. Non si capisce anche di cosa si nutrano i serpenti. Forse di ratti. I serpenti, inoltre, sono apatici, niente affatto aggressivi, ma nemmeno timorosi. Si occupano delle loro cose, e non prestano attenzione a niente altro.

La citta e stata abbandonata da moltissimo tempo. L’uomo incontrato in periferia era, chiaramente, un folle e si aggirava li per caso.

Comunicazione dal gruppo di Rem Zeltuchin. Finora non ha incontrato nessuno. E entusiasta del suo letamaio e giura che in tempi brevi sara in grado di determinare l’indice della civilta locale con un’approssimazione di secondo grado. Cerco di immaginare questo letamaio gigantesco, senza inizio e senza fine, che invade mezzo mondo. Divento di cattivo umore, e smetto di pensarci.

La tuta mimetica non funziona in modo soddisfacente. Il colore difensivo, corrispondente allo sfondo, compare sulla tuta con un ritardo di cinque minuti, a volte non compare affatto, e al suo posto appaiono delle bellissime macchie dagli incredibili colori spettrali. Suppongo che qui, nell’atmosfera, ci sia qualcosa che turba, dal punto di vista dell’autoregolazione, la reazione chimica di questa sostanza. Gli esperti della commissione di tecniche di mimetizzazione hanno perso la speranza di mettere a punto la tuta a distanza e mi danno consigli su cosa fare. Seguo questi consigli, ma il risultato e che la mia tuta ormai non e piu regolabile.

Comunicazione dal gruppo di Espada. A quanto pare, durante l’atterraggio nella nebbia, hanno mancato il bersaglio di alcuni chilometri: non hanno visto ne i campi coltivati, ne i centri abitati individuati quando ancora erano in orbita. Vedono l’oceano e la costa ricoperti per chilometri di una crosta nera, simile a mazut[13] rappreso. Di nuovo divento di cattivo umore.

Gli esperti protestano energicamente contro la decisione di Espada di eliminare del tutto la mimetizzazione. Piccola baruffa rumorosa nell’etere. Scekn borbotta:

— La famigerata tecnica umana! Ridicolo…

Non porta la tuta e nemmeno il pesante casco con i trasformatori, nonostante fosse stato preparato apposta per lui. Ha rifiutato tutto, come al solito, senza spiegarne il motivo.

Corre per la linea mediana del viale, mezzo cancellata, dondolandosi, buttando leggermente da una parte le zampe posteriori, cosi come fanno a volte i nostri cani; e grasso, peloso, ha un’enorme testa rotonda, girata sempre verso sinistra, cosi che con l’occhio destro guarda sempre avanti, e con il sinistro sembra fissarmi. Non presta nessuna attenzione ai serpenti e nemmeno alle zanzare, invece i ratti lo interessano, ma solo da un punto di vista gastronomico. Comunque, ora e sazio.

Mi sembra che lui abbia gia tratto delle conclusioni, sia per quanto riguarda la citta sia, probabilmente, per quanto riguarda tutto il pianeta. Ha rifiutato con aria indifferente di visitare una villa splendidamente conservata, nel 7° rione, assolutamente fuori posto per pulizia ed eleganza, tra edifici coperti da rampicanti selvatici, corrosi dal tempo, ciechi. Ha fiutato soltanto, con disprezzo, la ruota, dal raggio di due metri, di una macchina militare blindata, che puzzava forte di benzina fresca, mezza sepolta dalle macerie di un muro crollato, e senza alcuna curiosita ha osservato la danza folle di un poveraccio di aborigeno che ci e balzato davanti con un tintinnio di sonagli, e che ballonzolava con addosso degli stracci colorati o dei nastri. Tutte queste stranezze lasciavano Scekn indifferente. Non desiderava, chissa perche, staccarle dallo sfondo generale della catastrofe, nonostante che all’inizio, nei primi chilometri di cammino, fosse stato chiaramente colpito, avesse cercato qualcosa, infrangendo di continuo l’ordine di movimento, fiutato qua e la, sbuffando e sputacchiando, borbottando qualcosa di incomprensibile nella sua lingua…

— Ecco qualcosa di nuovo, — dico.

Era qualcosa che assomigliava alla cabina di una doccia ionica, un cilindro alto due metri, dal diametro di uno, di un materiale trasparente, simile all’ambra. La porta ovale, alta quanto il cilindro, era spalancata. Verosimilmente, una volta questa cabina era verticale, ma una carica di esplosivo posta sotto un fianco aveva fatto si che si inclinasse fortemente, e che il fondo si sollevasse insieme all’asfalto su cui era attaccato e alla terra argillosa. Per il resto non aveva subito danni, anche perche non c’era niente che potesse essere danneggiato: all’interno era vuota come un bicchiere vuoto.

— Un bicchiere, — dice Vanderchuze. — Ma con la porta.

— Una doccia ionica, — dico io. — Ma senza attrezzature. Oppure una cabina di regolazione. Ne ho vista una molto simile su Saraks, solo che era fatta di ferro e vetro. Fra l’altro nel dialetto locale si chiamano proprio cosi: “bicchiere”.

— E che funzione hanno? — si informa con curiosita Vanderchuze.

— Regolano il traffico stradale agli incroci, — rispondo.

— Da qui all’incrocio e un po’ lontano, non ti pare? — dice Vanderchuze — Allora si vede che e una doccia ionica.

Gli detta il rapporto. Ascoltato il rapporto, si informa:

— Ci sono domande?

— Due: perche hanno messo qui questo affare e a chi dava fastidio? Prego di fare attenzione: non ci sono ne cavi ne fili. Scekn, hai tu delle domande?

Scekn si dimostra piu che indifferente, si gratta, con il sedere girato verso la cabina.

— Il mio popolo non conosce oggetti simili, — mi informa con alterigia. — Al mio popolo non interessa. — E di nuovo continua a grattarsi con aria di sfida.

— E tutto, — dico a Vanderchuze, e Scekn si alza e prosegue. Al suo popolo dunque non interessa, penso, camminando dietro di lui a sinistra. Mi viene da ridere, ma non si puo ridere per nessuna ragione. Scekn non sopporta nessun genere di sorrisi, la sua acutezza per quanto riguarda il minimo accenno di mimica umana e straordinaria. Strano, come mai i Testoni abbiano questa acutezza? Infatti le loro fisionomie (o i musi?) sono quasi del tutto prive di mimica, almeno per un occhio umano. Un qualsiasi cane da guardia ha una mimica di gran lunga piu ricca. E capisce benissimo il senso dei sorrisi umani. In genere i Testoni capiscono gli uomini cento volte meglio che gli uomini i Testoni. E so perche. Noi ci vergogniamo. Loro sono dotati di ragione e noi ci sentiamo in imbarazzo

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