«Dopo tutto, sono un’invalida.»

«A me sembri piu che valida.» Bodie le afferro i seni con le mani e sfrego dolcemente i capezzoli. Pen si contorse.

«Potrai constatarlo piu tardi», osservo lei. «Questa e una faccenda seria.»

«Naturalmente.»

Bodie allontano le mani. Pen sollevo la testa dal cuscino. Con la mano aperta sollevo e appiatti il seno per vedere che cosa stesse facendo Bodie. «Piano», lo avverti sorridendo.

Bodie prese un lembo del cerotto. «Difficile concentrarsi», borbotto. «Con una visione simile, voglio dire.»

«Gia, immagino.»

Lui tiro lentamente il cerotto osservando l’adesivo che le sollevava la pelle.

«Ohhhh!»

«Forse sarebbe meglio un colpo netto.»

«Non azzardarti.»

«Dovremmo cambiare piu spesso la fasciatura. Che panorama.»

Benda e cerotto vennero via lasciando scoperta una lacerazione ricucita con dei punti.

«Uffa», disse Pen.

«Procede bene.»

«Per te e facile dirlo. Sono io quella che somiglia alla sposa di Frankenstein.»

«E invece sei splendida. La ferita ti da una certa personalita.»

«Certo, certo.»

Bodie srotolo un po’ di ovatta e di garza, ripuli i contorni della ferita e sistemo il cerotto.

«Buon lavoro», approvo Pen lasciando andare il seno e riappoggiando la testa sul cuscino.

Le sue dita avevano lasciato deboli impronte rossastre sulla pelle. Bodie le guardo mentre svanivano.

Ti tagliero le tue preziose tette!

«Che c’e?» volle sapere Pen.

«Melanie. Continua a venirmi in mente.»

«Si.»

«Mi chiedo come stia.»

«Non lo so», mormoro Pen. «Se non altro, probabilmente non dovra affrontare un processo. Sarebbe abbastanza dura per lei, non avendo niente tranne la confessione di Joyce.»

Bodie le mise una mano sul ventre, e sfrego gentilmente la pelle liscia. «Chissa se la trattano bene?»

«Non e l’Hilton. In seguito, forse potremo farla trasferire.»

«Perlomeno ha inchiodato quei due.»

«Mi chiedo se ne valeva la pena.»

Squillo il telefono. «Rispondo io», disse Bodie. Le diede un’ultima carezza sul ventre, poi si alzo e si affretto verso la cucina.

Improvvisamente spaventata Pen si chiese chi potesse essere. Aveva cambiato numero di telefono. Solo la polizia, il personale dell’ospedale psichiatrico e l’ospedale di suo padre avevano il nuovo numero. Una telefonata significava guai in vista. Bodie sollevo la cornetta. «Pronto.»

«Casa della signorina Penelope Conway?» chiese una voce maschile.

«Si.»

«Potrei parlare con la signorina Conway?»

«Chi devo dire, prego?»

«Sono il dottor Herman Gray del Beverlywood Medical Center. Chiamo a proposito del padre della signorina Conway.»

Bodie provo una morsa allo stomaco. «Un momento, prego.» Lascio pendere la cornetta e torno a passo rapido verso la camera. Pen s’era seduta sul letto.

Quando vide Bodie impallidi.

«E il dottor Gray», riferi lui.

Lei strinse le labbra.

Bodie la segui in cucina. Rimase in piedi alle sue spalle mentre lei afferrava il telefono. Bodie le poso una mano sulla schiena nuda. Fisso l’altra fasciatura sopra la scapola della spalla destra.

«Parla Pen Conway», disse lei.

E ascolto.

«Oh, mio Dio!» esclamo. E comincio a piangere.

«Che accidenti ti e capitato?»

«Che accidenti e capitato a te?» ribatte Pen. Poi cadde in ginocchio accanto al letto e piangendo bacio suo padre.

Quando stacco le labbra dalla sua guancia, lui disse: «Ehi, mi bagni tutto, piccola. Chiudi la fontana».

«Dio, papa.» Pen lo bacio di nuovo.

Lui tiro fuori la mano da sotto il lenzuolo e le accarezzo i capelli. «E bello rivederti», disse. «Piu bello di tutto.»

«Come ti senti?»

«Come se fossi stato investito da una locomotiva.»

«Era una macchina.»

«Cosi mi hanno detto.»

Pen si asciugo gli occhi con una mano.

«Allora, sentiamo che cosa ti e capitato», suggeri Whit, guardando l’ingessatura al braccio.

«Sono caduta dalle scale.»

«Una negligenza?» volle sapere il vecchio. Bodie noto un lampo nei suoi occhi.

«Solo colpa mia.»

«Oooow!» mormoro Whit.

«Papa, voglio presentarti Bodie.» Lei sorrise a Bodie sopra la spalla. Negli occhi le brillavano le lacrime.

«Credevo che Bodie fosse una citta nello Wyoming. Tu non somigli a una citta.»

«Bentornato, signor Conway.»

«Te l’intendi con mia figlia?»

«Papa!»

«Diavolo, capisco che tipo sei, lo vedo dal tuo aspetto. Per me vai bene.»

«Grazie, signore.»

«Chiamami Whit.»

«D’accordo, Whit.»

«Bevi?»

«Ho scolato quasi tutta la birra del tuo frigorifero.»

«Vedi di rifornirlo prima che torni a casa. La convalescenza mette sete.»

«Giusto.»

«A proposito di casa, come mai voi due siete qui e Joyce non e venuta?»

«Non sa che ti sei ripreso dal coma», spiego Pen. «Non ancora. Glielo diremo appena la vedremo.»

«Brava. Dille di venire.»

«Lo faro», promise Pen.

«E la figlia numero due?»

«Era qui qualche giorno fa subito dopo l’incidente. Sembrava che non ti saresti ripreso per un po’, cosi e tornata a scuola. Deve seguire i suoi corsi.»

«Be’, va bene cosi. Sono contento che sia venuta.»

«Era terribilmente sconvolta, papa.»

Un sorriso increspo le labbra di Whit Conway. «Mi fa piacere saperlo. Melanie… Abbiamo avuto dei problemi quando e morta la mamma.» Scosse la testa prima di aggiungere: «Joyce non le va a genio, temo».

«Ti vuole tanto bene.»

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