cigni) e approfondiscono la loro posizione: si oppongono apertamente al progresso obiettivo e necessario e fanno della morale il criterio supremo della storia. Il romanzo verte su una dicotomia: da una parte c’e il diritto del protagonista, Lev Abalkin, ad una vita normale, dall’altra il bene della civilta terrestre. Per Arkadij e Boris Strugackij, anche nella societa comunista del XXII secolo, e fondamentale la salvaguardia della singola vita umana. E a questo proposito i due autori formulano nel romanzo tutta una serie di interrogativi non meno attuali per noi che per gli uomini del futuro. E sempre un vantaggio per l’umanita la realizzazione di tutte le idee scientifiche? Come esercitare la funzione di controllo in un assetto sociale di autogoverno? Come si possono infine conciliare nella pratica gli interessi della societa con i diritti e le liberta del singolo individuo? Contrariamente ad altre opere, Lo scarabeo non offre risposte precise, apre piuttosto il campo alla discussione e al dibattito.

Il romanzo ruota intorno alla figura di Lev Abalkin e al segreto della sua personalita. Nato da un’ovocellula abbandonata dai Nomadi dello Spazio, Abalkin potrebbe essere un automa, o, per lo meno, avere in se un programma che si mettera in moto in un momento imprecisato. La minaccia rappresentata dai Nomadi risulta tanto piu inquietante quanto piu incomprensibili sono i loro scopi: la rovina o il bene dell’umanita o proprio l’uccisione di Abalkin!

Maksim Kammerer nega il diritto di uccidere in nome del progresso, mentre Rudolf Sikorski Sostiene la necessita di eliminare ogni pericolo, anche se potenziale. Per lui, la sicurezza della Terra e al di sopra di tutto, per cui l’uomo Abalkin passa in secondo piano rispetto al pericolo che puo rappresentare. Inoltre, Sikorski odia i Nomadi dello Spazio e non sopporta di non poter sapere quali sono i fini che questa ultra-civilta si propone. Il senso ultimo del romanzo e forse proprio nella situazione di Sikorski, nel suo vivere da quaranta anni come una formica terrorizzata perche nel formicaio e entrato uno scarabeo. La sua unica possibilita di tornare ad essere una persona libera sarebbe di accettare il suo ruolo di formica e di convincersi dell’innocuita dello scarabeo.

In questo romanzo i fratelli Strugackij riversano le inquietudini e le incertezze degli anni Ottanta, lasciando al lettore ogni possibile interpretazione. Non si sa se Abalkin sia veramente un automa programmato dai Nomadi, o semplicemente un uomo esasperato cui sia stata coscientemente rovinata la vita. Certo, potrebbe non essere solo un uomo, ma e indubbiamente anche un uomo. Non ha dubbi in questo senso Maja Glumova, che lo conosce dall’infanzia, non ha dubbi Maksim Kammerer, che ha letto i suoi rapporti sull’operazione “Il mondo morto”, non ne ha nemmeno Rudolf Sjkorski, anche se cio e per lui di secondaria importanza rispetto al bene dell’umanita.

Lev Abalkin e il fattore risolutivo e, in ultima analisi, la vittima di una tragedia di cui e osservatore, narratore e commentatore Maksim Kammerer. Il ruolo del detective non sufficientemente informato e preso in prestito dagli Strugackij dalla letteratura poliziesca, e Kammerer lo esegue puntualmente, arrivando alla verita solo appena prima della catastrofe, e non riuscendo percio a scongiurarla. Rudolf Sikorski e l’eroe di questo dramma che inizia nel momento stesso in cui egli accetta le regole del gioco dei Nomadi, nel momento in cui decide di lasciare i “trovatelli” all’oscuro delle loro origini e di manipolare il loro destino, allo stesso modo in cui ritiene che i Nomadi manipolino il destino degli uomini. In realta Sikorski diffida non tanto dei “trovatelli” e dei Nomadi, quanto dei suoi stessi conterranei, della loro capacita decisionale, della loro lungimiranza, e percio assume su di se la maggior parte di responsabilita — un peso sotto cui e destinato a soccombere — per cui non gli rimane altro da fare che liberarsi di una parte del fardello, nella fattispecie, di Abalkin. Tutta la lunga catena di compromessi per evitare di giungere a una soluzione drastica (fin dall’inizio il Consiglio Mondiale aveva infatti escluso decisamente la possibilita di distruggere le cellule) porta alla fine proprio a un atto irreversibile. L’uccisione di Abalkin e in realta una non- soluzione, che ha un carattere liberatorio per la vittima e non per l’assassino. Abalkin potrebbe essere stato spinto proprio dalle circostanze create da Sikorski a cercare di impadronirsi del detonatore, oppure potrebbe essere effettivamente un automa azionato dai Nomadi. E il lettore che deve scegliere la spiegazione che piu gli piace: vedere i due eroi del dramma come un giustiziere e un emissario dell’ignoto oppure come una formica ed un innocuo scarabeo.

LO SCARABEO NEL FORMICAIO

1° giugno dell’anno 78. Il collaboratore del COMCON-2 Maksim Kammerer

Alle 13.17 Sua Eccellenza mi ha chiamato. Non ha alzato gli occhi su di me, percio ho visto soltanto il suo cranio calvo, coperto di lentiggini di vecchiaia. Quest’accoglienza denotava grande preoccupazione e scontentezza. La cosa, comunque, non mi riguardava.

— Siediti.

Mi sono seduto.

— Bisogna trovare una persona, — ha detto, e ha fatto una pausa. Lunga. Ha corrugato la fronte con rabbia, formando delle grosse pieghe. Ha sbuffato. Si poteva pensare che non gli fossero piaciute le sue stesse parole. O la forma o il contenuto. Sua Eccellenza ama la precisione assoluta nelle formulazioni.

— Chi, precisamente? — ho chiesto, per tirarlo fuori dal suo torpore filologico.

— Lev Vjaceslavovic Abalkin. Progressore. E atterrato l’altro ieri sulla Terra proveniente dalla base polare di Saraks. Ma sulla Terra non e stato registrato. Bisogna trovarlo.

Tacque di nuovo e per la prima volta sollevo su di me i suoi occhi rotondi, di un verde innaturale. Era chiaramente in difficolta, e percio capii che si trattava di una cosa seria.

Un Progressore che non ritenga necessario registrare il proprio ritorno sulla Terra compie, se vogliamo esser severi, un’infrazione alle regole, ma da questo a suscitare l’interesse della nostra Commissione, e addirittura di Sua Eccellenza, ce ne corre. E inoltre Sua Eccellenza era palesemente a disagio, tanto che avevo la sensazione che da un momento all’altro si sarebbe appoggiato allo schienale della poltrona, avrebbe sospirato di sollievo e avrebbe detto: «Tutto bene. Scusa. Me ne occupero io stesso». Casi del genere si erano gia verificati. Raramente, ma si erano verificati.

— Ci sono ragioni per credere — disse Sua Eccellenza — che Lev Abalkin si nasconda.

Quindici anni fa avrei chiesto avidamente: «Da chi?», ma sono passati appunto quindici anni, e l’epoca della curiosita e passata da tempo.

— Devi trovarlo e riferire a me, — continuo Sua Eccellenza. — Nessun ricorso alla forza. Anzi, nessun contatto in assoluto. Devi trovarlo, tenerlo sotto controllo e riferire a me. Niente di piu e niente di meno.

Cercai di cavarmela annuendo con l’aria di chi aveva capito, ma lui mi fisso in tal modo che ritenni indispensabile ripetere l’ordine lentamente e con ponderazione.

— Devo trovarlo, tenerlo sotto controllo, e riferire a lei. Non devo in nessun caso cercare di fermarlo, farmi vedere e men che meno parlargli.

— Esatto, — disse Sua Eccellenza. — Ora viene il seguito.

Infilo la mano nel cassetto laterale della scrivania, laddove un qualsiasi addetto ai lavori tiene la cristalloteca informativa, e ne tiro fuori un oggetto enorme, il cui nome all’inizio mi venne in mente in lingua honti: zakkurapi, che tradotto esattamente significa “contenitore di documenti”. E solo quando poso questo contenitore davanti a se sul tavolo e vi poggio sopra le dita lunghe e nodose, mi venne in mente:

— Cartella!

— Non ti distrarre, — disse severo Sua Eccellenza. — Ascoltami bene. Nessuno della Commissione sa che mi interesso a quest’uomo. E non deve saperlo in nessun caso. Di conseguenza, lavorerai solo. Niente aiutanti. Tutto il tuo gruppo lo passerai a Clavdij, e farai rapporto a me e soltanto a me. Senza eccezioni.

Devo confessare che rimasi molto colpito. Una cosa del genere non era mai successa. Sulla Terra non mi ero mai imbattuto in un tale livello di segretezza. E, per esser sinceri, non potevo nemmeno immaginare che fosse possibile. Per questo mi permisi una domanda piuttosto sciocca:

— Cosa vuol dire «senza eccezioni»?

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