Comunque, un ospite c’e, mia cara: ora sta russando nella sua camera. Ho udito il rumore e sono andata a investigare. E piuttosto attraente, e molto sano e forte. Lo andiamo a trovare?». Il suo tono divenne malizioso e intrigante. «Vedo appetito nei tuoi occhi, Zsuzsanna».
Il mio desiderio combatteva con la paura.
«Vlad non lo permetterebbe mai! Mi distruggerebbe se trovasse il mio segno sul collo del suo ospite!».
«Allora non lo trovera. Comunque, non gli permetterei di farti del male».
«Com’e possibile?».
Fece un gesto compiaciuto verso di me in mezzo a quella gloria primaverile.
«Come puo essere possibile
Tirai un lungo sospiro di desiderio mentre mi alzavo in piedi.
«Allora andiamo subito a salutale il nostro giovane ospite!».
Presi le mie scarpe e corsi a piedi nudi su per i gradini dove lei, in piedi, mi aspettava. Ci prendemmo sottobraccio e, ridendo come ragazzine in vena di scherzi, attraversammo di nuovo correndo il grande ingresso, poi salimmo diverse scale a chiocciola finche arrivammo davanti a una porta di legno scolpito che conduceva in una delle camere degli ospiti.
Elisabeth aveva ragione: dall’interno veniva il suono di un russare stenoroso, cosi forte che fui sorpresa per il fatto che la pesante porta non vibrasse. Mi misi una mano sulla bocca per reprimere una risata e, quando riuscii a parlare, bisbigliai alla mia compagna:
«Poverina sua moglie!».
«Non occorre che parli sottovoce», rispose lei, con voce normale. «Come puoi sentire, sta dormendo profondamente». E, detto cio, entrambe ridemmo piano mentre lei apriva la porta. «E tuo, mia cara; prendilo come vuoi. Io guardero e mi divertiro un po’ in seguito. Soltanto un avvertimento: lascialo vivo e abbastanza forte, cosi che ne lui ne Vlad potranno accorgersi del cambiamento. Io faro in modo che non vi siano ferite: tu devi fare in modo che non sia tanto pallido da destare sospetti».
Se avessi pensato lucidamente, le avrei chiesto perche non poteva occuparsi anche del problema del suo colorito, se poteva far si che la ferita guarisse immediatamente. In quel momento ero troppo incuriosita da quale potesse essere il suo “divertimento”… ma poi, all’istante, ogni pensiero fu cancellato quando il mio naso percepi l’odore del gentiluomo.
Sentii l’odore del sangue caldo e della pelle, mascherato dall’odore del sudore di due o tre giorni. Anche Elisabeth dovette sentirlo, poiche mi bisbiglio:
«Ovviamente ha viaggiato per un po’», e si strinse il naso.
Puzzolente o meno, il giovanotto disteso sul dorso, con le braccia e le gambe aperte come a imitare l’uomo nudo di Leonardo da Vinci, era una bella vista… se non si badava alla sua bocca aperta e sbavante, e al modo in cui sputacchiava ogni volta che russava facendo tremare i vetri.
Ma, che russasse o no, aveva ordinatamente appeso un vestito di lana e un cappello su una sedia vicina; la loro qualita indicava che il proprietario era un giovanotto promettente, anche se trascurato. E anche lui era di una qualita sufficiente a soddisfarmi, poiche le sue braccia scoperte (stese sopra le coperte a un angolo di novanta gradi con il torso) e la parte superiore del petto, erano forti e abbastanza muscolose, ne troppo grasse ne troppo magre. I suoi riccioli castani si addicevano perfettamente al suo viso, che aveva guance rosate leggermente paffute e un breve naso all’insti; in generale, l’impressione era quella di un uomo i cui lineamenti da ragazzo lo avrebbero sempre fatto apparire cinque anni piu giovane della sua vera eta.
«Ha bisogno di un bagno», bisbiglio Elisabeth ma, in verita, a me non importava. La mia fame e il mio desiderio di premere le labbra sulla gola dell’uomo erano cosi grandi — anche se, prima, avrei preferito approfittale di altri attributi, in modo che il suo sangue potesse avere un gusto piu dolce — che non mi sarebbe importato se avesse sguazzato nel letame fresco.
Infatti, notai appena quando Elisabeth si allontano, e non me ne preoccupai. La mia attenzione era rivolta all’uomo e, lentamente, delicatamente, in modo da non svegliarlo, allontanai le lenzuola e le coperte dal suo petto. Indossava una semplice camicia da notte bianca, ma aveva lasciato i tre bottoni superiori sbottonati, cosicche essa restava aperta rivelando un altro po’ del petto e il fitto e riccio pelo castano.
Facendo attenzione, tirai giu le lenzuola verso i suoi piedi, per rivelare altre delizie… infatti la camicia da notte era salita e si era arrotolata, lasciandolo scoperto e mostrando un altro ciuffo di peli castani… da cui emergeva un membro innegabilmente eretto.
Ora, a lungo io mi sono creduta dannata e, ben presto, nella mia vita immortale, giurai che non mi sarei negata alcun piacere, anche nel caso che avessi dovuto essere distrutta e avessi dovuto sopportare le eterne agonie dell’Inferno. Avevo vissuto come una zitella zoppa, chiusa in casa, destinata a non fare mai esperienza delle attenzioni di un amante. Molto presto, dopo il mio Cambiamento, scoprii il piu meraviglioso dei segreti: che il sangue dell’uomo nel momento dell’estasi dei sensi ha un sapore piu celestiale di qualsiasi nettare, e che il mio dargli piacere accresce di dieci volte la mia stessa estasi (in conseguenza dell’atto e del bere il suo sangue trasformato).
Cosi strisciai accanto a lui sul letto, usando la mia capacita di ipnotizzare per impedirgli di svegliarsi. Lo volevo prendere subito, prima che Elisabeth ritornasse, poiche la verita era che, stranamente, provavo vergogna a fallo davanti a lei. Cio non mi aveva mai trattenuto prima — non ero mai stata timida di fronte a Vlad, o a Dunya, o al mio povero fratello — e, a volte, avevo fatto l’amore con due o tre uomini alla volta. Ma, nel caso di Elisabeth, mi sentivo stranamente colpevole… come se le fossi, in un certo senso, infedele.
Ma, prima che potessi alzarmi la gonna e avvicinarmi alla mia amata vittima, Elisabeth ritorno di corsa nella stanza.
«Vieni, portalo!», bisbiglio gesticolando, con gli occhi di zaffiro che le brillavano per la voglia. «Dorka sta preparando un bagno».
«Non c’e bisogno di bisbigliare», le dissi. «E in
Aprii la bocca per dirle che non credevo di avere la pazienza di aspettare che lui facesse il bagno; a quel punto, ero decisa a bere semplicemente il suo sangue. Ma, prima che potessi parlare, lei mi interruppe:
«Peccato!». Il suo viso si atteggio a un sorriso malizioso. «Prima divertiamoci un po’ con lui, vuoi?».
Lei fissava semplicemente l’uomo, e inchino il mento verso di lui, che si lamento e, subito, si mosse; immediatamente, balzai fuori dal letto.
Lui apri gli occhi — erano occhi gentili, castano chiaro — e, per un momento, non riusci evidentemente a ricordare dove fosse. Ma poi la memoria gli torno, ed emerse completamente dal sonno; a quel punto, il suo sguardo cadde su di noi — due donne — e si mise seduto di scatto. Dapprima quei gentili occhi castani espressero grande sorpresa alla vista di due sconosciute nella sua camera, ma poi abbasso lo sguardo alle sue parti intime, e quella sorpresa si trasformo in uno sgomento cosi intenso e pietoso che io temetti di scoppiare in una risata divertita.
«
Non ne potei piu; mi misi le mani sulla bocca ridendo piano. Prima che riuscissi a riprendermi per rispondere, Elisabeth disse, in eccellente inglese (cosa che non mi avrebbe dovuto sorprendere piu della sua scioltezza con il rumeno, poiche gli ungheresi mortali, di solito, hanno la padronanza di dieci o venti lingue, prima ancora di diventare adulti):
«Le nostre scuse, signore, per l’intrusione!». E fece una profonda riverenza, con l’espressione tanto solenne quanto la mia era divertita. «Abbiamo cercato di svegliarvi bussando e non ci siamo riuscite. Il padrone», e a questo punto le gettai uno sguardo stupefatto e divertito che ignoro del tutto, «ci diede, ieri, ordini severi per portarvi a fare il bagno, non piu tardi dell’una di questo pomeriggio, e di fare in modo che ne siate soddisfatto. Sono venuta a dirvi che tutto e pronto. L’acqua non restera calda a lungo. Vorreste gentilmente venire con me, signore?».
Lui esito, spostando lo sguardo da me a Elisabeth, improbabili cameriere tutte e due: io con i miei capelli scuri sciolti che mi scendevano fino alla vita, nel mio grigio vestito viennese di seta lavata, vecchio di vent’anni e logoro fino a essere quasi a brandelli, ed Elisabeth nel suo bel vestito color crema.