di quest’atto infantile portasse con se anche il costante timore vissuto nell’infanzia, e confesso che, come un bambino, mi metto a piangere. Ah, l’autocommiserazione; credo che il massimo della sincerita lo raggiungiamo quando abbiamo pieta di noi stessi.

Ma la mia paura e in gran parte una formalita, mia cara perduta sofista, un omaggio formale — tremante, lo ammetto, non irrigidito — che il corpo esige per se stesso, e di cui la mente non si stupisce, poco convinta com’e che ci siano molte ragioni per andare avanti, a parte l’abitudine. Se c’e qualcosa dopo questa esistenza, preferirei vederlo adesso piuttosto che in seguito, e se — come sospetto — l’unico pasto che seguira a questo aperitivo sara il festino dei vermi, perche allora accumulare altri dolci ricordi a cui dover dire addio, quando sopravverra l’inevitabile?

Quanto al volgare interesse di vedere il risultato delle nostre vite — spingere poco piu in la il nodo del presente, prima che ricada nel passato e si avviluppi un’altra volta — non provo un grande desiderio di vedere tanto per vedere cio che, lo sento, finira piu o meno allo stesso modo. Ogni eta, contenendo noi, contiene anche tutte le altre fino al limite della nostra comprensione reciproca, e domani, quando verra, sara semplicemente un altro giorno in una processione quasi infinita di giorni dopo giorni, e verra e se ne andra, come hanno fatto tutti gli altri e come faremo anche noi: esistera per il tempo assegnatogli, e poi, per un tempo infinitamente piu lungo, non esistera. E se noi, presi nel gorgo di quell’infinita marea e sprofondando per la nostra prima e ultima volta, riusciamo ad aggrapparci a un pugno di altri giorni, tendo a credere che lo facciamo non tanto nella debole speranza di salvarci, quanto nel maligno tentativo di trascinarli sul fondo con noi.

E che dire della superstizione? Un tempo il castello aveva una cappella; nostro padre, che adesso e in questa terra, la fece eliminare. Bambino, mi fermai nell’opaco splendore del rosone, il giorno prima che venissero gli operai, piangendo al pensiero della sua fine, per ragioni puramente sentimentali. Qualche giorno piu tardi, quando la sua dogmatica immobilita di vetrate colorate era stata rimossa, salii con te sull’altare, battendo gli occhi davanti al rigoglio vivente della campagna estiva, che finalmente si apriva alla vista.

La stessa intuizione che debba esistere qualcosa oltre questo mondo fisico mi fa pensare che sia sbagliata. Ci inebriamo troppo di tale sentimento, e se dobbiamo abbandonarci a questa sorta di antropomorfismo, potrei allora sostenere che la realta non potrebbe certo resistere alla tentazione, ne lasciarsi sfuggire l’opportunita, e si sentirebbe obbligata a sopprimerci. Il modo in cui accadono le cose, in cui agiscono, include un’asprezza assoluta, una generale mancanza di cerimonie e di rispetto alla quale possiamo opporre tutte le nostre pie convinzioni e le piu riverite istituzioni e contro la quale possiamo imprecare e opporci per il tempo preciso della nostra vita, ma che abbraccia tutte le nostre aspirazioni e degradazioni, tutte le nostre promesse e menzogne, tutto cio che facciamo e non facciamo, e che alla fine ci spazza via con minor sforzo di quanto una metafora riesca a comunicare.

Ci vogliono piu errori, piu possibilita del tutto casuali, piu caos e minuzie per produrre una storia epica che una sordida, o l’eroe piuttosto che l’uomo comune. Il romanzesco, o la nostra fede in esso, e la nostra vera rovina.

Eppure c’e una sorta di progresso, potrei ammetterlo; un tempo credevamo in felici distese di caccia, uri, veri palazzi sospesi nel cielo, e dei in forma umana. Oggi, fra coloro con abbastanza senno da rendersi conto della dificolta in cui si trovano, prevale una spiritualita piu sofisticata: un’infinita insensatezza che rimpiazza e sposta ogni cosa, cosi che, un giorno, quando tutti saremo polvere, particella, onda elettromagnetica, coloro che ci succederanno vedranno in quel nostro stato una continuita maggiore di quella che ci saremmo meritati.

E nella nostra piccola sfera, anche la mortalita e mortale, e c’e una fine alle fini, e ai giorni: non sono infiniti.

Grazie a un empio potere, in se privo di significato, tanto insensato quanto implacabile e irresistibile, dovremmo sapere alla fine che tutto ci e ostile, e che il nostro amore muore con noi, non il contrario. (Nulla sopravvive cosi a lungo, cosi viva il nulla, cosi addio.)

D’altra parte, magari e proprio come dicono loro.

Ma ne dubito, e mi portero le mie probabilita, come tutto il resto, via con me.

La notte mi punta all’angolo estremo del cono d’ombra della terra, come se mi mirasse verso il suo lembo remoto. Ah, fate del vostro peggio, idiota stella e roccia complice. E, nero uccello, fa’ cio che era prevedibile, per quello che ho raggiunto e quello che ho lasciato, per quello che ho fatto e quello che ho trascurato, per quello che ho provato e quello che ho lasciato perdere, cio che sono stato e che non sono stato, per cio che importa e significa ed e meno di un mezzo pensiero in ciascuno di noi, e niente di peggio — e di sicuro niente di meglio — di questo.

Lasciami morire, lasciami andare; ho detto quello che dovevo dire, ho rifiutato di farcela, e adesso — e gia l’alba? E questa una sorta di sonno, o sto sognando, o sento davvero la sveglia e l’ultimo squillo di tromba? — affronto il mio futuro, volto la schiena alla desolazione di una vita e a questi ottusi persecutori e sono giustamente innalzato, glorioso e trionfante, verso cieli del colore del sangue e delle rose, sogghigno ai dadi che rotolano (si si: iacta est alea, noi che stiamo per morire vi disprezziamo), rido agli applausi che si levano, tenendomi a galla, e cosi saluto la mia fine.

FINE
Вы читаете Canto di pietra
Добавить отзыв
ВСЕ ОТЗЫВЫ О КНИГЕ В ИЗБРАННОЕ

0

Вы можете отметить интересные вам фрагменты текста, которые будут доступны по уникальной ссылке в адресной строке браузера.

Отметить Добавить цитату
×