«Vada per il cinese.»

Corsi in bagno, feci la doccia, mi depilai le gambe per evitare che quella stupida vocina che avevo in testa rovinasse tutto un’altra volta, e mi lavai i capelli con lo shampoo alle erbe. Frugai nel cassetto della biancheria finche non trovai il tanga di pizzo nero e reggiseno coordinato. Indossai la solita T-shirt e i jeans e diedi una ripassata di mascara e rossetto. Se anche mi avessero rapita e torturata, almeno prima mi sarei divertita un po’.

Bob e Morelli arrivarono proprio mentre mi stavo infilando i calzini.

«Ho preso involtini primavera, contorni, gamberetti, maiale, riso e della roba che credo fosse per qualcun altro ma e finita nella mia busta» disse Morelli. «E ho anche della birra.»

Posammo tutto sul tavolino basso in soggiorno e accendemmo la TV. Joe lancio a Bob un involtino primavera. Il cane lo prese al volo e se lo mangio in un solo boccone.

«Ne abbiamo parlato e Bob ha detto che mi fara da testimone» disse Morelli.

«Ci sara un matrimonio, allora?»

«Credevo che ti fossi comprata un abito.»

Presi un po’ di gamberetti. «E in sospeso.»

«Qual e il problema?»

«Non voglio un matrimonio in grande. Mi sembra una stupidata. Ma mia madre e mia nonna non mollano e senza quasi accorgermene mi ritrovo addosso un abito da sposa. E hanno anche prenotato una sala. E come se qualcuno mi avesse aspirato il cervello dalla testa.»

«Forse dovremmo sposarci e basta.»

«Quando?»

«Non questa sera. Giocano i Rangers. Domani? Mercoledi?»

«Dici sul serio?»

«Certo. Lo mangi tu l’ultimo involtino?»

Il cuore mi smise di battere. Quando riprese mi sembro che perdesse dei colpi. Sposata. Merda! Dovevo essere eccitata, no? Ecco perche mi sentivo sul punto di vomitare. Era per l’eccitazione. «Non dobbiamo fare analisi del sangue, chiedere permessi, o roba del genere?»

L’attenzione di Morelli fu catturata dalla mia T-shirt. «Carina.»

«La maglietta?»

Segui con il dito il bordo di pizzo del mio reggiseno. «Anche questo e carino.» Fece scivolare le mani sotto la maglietta di cotone e improvvisamente me la ritrovai oltre la testa e poi per terra. «Forse dovresti farmi vedere cos’hai da offrire» disse. «Per convincermi che vale la pena sposarti.»

Sollevai un sopracciglio. «Forse sei tu che devi convincermi.»

Morelli mi fece scorrere lo zip dei jeans. «Dolcezza, prima che la serata sia finita mi supplicherai di sposarti.»

Sapevo per esperienza che era vero. Joe sapeva come far risvegliare una ragazza con un bel sorriso stampato sul viso. L’indomani, camminare sarebbe stato forse difficile, ma sorridere sarebbe stato facilissimo.

Capitolo 9

Il cercapersone di Morelli suono alle cinque e mezzo di mattina. Joe guardo il display e tiro un sospiro. «Un informatore.»

Strizzai gli occhi nel buio mentre lui si muoveva nella stanza. «Devi proprio andare?»

«No, devo solo fare una telefonata.»

Ando in soggiorno. Ci fu un momento di silenzio. Poi riapparve sulla soglia della camera da letto. «Ti sei alzata stanotte per mettere via il cibo?»

«No.»

«Non c’e piu niente sul tavolinetto.»

Bob.

Scesi a fatica dal letto, infilai la vestaglia e mi trascinai in soggiorno per vedere la carneficina.

«Ho trovato un paio di pezzi di fil di ferro» disse Morelli. «A quanto pare Bob si e mangiato sia il cibo che i contenitori.»

Bob faceva avanti e indietro sulla porta di casa. Aveva lo stomaco teso e sbavava.

Perfetto. «Tu fai la tua telefonata e io porto fuori Bob» dissi a Morelli.

Corsi in camera da letto, mi infilai jeans, felpa e gli stivali. Agganciai Bob al guinzaglio e presi le chiavi della macchina.

«Le chiavi della macchina?» chiese Morelli.

«Nel caso mi venisse voglia di una ciambella.»

Ciambella un corno. Bob stava per fare un’enorme cacca da cibo cinese. E l’avrebbe fatta nel giardino di Joyce. Forse sarei anche riuscita ad aizzarglielo contro.

Prendemmo l’ascensore perche non volevo che Bob si muovesse piu del necessario. Salimmo di corsa in macchina e rombammo via dal parcheggio.

Bob aveva il muso appiccicato al finestrino. Ansimava e ruttava. Aveva lo stomaco cosi gonfio che era sul punto di scoppiare.

Schiacciai il pedale dell’acceleratore a tavoletta. «Tieni duro, bel cagnone» dissi. «Ci siamo quasi. Non manca molto.»

Mi fermai con uno stridore di freni davanti a casa di Joyce. Scesi dalla macchina e corsi sul lato passeggero, aprii lo sportello e Bob si catapulto fuori. Entro come un razzo nel giardino di Joyce, si accuccio e fece una cacca che a occhio e croce poteva pesare due volte lui. Si fermo un secondo e poi vomito una miscela di cartone e gamberetti in agrodolce.

«E bravo il nostro cagnone!» bisbigliai.

Bob si scrollo un po’ e poi si fiondo di nuovo in macchina. Chiusi bene lo sportello, saltai al posto di guida e ce ne andammo prima che il puzzo potesse arrivare ai nostri nasi. Un altro bel colpo messo a segno.

Morelli era alla macchina per il caffe quando entrai. «Niente ciambelle?» chiese.

«Mi sono dimenticata.»

«Non ti facevo il tipo che si dimentica delle ciambelle.»

«Avevo altro per la testa.»

«Tipo il matrimonio?»

«Si, anche quello.»

Joe riempi due tazze di caffe e me ne porse una. «Ti sei mai accorta che il matrimonio sembra molto piu importante la sera che il mattino?»

«Intendi dire che non ti vuoi piu sposare?»

Morelli si appoggio al piano della cucina e sorseggio il caffe. «Non ti preoccupare, non ti libererai di me cosi facilmente.»

«Ci sono molte cose di cui non abbiamo mai parlato.»

«Tipo?»

«I bambini. Supponiamo che abbiamo dei bambini e poi scopriamo che non ci piacciono?»

«Se riusciamo a farci piacere Bob, allora ci puo piacere tutto» disse Morelli.

Bob era nel soggiorno a leccare il laniccio della moquette.

Eddie DeChooch chiamo dieci minuti dopo che Morelli e Bob erano usciti per andare al lavoro.

«Come la mettiamo?» chiese. «Vuoi fare un accordo?»

«Voglio il Luna.»

«Quante volte devo dirti che non ce l’ho? E non so neanche dove sia. E non ce l’ha nessuno di quelli che conosco. Forse si e spaventato e se ne e andato.»

Non sapevo cosa dire perche anche quella era una possibilita.

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