attraversando il cortile di corsa. Ella si volto accigliata verso di me, bloccando a mezzo il mio slancio. Aveva le sopracciglia aggrottate, le labbra strette, lo sguardo freddo e distante. Cosa significava quell’occhiata gelida? Il suo viso era quello di Halum, occhi scuri, naso sottile e orgoglioso, mento fermo, zigomi alti, e tuttavia mi era estraneo. Potevano due anni aver mutato a tal punto la mia sorella di legame? Le differenze tra l’Halum che ricordavo e la donna che avevo di fronte erano sottili, differenze di espressione, un moto delle sopracciglia, un fremito delle narici, un tremolio delle labbra, come se tutta la sua anima fosse mutata. V’erano anche alcune piccolissime differenze fisiche, mi accorsi avvicinandomi, ma potevano essere dovute al passare del tempo o a qualche lacuna della mia memoria. Il cuore comincio a battermi furiosamente, le mani mi tremavano e un’ondata calda di confusione mi sali su per le spalle e per la schiena. Avrei voluto andarle vicino ed abbracciarla, ma quei suoi mutamenti mi intimorivano.
— Halum? — dissi incerto, rauco, con la gola secca.
— Non e ancora qui. — Una voce di neve, piu profonda di quella di Halum, piu risonante, piu fredda.
Rimasi a bocca aperta. Somigliava ad Halum come fosse la sua gemella. Sapevo che Halum aveva soltanto una sorella, allora ancora fanciulla, dai seni acerbi. Non era possibile che per tutta la vita mi avesse nascosto l’esistenza di una gemella o di una sorella piu grande. Ma la rassomiglianza era straordinaria, incredibile. Avevo letto che sulla vecchia Terra erano in grado di costruire con sostanze chimiche degli esseri artificiali che rassomigliavano alle persone al punto da ingannare perfino una madre o un amante, e in quel momento non mi sarebbe riuscito difficile credere che quel procedimento fosse arrivato fino a noi al di la dei secoli, al di la del golfo buio delle tenebre e che l’Halum che avevo di fronte fosse un’abilissima, diabolica imitazione sintetica della mia sorella di legame.
— Perdona lo stupido errore — dissi. — Ti si e confusa con Halum.
— Succede spesso.
— Sei una sua parente?
— Figlia del fratello dell’Alto Giudice Segvord.
Mi disse che si chiamava Loimel Helalam. Halum non mi aveva mai parlato di questa cugina o, se l’aveva fatto, io non lo ricordavo. Strano che mi avesse nascosto l’esistenza della sua immagine a specchio a Manneran! Le dissi il mio nome e Loimel lo riconobbe per quello del fratello di legame di Halum, del quale evidentemente aveva sentito parlare molto; il suo sguardo si addolci un poco e una parte della sua freddezza svani. Da parte mia, superata la sorpresa di scoprire che quella che credevo Halum era in realta un’altra persona, cominciavo a trovar simpatica Loimel, perche era bella, desiderabile e, al contrario di Halum, non mi era proibita. Se la guardavo di sfuggita, potevo immaginare che fosse davvero Halum e riuscii perfino a convincermi che la sua voce era proprio quella della mia sorella di legame. Passeggiammo insieme nel cortile, chiacchierando. Venni a sapere che Halum sarebbe arrivata quella sera e che Loimel era li per prepararle un allegro benvenuto; appresi anche diverse cose sul conto di Loimel perche, secondo l’uso spensierato di molti Manneriani, ella era meno riservata dei settentrionali. Mi disse la sua eta: un anno piu di Halum (e di me). Mi disse anche che non era sposata e che aveva di recente rotto il fidanzamento poco brillante con un principe di una famiglia di Manneran antica e nobile, ma sfortunatamente caduta in miseria. Spiego la sua somiglianza con Halum dicendomi che sua madre e la madre di Halum erano cugine e che suo padre era fratello del padre di Halum. Cinque minuti piu tardi, mentre passeggiavamo a braccetto, aggiunse, con mio scandalo, che l’Alto Giudice, molto tempo prima, aveva invaso il letto di nozze del fratello maggiore, cosicche ella in realta era la sorellastra di Halum e non la cugina. Mi racconto anche molte altre cose.
Io potevo pensare solo ad Halum, Halum, Halum. Loimel per me esisteva soltanto come immagine della mia sorella di legame. Un’ora dopo esserci conosciuti, Loimel ed io eravamo insieme nella mia camera da letto e, quando il vestito le cadde ai piedi, mi dissi che la pelle di Halum doveva essere di seta come la sua, che i seni di Halum non dovevano essere diversi, che le sue cosce non potevano essere meno vellutate, che i capezzoli di Halum dovevano inturgidirsi nello stesso modo quando la mano di un uomo li sfiorava. Mi sdraiai nudo accanto a lei e la preparai ad accogliermi accarezzandola con passione; presto comincio a respirare affannosamente, a muovere i fianchi e a gemere; la coprii col mio corpo, ma un istante prima di penetrarla, mi si affaccio un pensiero agghiacciante:
Quella sera, finalmente, la mia sorella di legame Halum torno dalla sua vacanza nel golfo di Sumar, e pianse di felicita nel constatare che ero vivo a Manneran. Quando la vidi vicino a Loimel, la loro somiglianza mi meraviglio ancora di piu; la vita di Halum era piu sottile, il seno di Loimel piu profondo, ma queste sono differenze che esistono anche tra vere sorelle, mentre per il resto del corpo Halum e Loimel sembravano uscite dallo stesso stampo. Mi colpi, comunque, una sottile ma profonda differenza tra di loro, differenza che si manifestava negli occhi, nei quali, come dice il poeta, risplende l’ultima luce dell’anima. La luminosita di Halum era tenera, gentile e tranquilla, come i primi dolci raggi del sole che attraversano la foschia di una mattinata estiva; gli occhi di Loimel avevano una luce piu fredda, piu dura, la luce di un imbronciato pomeriggio invernale. Mentre volgevo lo sguardo da una ragazza all’altra, formulai un giudizio rapido, intuitivo:
Nei due anni in cui non l’avevo vista, Halum non era invecchiata affatto; piuttosto si era abbronzata ed era ormai nel pieno fulgore della sua bellezza. La sua pelle era scurissima e, nella corta tunica bianca, sembrava la statua in bronzo di se stessa; i tratti del suo volto erano diventati piu angolosi e le davano un delicato aspetto da fanciullo. Si muoveva con grazia leggera.
La casa era piena di gente che non conoscevo, venuta per il banchetto di benvenuto e, dopo quel primo abbraccio, Halum fu trascinata via. Io rimasi con Loimel. Ma, verso la fine della serata, mi feci forte del mio diritto di vincolo e la portai nella mia camera, dicendo: — Bisogna rifarsi di due anni di chiacchiere. — I pensieri mi si accavallavano tumultuosamente nella testa: come potevo dirle tutto quel che era successo, sapere tutto quel che lei aveva fatto, in un primo impeto di parole? Non riuscivo a mettere ordine nei miei pensieri. Ci sedemmo l’uno di fronte all’altra, a dignitosa distanza, sul divano dove poche ore prima avevo preso sua cugina fingendo che fosse lei. Ci sorridemmo, imbarazzati. — Da dove si comincia? — dissi nello stesso istante in cui Halum pronunciava le medesime parole. Scoppiammo a ridere e la tensione si allento. Sentii allora la mia voce chiedere ad Halum, senza preamboli, se pensava che Loimel mi avrebbe accettato come marito.
26
Loimel ed io fummo uniti in matrimonio da Segvord Helalam nella Cappella di Pietra a meta dell’estate, dopo mesi di riti preparatori e di purificazioni cui ci eravamo sottoposti su richiesta del padre di Loimel, uomo di grande devozione. Per amor suo ci sottoponemmo ad una rigorosa serie di confessioni e, giorno dopo giorno, rovesciai l’intero contenuto della mia anima nelle mani di un certo Jidd, il piu noto ed il piu costoso dei confessori di Manneran. Quando fu finito, Loimel ed io ci recammo in pellegrinaggio ai nove santuari di Manneran, ed io sperperai il mio misero stipendio in candele ed incenso. Ci sottoponemmo perfino alla arcaica cerimonia della «Rivelazione»: ci recammo, all’alba, su una spiaggia deserta, con Halum e Segvord come testimoni e, nascosti ai loro sguardi da un elaborato baldacchino, ci rivelammo formalmente le nostre nudita, in modo che ne l’uno ne l’altra potesse dire in seguito che eravamo arrivati al matrimonio senza esserci rivelati i nostri difetti fisici.
La cerimonia fu un evento grandioso, con musica e canti. Il mio fratello di legame Noim, convocato da Salla, fu mio testimone e ci scambio gli anelli. Il Primo Eptarca di Manneran, un vecchio dal viso di cera, presenzio al matrimonio insieme alla maggior parte della nobilta locale. Ricevemmo regali di immenso valore, tra i quali un bacile tempestato di strane gemme di qualche altro mondo inviatoci da mio fratello Stirron insieme ad un cordiale messaggio in cui egli si rammaricava che affari di Stato lo costringessero a rimanere a Salla. Dato che io avevo