«Mi dispiace molto, dottore, ma preferirei che Nick non pasticciasse coi fili dell’astronave. Non ne capisco niente io, e non vedo come sia possibile evitare degli errori. Decolleremo tra breve, inoltre, cosi gradirei che nessuno si avvicinasse a quei quadri di controllo esterni, se sono davvero aperti.»
La ragazza parlo in tono cordiale, ma nella sua voce ci fu una nota di fermezza che non sfuggi a nessuno degli ascoltatori umani. Raeker rimase sorpreso, e poi indignato.
«Cosa intendi dire… «preferiresti» che Nick non lavorasse? E chi puo lavorare, allora? Se tu pensi che lui non se ne intende di elettricita, perche dovresti intervenire tu… o Veloce? Questo piano e iniziato da molte settimane, e tu non puoi…»
«Il periodo di organizzazione non mi interessa,» rispose la ragazza, sempre con estrema gentilezza. «Veloce fara quello che gli chiedero di fare, e Nick obbedira agli ordini di Veloce. Tenteremo prima l’idea di Veloce; sono certa che funzionera, ma in caso contrario, magari riprenderemo in esame piu tardi il suo piano.»
Raeker si guardo intorno, del tutto impotente; la bambina aveva ragione. Lui non poteva costringerla a obbedire. Forse suo padre… no, Rich stava ascoltando nella sala delle comunicazioni, e lo schermo mostrava un’espressione soddisfatta sul viso del diplomatico. Il biologo si arrese.
«D’accordo, Easy. Vuoi dirmi qual e questo piano di Veloce? E vuoi spiegarmi come mai, se non ti fidi di me e di Nick, puoi fidarti di un selvaggio ignorante, come quel cavernicolo?»
«I suoi amici scienziati si fidano di lui,» replico freddamente Easy. «E se le spiegassi il piano, il padre di ‘Mina lo sentirebbe, e comincerebbe subito a pensare ai possibili incidenti, cosi anche mio babbo si preoccuperebbe. Lei stia a vedere; ormai non ci vorra molto.»
«Cosa ne pensa il tuo giovane amico del fatto che non si dice niente a suo padre?»
«Non gliene importa, vero, ‘Mina?»
«No!» pigolo il giovane drommiano. «Papa mi ha detto di fare come diceva Easy, e inoltre, l’ha trattata male. Gliela faremo vedere noi!»
Raeker sollevo un sopracciglio, udendo queste parole, e si senti piu ottimista. Se qualcuno poteva far fare la figura dello stupido ad Aminadabarlee…
E poi il piano di Veloce divenne perfettamente evidente. Riapparve un gruppo di cacciatori, che trasportavano la figura immobile di un volatore. I pericolosi tentacoli della creatura erano stati tagliati… ecco perche ogni gruppo era stato accompagnato da un uomo con l’ascia… ed erano state sgonfiate diverse delle sue sacche di gas, cosi da poterlo tenere fermo; ma alcune sacche erano ancora intatte, ed era ovvio l’uso che si intendeva fare di esse.
Le celle dell’idrogeno del batiscafo possedevano, naturalmente, degli sbocchi per regolare la pressione, posti nella parte inferiore dello scafo. Mentre questi sbocchi si aprivano nelle celle della parte sbagliata della membrana plastica progettata per impedire all’idrogeno e all’aria di mescolarsi, anche l’altra parte possedeva un tubo in plastica che sboccava dalla stessa parte, all’esterno, per liberare l’eccedenza di idrogeno elettrolitico eventualmente immesso nelle celle. Questo tubo di solito era tenuto chiuso, o meglio, appiattito, dalla pressione esterna; ma era perfettamente possibile infilare in esso un altro tubo dall’esterno, facendo cosi entrare sostanze liquide e gassose nel compartimento. E questo fu quanto cominciarono a fare i nativi; Raeker non individuo la natura del tubo, ma essi erano perfettamente capaci di improvvisarne uno. Nel processo di ricarica senza dubbio molto gas ando perduto, ma questo non parve importare a nessuno. Dopotutto, di volatori ce n’erano in abbondanza.
«Vedo,» disse attraverso la macchina, dopo qualche tempo. «Ma mi sembra di vedere anche un punto debole.»
«Quale?» Easy formulo la domanda cosi in fretta che tutti poterono capire che aveva a sua volta dei dubbi.
«Quell’astronave e stata costruita per un’alimentazione a base di idrogeno. Come fai a sapere che quella sostanza che stai usando ti potra portare a un’altezza sufficiente per fare entrare in azione i razzi, anche se un tecnico potra salire a bordo per…»
«Cosa le fa pensare che questo gas non sia idrogeno?»
«Cosa ti fa pensare che lo sia?»
«Quale altro elemento e piu leggero dell’acqua, allo stato gassoso, tra quelli che sono reperibili su questo pianeta?»
«Be’, un sacco di cose, penso… io… io non lo so; non ci ho mai pensato.» Fu colpito da un’ispirazione. «Tu hai parlato ai tecnici!»
«Naturalmente. Non voglio offenderla, ma da chi avrei potuto scoprire qualcosa di utile, a proposito di questa astronave, se non da loro? Ammetto che lei conosce il pianeta, ma questo non e abbastanza.»
«Capisco,» disse lentamente Raeker, «non ho pensato al batiscafo come avrei dovuto; ma avevo fatto delle domande ai tecnici, a proposito dei fili… ma senti! Non sara necessario lo stesso pensare ai fili? Che cosa hai intenzione di fare, quando avranno pompato nelle celle gas a sufficienza per sollevarti al di la della loro portata, ma insufficiente per farti salire piu in alto? Per lo meno, non sarebbe meglio far legare a terra il batiscafo? Sara meglio che tu aspetti finche noi…»
Fu interrotto da uno scoppio di risa. Non era venuto da Easy, che anzi era sembrata colpita per un momento, ma dagli scienziati che gremivano l’osservatorio. Raeker capi che stavano ridendo di lui, e per un istante si senti pieno di collera; poi capi che l’aveva voluto lui. Cerco di affrontare con il migliore dei sorrisi il piccolo corso di fisica elementare che uno dei tecnici comincio a impartirgli.
E questo, veramente, fu tutto. Nick mise a frutto le cognizioni che aveva appreso quando aveva tentato di mantenere in equilibrio la sua zattera sperimentale, e fece in modo che le celle anteriori fossero piu cariche di quelle posteriori. Quando l’astronave si sollevo, naturalmente fu afferrata dalla corrente d’aria del vulcano; e dapprima si sollevo cosi lentamente che i bambini poterono vedere molto bene il terrificante spettacolo. Scesero spaventosamente verso la montagna fiammeggiante, quando penetrarono in una zona di aria piu calda, ma si ripresero in tempo, quando l’idrogeno contenuto nelle celle del batiscafo si riscaldo a sua volta. Gradualmente la luce si affievoli sotto di loro, ed Easy e il suo amico felicemente aspettarono di incontrare la lancia.
EPILOGO: COLLABORAZIONE
«Lo avevo detto, che voi esseri umani siete inutili e stupidi.» Malgrado la sua felicita, Aminadabarlee rinunciava a fatica alle sue idee. «Passate delle settimane a tentare di organizzare una spedizione di soccorso, e poi venite superati in intelligenza da un selvaggio meno istruito di questi bambini. Passate piu di dieci anni a istruire degli agenti locali, e apprendete delle cose molto piu utili in una settimana, da un gruppo di indigeni che non vi siete mai curati di raggiungere direttamente.»
«Nativi che avrebbero cercato di mangiare la macchina, se fosse stato fatto un tentativo del genere,» spiego Easy. «Si ricordi che ‘Mina e io conosciamo Veloce. Lui rispettava la macchina solo perche essa poteva parlare e insegnargli delle cose utili. Altrimenti, l’avrebbe ignorata, e perfino distrutta.»
Aminadabarlee cerco con lo sguardo suo figlio, che fece un cenno d’assenso.
«Be’, comunque, i nativi; con la loro civilta, sono molto piu utili, e lo dimostrero tra breve.»
«Come?» domando Raeker.
«Faro venire qui un progetto drommiano entro tre mesi. Possiamo parlare a Veloce almeno quanto voi, e vedremo chi scoprira di piu sulla geofisica in generale e su quella di Tenebra in particolare.»
«Non sarebbe piu conveniente unire i due progetti, e scambiarsi le informazioni ottenute?»
«Naturalmente lei doveva dire questo,» sbuffo il nonumano. «Ne ho avuto abbastanza della collaborazione con gli esseri umani, e cosi tutto il resto di Dromm, se la mia opinione e buona per qualcosa. Tu hai imparato la lingua di Veloce, non e vero, figliolo?»
«Si, papa, ma…»
«Lascia perdere i ma. So che Easy ti piace, e immagino che, dopo il periodo trascorso con te, sia meno velenosa della maggior parte degli esseri umani, ma so benissimo quello che sto dicendo. Ecco… serviti della voce della macchina e chiama Veloce; dovresti dirgli qualcosa a nome mio.»