La stanza da letto sembrava ancora piu calda dell’altra e c’era un forte odore. Il televisore era in alto a sinistra, fissato al muro con un supporto metallico, ed emetteva un ronzio appena percettibile. Monroe si trovava dall’altro lato di un letto di dimensioni principesche.
Su di esso c’era una donna, lo sguardo fisso in direzione del televisore. Non aveva ancora trent’anni, capelli castani lunghi. Non si mosse quando Nina entro, per la buona ragione che era morta. Era seduta sul letto in posizione eretta, con la testa inclinata leggermente in avanti. Indossava indumenti da notte con un motivo floreale. Lo stomaco aveva cominciato a rilassarsi. Il viso sembrava di stucco colorato. Aveva gli occhi aperti, cosi come la bocca, dove era stato infilato qualcosa.
«Cristo,» disse Nina.
Si chino in avanti. L’oggetto nella bocca della donna aveva le dimensioni di un piccolo bloc-notes, spesso mezzo centimetro, largo cinque, e probabilmente lungo un po’ piu di sette, anche se era difficile dirlo senza rimuoverlo. Sembrava fatto di metallo lucido, e in bella vista sull’estremita c’era una minuscola etichetta che riportava alcuni numeri e lettere.
«Che diavolo e quello?» disse Monroe. Stava respirando rumorosamente e su una delle tempie comparve una goccia di sudore.
Nina scosse la testa. «Non ne ho idea.»
Mezz’ora dopo Nina usci. Era arrivata la prima ondata di quei depravati della scientifica. Con le tende ancora tirate e il calore che ristagnava, l’impressione era di trovarsi in un armadio stipato all’inverosimile. Nina esamino con la massima attenzione tutto l’appartamento, il che era sempre facile una volta constatato che nessuno ti avrebbe sparato addosso, e poi se ne ando. Monroe invece rimase ancora dentro. Ci sarebbe voluto l’arrivo dei fotografi perche se ne andasse.
Nella stanza non c’erano altri corpi. Il fruscio che Nina aveva sentito era Monroe che controllava il bagno. Era privo di qualsiasi effetto personale. Non c’era nessuna traccia dei vestiti che la donna doveva aver avuto addosso quando era arrivata. Non si puo andare in giro per un motel in pigiama, neppure in un posto come il Knights. Normalmente ci si porterebbe anche degli accessori per la toeletta, una borsa, oggetti che potrebbero contenere qualche elemento identificativo, per quanto casuale. La polizia stava gia controllando le segnalazioni di persone scomparse, ma qualcosa diceva a Nina che non ci sarebbero state informazioni utili in tal senso a breve termine.
Si allontano passando attraverso un cortile assolato ancora piu affollato di poliziotti e di corpi eccitati di cittadini che pensavano che sarebbero riusciti a dare un’occhiata rapida a questo luogo di morte per poi tornare immediatamente alle loro vite anonime, ma che in realta erano sul punto di passare un gran numero di ore a rispondere a poche domande. Quella sera avrebbero visto in televisione il posto in cui avevano passato la notte precedente, mentre i media avrebbero ripetuto quel nome a oltranza, fino a farlo diventare uno di quelli di cui ci si sarebbe ricordati ancora per anni, se non per decenni. Nessuna delle persone coinvolte avrebbe dimenticato in fretta gli avvenimenti, meno di chiunque altro la donna che Nina scorse quando lascio il cortile per tornare nel parcheggio. L’agente di pattuglia Peterson era ancora seduto sulla panchina. Due dei suoi colleghi stavano cercando di trattenere quella donna, il cui nome era Monica, che al suo arrivo aveva scoperto che il corpo di suo marito era gia stato portato all’obitorio e che stava urlando all’indirizzo dell’ex partner del marito, visto che non c’era altro da fare.
Quando fu lontana dall’entrata e a una certa distanza da chiunque, Nina tiro fuori il cellulare. Si fermo in un punto dove nessuno avrebbe potuto ascoltarla e seleziono il numero di John Zandt nella ricerca rapida. Dopo una dozzina di squilli si inseri il servizio di segreteria telefonica.
«Ciao, sono io,» disse alla segreteria. «Lo so che non vuoi parlare piu di queste cose, ma potrei aver bisogno di te.» Esito, incerta su cosa dire, poi aggiunse: «Spero tu stia bene.»
Poi interruppe la comunicazione e rimase indecisa sul da farsi. Per una frazione di secondo avverti una strana sensazione, un brivido alla base del collo, come se qualcuno la stesse osservando.
Si volto, ma non c’era nessuno. O almeno, nessuno che lei potesse vedere.
Poco dopo le due Nina era intenta a rimescolare un caffe mentre il suo capo parlava al telefono. Si erano installati sulla terrazza di un bar malconcio a mezzo isolato dal Knights. Tutte le auto di pattuglia, eccetto una, erano partite, ma da dove stava seduta Nina aveva notato la presenza di quattro auto civetta che evidentemente partecipavano all’indagine. Mentre beveva il suo caffe osservava gli altri reperti della stanza 11 che venivano portati fuori per essere analizzati in dettaglio. Era stato stabilito che la stanza era stata affittata cinque giorni prima, pagamento in contanti anticipato. Nina sperava che in quel momento l’impiegato-direttore fosse di nuovo sotto torchio e si augurava che questo avvenisse in qualche posto senz’aria e caldo, e che gli agenti se la prendessero comoda.
Monroe riattacco. «Fatto,» disse con evidente soddisfazione. «Olbrich sta organizzando una vera e propria task force, oltre al nostro gruppo. Bisogna essere affiatati, c’e un sacco di agenti incarogniti in giro e non vorrei essere nei panni di qualcuno pescato a strisciare sul retro della casa di qualcuno stanotte.»
«Fare secco un poliziotto in pieno giorno. E qualcosa di estremamente insolito, anche considerando gli standard di uno svitato.»
«Svitato?»
«Dai, Charles.» Nina aveva perso la pazienza per l’uso della nomenclatura ufficiale da quella volta in cui aveva assistito al ritrovamento di un ragazzino di colore in un cassonetto della spazzatura. Il giovane era rimasto li per una settimana con un tempo afoso come oggi. Sua madre identifico il corpo e si suicido tre settimane dopo buttandosi dalle Palisades. Il tutto era successo qualche anno prima. Monroe continuava a impiegare senza entusiasmo una terminologia impersonale e distaccata per descrivere persone che avevano distrutto intere famiglie con le loro mani sporche. «Tu come lo definiresti? Disadattato sociale?»
«Bisognera fare presto,» disse Monroe, ignorandola. «L’assassinio di uno sbirro in pieno giorno. Qui stiamo parlando di qualcuno che ha perso il controllo. Dobbiamo muoverci in fretta.»
Nina alzo gli occhi al cielo. Fuori controllo, impaziente di essere catturato. Pero introvabile. L’indagine di profilo piu elevato cui aveva preso parte — almeno ufficialmente — era stata quella dei cosiddetti «omicidi del Ragazzo delle Consegne», risalenti al 1999/2000 e sempre a Los Angeles, e anche quella volta sotto la guida di Charles Monroe. Anche allora aveva fatto un’analoga supposizione, a proposito di un uomo che aveva tolto la vita a tre giovani donne brillanti e di mondo senza lasciar traccia. Aveva ucciso di nuovo, piu di una volta e poi era sparito, senza essere mai catturato. Monroe era passato a occuparsi di altro. I genitori delle vittime contano ancora i giorni uno alla volta. «Il punto e: ce ne saranno altri?»
«E possibile, certo. E proprio quello che sto dicendo. A meno che noi…»
«No, quello che intendo dire e se ce ne sono stati altri prima di questo. Se questa e la conclusione, come tu credi, dov’e l’inizio? Cosa lo ha portato qui? Da cosa sta fuggendo?»
«Se ne stanno occupando. Mentre parliamo la polizia di Los Angeles sta facendo controlli incrociati.»
«E noi non sappiamo nemmeno chi sia la donna.»
«Niente borsa, nessun effetto personale eccettuati alcuni vecchi pigiami, il testa di cazzo dietro il bancone dice di non averla mai vista prima che fosse morta. Dopo che l’avranno ripulita un po’ sara preparata una foto: nel tardo pomeriggio manderemo in giro un po’ di gente per mostrarla. Sai che cos’era quell’oggetto che aveva in bocca?»
Nina scosse la testa, e un retrogusto di metallo invase la sua bocca. Aveva visto molti cadaveri, alcuni dei quali ridotti in modi tali che era stata costretta a erigere delle barriere nel suo cervello per evitare che il loro ricordo spuntasse fuori inaspettatamente. Ma in quelli in cui veniva fatto qualcosa alla bocca delle vittime c’era qualcosa di diverso. Davi quasi per scontate le mutilazioni agli organi genitali. Ma straziare una parte del corpo visibile a tutti, come gli occhi, la bocca, il naso, sembrava in un certo senso un’offesa sociale piu grande. Quello sessuale era un attacco privato, personale, quello pubblico urlava: «Ehi gente, guardate cosa ho fatto.» Era un gesto rivolto all’esterno, una formula magica ideata per cambiare il mondo. O almeno, questo e quello che sembrava a Nina.
«E un hard disk,» disse Monroe. «E del tipo piccolo, come quelli dei portatili. Uno dei tecnici l’ha riconosciuto ancora prima che fosse estratto dalla bocca della donna.»
«Niente impronte?»
Scosse la testa. «Pulito. Ma c’e qualcuno in laboratorio che sta cercando se per caso puo dirci qualche altra