andavano avanti e indietro regolarmente. Un marinaio zoppo che stava nella mia stessa taverna mi disse, dopo che il vino blu di Salla gli ebbe sciolto la lingua, che uno di questi convogli doveva partire dopo una settimana e che lui aveva una cuccetta su una delle navi. Presi in considerazione la possibilita di drogarlo alla vigilia della partenza e di assumere la sua identita, come nelle favole di pirati che si raccontano ai bambini, ma si presento un metodo meno drammatico: comprai le sue carte d’imbarco. La somma che gli offrii era piu alta di quella che avrebbe guadagnato andando fino a Manneran e tornando indietro, percio fu ben contento di prendere il mio denaro e di cedermi il suo posto. Passammo una lunga notte a bere e a parlare delle sue mansioni a bordo, dato che io non avevo la minima nozione di marineria. All’alba non sapevo nulla lo stesso, ma intravvedevo la possibilita di simulare un minimo di competenza.
Salii a bordo senza che nessuno mi fermasse. Era una nave bassa, col motore ad aria, carica all’inverosimile di mercanzie di Glin. Il controllo delle carte fu un controllo per modo di dire. Mi feci assegnare una cabina, mi ci installai e mi presentai al lavoro. Imitando o provando riuscii a destreggiarmi in modo ragionevole in meta dei lavori che mi affidarono nei primi giorni; il resto lo impastrocchiai semplicemente e ben presto i miei compagni mi riconobbero per un pasticcione, senza pero che ne facessero parola agli ufficiali. Tra i ranghi piu bassi vigeva una certa lealta. Ancora una volta mi accorgevo che la mia veduta buia dell’umanita era stata troppo colorata dalla mia infanzia tra gli aristocratici; questi marinai, come i taglialegna, come i contadini, avevano tra di loro un cameratismo che non avevo mai incontrato tra i fanatici del Comandamento. Mi sollevavano dei lavori che non sapevo fare, io facevo per loro quei lavori noiosi di cui ero capace, e tutto filava liscio. Lavavo i ponti, pulivo i filtri e passavo ore senza fine manovrando i cannoni contro gli attacchi dei pirati. Oltrepassammo senza incidenti l’odiata costa piratesca di Krell e scivolammo facilmente giu per la costa di Salla, gia verde di primavera.
La nostra prima sosta fu a Cofalon, il porto piu importante di Salla, dove dovevamo fermarci cinque giorni per vendere e comprare. Mi allarmai, dato che non sapevo che erano state previste delle soste nella mia patria. All’inizio pensai di darmi malato e di nascondermi sottocoperta per tutto il tempo che ci saremmo fermati a Cofalon, ma finii col respingere quest’idea, perche era vile, dicendomi che un uomo deve mettersi spesso alla prova rischiando, se vuole conservare la sua virilita. Cosi me ne andai spavaldamente a donne e a vino con i miei compagni in citta, fidandomi del fatto che il tempo aveva cambiato il mio volto e che nessuno si sarebbe aspettato di trovare il fratello scomparso di Lord Stirron in una rozza uniforme ed in una citta come quella. Il gioco funziono: passai inosservato per cinque interi giorni. Leggevo i giornali e ascoltavo attentamente le chiacchiere della gente per cercar di capire quello che era avvenuto a Salla in quell’anno e mezzo da che ero partito. Stirron, mi parve di capire, era considerato dal popolo un buon governante. Aveva fatto superare al paese quell’inverno di fame acquistando cibo da Manneran a buone condizioni, e da allora le nostre campagne avevano avuto piu fortuna. Le; tasse erano state diminuite. La gente era contenta. La moglie di Stirron aveva dato alla luce un figlio, Lord Dariv, che era l’erede della Prima Eptarchia, e aspettava un altro bambino. In quanto a Lord Kinnall, il fratello dell’Eptarca, non si parlava affatto di lui: era dimenticato, come se non fosse mai esistito.
Facemmo ancora delle soste, qua e la per la costa, a Salla Meridionale e nella parte settentrionale di Manneran. Finalmente arrivammo al grande porto dell’angolo Sud-Est del nostro continente, alla sacra citta di Manneran, capitale della provincia che porta lo stesso nome. Era a Manneran che la mia vita sarebbe ricominciata.
20
La provincia di Manneran e stata favorita dagli dei. L’aria e mite e dolce, piena tutto l’anno della fragranza dei fiori. L’inverno non giunge tanto a Sud e i Manneriani, se vogliono vedere la neve, vanno in gita ai picchi Huishtor e guardano a bocca aperta lo strano strato gelato di candore che in altri paesi e comune come l’acqua. Il mare caldo che circonda Manneran a Est ed a Sud da cibo a sufficienza per meta del continente e a Sud-Ovest c’e il Golfo di Sumar e altra abbondanza. La guerra ha toccato raramente Manneran, protetta com’e da uno scudo di montagne e d’acqua dalle popolazioni delle terre occidentali, e separata a Nord dalla vicina Salla dall’immenso corso del fiume Wayn. Di tanto in tanto abbiamo tentato di invadere Manneran dal mare, ma senza mai avere la certezza di riuscire e senza mai riuscire; quando Salla fa la guerra davvero, il nemico e sempre Glin.
La citta di Manneran deve anch’essa aver goduto di una speciale benedizione divina. Sorge nel miglior porto naturale di tutto Velada Borthan, una baia profonda circondata da due opposte lingue di terra che si spingono l’una verso l’altra in modo tale che non c’e bisogno di frangiflutti e le navi possono facilmente ancorarvisi. Questo porto e una potente risorsa della provincia. Costituisce il collegamento principale tra le province orientali e quelle occidentali, dato che il commercio via terra, attraverso il continente, e diminuito a causa delle Terre Basse Bruciate e che il nostro mondo, mancando, almeno per quanto ne sappiamo, di combustibili naturali, non avra mai un grande traffico aereo. Le navi delle nove province occidentali viaggiano ad Est attraverso lo stretto di Sumar fino al porto di Manneran e le navi di Manneran fanno scalo regolare nella costa occidentale. I Manneriani, dunque, vendono mercanzia occidentale a Salla, Glin e Krell coi loro vascelli e ricavano il normale profitto di questo andare avanti e indietro. Il porto di Manneran e l’unico luogo del nostro mondo dove si mescolano uomini di tutte le tredici province e dove si possono vedere tutte in una volta le tredici bandiere: questo continuo commercio versa un interminabile flusso di ricchezze nelle casseforti dei Manneriani. Per di piu, le zone interne sono ricche e fertili, fin sulle falde degli Huishtor, che a quella latitudine non sono gelide se non sulle cime. Le campagne di Manneran hanno due o tre raccolti all’anno, e, attraverso il Passo Stroin, i Manneriani hanno accesso alle Terre Basse Bagnate e alle spezie ed ai frutti strani e pregiati che la si producono. Non c’e da meravigliarsi, dunque, se tutti quelli che amano i lussi vengono a cercar fortuna a Manneran.
E, come se tutta questa buona sorte non bastasse, i Manneriani hanno convinto il mondo che essi vivono nel punto piu sacro di Borthan, e moltiplicano i loro introiti mantenendo dei templi che sono come magneti per i pellegrini. Si puo pensare che Threish, sulla costa occidentale, dove i nostri antenati fondarono le prime colonie e dove fu formulato il Comandamento avrebbe avuto il primo posto tra i luoghi di pellegrinaggio. In realta a Threish c’e una specie di santuario e gli occidentali troppo poveri per viaggiare fino a Manneran vanno a visitarlo. Ma Manneran e diventato il luogo sacro per eccellenza. E la piu giovane di tutte le nostre province, anche se si esclude il regno ribelle di Krell, ma dimostrando un’intima convinzione e con un’energica propaganda, si e fatta sacra. C’e dell’ironia, in tutto questo, perche i Manneriani si attengono al Comandamento meno severamente degli abitanti di qualunque altra delle nostre tredici province: la vita tropicale li ha rammolliti ed essi si aprono il cuore l’un l’altro in modo tale che a Glin o a Salla verrebbero esiliati come esibizionisti. Ma hanno la Cappella di Pietra, dove si racconta, con basi di fatto, che siano accaduti dei miracoli, dove gli dei, sembra, sono riapparsi in carne ed ossa soltanto settecento anni fa, e dove tutti sperano che il proprio figlio riceva il nome d’adulto, nel Giorno del Nome. Vengono da tutto il continente per la cerimonia, con grande guadagno degli albergatori di Manneran. A pensarci bene, anch’io ho ricevuto il nome nella Cappella di Pietra.
21
Mentre eravamo a Manneran e gli scaricatori di porto erano all’opera, io riscossi la mia paga e lasciai la nave per andare in citta. Ai piedi della banchina, mi fermai per prendere il permesso di libera uscita dagli ufficiali d’immigrazione manneriani. — Quanto resterai in citta? — mi chiesero, ed io risposi tranquillamente che mi sarei trattenuto tre giorni, mentre la mia vera intenzione era stabilirmi la per il resto della vita.
Ero gia stato a Manneran in due occasioni: una volta, appena uscito dall’infanzia, per essere legato ad Halum, ed una volta per il Giorno del Nome, a sette anni. Della citta non ricordavo altro che una fantasmagoria di colori: il rosa pallido e i toni verdi e blu delle costruzioni, le masse verde scuro della pesante vegetazione, il nero interno solenne della Cappella di Pietra. Mentre mi allontanavo dal porto, gli stessi colori tornarono a bombardarmi, mentre immagini ridenti della mia fanciullezza mi scintillavano davanti agli occhi stupefatti. Manneran non e costruita in pietra, come le nostre citta del Nord, ma piuttosto di una specie di cemento artificiale che viene dipinto a colori pastello, cosicche ogni parete e ogni facciata canta gioiosamente e sembra una tenda che si agiti al sole. La