Ciliegino venne a sapere da una guardia che Cipollino era scappato dalla fossa segreta e ne fu molto contento, ma decise di agire ugualmente per liberare gli altri prigionieri. Interrogando a destra e a sinistra, scopri che Pomodoro usava tenere la chiave della prigione in una tasca cucita in una calza.

— Il fatto e molto grave, — riflette Ciliegino. — Pomodoro va a letto con le calze.

E subito ordino a Fragoletta di mettere nella torta doppia dose di polverina.

Scesa la notte, la servetta porto a Pomodoro uno squisito dolce di cioccolata. Pomodoro ne fece un boccone.

— Non avrai a lamentarti del tuo padrone, — le promise in cambio, — quando saro guarito ti regalero la carta di una gomma americana che ho succhiato l'anno scorso. Sentirai com'e profumata.

Fragoletta si inchino fino a terra per ringraziare. Quando si sollevo dall'inchino, Pomodoro era bell'e addormentato, e russava piu di un'intera orchestra di contrabbassi.

Fragoletta corse a chiamare Ciliegino. Tenendosi per mano, i due amici si misero in viaggio attraverso i corridoi del Castello verso l'appartamento del Cavaliere.

Passarono davanti alla camera del Duchino Mandarino, che stava allenandosi a saltare su e giu dai mobili, per tenersi in forma. Egli si esercitava ogni notte. Mettendo l'occhio a turno presso il buco della chiave Fragoletta e Ciliegino lo videro saltare come un gatto dall'armadio al lampadario, dalla spalliera del letto allo specchio. Si arrampicava su per i tendaggi a una velocita incredibile. Era diventato un acrobata perfetto, avrebbe perfino potuto guadagnarsi onestamente la vita in un circo.

La camera di Pomodoro non era del tutto oscura: Fragoletta aveva provveduto a lasciar aperte le imposte, e attraverso i vetri filtrava un bel chiaro di luna.

Il Cavaliere russava della grossa. Stava appunto sognando che Fragoletta gli portava un'altra torta di cioccolata, grande come una ruota di bicicletta. Ed ecco che nel sogno gli veniva incontro il Barone Melarancia con fare minaccioso, pretendendo meta della torta.

Pomodoro pronto a difendere i suoi diritti, estraeva la spada. Il Barone fuggiva, frustando il povero Fagiolone che sudava sotto il peso della carriola. Ma, scomparso il Barone, ecco sopraggiungere il Duchino Mandarino, il quale balzava su un pioppo altissimo e grillava: 'O mi dai meta della torta o mi butto a capofitto proprio sulla tua testa.'

Insomma Pomodoro non aveva sonni tranquilli: tutti gli volevano portare via quella maledetta torta, e alla fine anche la torta si metteva a dargli dei fastidi. Invece che di cioccolata, era diventata di cartone: Pomodoro ci affondava i denti senza sospetto e si trovava la bocca piena di un cartone spesso e duro come il legno.

Mentre Pomodoro si dibatteva in questi sogni, Fragoletta gli scopriva i piedi, Ciliegino gli sfilava delicatamente le calze e ne toglieva il mazzo delle chiavi.

— Ecco, e fatta, — sussurro a Fragoletta. — Via, di corsa. La ragazza diede un'occhiata a Pomodoro.

— Non c'e fretta: dormira fino a Capodanno.

Uscirono cautamente dalla stanza, richiusero la porta, e giu per le scale, con il cuore in gola.

Ciliegino si arresto di botto:

— E le guardie?

Ecco, non avevano pensato alle guardie.

Fragoletta si succhio il dito: le idee lei le cercava sempre nelle dita. Ne succhiava uno, ed ecco pronta l'idea.

— Ho trovato, — disse. — Andro dietro la casa e mi mettero a gridare 'Aiuto!' con tutte le mie forze. Tu chiamerai le guardie e me le manderai incontro. Quando sei solo apri la prigione e tutto e fatto.

E cosi fecero. L'inganno funziono a meraviglia. Fragoletta chiamo 'Aiuto!' con tanta passione nella voce che perfino le piante si sarebbero scrollate dalle radici per correre a salvarla. Le guardie schizzarono via come palle di schioppo, incoraggiate da Ciliegino che gridava loro dietro:

— Presto, per carita. Ci sono i banditi!

Rimasto solo, egli apri la prigione e quale non fu la sua sorpresa nel vedere tra gli altri prigionieri anche Cipollino.

— Cipollino, tu qui! Non eri fuggito?

— Ti raccontero poi. La via e libera?

— Per di qua, — fece cenno Ciliegino. E indico loro un sentiero che portava dritto dritto nella foresta. — Le guardie sono andate da quell'altra parte.

La sora Zucca, che era troppo grassa per correre, fu fatta rotolare a tutta velocita.

Cipollino si trattenne a salutare affettuosamente Ciliegino, che aveva e lacrime agli occhi per la gioia.

— Sei stato bravo, — gli disse, — sei stato il piu bravo di tutti.

— Scappa, altrimenti ti riprenderanno.

— Ci rivedremo presto, e ti prometto che per Pomodoro ci saranno delle belle sorprese.

In due salti raggiunse gli altri, ed aiuto a far rotolare la sora Zucca. Ciliegino, invece, ando a rimettere la chiave al suo posto, ossia nella calza destra di Pomodoro.

Le guardie intanto avevano trovato Fragoletta in lagrime. La servetta si era tagliuzzata il grembiule e si era graffiata le guance per far credere di essere stata aggredita dai banditi.

— Da che parte sono scappati? — domandarono le guardie, trafelate.

— Di la, — rispose Fragoletta indicando la strada del villaggio. Le guadie, giu di corsa. Fecero due o tre volte il giro del villaggio e arrestarono un gatto, malgrado le sue vivaci proteste.

— Questo e un paese libero, — miagolava il gatto, in tono risentito. — Non avete il diritto di arrestarmi. E poi, siete arrivati proprio nel momento in cui il topo che stavo spiando da un paio d'ore si decideva ad uscire dal suo nascondiglio.

— In prigione potrai trovare tutti i topi che vorrai, — rispose il comardante delle guardie.

Dopo una mezz'ora tornarono al Castello e trovarono la prigione vuota come la loro testa.

Chiusero in fretta il gatto nella cella, si tolsero spade e fucili e ne fecero un mucchio, lasciarono tutto li e se la diedero a gambe per paura delle ire di Pomodoro.

Il quale il mattino dopo si alzo e si guardo allo specchio.

— Il naso e guarito, — constato, — posso togliermi il cerotto. Dopo andro ad interrogare i prigionieri.

Prese con se il sor Pisello, come avvocato, e don Prezzemolo per fargli scrivere le risposte dei prigionieri, e tutti e tre in fila indiana, con aspetto grave, come si addice a dignitosi magistrati, si diressero verso la prigione. Pomodoro tiro fuori le chiavi dalla calza destra, apri la porta e diede un balzo indietro, mandando a rotolare per terra don Prezzemolo che gli stava incollato alla schiena. Dalla cella usci un lamentoso — Miao! Miao! — che avrebbe mosso le pietre a compassione.

— Che cosa fai qui? — domando Pomodoro al gatto, quando si fu rimesso dalla sorpresa.

— Ho il mal di pancia! — si lamentava il gatto. — Per favore, fatemi trasportare all'infermeria, o almeno mandatemi un dottore.

Il gatto aveva passato la notte a dar la caccia ai topi, e ne aveva fatto una tale scorpacciata che gli uscivano di bocca non meno di duecento code.

Il Cavaliere, impressionato, rimise il gatto in liberta, ma lo prego ili tornare in prigione, di quando in quando, a dare la caccia ai topi; anzi gli disse:

— Se terrai da parte le code, per documentare la tua benefica attivita, l'Amministrazione del Castello ti passera una piccola pensione, un tanto a topo.

Subito dopo, Pomodoro mando al Governatore un telegramma, che diceva cosi: «Al Castello del Ciliegio, situazione gravissima. Urge vostra presenza con un battaglione di Limoncini».

Capitolo XII

Non c'e boia che non si stracchi se a Pirro Porro tira i mustacchi

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